Disclaimers:
Tutti gli oggetti/nomi menzionati appartengono a J. K. Rowling, ovviamente!
I’m on a mission
Spilla
era alquanto indispettita dall’ingombrante presenza di quel branco di selvaggi
che avevano invaso la Scatola.
Fino
a poche settimane prima, la vita era stata placida. Ogni giorno lei e le sue
sorelle confabulavano le mosse venture per liberare la Comunità degli Elfi Domestici.
Era un circolo privato, il loro, il migliore di tutta la Camera; non che fosse
tanto difficile competere in intelligenza con la Sala da Trucchi gestita da
Ombretto, un travestito molto variopinto, o il raduno di Nastri di Seta, un
vero e proprio pollaio.
A
turbare la quiete, però, erano arrivati loro.
Tutta
la confraternita di Spilla non riusciva a comprendere il motivo per cui la loro
creatrice – “Hermione” la chiamavano – si fosse tanto affannata per quelli, e imbandivano discussioni senza
uscita sul motivo della loro esistenza. Tanto lavoro avrebbe dovuto significare
un risultato eccellente; invece, i Galeoni erano solo un branco di depravati,
capaci solo di mettersi al sole e luccicare ammiccando, come se la rifrazione
fosse sexy. Che idioti.
Naturalmente,
erano già nati dei fan club, organizzati dalla Spazzola di Lavanda. C’era
bisogno di specificarlo?
Quei
cosi dorati avevano attirato
l’attenzione di tutta la camera, e il loro intimo, comodo rifugio si era
tramutato in un affollatissimo ufficio per single – o meglio, per presuntuose
(e presuntuosi, aggiunse velocemente, non volendo far torto ad Ombretto) con
gli ormoni sconvolti e troppa voglia di guadagnarsi un appuntamento con un Galeone.
L’espressione “guadagnarsi” non era nemmeno scelta a caso: poiché, sebbene i Galeoni
non fossero altro che imitazioni di vere monete d’oro (e questo particolare
tutte le ochette lo dimenticavano sempre),
per loro natura erano arroganti e avidi come Mida. Esseri che usavano il loro
luccichio per tendere trappole a ingenue creature senza cervello, ma sempre con
dei diritti – e lei sapeva cosa vuol dire diritto.
E, soprattutto, combattere per difenderlo, e ogni battaglia, se giusta,
meritava di essere combattuta.
Armata
di lingua tagliente e una colorata scritta a neon, Spilla, appoggiata dalle
sorelle, aveva raggiungo l’Angolo Dorato, dove la creatrice aveva depositato la
tribù di Galeoni. Quello che vide le procurò dapprima disgusto, poi ira: i
maledetti si stendevano languidamente, occupando quasi tutto il piccolo spazio,
sconfinando nel loro territorio quando il patto stipulato tempo prima era ben chiaro
sui confini all’interno della Scatola. Sarebbero stati multati, decise.
Il
suo arrivo scatenò qualche fischio e sghignazzata. Spilla li ignorò.
«Devo
parlare con Galeone» disse, decisa.
Uno
dei suoi scagnozzi – grande almeno un millimetro più degli altri, e con
un’ammaccatura sui possenti solchi d’oro – le ruttò in faccia. Una risata
generale echeggiò nella scatola. Spilla divenne completamente scarlatta per il
furore.
«Ragazzi,
calmi, non è questo il modo di rivolgersi a una signora…»
Una
voce suadente, ma anche divertita, acquietò le risate, che pur continuarono sebbene
meno fragorosamente.
«Quale
signora, Galeone?!» berciò uno dei suoi commilitoni, con le facciate così
lucide da abbagliarla. «Quelle sono trans!»
«Non
ti permetto» sibilò Spilla, tagliente. «Di parlaci così, soprattutto quando mi
sembra che tu luccichi un po’ troppo… non è che
vorresti essere tu una signora,
raggio di sole?»
Quello,
mortificato, fu ricoperto da sghignazzate. Anche Galeone sorrideva, con i suoi
piccoli cerchietti disegnati che brillavano maliziosi.
«Hai
guadagnato il rispetto del gruppo, Spilletta cara» si
complimentò, mellifluo.
«Non
chiamarmi Spilletta!»
«Ok,
bambolina. Cerchiamo un angolino più… appartato?»
Spilla
avrebbe voluto urlargli di non chiamarla nemmeno bambolina, ma questo avrebbe
implicato cominciare una discussione e sprecare più del tempo necessario con
quell’ammasso di soldi bucati. «Angolo Neutrale» borbottò, contrita.
L’Angolo
Neutrale era un micro-spazio separato dal resto della Scatola grazie ad un
pezzo di pergamena che la creatrice aveva dimenticato nella Scatola,
scarabocchiato con nomi che, a loro, non dicevano nulla. Là, sulla parete,
erano elencati gli emendamenti per una convivenza pacifica redatti da lei, come
rappresentante della C.R.E.P.A., e Galeone, costretto
dai suoi confratelli ad avere il piacere
di interagire con le acide vicine.
Appoggiandosi
alla parete, Spilla lo attaccò immediatamente: «Questa scatola è troppo piccola
per ospitare anche i vostri flirt! Ci state soffocando, e i Nastri, clienti che
voi saltuariamente circuite, ci calpestano ogni qualvolta sgusciano nella
Scatola!»
Galeone
rotolò tranquillamente verso di lei. «Vorrai dire che vi accarezzano» precisò insolentemente. «Mia cara, devo dedurre che
non sa cosa sia una carezza?»
«Non
sono nata per accarezzare» rispose a
tono, offesa.
«Giusto,
solo per mettere becco su ogni faccenda e annoiarmi a morte» grugnì lui con
ironia. «Capisco i disagi» aggiunse poi, più conciliante, prima che Spilla
potesse ribattere. «Ma i miei compagni, come spiegarti…
hanno certi bisogni che devono in
qualche modo soddisfare.»
Malgrado
fosse adulta e cosciente di quello di cui si stava parlando, Spilla si ritrovò
il volto in fiamme. «Capisco benissimo» borbottò, abbassando lo sguardo. «Ma lo
fate davanti a noi. Insomma, non c’è
nessuna parete di pergamena a dividerci, e noi vediamo tutto quello strusciarsi,
e rotolare, e… non è corretto, non vogliamo assistere.»
I
cerchietti sulla facciata di Galeone erano divertiti. «Vorreste partecipare?»
domandò.
Spilla
avvampò. Ancora.
Galeone
capitombolò ridendo.
«No,
e lo sai anche tu!» urlò con una voce acuta e agitata che non le era mai
appartenuta, fino a quel momento. «Noi non vogliamo che la pace, e – per Hermione! Era tutto perfetto prima del vostro arrivo…
voi siete perniciosi!»
«Che
paroloni» sorrise l’altro, appoggiandosi alla parete vicino a lei. «Non è che,
in realtà, siete gelose?»
«Gelose?»
strillò Spilla. «Di qualcosa che non desideriamo? Che logica ci sarebbe?»
«Io
credo, invece, che tutte voi siate un po’ incuriosite dal nostro sollazzare…» insinuò con tono serio e tranquillo Galeone,
osservando il soffitto color rubino della Scatola.
«Io
non credo» si impuntò Spilla. «Noi abbiamo un obiettivo da raggiungere, e solo
quello!»
«Appunto.»
La
scritta al neon di Spilla tremò impercettibilmente. «Come?»
«Appunto»
ripeté Galeone, sospirando con un cenno di impazienza. «Siete così devote al
vostro lavoro che non vi siete mai allontanate dalla Scatola, non siete mai
andate a farvi spolverare dai Pennelli o infiocchettare dai Nastri, mai nulla
per voi stesse.»
Scioccata,
Spilla si schiacciò contro la parete, muovendosi a disagio. «A noi… a noi non piacciono queste cose» belò, senza la solita
convinzione.
«Davvero?»
domandò con sarcasmo il suo antagonista. «Come fate a saperlo? L’avete mai
provato per dire che non vi piace?»
Il
boccheggiare di Spilla fu una risposta sufficiente.
«Ecco,
appunto» sospirò quasi pietoso Galeone. «Non dico che dobbiate diventare come i
Cerchietti o le altre Spille, ma dovreste provare almeno una volta ad andare da
Ombretto e chiedergli – o dovrei dire chiederle? – un make-up completo. Chissà,
magari si scopre che, sotto sotto, siete carine…»
Scuotendo
la testa mestamente, la generalessa della C.R.E.P.A.
abbassò lo sguardo. «No, non saremmo gradite…»
pigolò, afflitta. Poi, come risvegliatasi da un torpore, tornò eretta e fiera e
soggiunse con decisione: «Noi abbiamo una missione. E solo quella.»
Galeone
parve meno brillante, quasi come se fosse diventato improvvisamente serio.
«E
non sei l’unica. Per quanto strano possa suonare, Hermione ci ha creati per uno
scopo, proprio come voi.»
Questo
sì che era un risvolto inaspettato. Con curiosità, Spilla pose il fatidico: «Per
cosa?»
Galeone
rotolò più in ombra, nascondendo il volto. «Non possiamo parlarne, non avresti
nemmeno dovuto sapere dell’esistenza di una missione…
ma visto che siete così assillanti,
mi vedo costretto a svelarti il mio segreto…»
Si
era girato nuovamente verso di lei, che quasi squittiva per l’eccitazione. Guardandosi
incontro circospetto, le fece segno di avvicinarsi, e Spilla lo fece, con le
scritte quasi fosforescenti.
Galeone
si avvicinò così tanto che le parve quasi di averlo addosso. Con imbarazzo, si
ritrovò affascinata dagli strani bagliori che emetteva la moneta esposta alle
sue iscrizioni colorate.
«Noi
dobbiamo…» Il sussurro di Galeone era basso,
confidenziale, e la fece tremare. «…divertirci il più
possibile!»
L’esclamazione
la prese in contropiede e le cancellò quasi l’udito. Galeone, intanto, rideva,
e il suo contorno seghettato le grattò il fianco destro, piacevole e proprio
per questo ancora più irritante.
«Sei
uno stupido, Galeone!» gridò con voce acutissima, e si sentì improvvisamente
molto Spazzola, quindi molto ridicola. L’altro non accennò a smettere di
ridere. «Vedi di rispettare i patti e di non provare mai più a fare qualcosa
del genere!»
Furiosa,
rotolò fuori dall’Angolo Neutrale, rossa in volto e con la nuova, stravagante
voglia di spegnersi e affondare fra sue sorelle alla ricerca di un posticino
lontano il più possibile dall’Angolo Dorato e dai cerchietti irriverenti di
Galeone.
Appena
fu fuori portata, questi sospirò, quasi tristemente. «Devo concedere ai miei
uomini dello svago, milady» si scusò con l’aria. «Ancora qualche
equipaggiamento e, probabilmente, non ci rivedremo mai più…»
Io
dovrei studiare, non scrivere babbanate. ò_ò
Oh,
beh, che dire? Se a qualcuno è piaciuta, vuol dire che siete un po’ tarati
anche voi. O che avete un po’ di magia nelle vene da immaginare una scena
simile.
Grazie
ai lettori, ai recensori, a tutti gli altri. ^^
Bye,
Kaho