Only You, And You Alone
Con la premessa che questa idea mi fronzola in testa da mesi e mesi,
questa storia ha un controsenso, sì, perchè nonostante la
storia di Pierre e Chocola è ambientata anni dopo, diciamo che
non è come ci si aspetta sia andata. Ho un po' stravolto le
cose, facendo sì che Pierre lasciasse Chocola prematuramente,
diciamo prima della sua ascesa al trono, all'età di dieci anni.
So che sembra presa da Miley Fun, ma l'idea mi frulla da molto
più tempo della sua di storia, come avete poi visto in Pece, che
però non mi soddisfaceva, non essendo impostato bene il testo, e
non avendo definito correttamente cosa pretendevo dal mio lavoro. Mi
scuso con Miley Fun se si sente offesa, ma assicuro che lo svolgimento
non ha nulla a che vedere con la sua fic, l'unica somilianza è
nell'abbandono di Pierre a distanza di anni, argomento che però,
ricordo, avevo precedentemente trattato, seppur non ha distanza di anni.
Buona lettura
I used think that happiness
Could only be something that happined to somebody else
Everybody belived
Everybody but me
And I've been hurt so many times before
That my hope was dyin'
Christina Aguilera-Understend
CAPITOLO 1.
"Giornate noiose". E' così che imparò a chiamare i giorni
che vanno dal lunedì al venerdì. Lunghe ed estetenuanti
"giornate noiose". Passò le dita tra le lunghe ciocche rosse,
districando i lievi nodi formatosi tra i capelli lisci durante il
dì. Si morse lievemente un labbro, sperando di farlo sanguinare,
pur di arrivare a un compromesso per cui quella riunione doveva finire
al più presto. Annuì a tutte le domande, richieste e
chiacchiere del tutto inutili di quelle ore. Prestò attenzione
solo all'ultimo, piccolo, minuzioso argomento. Aguzzò le
orecchie nel sentire la voce del comandante delle guardie iniziare un
discorso troppo delicato per essere trattato con tanta
semplicità.
-abbiamo offerto ospitalità ai Malefici- Chocola fece saettare
lo sguardo svogliatamente, fino alla sagoma di Glass, squadrandolo con
fare inquisitorio.
-quanti sono?- chiese asciutta, inarcando un sopracciglio.
-si sono ribellati all'oppressione di Ice, ma verranno solo in pochi,
vogliono essere prudenti, prima di allearsi con noi- annuì,
lieta che avessero deciso di mettere da parte i pregiudizi per allearsi
contro il nemico comune. Posò una mano sulla guancia, intingendo
la piuma nell'inchiostro, disegnando istintivamente ghirigori sulla
pergamena dinnanzi a se.
-e chi verrà tra loro?- si informò per apprendere se
conoscesse l'uno o l'altro delle persone che dovevano risiedere nel suo
palazzo. Assottigliò lo sguardo puntandolo con fermezza su di
lui.
-verranno un paio di loro di poco conto, Silvet e...- arricciò
le labbra, alzando il mento, doppo una lunga pausa che provocò
in lei un sospiro incotrollato, forse troppo pesante.
-e?!-
-ha deciso di unirsi a loro anche Pierre- annunciò pregando che
il suo tono fosse apparso il più professionale possibile. Il
cuore della ragazza mancò un battito, e nello stesso istante in
cui riuscì a collegare, si ritrovò boccheggiante,
assaporando quel nome che con dolcezza veniva cullato dalla sua mente.
Era tempo che non lo sentiva pronunciare, da tempo che non parlava di
lui, forse non l'aveva nemmeno mai fatto. Avvampò, ridestandosi.
Comprese che doveva dire qualcosa, le spettavano cose da fare.
-portatemi via- sibilò con un filo di voce, rendendosi conto di
essere stata colpita nel punto più fragile, rendendosi conto,
che non sarebbe sopravvissuta se solo l'avesse visto tornare,
avvicinarsi, per poi allontanarsi nuovamente. Si ripromise di non
permettergli mai più, mai e poi mai nella vita, di giocare con
lei, con i suoi sentimenti.
-come scusa?-
-voglio che mi portiate via, non mi interessa come, non mi interessa
ciò che devo fare, non dobbiamo vederci, in nessun modo, nemmeno
incrociarci per puro caso- si riprese, aumentando il tono a ogni
parola, facendo percepire tutta la rabbia, il risentimento, l'amore,
seppur sotterrato con fatica, che traspariva ad ogni sillaba -il regno
non necessita del mio intervento in questa situzione- continuò
riaquistando la calma persa. Prese un lungo respiro, prima di volgere
lo sguardo verso la sua amica, sperando nell'appoggio di chi più
di tutti le doveva stare vicino in quegli istanti senza fine.
-Chocola- nel sentire quella timida e insicra voce, capì
istantaneamente di non poter contare neanche nella sua di comprensione
-è indispensabile la tua presenza, sei la regina-
trasalì, non appena la sua mente si permise di focalizzare la
figura di lui. Respinse immediatamente il pensiero, trasudando paura da
tutti i pori, impedendosi di procedere oltre con la mente.
-impeditegli di venire, a costo di supplicarlo in ginocchio. Non voglio
più avere nessun contatto con quell'essere- si concluse
così il discorso, in un silenzio irreale, provocato dalla
ferocia scatenata dalla stessa innocua e all'apparenza docile
ragazzina, responsabile della salvaguardia di un popolo, il suo popolo.
Si chiuse nella sua stanza, tinteggiata da colori forti, miranti dritto
agli occhi, di colori splendenti, come lo era lei. Si accasciò
sul grande letto, posto a un angolo della stanza. Annaspò nel
piumino scarlatto, che per quei brevi attimi la proteggeva dal pungente
freddo penetrante dalle finestre. Il viso si velò di lacrime,
come non accadeva da tempo, il cuore si sgretolò lentamente, le
cuciture che si era prodigata a fare solo cinque anni prima, si stavano
strappando, lasciando spazio al dolore, tutto quel dolore che aveva
soppresso, che aveva rifiutato, chiudendosi in un bozzolo, evitando
l'argomento con chiunque tentasse di insinuarsi.
Cercò di sentire nuovamente il suo odore in quelle lenzuola,
l'odore del ragazzo che dopo una notte passata a guardarsi, a parlare,
a scontrare le reciproche labbra, in cerca di ciò che avevano
già, in quella stanza, l'aveva lasciata, e quando la mattina
successiva cercò il calore della sua pelle, non trovò
altro che... il nulla. E lo sapeva, maledettamente, se lo aspettava, lo
conosceva quel tanto da poter prevedere quando le cose sarebbero andate
nel verso giusto, ma per quanto lo potesse prevedere, in fondo al
cuore, l'assenza in quella camera, si poteva percepire a miglia di
distanza, solo ficcando il naso in quelle quattro mura, si sentiva
l'aroma dell'umiliazione di qualcosa che buon esito certamente non
aveva avuto. Strinse a se il cuscino, tentano in vanno di ingannare i
suoi pensieri, di sviare ogni cosa la portasse a lui, con scarsi esiti,
ovviamente, visto gli spilli da lui stesso lanciati, che per 5 anni
infilzavano la sua pelle senza tregua, occupandole ogni istante, ogni
minuzioso secondo da lei, però, magistralmente ignorato.
Commento:
Ciao a tutti! Dopo lunghe pause ogni tanto torno per dare una scrollata
ai miei lettori! Eccomi con una nuova idea (che tanto nuova non
è visto che la voglio mettere giu da mesi e mesi). Mi auguro vi
sia piaciuta e ringrazio di essere arrivati pazientemente alla fine,
nonostante la noia indicibile del capitolo. Mi auguro di essere stata
chiara sullo svolgimento delle cose, se c'è qualcosa che non
avete compreso, non esitate a chiedere C: Mi auguro lasciate dei
commenti, giusto per farmi sapere quanto può essere disastrosa
la mia idea! Un bacio a tutti, e, quasi scordavo, buon inizio anno
scolastico, siamo da capo xS
Marmelade<3
P.S la canzone all'inizio è una canzone che ADORO (dopo i
Nirvana e i Pink Floyd si intende), recentemente, dopo aver aquistato
un suo vecchio cd, sono letteralmente andata fuori di testa per la sua
voce, tanto da mettere in croce amici, fidanzato e adesso anche voi!
Comunque, la canzone non c'entra niente con la storia, a parte il pezzo
che ho scritto, poiché il testo parla di un amore nato C: il
titolo del cappy invece, è ancora un'altra canzone, famosissima,
dei The Platters! Ora la smetto di rompere, baciotti.
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