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Il leggero frusciare del vento tra l’erba, il canto di un grillo in lontananza, il profumo dolciastro dei fiori di campo.
Questo momento.
Apro gli occhi e sorrido al cielo, riparandomi dal riverbero del sole con una mano.
La tua voce riempie l’aria, divertita, sporcata dal ronzio delle api e dal frinire delle cicale.
“Coraggio piccola, vieni da papà. Pa-pà…Pa-pà…”
“Da-da-da-da. Ghhhh…”
Sorride, Victoire, con soli due denti a riempire la cornice di quella
labbra a cuore dolcissime e perfette. Due minuscole perle bianche,
piazzate lì nelle gengive nude, che la fanno assomigliare ad un
vispo scoiattolo con una cuffietta gialla in testa.
Tu non desisti.
“Non è difficile topolino. Pa-pà…”
“Da-da-da. Bap.”
Nostra figlia, per nulla interessata ai tuoi sforzi, chiacchiera per
conto suo. Sorride di delizia, agitando le gambe nude nell’erba.
Poi rimane rapita guardando un fiore, che cattura tutta la sua
attenzione.
Ti lasci cadere all’indietro, al mio fianco, sospirando esausto per via dell’insuccesso, ma segretamente divertito.
“Ci rinuncio. Essere genitore è un lavoraccio.”
Borbotti, sollevando una ciocca dei miei capelli e lasciandola
scivolare tra le dita. “Oltretutto, scarsamente retribuito. Quasi
quasi, torno a fare lo stalliere…Chissà se tuo padre
sarebbe disposto a riassumermi…”
Ti sorrido, osservando la bellezza sul tuo volto.
“Che bisogno c’è di chiedere a mio padre? Ti assumo
io. Rimpiango i tempi in cui ti aggiravi tra le scuderie e il cortile
in modo assolutamente impresentabile, facendo arrossire tutte le
cameriere.”
I tuoi occhi si accendono di malizia.
“Ah, sì?”
Ti fai un po’ più vicino. “E tu, non arrossivi?”
“Io? No.”
“No?”
“No.”
“Però sei tu quella che, alla fine, mi ha
sposato…” La tua mano scivola piano lungo il mio collo. Le
tue labbra sfiorano le mie e un sorriso dispettoso si dipinge nei tuoi
occhi “Togliendo il pane di bocca a quelle povere
cameriere…”
“Mai sentito il detto ‘chi disprezza compra’, mio caro visconte?”
“Può darsi, colonnello…”
Le tue labbra premono cariche di dolci promesse sulle mie, ma il
momento viene interrotto dai gorgoglii di contentezza di nostra figlia.
Nella mano sinistra regge il pallottoliere, quello stesso pallottoliere
che era nostro prima di diventare il suo giocattolo preferito, e un
filo di saliva si tende dalle sue labbra alle palline di legno colorato.
Sorride estasiata perché una grossa farfalla bianca le si
è appena posata sul ginocchio, sbattendo piano le ali delicate.
“Aia!” Afferma, sorridendo di contentezza. Ma quando la sua
piccola mano paffuta si tende verso le fragili ali dell’insetto, questo
prende il volo con leggerezza, spostandosi verso un fiore.
E allora è il nostro momento di restare a bocca aperta
perché, dopo aver abbandonato senza indugi il pallottoliere,
Victoire appoggia le mani a terra, spinge indietro il sedere e si alza
sulle ginocchia tremolanti.
Fa un primo passo, incerto, come più di una volta ha provato a
fare negli ultimi giorni. Poi un altro. E un altro ancora. E infine,
senza più incertezze, senza più fermarsi, rincorre la
farfalla.
E noi siamo orgogliosi e commossi insieme. E ci guardiamo sorridendo, e
leggiamo, l’uno nelle iridi dell’altro, che ricorderemo per
sempre questo momento.
Il momento in cui nostra figlia ha mosso i suoi primi passi. Il momento
in cui ha capito che nella vita, quando vuoi qualcosa, devi alzarti e
andarla a prendere. Perché è così che funziona.
Posi una mano sulla mia e la stringi nella tua. Due anni sono trascorsi
da quando, in un giorno come un altro, la nostra vita è cambiata
per sempre.
Oggi, il risultato delle nostre scelte, è la cosa più
preziosa che possediamo. E dovremo averne cura, proteggerla da ogni
cosa, insegnarle ciò che sappiamo.
E sarà la sfida più emozionante e l’avventura più straordinaria vissuta insieme.
Perché lei è parte di noi. Noi che ci apparteniamo da sempre.
E allora, proveremo a parlarle del mondo. E di com’è viverci.
Le insegneremo che avere un nome, qualunque esso sia, è
importante, perché è il punto d’inizio di ogni
individuo, ma non determinante, perché è ciò che
siamo dentro a decidere il cammino.
Le spiegheremo che ogni cosa ha il suo contrario, e non sempre ciò che sembra giusto lo è davvero.
Bisogna ragionare con la testa ma saper scegliere col cuore.
Imparerà che ci sono norme che regolano il mondo, e persone che
hanno il coraggio di andare oltre. Perché a volte è
necessario farlo per essere liberi. Per afferrare un sogno.
Ma dovrà sapere che c’è un limite, capire
qual’è il confine, quando bisogna rinunciare.
Perché ognuno ha un limite che non può essere superato.
E’ la linea oltre cui si rischia di perdere sé stessi.
E allora cercheremo di spiegarle che rinunciare a qualcosa, in fondo,
non sempre significa arrendersi. A volte è solo un modo saggio
di dimostrare coraggio. Ci sono cose che non ci appartengono, anche se
pensavamo il contrario, e bisogna lasciarle andare. Occorre farlo anche
per lasciare liberi sé stessi.
Dovrà imparare a fidarsi di sé, dei suoi pensieri,
perché sarà l’unica persona con cui dividerà
ogni istante di vita. E dovrà accettarsi così
com’è. Conoscersi nel profondo per non tradirsi, amarsi
per non sminuirsi, capirsi per non contraddirsi.
Sarà una bella persona e dovrà diffidare da chi affermerà il contrario.
Capirà che il mondo ha denti aguzzi da cui si dovrà guardare, ma anche mani pietose che sapranno consolarla.
Che bisogna avere un posto in cui tornare quando fuori infuria la tempesta.
E allora le parleremo di noi, della nostra infanzia. E le ricorderemo
che, sopra ogni cosa, è importante avere un amico leale al
proprio fianco. Qualcuno che conosca l’importanza del silenzio e
sappia leggerci dentro. Qualcuno che possa essere forte anche per noi,
quando non ne siamo in grado, e conosca il valore di una promessa.
Qualcuno che sia sincero, anche se questo significa disingannarci.
Persone del genere sono tanto rare quanto preziose e non bisogna tradirle.
Proveremo a raccontarle che esiste un sentimento chiamato amore. E che
ha tante forme quante quelle delle nuvole nel cielo. Che può
scaldarti il cuore fino a farlo ardere o strappartelo via,
perché nella sua forza ha questo duplice potere. Ma non bisogna
averne paura. Mai.
Perché senza, non saremmo che bambole di pezza.
Le spiegheremo che spesso la via più veloce è anche la
più facile, ma ci sono volte in cui allungare la strada
può portare a cose inaspettate e meravigliose. Cose che non
avremmo immaginato potessero succedere.
Tuttavia, ci saranno anche momenti in cui le cose non andranno come
avevamo sperato. Momenti in cui le salite saranno più delle
discese, e saranno lunghe e faticose. E allora le insegneremo che non
bisogna scoraggiarsi, mai.
Le spiegheremo che bisogna lottare per ciò in cui si crede,
perché avere obbiettivi da raggiungere e ideali cui tener fede
ci rende persone migliori. Bisogna avere sogni, e saperli rincorrere
con determinazione.
A volte non basterà. Perché, a dispetto dello splendido nome che porta, la vita è fatta anche di sconfitte.
Ed è giusto così, anche se fa male. Ma questo non deve fermare il cammino di una persona, mai.
Ci saranno volte in cui qualcuno tenderà una mano. Altre in cui
sarà necessario contare solo su sé stessi per rialzarsi.
Ci saranno risate, ma anche lacrime. E anche questo è giusto, perché il dolore, tanto quanto la gioia, rende vivi.
Dovrà sapere che la paura è necessaria, perché i
mostri non abitano solo nelle favole. Ma imparerà che certe
paure sono solo ombre pronte a dissolversi davanti alla voglia di non
lasciarsi scoraggiare
Le spiegheremo che il bene e il male non sempre sono scissi e ben
distinti. Che c’è disonestà nel più
irreprensibile degli uomini e pietà nel più scaltro
furfante e, per questo, non sempre la legge è la più alta
forma di giudizio. Bisogna avere una coscienza in grado di stimare il
valore di un individuo al di là delle apparenze.
Le riveleremo che farà molti errori, che sbaglierà e
sbaglierà ancora, ma la rassicureremo sul fatto che è
solo molto umano. Perché senza sbagliare non si può
imparare. Perché ogni sbaglio commesso arricchirà la sua
esperienza, forgerà la sua anima. Ci sono volte in cui sbagliare
è necessario a migliorare. Perché non tutti gli errori
rovinano la vita.
A volte la rendono inaspettata e meravigliosa.
Imparerà che in certe occasioni è concessa una seconda possibilità.
Una seconda possibilità per riparare ad un torto,
rincorrere qualcuno, cogliere un’opportunità, andare fino
in fondo, chiedere perdono. Una seconda possibilità per mettere
in fila le parole giuste. Quelle che dicono tutto.
Quelle che non siamo riusciti a dire quando avremmo dovuto.
Sono le seconde possibilità che vanno afferrate con le unghie e
con i denti quando si presentano, che non vanno sprecate perché
la vita, talvolta avara, non sempre ne concede.
Perché imparerà che i rimorsi bruciano tanto quanto i
rimpianti. Perché ci sono cose che vanno dette quando è
il momento di dirle o resteranno imprigionate in noi per sempre.
Ci sono corse che vanno fatte.
Muri che vanno scavalcati.
Mani che vanno tese.
Prima che sia troppo tardi.
Infine, le racconteremo che una vita intera può cambiare in un
momento. Un momento qualsiasi, tra i migliaia di quelli che riempiono
un’esistenza.
Guarderemo il cielo e capiremo che all’improvviso, questo momento, è il punto di svolta. L’inizio.
Ogni persona ha un momento così, lungo il proprio percorso.
Spesso più di uno. Istanti destinati a cambiarti dentro, a
fare di te qualcuno che un attimo prima ancora non esisteva.
E allora proveremo a farle comprendere che bisogna accettare il cambiamento, quando cambiare significa crescere.
Fare tesoro del passato, ogni frammento, ma abitare il presente e guardare il futuro.
Andare avanti.
Perché questo è vivere.
Nota dell'autore
E così, anche questa storia
è giunta alla fine. Ne sono un po’ dispiaciuta, ma tutto
sommato, essendo partita da una one-shot, credo che sia andata ben
oltre le mie iniziali aspettative in termini di lunghezza.
Scrivere questa storia è stato
come pescare nastri colorati da un cilindro: inizi a tirare e,
inaspettatamente, vengono fuori metri e metri di parole. Parole che non
pensavi nemmeno di avere, ma tantè. A volte succede.
Eppure, senza di voi, lo sapete, non
sarebbe stata la stessa cosa. Come ho già detto, non credo ci
siano storie che vadano la pena di essere raccontate se non
c’è nessuno disposto ad ascoltarle. Le storie non vivono
chiuse nei cassetti o nei quaderni: le storie vivono nell’aria e
dentro le persone che sanno ascoltarle. Le storie non sono di chi le
cede, ma di chi le accoglie. Le storie ci cambiano, anche. A volte lo
fanno.
Per questo, vi devo un doveroso grazie. Per aver ascoltato. E ancora grazie. Per aver espresso ciò che pensavate.
Per aver fatto vostre e rielaborato
le mie parole. A questo proposito, un grazie speciale ad Elisa85, che
ha messo la sua arte a disposizione di questa storia regalandomi degli
splendidi disegni ispirati a vari capitoli, che per praticità
raccolgo qua:
Intimità
16 agosto
Natale
Natale1
Dolce è la vittoria
Questa storia è per voi, che l’avete apprezzata.
Vi abbraccio
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