Note
dell'autore:
um... non
credo che avrei mai steso una oneshot come questa, e su una coppia
come questa, se non fosse stato per il concorso Mahjong indetto da
MyPride; ma
forse mi sbaglio, perché è uscita di getto come
se scrivessi su di
loro da sempre. Il pacchetto mi ha ispirata moltissimo e ne approfitto
per ringraziare ancora la giudice =)
Preciso che non ci sono spoilers né romance; il
finale è rigorosamente ipotetico, nel mio immancabile stile
se-non-siamo-catastrofici-non-siamo-contenti XD
L'ho taggata come what-it proprio per questo, anche se non è
proprio una what-if.
In fondo trovate il banner e i punteggi, mentre il commento
sarà gentilmente postato da MyPride come commento =D
Buona
lettura!
Pensieri
negli occhi
"Ci
sono
uomini che vivono di certezze e non
hanno mai
dubbi; quelli non vivono, esistono."
R.
Battaglia
«C'è
mai stato
un momento in cui hai pensato: "vorrei poter rifare tutto;
ricominciare da capo e scegliere strade diverse"?»
La guarda,
perplesso. «No. Mai.»
«Già,
tu no...»
dice Ruka, sorridendo. «Tu no.»
E Hanabusa non
riesce a indovinare i pensieri dietro i suoi occhi.
Ruka
è
intelligente, sveglia, dotata di buon gusto; è un'amica e
una
sorella – quella sempre tagliente, pronta al consiglio che sa
di
critica: nessuna delle sue vere sorelle gli bucherebbe mai,
figurativamente parlando, la bolla di sapone. Lei, al contrario, ama
smorzare i suoi entusiasmi.
E gli toglie
l'attenzione di Akatsuki. Suo cugino (il suo unico fratello) la vede
bella come la primavera; ma con lei, Hanabusa sente solo i rigori
dell'inverno. Non vorrebbe davvero guadagnarsi il suo rancore. O
deluderla.
Perché
in fondo –
molto in fondo – le vuole bene.
«Idol...
Aido!
Smettila. Lo stai facendo nel modo sbagliato.»
«Ne
abbiamo già
discusso» risponde, cercando di non bofonchiare.
«Non rompere,
quando lavoro sui progetti di scienze. E, ripensandoci, neanche
quando lavoro sul resto. O leggo. O dormo.»
E' alle sue
spalle.
Gli sta lanciando occhiate di ghiaccio. «D'accordo»
fa, sbrigativa.
«Continua. Verrai a piangere da Kain, dopo, ma non dire che
non te
l'avevo detto. O che non mi preoccupo per te.»
Wild sospira;
è
sempre il cancello che divide i leoni.
«Andrete
mai
d'accordo su qualcosa?» dice, dopo che Ruka è
scomparsa di sopra.
«Non
credo» gli
risponde, senza staccare gli occhi da becker e pipetta. «Ma
non
importa. Ci sei già tu a concordare con lei su
tutto.»
Un verso,
forse
assenso, forse riflessione. Poi: «Neanche sul signor
Kaname?»
...oh.
Già.
Bene, in
fondo,
bianco e nero non esistono.
«Se
non ti tiene
sotto controllo qualcuno, con quella famiglia di ammiratori che ti
ritrovi, finirai allo sbando.»
La vita, al
collegio, è abbastanza semplice. Ci pensa lei a
complicargliela,
anche se è sicuro che, nelle sue intenzioni, in futuro la
cosa debba
venirgli utile.
«Oh,
quindi sarai
tu a pensarci? E non parlare così della mia
famiglia.»
«Kain
è troppo
buono per disciplinarti.»
Le sorride,
mostrandole le zanne. «Come al solito, hai una bella faccia
tosta.»
«Ho
solo le idee
chiare» gli risponde, con aria di sfida.
Ma no, non
è
affatto sicura come sembra. Viene la primavera e, insieme al profumo
dei ciliegi, entra in classe una ragazza che gli gela il sangue; pur
capendo e lasciandosi travolgere dal vortice che ferisce Kiryu,
minaccia Cross e alla fine versa il sangue di quella donna
in una stanza buia, fra le braccia di––pur
distratto, Hanabusa
riesce a trovare il tempo di voltarsi.
Ruka
è strana,
assorta. Hanabusa guarda Akatsuki, ma lui non se n'è accorto.
«Va
tutto bene?»
Un'occhiata
che
restituisce la domanda. Poi, dopo un lungo silenzio: «Idol?
C'è
qualcosa di cui hai paura... veramente paura?»
Esita.
«L'ignoranza... credo.»
Un movimento
attira
la loro attenzione. Dalla porta d'ingresso, in fondo al parco, sono
entrati i prefetti e il signor Kaname.
«Io,
invece, temo
le persone che non hanno mai dubbi.»
A chi si
riferisce?
Al signor Kaname, a lui, a se stessa? Non glielo chiede.
Non insiste,
si
chiude in se stessa e, col senno di poi, lui è troppo
impegnato a
fare lo stesso per occuparsene. Il giorno in cui deve salire
sull'auto dei Kuran, però, lo tira da parte.
«Ne
sei sicuro?»
«Sì»
esclama, stupito.
«...»
«Cosa dovrei
fare?
Negargli il mio supporto ora che ha una sorella da
proteggere?»
Ruka scruta i
giardini, bruciati dal sole e da un odio ancestrale. Alle sue spalle,
i dormitori sono in rovina. «In fondo, non sappiamo cosa
progetti
veramente.»
«"Veramente"?
Mi sembra sia stato abbastanza chiaro, in questi anni! Ruka, ma
che–»
«Non
sempre le
persone dicono quello che pensano, Hanabusa» lo interrompe,
brusca.
«A parte te. Devi guardarle negli occhi, e capire cosa fanno,
anche
se preferiresti girarti dall'altra parte. Capisci quel che dico? Non
fare lo stupido, perché non lo sei.»
E' delle sue
stilettate più cattive, perché nuda, personale, e
vera.
«Vuoi
dire... che
tu non verrai?»
«Non
ho detto
questo. E' solo che...» sospira. Sembra esausta.
«Hana, volevo il
tuo parere. E, in mancanza di quello, darti un altro consiglio:
è
sempre meglio non fidarsi troppo. Credi che mi sbagli...?»
Le sue labbra
sono
ferme; con lo sguardo, lo prega di rispondere:
«Sì.
Sì, credo
che ti sbagli. Il signor Kaname non può tradirci. Lui non
è come
gli altri.»
Dei petali di
ciliegio non c'è più traccia.
Li ricorda,
bianchi
e leggeri, come se li avesse visti il giorno prima; volteggiavano
nell'aria della notte – e della mattina – in cui,
se avesse
voluto, se solo avesse avuto un po' più di senso critico,
avrebbe
potuto cambiare il corso della storia; per Yuuki Kuran, per Kiryu,
per Cross, per sé, per... e per Ruka.
Ma questa
primavera
è arida, priva di germogli. Sono bruciati insime alle sue
ultime
ingenuità. Per la prima volta nella sua vita, Hanabusa Aido
si sente
adulto.
E' una
sensazione
che odora di cenere.
Attraverso
lacrime
non cadute osserva il mondo, devastato dall'ostinazione della persona
cui aveva dato ammirazione, fiducia, speranze. In un angolo, seduta,
c'è Ruka che piange. Tiene in mano la brutta collana di
Akatsuki,
quella che gli dicevano sempre di nascondere.
(L'unica cosa
che
sia–)
Perché?
Perché?
Si
pentirà per
sempre di non averla ascoltata. Ma le è grato,
benché abbiano
fallito: ancora adesso, lo costringe a vedere cose che non vorrebbe
vedere.
Le si
avvicina. E'
bella come la primavera, inaridita come l'inverno.
«Potessi
tornare
indietro» le dice, a capo chino «sarei meno
ingenuo. Denuncerei
Sara Shirabuki; denuncerei Kaname Kuran. Impedirei a mio padre di
seguire quella donna, e a Wild...» gli manca la voce.
«Avresti
dovuto
pensarci prima» risponde Ruka, sottovoce.
«Lo
so.»
Lo so.
Ma ora
è troppo
tardi. Sono soltanto loro due, e il futuro gli fa paura,
perché il
suo cuore è pieno di dubbi.
end
Pacchetto:
stagione (primavera,
Ruka/Aido, "Ci sono uomini che vivono di
certezze e
non hanno mai dubbi; quelli non vivono, esistono." - R.
Battaglia)
Originalità: 8,8
Caratterizzazione dei personaggi: 9
Stile e lessico: 8,5
Utilizzo del pacchetto: 9
Apprezzamento personale: 5
Totale: 40,3
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