Il profumo della notte estiva scivolava dalle finestre aperte,
insinuandosi nei morbidi tendaggi del baldacchino e rinfrescandole la
nuca accaldata.
Rigirarsi e ancora rigirarsi senza trovare una posizione, inutile
cercare di dormire invano.
Delle note dolci, appena udibili a causa della sordina, attirarono la
sua attenzione. Probabilmente Emily stava suonando, aspettando di
sfornare dei pasticcini.
O forse aspettando qualcuno ancora non rincasato.
Charlotte si rigirò dal lato del letto rivolto verso la
finestra rimasto fresco, abbracciò il cuscino e finalmente
sprofondò in un sonno lento, pigro, accaldato, trasportata
sulle note di quella melodia a lei familiare.
Quanto aveva dormito?
Forse stava solo sognando.
Riaprì gli occhi di scatto, chiedendosi quanto tempo fosse
passato. La risposta arrivò immediata, la pendola
nell’ingresso batté in quel momento, scandendo nel
silenzio la seconda vigilia dopo mezzanotte.
Dormire era diventato impossibile.
Si alzò dal letto accaldata, le lenzuola candide, fino a
quel momento arrotolate tra le sue gambe, scivolarono a terra, creando
una nuvola soffice di cotone sul tappeto illuminato dal riverbero della
luna.
Avvicinatasi al balcone inspirò profondamente appoggiandosi
con i gomiti al davanzale e socchiudendo gli occhi per il momentaneo
sollievo.
Nel silenzio del giardino un brusio appena accennato arrivava da poco
lontano. Si affacciò incuriosita, cercando di riconoscere
qualcosa nel bagliore della luna piena, ma nessuna figura si stanziava
in lontananza.
Forse se l’era solo immaginato.
Si voltò nuovamente verso la camera, le tende del
baldacchino si muovevano dondolate dall’aria leggera che
entrava dalle imposte del balcone adesso aperte. Si avvicinò
alla struttura, sfiorando la stoffa leggera con le dita. Adorava
dormire in quella casa, lei e sua sorella ne erano rimaste incantate
fin da bambine.
I suoi pensieri furono interrotti dal solito brusio, questa volta
leggermente più alto.
La curiosità era troppa, afferrò una vestaglia
abbandonata su una poltroncina di chintz in un angolo, e facendo
attenzione a non fare rumore uscì dalla sua stanza
avviandosi lungo il corridoio, appena illuminato da un candelabro
lasciato abbandonato su un tavolino davanti camera di Emily.
Scese velocemente la scalinata centrale, il marmo freddo della
ringhiera a contatto con le dita le mise i brividi.
L’impatto con l’erba umida le fece ricordare che
non aveva indossato calzature, era la solita sbadata.
Sollevò l’orlo della vestaglia da terra, per
evitare che si macchiasse, la camicia da notte stropicciata dal sonno
sfiorava appena le ginocchia.
Lady Sabelle non avrebbe di certo approvato.
Adorava camminare a piedi nudi sull’erba finemente curata del
giardino di casa Granville, niente le era mai piaciuto più
di quel luogo.
Eccetto, forse, un altro giardino.
Percorse un lungo viale di Tigli e poi scavalcò un muretto
semi avvolto dai rovi. Raccolse qualche mora impiastricciandosi le
dita, poi quella melodia, adesso a lei così familiare,
riprese, ma questa volta fu evidente, era una voce ben modulata.
Poteva esistere qualcosa di così bello?
Probabilmente stava solo sognando.
“Vieni da me, non lasciarmi solo, non riesco a dormire quando
non ci sei.”
La melodia era la stessa suonata da Emily poco prima, uno stornello
molto romantico cantato a Valdyer in epoche passate che Anthony le
aveva insegnato una sera.
Si avviò nel roseto a passi svelti, seguendo la melodia,
totalmente incantata.
Poi lo vide.
Lui era inginocchiato, il mantello a corolla intorno alla sua elegante
figura.
Teneva tra le dita una rosa e ne assaporava il profumo sfiorandola
appena con la punta del naso.
Era sempre stato l’unico protagonista dei suoi sogni. Adesso
ne era certa.
Si avvicinò in silenzio, sfiorando appena il cotto del
pergolato con le punte dei piedi,tentata dal desiderio di trovarselo
più vicino. Poi, col timore di essere vista, si
appoggiò a un colonnino in disparte e rimase incantata ad
osservarlo.
Lui si era rialzato, un movimento lento ed elegante, e si era
avvicinato ad una colonna li vicino senza notarla.
Come sarebbe potuto essere altrimenti?
Sospirò perdendo lo sguardo in cerca di costellazioni e si
nascose dietro la parte in ombra della colonna, abbandonandosi con le
braccia incrociate dietro la schiena al freddo del marmo, unico
appiglio rimastole con la realtà.
“Miss Granville, non è un po’ tardi per
passeggiare da sola di notte?.”
Sobbalzò dalla sorpresa non aspettandosi di trovarselo
davanti, poi improvvisò un leggero inchino, imbarazzata.
“Non riuscivo a dormire, Principe Bryce.”
Con lo sguardo vagava rapidamente in cerca di uno spiraglio, indecisa
su dove osservare, una qualsiasi via di fuga a quegli occhi in cerca di
risposte che lei non avrebbe voluto dargli.
“Piuttosto voi cosa fate qui a quest’ora? Non
credete sia tardi per fare visita a mio cugino?.”
Il rossore delle sue guance, resasi conto del tono saccente con cui si
era pronunciata, fece baluginare un sorriso negli occhi verdi di lui.
Si sarebbe svegliata, e quell’incubo sarebbe finito.
Lui le porse un braccio, galante come al solito, scortandola verso il
viale centrale del roseto e poi continuò a parlare come se
la loro fosse stata una conversazione normale avvenuta in pieno giorno,
sotto lo sguardo attendo di tutti.
“Ho accompagnato vostro cugino poco fa, ma non so resistere
al profumo delle rose di Valdyer.”
Lo guardò compita, aveva sempre apprezzato le sue conoscenze
e il suo amore per le piante.
“Mia nonna ne è particolarmente fiera
quest’anno, le considera le più belle.”
“E giusto quello che stavo osservando anche io.”
Charlotte lo guardò incuriosita, poi si voltò
verso il roseto adesso visibile in lontananza
“Immagino siate un esperto in materia.”
“Si, penso si possa dire che lo sono.”
“E avete deciso qual’é la vostra
preferita?.”
“Si, sono finalmente arrivato a una conclusione.”
“Davvero? io sono così indecisa, non riesco
proprio a non cambiare idea ogni giorno! ditemi
qual’é il vostro segreto.”
“Immagino sia la pazienza.”
Charlotte lo guardo incerta sul significato di quell’ultima
affermazione. Poi gli occhi le si illuminarono di una nuova
consapevolezza “ Ma certo, intendete l’attesa del
periodo giusto, ci vuole parecchia pazienza prima che
sboccino.”
Mentre annuiva convinta, Bryce scoppio in una risata allegra e lei si
fermò incantata ad osservarlo, colpita dalla bellezza di
quella risata.
Le cedette il passo e la fece accomodare su una piccola panchina di
marmo,semi nascosta dalle fronde di un salice in cui erano incappati
inconsapevolmente.
“Come conoscevate questo posto?”
“Non so, se possibile ogni volta che capito qui finisco in
una zona del parco completamene diversa”
Charlotte si portò una mano davanti alla bocca, cercando di
trattenere la risata spontanea.
Non fece in tempo ad arrivare alle labbra, che le dita furono afferrate
da un’altra mano. Il tocco deciso ma delicato la fece
irrigidire, alzò lo sguardo di scatto, incontrando
direttamente per la prima volta gli occhi di lui.
Poteva esistere qualcosa di così perfetto?
Stava per domandargli cosa fosse successo quando lui
avvicinò le sue piccole dita alle labbra sfiorandole
delicatamente con un bacio.
“Voi Granville, così dolci”
Le dita erano rimaste appena macchiate dal purpureo succo delle more,
raccolte poco prima.
Fu un attimo, Charlotte si portò l’altra mano
davanti alle labbra per reprimere lo stupore ma lui scansò
anche quella afferrandola con l’altra mano libera.
“Mi chiedo se..”
Non lo aveva mai visto incerto su qualcosa.
In effetti non lo aveva mai guardato così da vicino.
Si perse nel fantasticare sulle varie sfaccettature del volto di lui e
prima di capire cosa stesse succedendo lui si era avvicinato ad
assaggiarla.
Il bacio appena accennato le diede certezza definitiva che quello fosse
un sogno e che finalmente fosse riuscita ad addormentarsi.
Lo spostamento d’aria la riportò alla
realtà. Lui era li, la stava guardando e il suo viso adesso
era a pochi centimetri di distanza.
La tentazione era troppo forte, del resto, nei sogni nulla è
impossibile.
Si sporse liberando dalla presa una mano e sfiorando con attenzione le
labbra di lui così calde e morbide come le aveva immaginate
poc’anzi. Non riuscendo a trattenersi fece scivolare le dita
dietro la nuca, attirandolo a se e baciandolo a sua volta.
Poteva esistere qualcosa di più intensamente dolce?
Chiuse gli occhi e smise di pensare a qualsiasi altra cosa, eccetto lui.
Fu la sensazione del cuscino soffice che sfiorava la guancia a
svegliarla all’improvviso.
La melodica voce di Emily nelle orecchie, i fili doro dei suoi capelli
che le ondeggiavano davanti.
“Hai passato un altra notte insonne, Charlotte?.”
Si portò lentamente una mano davanti agli occhi come se il
riflesso stesso del sole potesse darle fastidio.
Era stato solo un sogno?
Ovviamente si.
Sorrise alla sorella, le stava raccontando qualcosa di buffo appena
accadutole ma si era interrotta all’improvviso. Il suo
sguardo era caduto sull’angolo opposto del letto. La sua
vestaglia era perfettamente ripiegata e sopra di essa vi era adagiata
una rosa.
Emily la afferrò per annusarla, poi le fece cenno di
seguirla.
“Dai sbrigati, ci stanno aspettando per la
colazione”
La guardo uscire saltellando, la rosa tra le mani.
Affondò la testa nel cuscino, fece un respiro profondo e si
tirò su.
Un’altra notte insonne, un’altra notte ossessionata
da lui.
Indossò la vestaglia e uscì dalla stanza,
infilando le mani nelle tasche per stirarsi, poi tirò fuori
la mano sinistra di scatto, qualcosa l’aveva tagliata.
Portò il dito tra le labbra, un gesto involontario per
medicare la ferita, ma si bloccò incredula.
Non poteva essere vero.
Con l’altra mano estrasse dalla tasca il bigliettino
finemente decorato da una calligrafia elegante.
“La
più bella tra le rose di Valdyer.”
I protagonisti di questa one shot sono Bryce Vandemberg (che si
infurierà da matti per non essere stato interpellato ) e
Charlotte Granville, ovviamente presi in prestito dalla onorabile
Virginia DeWinter xD
Spero vi sia piaciuta, il tema era l'unico obbligo previsto dal concorso indetto dalle geniali donne del Reading at Tiffany's
che oltre ad avermi fatto partecipare per la prima ed ultima volta ad
un contest mi fanno sempre scoprire libri deliziosi.
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