Stand And Fight
Il nulla
intorno, il buio ed il gelo dello spazio circondavano le rovine di
quella che doveva essere Tokyo; Galaxia stringeva i denti e brandiva
dritta davanti a sé la sua spada dalla lama nera. Chaos ormai
l'aveva conquistata completamente, dapprima le aveva annebbiato il
cuore, poi era arrivato ad oscurarle completamente la mente ed il
buon senso; ora era lì, a fluttuare sopra quei palazzi diroccati da
una tremenda esplosione, con la pelle del color del crepuscolo e
l'armatura ancor più scura. Il nero stava per avvolgere il mondo;
mancava solo una luce da spegnere, un seme di stella ancora da
estirpare come erbaccia. Nel giardino di Chaos non doveva esserci
luce; la luce permetteva alla speranza di crescere e fiorire. Galaxia
l'avrebbe impedito con tutte le sue forze: le mancava solo il seme di
stella di Sailor Moon da distruggere e l'avrebbe fatto con l'aiuto di
quella spada con la quale, anni prima, Chaos le era entrato nelle
vene e non aveva più smesso di scorrervi. Un ghigno le si disegnò
sul volto mentre l'unica luce rimasta dell'universo la guardava con
uno sguardo che le chiedeva di poggiare la spada a terra ed
ascoltarla; strinse ancor più forte l'elsa: mai e poi mai avrebbe
sentito le sue parole, lei era la guerriera leggendaria, era la più
forte e non avrebbe mai dato retta ad una ragazzina. Quello sguardo
così caritatevole che sembrava dirle “Riponi la tua arma, apri il
tuo cuore e fai entrare la luce” le sembrava un affronto a tutti
gli effetti. Spegnere la luce, far trionfare il buio, soffocare tutte
le scintille di speranza; solo così avrebbe vinto. Sailor Moon, di
certo, non l'avrebbe bloccata; lei era così giovane, così delicata,
così scintillante, al contrario di lei, Galaxia, dura, oscura e con
esperienza.
Non è
certo la prima volta che mi trovo così vicina al nemico, tanto da
poterne vedere chiaramente i lineamenti; quel viso distorto,
quell'armatura così scura e pesante e quella spada assetata ancora
di sangue... o meglio, di luce. La mia luce. Non sembra una guerriera
Sailor quella che ho di fronte. Ma so che è corrotta, il male le
scorre dentro come un fiume in piena e spetta a me liberarla. È
vero, mi ha privata di tutte le mie più grandi amiche, ha tolto loro
dal cuore la luce e se n'è impadronita, lasciandole così
polverizzarsi e riunirsi al cosmo...
Ami-chan...
Mako-chan...
Mina-chan...
Rei-chan...
Oh Rei!
Quante volte ci siamo beccate per le cose più stupide? Ormai ho
perso il conto... eppure, tutto ad un tratto, mi mancano quei momenti
in cui diventavo una gran piagnucolona e ti puntavo contro il dito
dicendoti: «Sei cattiva! Cattiva!», proprio come fanno i bambini. E
tu, che mi guardavi dall'alto dei tuoi zoccoli di legno, con indosso
il tuo kimono, mentre quei tuoi capelli neri ti accarezzavano le
guance e mi dicevi scuotendo il capo: «Usagi, ma quando crescerai?
Possibile che noi dobbiamo essere guidate da una piagnucolona del
genere? Va bene che sei la nostra principessa... però, santo cielo,
comportati da persona più matura!». Sono stati proprio i tuoi
rimproveri, le tue massime, i tuoi consigli a farmi crescere... non
posso credere che tu non ci sia più. Sei sparita fra le mie braccia
mentre trattenevi le lacrime, ed ancora non riesco a capacitarmi di
questo fatto. Rei-chan dura come la roccia, Rei-chan che non si fa
scalfire da nulla, Rei-chan che con il suo fuoco mi ha illuminato la
via per crescere... eppure, cara Rei-chan, quante volte hai celato la
tua sofferenza per non farmi preoccupare? Dicevi sempre che gli amici
vengono prima di tutto. Non mi raccontavi mai nulla dei tuoi
problemi, non volevi appesantirmi, non volevi spegnere il mio
sorriso; dicevi sempre che era il più bello di tutte noi, perchè
era quello più contagioso. Forse avrei dovuto insistere, picchiare i
piedi per farmi raccontare qualcosa e farti sfogare così... ma è
troppo tardi. Non ci sei più. Non ci siete più. E sono di nuovo
sola, davanti al nemico a guardarlo negli occhi. Lo ammetto, ho un
po' paura, ma non posso tirarmi indietro. Hai presente cosa
succederebbe se iniziassi a correre a gambe levate? Haruka-chan mi
afferrerebbe per gli odango e mi sbatterebbe con il sedere a terra
urlando: «Coraggio Sailor Moon! Non sarai diventata improvvisamente
un coniglio?». Forse, potrei rispondere; d'altra parte, quello è
proprio il mio nome, Usagi. Ma Usagi è cambiata, Usagi è cresciuta
e migliorata e tutto grazie alle tue strigliate, cara Rei-chan. Mi
hai insegnato a non tirarmi indietro, ad andare sempre fino in fondo
nelle cose, ad avere coraggio, a stringere i denti anche se sentivo
dolore e a continuare. Esatto, proprio questo devo fare: stringere i
denti anche se il dolore è incontenibile. Una volta mi avevi detto
che il silenzio è il grido più forte... e così combatterò oggi.
Non urlerò contro Galaxia, non la manderò al diavolo mentre
torrenti salati mi solcano gli zigomi leggermente graffiati... la
combatterò con il silenzio, con l'umiltà, con tutte quelle
caratteristiche che ormai non le appartengono più... vi sento dentro
di me, amiche, vi sento scalpitare nel mio cuore... l'acqua di Ami
che mi scorre per le vene, il fulmine di Mako che fortifica le mie
ali, l'amore di Mina che mi colma il petto ed il tuo fuoco che mi dà
la forza per continuare a brillare. Sono l'ultima stella, l'ultima
speranza... non posso spegnermi.
The fire's
burnin'
We lay our weapons down to rest
This war ain't
over
'Till all the people will be free
«Avanti
Sailor Moon, cosa aspetti? Impugna la tua spada e vienimi addosso!
Combatti, codarda!» la schernì Galaxia accecata dall'odio; gli
occhi azzurri della bella guerriera la fissarono cercando di
perforarle la barriera oscura dietro la quale si stava nascondendo:
«Non credo nel male e nella violenza. È solo un modo per far
soffrire le persone» disse semplicemente con dolcezza disarmante. La
bocca della guerriera leggendaria si spalancò, dando voce ad una
risata stridula ed acida; era incredibile, si stava rifiutando di
combattere? Certo, era naturale; la piccola terrestre aveva compreso
che non poteva nulla contro di lei. Era il momento giusto per
iniziare a distruggerla, prima con le parole e poi con la spada di
Chaos: «Non sei mossa né dal coraggio, né dall'orgoglio di una
guerriera Sailor» la canzonò, iniziando la sua opera di
distruzione. Ma, contro le sue aspettative, Sailor Moon non si
alterò, né le scagliò contro nessun attacco; si limitò invece a
serrare le palpebre e ad abbracciare il suo corpo nudo mentre
pronunciava queste parole sottovoce: «Se essere una guerriera
significa usare la violenza, io non voglio più esserlo»
Straight
from our hearts we cry
This war has stolen too many lives
Give
for sake of freedom we will die
Our sons will carry on
«Ti
affronterò con le sole parole per convincerti che stai sbagliando».
Non sono una candela, cara Galaxia, non sono una piccola
fiammella che basta un flebile alito di vento per spegnerla; io sono
la principessa della Luna, colei che ha il seme di stella più
splendente di tutti. E ho le mie amiche, sento che mi sono accanto,
come hanno sempre fatto in qualsiasi battaglia che ho affrontato. Il
mio sogno è quello di proteggere questo pianeta dove ho passato dei
momenti indimenticabili: ho conosciuto loro, ho conosciuto lui... il
mio Mamo-chan... e per nessuna ragione nell'universo voglio che venga
distrutto. La speranza che custodisco in me alimenterà questo mio
desiderio e riaccenderà la luce nel tuo cuore, Galaxia. Voglio
salvare il mondo. Voglio salvare te, che ora sei mia nemica. Voglio
salvare tutti. Diffonderò ovunque la mia luce, anche negli angoli
più remoti dell'universo.
Oh Lord we
try, we try
To keep our dream alive
And voices will be
heard
All around the world
Galaxia
spalancò gli occhi incredula: le sue parole non avevano minimamente
scalfito la principessa, anzi, sembravano averla fortificata. La
osservò paralizzata, mentre quegli occhi del colore del cielo più
limpido tendevano una mano aperta verso di lei; sembravano la
stessero invitando a legarsi a lei. Riconciliazione? Dopo tutto
quello che era successo? Una persona normale sarebbe stata guidata
dall'odio e dalla rabbia e le avrebbe fatto di tutto, fuorché
tenderle la mano. Perchè? Perchè Sailor Moon non aveva inveito
contro di lei? Poteva essere l'amore più forte dell'odio? Poteva
essere la luce così potente da scacciare e cancellare il buio?
Già... la luce. Le guardò il petto dove le fioriva quel seme così
bello e splendente che diventava sempre più luminoso ad ogni
istante. Poi la bella guerriera della luna sbatté le ali argentee e
librò verso di lei con una grazia unica, gridando la cosa più
improbabile che si potesse sentire durante una battaglia: «VIENI
LUCE!» e la prese per mano. Subito, Galaxia si sentì più leggera,
più pura, più bianca. Più viva. Era bastata una stretta di mano
per inondarle nuovamente il cuore di luce e speranza. Nessuno
scontro, nessuna violenza; solo parole, affetto e comprensione.
Rei-chan aveva ragione: il silenzio è il grido più forte.
So stand
up and cry for freedom
And keep the dream alive
Stand up and
cry for freedom
And keep the dream alive
Questa
shot ha partecipato al concorso del “Bunny e Marzio – Oltre
l'infinto, oltre l'eternità forum” e si è classificata terza (non
chiedetemi come, anch'io stento a crederci benché sia soddisfatta
del risultato). È la prima volta che manovro il personaggio di
Usagi, quindi sono dubbiosa sulla riuscita del racconto, però posso
dire che come “palestra” è stata molto efficace, dato che, in
futuro, ho in programma di scrivere una long-fic con lei come
protagonista. La canzone che ho scelto, dato che era un concorso di
song-fic, è stata “Cry For Freedom” dei White Lion. Ringrazio
moltissimo Miss Demy e marziolina86 per avermi dato la possibilità
di mettermi in gioco con questa competizione e spero di partecipare
presto ad un nuovo contest; ringrazio anche chi leggerà e chi
recensirà, qualsiasi bandierina abbia intenzione di lasciarmi. I
vostri consigli sono sempre tutti ben accetti.
EllieMarsRose
|