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UNA CIOTOLA DI
RAMEN E UNA BOTTIGLIA DI SAKÈ
Entro nel garage che sono ormai le due del mattino, con il cuore pesante, e nel
frattempo, di là, la festa continua senza intoppi: Jinno e gli altri fanno una
confusione tremenda, che non giova granché al mio mal di testa e Philip non si
vede più in giro da un paio d’ore.
Mi
guardo attorno, quasi non riesco a riconoscere questo posto mentre muovo qualche
passo lento e distratto.
Sono esausto e profondamente amareggiato.
Domani, Philip potrebbe morire e io non sono in grado di fare nulla per impedire
che il mio migliore amico, il mio partner, lasci questo mondo.
“Vorrei solo che Raito possa andarsene col sorriso sulle labbra”.
Dannatissima Shroud!
Ti
sembrano le parole di una madre che sa che il figlio potrebbe andarsene da un
momento all’altro, divorato dagli strascichi di un esperimento a cui la sua
stessa famiglia lo ha sottoposto?!
Colpisco con un pugno il pannello di alluminio che funge da bacheca,
assordandomi col rumore che riverbera per ogni dove: non capisco cosa devo fare…
Il
Boss mi ha affidato Philip, mi ha chiesto di proteggerlo…
Dovrò veramente vedere morire la persona che mi è più vicina in questo mondo?
“Shotaro!”
Il
mio nome risuona nel piccolo garage e io mi volto di scatto, vedendo Philip
fissarmi spaventato dal suo divanetto, Fang sulla sua spalla emette versi poco
rassicuranti.
Tento di evitarne lo sguardo, concentrandomi piuttosto sulla lavagna, strapiena
di sue annotazioni vergate con quella grafia sottile e precisa che mi ricorda
tanto gli esercizi di calligrafia che facevo alle elementari.
Sfioro con le dita i kanji, sbavandone alcuni sui bordi, ma una parola attira la
mia attenzione: CHARMING RAVEN e il mio
stomaco sembra chiudersi improvvisamente: domattina, saremo lì, probabilmente
salveremo Wakana-hime ma dovremmo affrontare quel pazzo di Kazu.
Buffo, le parole di Saeko-san riguardo alla tomba di Sonozaki Ryubee ci hanno
condotto alla Charming Raven, isolando quell’unica parola che ha siglato la fine
delle nostre ricerche, ma probabilmente neppure lei avrebbe mai immaginato che
quel posto sarebbe stato la tomba del fratellino.
Philip mi viene vicino, senza dire una parola, anche Fang è sparito.
“È
davvero finita…?” mormoro, mentre il chiasso della festa che va avanti sembra
rendere il tutto più irreale che mai: chissà se i nostri amici intuiranno mai
qualcosa?
La
scusa del viaggio all’estero giustifica l’immediato: ma come potremmo spiegare
il fatto che Philip non tornerà?
Dovremmo dire un’altra bugia oppure, questa volta, la verità, unita al fatto
che, assieme, io e lui siamo stati il Kamen Rider che ha vegliato sulla città?
“Purtroppo si, Shotarou. Ma se salverai Wakana-neesan, io sarei felice e potrei
andarmene via in pace; in fondo, anche lei è famiglia. È tutto quello che posso
fare, che sono in grado di fare, dopotutto io dovrei essere già morto da tanto
tempo. Narumi Soukichi mi ha salvato, tu mi hai salvato, Aki-chan e Terui mi
hanno salvato. Ma io per voi non ho fatto nulla. Almeno per mia sorella, vorrei
essere in grado di far qualcosa.”.
A
tal punto valuti così poco la tua vita?
A
tal punto le mie priorità stanno cambiando?
“Sei uno stupido, aibou.” gli dico con un tono gelido che non riconosco come
mio: “Che vuol dire che non hai fatto nulla per noi? Credi davvero che sia su
questo che si fonda l’amicizia e l’affetto?” sono arrabbiato; lo afferro per il
colletto e lo sollevo di parecchi centimetri, è così leggero che posso farlo
tranquillamente.
Sento Fang ringhiare nell’ombra ma non mi importa di venir attaccato da
quell’ammasso di circuiti.
Philip è il mio partner, il mio migliore amico.
E
lui ride.
Ride di gusto, apparentemente, eppure mi sembra di sentire qualcosa di simile a
un singhiozzo.
Lo
rimetto a terra, poggiandogli le mani sulle spalle: “Noi ti vogliamo bene perché
sei tu, credo di avertelo già detto. Non ci importa che tu sia Raito Sonozaki o
che cosa. Sei Philip e tanto ci basta.”.
Lui
annuisce prima di muovere qualche passo verso la porta.
“Aki-chan ha detto che, se vogliamo, possiamo anche uscire. Ci penserà lei a
tenere a bada gli altri.”.
§§§
Smontiamo dalla moto dinanzi al Fuumen Cart: è sempre aperto tutta la notte e
più di una volta, quando avevamo bisogno di parlare e sfogarci, ci è stato
utile.
Ci
sediamo e intanto ordiniamo due ciotole speciali di ramen.
Il
master Hiroshi ci assicura che arriveranno subito e sparisce dietro il banco,
lasciandoci soli.
C’è
un bel vento stanotte sulla città.
“Sa
tanto di ultima cena.” ridacchia lui, mentre si sistema lo spolverino per
proteggersi dal freddo: “Spero tu non voglia ubriacarti, perché altrimenti chi
la sente Aki-chan.” continua; io scuoto la testa, anche se vorrei affogare tutti
i pensieri nell’alcool, almeno per non pensare a ciò che ci aspetta domani, lo
farei, Philip, credimi, però devo essere lucido.
Perché tu mi hai chiesto un favore e io non posso non esaudire questo tuo
desiderio, il primo da quando ci conosciamo, la prima vera richiesta.
È
una cosa veramente importante.
Salverò Wakana-hime, aibou, ma per stanotte…
“Ecco qui, ragazzi!” le nostre ordinazioni sono finalmente arrivate, il master
ci passa le ciotole fumanti e si poggia al bancone, fissando Philip con aria
triste, solo ora mi rendo conto del profondo cambiamento che è avvenuto nel mio
compagno: se prima, la sua idiosincrasia nei confronti della gente era qualcosa
di spaventoso, che toccava picchi altissimi, concentrato com’era nei suoi studi
matti e disperatissimi, adesso mi accorgo di quanto lui abbia fatto per questa
città.
E
per coloro che la abitano.
“Mi
spiace che tu parta, Philip-kun,” dice il proprietario: “Jin-san e Makki-kun me
lo hanno detto oggi, quando sono passati per la pausa pranzo,” precisa,
voltandosi verso di me, “Hanno aggiunto che il tuo volo è domani e che sarebbero
venuti tutti a salutarti a casa, stasera. Mi spiacerà non vederti più in giro ma
ricorda di chiamarmi, se sentirai la mancanza di Fuuto, così ti farò avere uno
dei miei ramen speciali.”.
Scoppiamo tutti e tre a ridere, ne abbiamo davvero bisogno.
“Master, tiri fuori il sakè. Non preoccuparti, non ho intenzione di farmi
picchiare dalla pantofola di Akiko.” rassicuro Philip, vedendo l’occhiataccia
che mi lancia.
“Per augurare buon viaggio al piccolo, tirerò fuori il migliore che ho!”
annuncia Hiroshi-san.
E
anche se sento gli occhi pizzicare e il cuore battere forsennatamente nel petto,
non voglio farmi vedere piangere: voglio che questa ciotola di ramen e questa
bottiglia di sakè siano il ricordo più bello per il mio insostituibile aibou.
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