Allora…sapete
che se io non inizio con qualche parolina non sono mai contenta; premetto che
era da molto tempo che desideravo scrivere una H/G, ma
la visione che ho della coppia non me lo ha mai permesso, in quanto
assolutamente impensabile dare voce a ciò che io intendo per H/G in una shot…sappiate che una fic
del genere era già in cantiere da molto, molto, molto tempo…ho
tentato di rappresentare al meglio questa splendida coppia, concedendogli le
sfumature e le attenzioni che meritava… diciamo che, anche se
involontariamente, accontento quei lettori che mi avevano spinto a cimentarmi
in una H/G…considerate parte di questa storia dedicata a voi, ragazzi che me l'avevate chiesta...
ma…non aspettatevi grandi cose, e, in ogni caso, non è esattamente
sullo stile di *Inside The Wind*, pur essendo dello
stesso genere…detto questo…pensieri speciali!
Dedicata
ad una Fanwriter d’eccezione, capace di entrare
in punta di piedi nel mio cuore ed accarezzarne le corde, in un crescendo di emozioni sapientemente tessute…dedicato ad Anduril.
Dedicato
ad una personcina che mi regala, sempre, parole
gradite e che mi ha dedicato la sua prima opera…dedicato
a Mary Potter92.
Dedicato
alla sola persona che sapeva della lavorazione di questa Shot…e, in definitiva, ad una dei pochissimi individui sulla faccia della terra che possono vantarsi -o rammaricarsi, dipende dai punti di vsita...-di conoscermi per davvero…ti voglio bene, Gemella.
Spero
davvero che vi piaccia.
*************
“Una sera si ritirò
in Biblioteca e Harry si sistemò accanto alla finestra
della sala comune, in teoria per finire un compito di Erbologia, ma in realtà a rivivere un’ora particolarmente
felice passata con Ginny sulla riva del lago.”.
J.K.R-Capitolo
25- “Il Principe Mezzosangue”
**************
L’imbrunire
della sera; sin da quando ero bambina amavo questo particolare momento della
serata.
Una
sfera amaranto che gioca a nascondino dietro nubi color avorio che, disposte in
eleganti cortine, si preparano ad accogliere la notte…tanti, forse
troppi, i ricordi legati a questo particolare momento della giornata.
Posso
ancora sentire, tra le mie dita, quelle bambine di Ron, percepire, sulla punta
del mio naso, pigiato prepotentemente, quasi con violenza, contro la finestra,
il gelo che traspare dal vetro, mentre, nella raccolta
cucina della tana, si diffonde l’aroma dei biscotti di mamma.
E
l’alone biancastro sul vetro a forma di cuoricino, scomparso sotto gli
indici insistenti di due bambini, timorosi dei possibili rimproveri della madre.
E la mamma che spolvera di
zucchero a velo i biscotti.
E Ron che si combatte con i
gemelli l’ultimo dolce.
E mio padre che mi fa
volteggiare, sopra la sua testa, tra le risate di tutti i miei fratelli.
Può,
un tramonto, un banalissimo, scontatissimo, semplicissimo tramonto
risuscitare polverose emozioni sepolte nelle piaghe del tempo?
Crescendo, le piroette ed
i biscotti hanno lasciato il passo ad altri gesti, altrettanto rassicuranti
nella loro quotidiano ripetitività; la mamma che passa il pettinino
–quello con gli aghi stretti, ricordi? Quello che anche tua zia usava con
te, dai!- tra i miei capelli ramati, Ron che si prende
cuscinate da Bill, le boccette d’inchiostro
frettolosamente chiuse e riposte nelle cartelle di cuoio, il rumore di
pergamene piegate, l’aroma dell’arrosto, alto, nella sala grande, i
battibecchi di Ron ed Hermione, scanditi da sei tocchi della pendola a muro, la
pluffa che va a segno.
E poi…tu.
Tu
ed il tuo sorriso; tu ed i tuoi occhi vivaci ed attenti; tu e la tua risata
argentina; tu e le tue mani che mi sfiorano con lentezza esasperante; tu e lo
specchio, testimone del mio volto arrossato; tu ed il cuscino, egregio oste dei
miei gemiti incontrollati…dei nostri gemiti.
Le
onde oceaniche si infrangono sulla costiera rocciosa,
e le punte dei miei piedi si sollevano, mentre il peso del corpo si sporge
verso quel mare così immenso ed incontrollabile…sei un po’
come il mare, Harry, lo sai?
Impetuoso
nella sua forza distruttiva; rassicurante nel placido andirivieni delle sue
onde; generoso nei suoi fondali; smeraldino nella sua superficie…sei
mare, Harry…il mio mare.
Mi
copro le spalle, nude, con una maglione di lana, ed il tuo profumo si fa strada prepotentemente nelle mie narici, riversandosi nei
miei polmoni.
Il
tuo maglione, Harry…quello che avevi gettato su
di me, quella notte.
“Me
ne vado…”.
Tre
parole, Harry, solo tre
fiati caldi che si sono levati dalle tue labbra, ad accarezzare il mio
viso…a schiaffeggiare la mia anima.
Aspettare.
Parola
che nasconde, in se, molteplici significati…molteplici
realtà.
Madre
che aspetta il sonno del proprio figlio, sul ciglio del letto; figlio che
aspetta, paziente, Morfeo; soldato che aspetta, all’alba della battaglia,
il discorso di commiato del suo Generale; Generale che aspetta, all’ombra
di una tenda tremula, il corpo del suo sottoposto; donna che aspetta il suo
uomo; uomo che aspetta la sua donna…aspetta, aspetta, aspetta…Aspettami.
“Ti
aspetterò.”;
sussurro esalato alle porte del paradiso, contro il tuo collo, nudo ed arrossato…promessa suggellata da te in me…ennesima
dimostrazione del tuo infinito altruismo.
Regali
sempre qualcosa anche a chi non lo merita…
E il bello è che avresti
il coraggio di dirmi, “Sei tu ad esserti donata a me…”…ti
odio Harry.
Ti
odio e ti amo, si può?
Ti
odio, perché, sei riuscito a domarmi…donna del ventunesimo secolo
che si comporta come donna dell’ottocento…ragazza che, bacchetta a far polvere sul comodino, ti aspetta, placidamente scomposta
sulle lenzuola che odorano ancora di te e me…nota bene, Harry, non di te o di me…ma di te e me.
Mi
hai cambiato dentro, Harry…hai violato la mia
persona, in tutti i sensi…fisicamente e moralmente, forzando la mia
personalità, spingendomi ad adottare modi di
essere che non rispondono al mio vero io…
Il
tramonto mi sorride e si perde nelle acque tumultuose
dell’Atlantico…rubino che si fonde con smeraldo.
Ogni
cosa mi ricorda te …sei veleno Harry….perché mi
uccidi, uccidi la Ginny che tutti conoscono…la uccidevi da dodicenne
inesperto, macchiato dal sangue di mostri millenari, e la uccidi
ora…ricordo di un mondo che fu, di una speranza rinnegata dal corso del
destino, tanto sfuggevole quanto imprevedibile.
Amo
il tramonto, Harry, lo sai bene…ogni fase della
mia esistenza è legata a quel cerchio di luce rossastro…anche quella…la
rammenti, Harry?
“Per
oggi abbiamo finito, ragazzi…potete andare!”; scope che planano
leggere su prati tagliati all’inglese, piedi che
toccano il terreno, molle e scivoloso, risate argentine che si librano
nell’aria.
Ron
si passa una mano tra i capelli rossi, umidi di sudore, per poi mollarti un’amichevole scappellotto sulla nuca.
“Amico,
ti devo un favore…se non finivamo in orario neppure oggi, quella mi
uccideva!”, esclama.
“Compiti
arretrati, eh, Ron?!”, mormori, con un sorriso
strafottente stampato sulle labbra.
Ron
annuisce gravemente, sventolando la mano e lanciandosi contro la porta degli
spogliatoi maschili; risate…
Mi
avvicino e ti sfioro la schiena.
“Solo compiti?”, chiedi al vento, sicuro che sia la mia
mano quella che si è appena appoggiata sulla tua spalla.
“A
quanto pare la primavera per Ron non è ancora arrivata…”,
rispondo.
Con
la coda dell’occhio, intercetto lo sguardo a dir poco furioso di Dean, che si carica la scopa sulle spalle…faccio per
spostare la mia mano, quando la tua copre la mia.
“Che guardi pure…non stiamo facendo nulla di
male.”, esclami, fissando, duro, Dean, che
sbuffa di rabbia a quella provocazione.
“A
quanto pare, certa gente si trova nella squadra non solo
grazie alle sue abilità sportive…”; mi volto di scatto, per
rispondere all’affermazione di Dean e, solo
vedendoti ad un palmo di naso da lui, mi accorgo che la mia mano non è
più su di te.
“Ripetilo,
se hai il coraggio…”; tremi di rabbia, e la mia bocca è talmente secca da non offrirmi neppure uno
dei tanti fiotti di parole che, generalmente, sgorgano dalle mie labbra in
queste circostanze…capisci, ora, cosa intendo, dicendo che sei capace di
violentare il mio vero io, sino a redimerlo?
“Mi
chiedevo come mai San Potter non fosse ancora accorso a soccorso della sua puttana…”,
dice lui, senza abbassare lo sguardo.
Chiudo
gli occhi e per un istante, una sola frazione di secondo, ho
l’impressione che quei pugni che tanto stai contraendo si preparino a scagliarsi contro il viso del nostro
compagno…ma, come da copione quando si tratta di te, mi sbaglio.
“Brucia il fatto che ti abbia mollato per me, eh?!”; Dean boccheggia e, punto sul vivo, ti dà uno
spintone, prima di andarsi a fare una doccia.
Incroci
le braccia al petto ed inspiri profondamente…non ti piace a litigare, Harry, lo so bene…ma, quando si tratta di noi, sei
disposto a gettare alle ortiche persino la tua imparzialità
da capitano.
Mi
avvicino a te e mi rifugio nel tuo petto, gli occhi bagnati di lacrime, e tu
mi cingi la vita nel tuo abbraccio…inspiro il tuo
profumo mescolato a quello acre del sudore e del vento.
“Stai…stai bene?”, mi chiedi, posando un bacio sulla mia
tempia ed accarezzandomi i capelli.
“Sì…lo
so che è stupido piangere, ma…ma…”; le tue carezze
placano l’inarrestabile tremore della mia schiena…può una
persona a cui hai davvero voluto bene pensare questo di te?
“Va
tutto bene, Gin…tutto bene…”; mi
sollevi il mento e mi concedi uno dei tuoi tanti sorrisi.
“Senti…che
ne dici di una doccia e poi una bella
passeggiatina nel parco?”; annuisco e, silenziosamente, ci separiamo.
Una
manciata di minuti dopo, le dita dell’uno
s’intrecciano in quelle dell’altro, i cravattini
slacciati ed il primi bottoni della camicia aperti.
Un
passo…ed un bacio, alla luce del tramonto.
Ci
accasciamo sotto la quercia secolare posta sopra la collinetta che veglia sul
Lago Nero; il “Calamaro Gigante”, come lo chiama Ron, muove i
tentacoli ed increspa leggermente le placide acque scure.
Rotoliamo
nell’erba, corpi che si sfiorano, occhi che si incatenano,
mani che percorrono incessantemente la pelle dell’altro…Dio, quanto
ti amo.
Le
tue labbra accarezzano le mie e, proprio nel momento
in cui tento di approfondire quel contatto, scoppi a ridere.
Mi
scosto da te…
“Bè?! Non sai che esiste la parità tra i
sessi?”, esclamo, suscitando in entrambi nuove
risate.
Scuoti
la testa.
“No,
no, no…l’anno scorso, per sbaglio, ho sbirciato nel pensatoio di Piton…”; ti interrompo.
“
Seee…per sbaglio, Potter, ed io sono la piovra gigante…”; il tuo indice ripercorre le
linee del mio naso.
“Mi
stai a sentire?!”, esclami, con il sorriso sulle
labbra; annuisco.
“Insomma…era
un ricordo in cui apparivano anche i miei genitori…”; il mio buonumore svanisce, nel sentirti parlare dei tuoi.
Ti
stringo maggiormente al petto, e tu accarezzi, con fare rassicurante, il mio
ventre.
“Guarda
che sto bene…più che per adesso, ti dovresti preoccupare quando tuo fratello ci vedrà tornare così
tardi…non oso immaginare la faccia con cui mi accoglierà in dormitorio!”; e di nuovo a
ridere, uno sull’altro…
“Insomma,
c’erano i tuoi genitori…che c’entra,
questo, con il fatto che tu mi sia scoppiato a ridere in faccia?!”.
“Era
sotto questo albero che mio padre si dannava
l’anima per conquistare mia madre…”.
Scoppio
a ridere.
“James
Potter che si danna l’anima per conquistare una donna? Gran bel tipo
doveva essere tuo padre…”.
Annuisci.
“Ci
mancherebbe, Weasley, il sangue non è
acqua!”, dici.
“Racconta,
che combinava Potter Senior per attirare l'attenzione di tua madre?”; incroci le
braccia dietro al nuca ed io appoggiò il capo
sul tuo torace.
“Elaboratissime e sofisticatissime pratiche di
corteggiamento…”; sposti un braccio sotto la mia schiena e mi fai aderire maggiormente al tuo corpo.
“Scompigliarsi
ad arte i capelli…”.
“Come
se ne avesse bisogno…”.
“…lanciare
il boccino ed afferrarlo al volo in meno di due secondi…”.
“Ecco
da chi hai preso questa vena esibizionista…”; leggero pizzicotto
sul fianco e nuove risate.
“…e,
udite udite, togliere le
mutande a Mocciosus!”; scoppiamo a ridere
fragorosamente.
“Togliere
le mutande a…?”.
“Ah,
già, tu non lo sai…mio padre, Sirius e
gli altri, avevano soprannominato Piton
Mocciosus…”.
“Che
sta per…?”; ti mordi le labbra ed un
piccolo solco si apre sulla tua fronte.
“Mmm…non ho mai capito se è perché aveva sempre
il moccio sul naso o perché sul suo naso scivolavano gocce di unto…”.
“E
gli toglieva le mutande?!”.
“Così
pare…”.
“Tuo
padre sì che la sapeva conquistare una donna…”.
Ti
volti, con un sorriso accattivante sulle labbra.
“Ed io? Io la so conquistare una donna?!”;
mi fingo pensierosa ed avvicino il
mio volto al
tuo.
“Mmm…le ultime informazioni di cui dispongo mi dicono
di sì…ma un controllino non ci sta mai
male!”; le nostre labbra si toccano e le tue dita affondano nei miei
lunghi capelli ramati…
“Ti
amo.”, mormori, contro il mai bocca.
“Ti
amo…”; soffio che si perde dentro di te…
Ti amo, Harry…ti amo.
“Aspettami”…io
le mie promesse le mantengo, Harry…sei tu che
mi hai mentito.
E ti odio, Harry…ti
odio e ti amo.
Accarezzo
la fredda lapide di roccia che si erge in tutta la sua maestosità, dando
la spalle al mare.
Sei
qui, Harry…e io sono qui con te.
Stanno
arrivando…animati da vendette mai soddisfatte, da rancori mai sedati, da
istinti di violenza che devono trovare sfogo…e io li aspetto, Harry.
Come
aspettavo te.
Ma tu non sei venuto…e
allora, Harry, vengo io.
La
notte si fa strada, ed il buio avvolge anche questa
piana fatta di roccia e erba, bagnata dal mare e dall’essenza del tuo
corpo.
Bacchetta
alla mano, bacchetta levata dinanzi agli occhi, bacchetta che apre spiragli di
luce nell’oscurità; bacchetta che combatte, bacchetta che attacca
quelle ombre che minacciano il tuo riposo, bacchetta che si incrocia
con bacchetta sorella; bacchetta che cade a terra, bacchetta alla gola;
bacchetta assassina.
Il
sole cala anche su di me, amore mio…ma, spesso,
la fine non è che un nuovo inizio…aspettami, aspettami come io ho
aspettato te.
Dopo
il tramonto, Harry…dopo il tramonto.
********************
Eccoci qui…sì, non
esattamente gioiosa, senza contare che sono riuscita a rendere un
“Momento particolarmente felice”, un tantino deprimente…così va, ragazzi…che dite, cliccate
la scrittine in basso e mi lasciate un commento? Baci!
Daisy05