Capitolo 7: E la maschera… svanì
Capitolo 7: E la
maschera… svanì
Death Mask, nel
frattempo, iniziava a non capirci più nulla:
-Qualcuno mi potrebbe
spiegare cosa c’è di tanto scandaloso?-
-Cavaliere del Cancro-
rispose Saori: -In questo periodo, essendo libera da impegni militari, stavo
cercando una spiegazione riguardo alla maschera che la legge del Santuario
impone alle donne guerriere. So per certo che fu Saga, nelle vesti di Arles, a emanare
ufficialmente questa norma, ma non ho trovato alcuna prova scritta di tale
obbligo in epoche precedenti, e il racconto della nobile Aleola lo conferma-
-In pratica, Seiya ha
subito le angherie di Shaina per niente?- chiese Shun, costretto a tendere le
catene di fronte all’esagitata serva.
-Temo proprio di sì-
rispose Atena, desolata: -Anche perché, con le forme che hanno certe armature
femminili, è alquanto evidente che le maschere non servono certo a nascondere
la femminilità, anzi-
-Vedo…- rispose
Aleola, attingendo dai ricordi della dea: -Eppure,
ai miei tempi, le nostre armature erano molto meno scoperte. D’altro canto,
c’erano molte più donne tra le nostre file-
Ikki, finora silente,
prese la parola:
-Per pura curiosità,
quante ce n’erano all’epoca?-
-Su un totale di quarantadue saint, almeno diciassette,
comprese le schiere più alte-
rispose, mentre Atena annuiva.
Il dato doveva essere
piuttosto sconvolgente per dei guerrieri abituati a vedere pochissime donne in
armatura. Ma la domanda più sorprendente fu posta da Aiolia:
-Mi perdoni, ma cosa
intende per “schiere più alte”? Non certo quelle dei cavalieri d’oro-
Aleola accennò un
broncio:
-Vedo che i tuoi pregiudizi t’impediscono di
arrivarci per cui, se la nostra signora è d’accordo, ti mostrerò quale aspetto
aveva l’armatura che indossavo- rispose,
maliziosa.
Ottenuto con un cenno
l’assenso, Aleola si alzò in piedi e chiuse gli occhi. D’un tratto, la
fanciulla fantasma si trovò circondata da piccoli frammenti di luce, vorticanti
attorno alla sua persona. Il sudario che indossava fino a quel momento lasciò
lentamente il posto ad una sorta di chitone cui si sovrapposero piastre dorate.
Aiolia rimase shoccato
da ciò che vide, tanto che cadde in ginocchio.
E ne aveva ben donde, giacché
Aleola indossava una corazza dorata; benché fosse molto differente dalle
attuali, chiunque poteva intuire che fosse la gold cloth del Leone.
O meglio, una sua
versione precedente.
A parte le ovvie
differenze nelle fisionomie dei proprietari, nella corazza della donna sì
intravedevano drappi di candido tessuto, che
nascondevano parti di armatura altrimenti privi di fregi, specie sul bacino
e sulle braccia, fino al gomito. Al contrario, gli elementi esposti erano
pesantemente decorati, più di quanto non fossero quelli attuali.
Agli occhi di tutti era
evidente come, nel corso dei secoli, si fossero abbandonati certi fronzoli in favore
di una maggiore funzionalità.
Soprattutto, era ovvio
come le donne, all’epoca, occupassero posizioni decisamente più importanti
delle attuali, se una di loro faceva parte della ristretta elite dei custodi
dorati.
Intuendo i pensieri dei
vivi Aleola tornò ad accomodarsi:
-Come vi ho già detto, a quel tempo erano molte le
donne in servizio nel corpo dei saint di Atena: ce n’erano tre solo contando i
cavalieri d’oro-
-E chi erano le
fortunate?- chiese Death Mask con una punta di malizia nella voce, dimentico di
essere al cospetto della dea.
-Oltre a me, Virgo e Pisces. Fu lei a salvare me e
Kométes, nonostante fosse sorella del traditore-
-Scusami, cocca-
interruppe Death Mask gettando nel cesso ogni forma di cortesia: -Ma come mai
quello stronzetto del mio predecessore non ha semplicemente spedito Kométes
nell’Ade?-
Più che l’indignazione,
poté la sorpresa: come poteva Death Mask conoscere la costellazione del
traditore?
L’italiano, alzando le
mani, spiegò: -Non fate quella faccia, è da quando l’abbiamo evocata che questa
qua vuole farsi uno spuntino ai danni del sottoscritto, non ci vuole molto a
capire chi l’ha resa vedova-
Aleola cercò,
inutilmente, di soffocare una risata nervosa, per poi tornare seria:
-Hai indovinato, cavaliere, fu il Cancer dell’epoca ad
uccidere il padre di Kométes-
-Non mi stupirei se
avesse voluto ucciderlo sotto i tuoi occhi, appena prima di finirti. Che
villain da quattro soldi-
-Ti sbagli, Death Mask. Il tuo predecessore era un
uomo violento, ma non era raffinato nelle uccisioni. Non era il tipo da spedire
le proprie vittime nello Yomotsu, o da condurci interi combattimenti-
-Insomma, visse da
bestia, morì da bestia- rispose l’italiano, cupo.
-Vero, ma non è detto che tu debba fare altrettanto- rispose la narratrice, alzandosi.
Senza alcun preavviso,
la figura di Aleola iniziò a svanire.
Con calma, oltrepassò
Cancer e Virgo, e fece un inchino davanti alla dea:
-è stato un onore poter parlare di nuovo con lei,
mia signora-
-Addio, leonessa di
Atene- rispose la dea, tenendo nervosamente la mano del suo antico cavaliere.
E la maschera, vera e
propria protagonista di questa storia… svanì.
Insieme ad Aleola, s’intende.
Note:
E così finisce la storia di Aleola. Come avrete
capito, fondamentalmente l’idea alla base di questa fic era di spiegare perché
diamine le donne cavaliere dovessero portare una maschera, mentre gli uomini no.
Come avete capito, la spiegazione è molto semplice:
non c’è stata alcuna regola (almeno, fino all’intervento di Saga), solo una
consuetudine, che col tempo è stata deformata, come ha compreso il povero
Seiya.
Di fatto, i cavalieri dell’epoca, dopo aver
sperimentato i pericoli dell’identità pubblica, hanno scelto combattere con
un’identità segreta.
Infatti, il corpo dei Saint di Atena è piuttosto
anomalo: tecnicamente si tratta dell’esercito della dea, tuttavia, l’estrema
specializzazione dei suoi membri (ad eccezione dei soldati semplici, vera e
propria carne da cannone) li rendono dei facili bersagli, se non in prima
persona, quantomeno verso i loro cari. Un esempio è quello di Shunrei durante
lo scontro Death Mask – Shiryu, in cui il primo spedisce a mollo la ragazza del
secondo (facendo impennare il dragone XD NDserva). Oppure, nella guerra contro
Hades, il caso Seiya-Seika, con la seconda protetta dai bronze “panchinari”.
Spero con questa storiella di non avervi annoiato, e
di avervi proposto una storia diversa dal solito, sebbene non sia basata su
combattimenti, rincorse al salvataggio della solita dea o amoreggiamenti vari.
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