Finalmente grido
Lei è ovunque.
Ovunque davvero.
Sulla faccia di tutte le persone che mi stanno attorno e
che ballano così freneticamente senza fermarsi, senza fermarsi nemmeno per
respirare. Pulsano come una vena scoperta e sembrano gridare “Siamo lei, siamo lei, siamo lei”. Non
hanno un volto proprio, sempre e solo il suo viso, i suoi lineamenti e io non
posso crederci, ma ormai sono accerchiata. Lei è ovunque e mi sta soffocando,
come se volesse ricordarmi che senza di lei io sono di meno, che senza di lei io
non posso ballare senza pensieri, che senza di lei io devo soffrire.
E
ormai non sussurro più ma grido e chi mi vede si spaventa, perché fa paura una persona
che non riesce a respirare a causa del dolore, perché faccio paura e mi faccio
paura, ma non so reagire.
Mi
guardi e mi dici “Io non sono lei” e
io ti abbraccio e ti supplico di non lasciarmi mai e poi mai, che anche se
impazzisco non è colpa mia e che ti chiedo scusa se la mia ossessione diventa
tremore e se non riesco a rientrare, lì dove tutti sono
lei.
Scusami se invece di divertirmi sto piangendo come se mi
avessero staccato il cuore, ma non ce la faccio, la devo vedere, ho bisogno di
lei. “Non c’è, Ele, non c’è”. E
questo è colpa mia, è una fitta allo stomaco che non ho ancora imparato a
sopportare. “Non ti meritava”. Ma io
ora impazzisco e non me ne frega chi sono chi posso essere chi voglio essere,
non me ne frega niente, perché se avessi lei nulla di tutto questo sarebbe
importante, nulla conterebbe sul serio.
“Che ha
questa?” “E’ solo in botta”. No. Non è
così. Ho aspettato quattro anni prima di piangere quelle lacrime, prima di
sputare quelle parole, quei pensieri che mi corrodevano, che mi corrodevano sul
serio; ho aspettato quattro anni per farmi sopraffare da lei, da quella paura
bastarda di non potermi fidare di nessuno. Ho aspettato quattro anni e non è né
la musica ossessiva né il panico che mi fa mettere le mani nei capelli e
riempire la faccia di trucco sciolto. E’ il dolore che ho dentro che finalmente esplode e non
importa se sono in mezzo alla gente e se questa gente non capisce, se c’è chi mi
dice solo di smettere. Non voglio smettere, non posso smettere, ogni giorno
della mia vita non sono riuscita a smettere, come pensi che possa farlo
ora?
“Sto
impazzendo, sto impazzendo”, ma non è
così. Sono impazzita per quattro anni, quattro anni a pensare sempre alla stessa
persona che sicuramente non ha mai pensato a me in tutto questo tempo.
Io
sono già pazza, sono già ossessiva, sono già pericolosa e spaventosa,
nulla di tutto questo è nuovo.
“Scusa, scusa
davvero, ma non voglio più vivere” “Che cazzo dici, Ele” “Non voglio più vivere
senza di lei, non è vita, capisci? Non è vita”. E non è vero che sono migliore senza di lei, non è vero
che sono stupenda, non è vero che mi volete bene, non è vero questo posto,
questo momento, non sono vera io, non è vera lei. Dio, niente è più vero! E’
solo un vorticare della sua immagine ed io non riesco a chiudere gli occhi, ma
anzi li sgrano ed è come se chiedessi al dolore di uccidermi sul serio e non di
farlo piano.
Perché, dimmi solo perché, devo sopportare questo
delirio ogni volta che ti penso?
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