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DEVIL WITHIN : MEMORIES
CAPITOLO 1 – Come tutto cominciò.
Cos’è rimasto di me…?
Cosa sto diventando…!?
…Un mostro, ecco la verità. La cosa dentro di me è
ormai stanca di rimanere latente. Vuole uscire, vuole possedermi. Vuole vincermi
a tutti i costi, è indomabile, ed è troppo, troppo potente. E io, sono troppo,
troppo debole.
Questo “omaggio” ereditato da mio padre, dentro di me non
ha fatto altro che crescere sempre di più, in tutti questi anni. Una crescita
lenta, che adesso sta per esplodere in tutta la sua forza e malvagità. Riuscirò
a resistergli? Non lo so…sento che la mia anima verrà presto inghiottita dalle
fauci dell’oscurità eterna. Tutto ciò mi fa tremare dalla paura come un bambino…
Adesso, che ho ancora un cuore umano…voglio ricordare. I
momenti più belli, ma anche quelli più brutti.
Ricordare…
Ricordare per un’ultima volta la mia esistenza, gli attimi
più importanti della mia vita, prima di perdere per sempre questa debole
coscienza umana che si sta spegnendo sempre più…
Ricordare di te, mamma…quanto mi manchi. Se tu non te ne
fossi mai andata, la mia vita sarebbe stata certamente diversa. Diversa e
felice, una vita in cui tu saresti esistita ancora. Ma purtroppo, il destino con
me…con noi…è stato crudele.
Vorrei tornare all’infanzia felice che mi hai donato. In
quella grande casa di legno nel bosco, circondati dalla natura. Luogo di gioia,
ma anche il luogo dove tutto il mio patire ebbe inizio…
PARTE I
Era una bellissima serata d’autunno. Il sole era calato da
un po’ ormai, e in cielo cominciavano a vedersi i primi bagliori della luna.
Jin aveva 10 anni.
Era nella casa di legno
dell’isola di Yakushima, dove viveva con la madre, nell’elegante dojo con le
pareti decorate e il morbido tatami, e si stavamo allenando. La madre aveva
detto di averlo fatto costruire, insieme a tutta la casa, quando scoprì di
essere incinta di lui. Lei era molto brava nelle arti marziali, era una
professionista. Raccontava spesso a Jin dei vari tornei ai quali aveva
partecipato, in particolar modo di uno:
Il Torneo Del Pugno Di Ferro…il
Tekken. La più importante competizione di lotta al mondo.
<< Mamma…sono a pezzi! >> disse
il piccolo Jin, interrompendo l’allenamento. Era esausto, sentiva il kimono
appiccicarsi fastidiosamente alla pelle sudaticcia, e i capelli nerissimi e
corti pregni di sudore. Non si stavano allenando da nemmeno un’ora, ma dopotutto
era ancora troppo giovane nonostante, sia chiaro, l’ottimo allenamento di Jun,
sua madre.
Si accasciò sul tatami. La madre
le si avvicinò, e anche lei si assettò al suo fianco, senza mostrare il minimo
segno di
stanchezza.
<< Riposati pure, Jin. Oggi ci
siamo allenati abbastanza! >> disse lei facendo un bellissimo sorriso, scostando
i capelli corvini e lucenti, lunghi fino alle spalle e decorati con un nastro
bianco.
<< Mamma, credi che stia
migliorando? >> disse lui, mentre si alzavano diretti verso la cucina.
<< Ma certo, Jin, diventi ogni
giorno più bravo! >>
<< Anche più di te…? >>
<< Uhm…adesso stai esagerando,
tesoro mio!!! >> rispose lei, dandogli un pizzicotto giocoso sulla guancia. Jin
si toccò la gota dolorante, arrossendo, e disse con severità:
<< Insomma, mamma! Lo sai che mi
da fastidio quando fai così…sono grande, ormai! >>
<< Certo! Un adulto di dieci
anni…! >> disse lei facendo una giocosa linguaccia.
Il piccolo ricambiò il gesto, e
in men che non si dica entrambi scoppiarono a ridere a crepapelle!
Giunti in cucina, la mamma prese
una caraffa di succo di frutta, e la mise sul tavolo insieme a tre bicchieri.
Jin guardò curioso…perché erano tre?
<< Perchè tre bicchieri? Siamo in
due! >>
<< Lo so, non sono ancora
diventata rimbambita, sai…? Ne ho messi tre perché tra un po’ dovrebbe arrivare…
>>
“Ding, Dong” , il suono del
campanello interruppe Jun, che si avviò ad attraversare il corridoio che
conduceva alla porta d’ingresso.
Mentre il piccolo attendeva in
cucina, riuscì a Sentirla salutare l’ospite, che aveva una voce molto familiare
a Jin.
La voce della madre e dell’uomo
si avvicinarono sempre di più. bastò un’occhiata: i suoi inconfondibili
capelli lunghi raccolti in una coda, il solito look da sbirro trasandato e il
volto simpatico. Era Lei Wulong, agente di polizia cinese.
Era stato un collega della madre,
quando lei lavorava ancora nella polizia, molto prima della sua
nascita. Era passato un bel po’
dall’ultima volta che l’aveva visto, non si aspettava minimamente quella visita
così improvvisa.
<< Ciao Jin! Come stai? >> disse
il cinese, salutando il bambino con un gran sorriso.
<< Lei!! Da quanto tempo! >>
strepitò Jin, correndogli incontro.
Gli piaceva, Lei. Era sempre
stata una brava persona, inoltre lo trovava perfetto per la madre…
Lei si assettò al tavolo, mentre
Jun gli versò il succo di frutta nel bicchiere:
<< Allora, Lei…come va il lavoro?
>>
<< Non bene, Jun… >> rispose lui,
ingurgitando il succo << …è un periodo difficile per la polizia questo. Anzi,
non solo la polizia. Persino i servizi segreti stanno indagando! >>
Jun si assettò anche lei al
tavolo:
<< Ti riferisci…a quello che
penso io? E per quello che vuoi parlarmi, vero?>> chiese nervosa all’amico, che
annuì. Jin notò una strana espressione nei suoi occhi. Conosceva bene ogni cosa
di sua madre, e quando aveva quello sguardo significava che c’era sicuramente
qualcosa che non andava per il verso giusto.
Poi, improvvisamente, lei si
voltò verso di lui
<< Jin, scusami, potresti
lasciarci soli per un po’? >>
<< Eh? Perché? >>domandò offeso
Jin. Non voleva essere messo in disparte di una conversazione tanto importante…!
<< Jin…per favore, non è il
momento di discutere questo! >> disse lei, puntando il dito fuori dalla cucina.
Jin si alzò sbuffando, e si diresse verso il corridoio, richiudendo la porta.
Stava per andare in camera sua,
ma…la curiosità era forte. Si giròi, e guardò a guardare la porta chiusa alle
proprie spalle. Doveva sapere…
Camminando sulle punte si
avvicinò e appoggiò l’orecchio sulla soglia, in modo da poter ascoltare ogni
minimo bisbiglio dell’altra stanza.
<< Su parla… chi ha fatto fuori,
questa volta…? >>domandò la madre a Lei.
Chi ha fatto fuori questa
volta…chi? Si domandò Jin
<< L’ultima vittima è… Wang
Jinrei. E’ scomparso una settimana fa…ricordi di lui, vero? >>
<< Certamente…era un anziano
cinese che praticava lo
Shin-Irokugoken. E anche lui come gli altri… >>
<< …Aveva partecipato al Tekken. Già… >> concluse infine Lei.
Il loro discorso non fece altro che allarmare Jin ancora di più. Il
ragazzo attaccò ancora di più l’orecchio alla porta, non doveva tralasciare
nemmeno la più piccola parte del discorso.
<< Quindi, Jun, ti prego…devi assolutamente abbandonare questa casa
sperduta e andare in un posto sicuro! >>
<< Lei…questa è la mia casa…io sono una guardaboschi adesso. Non
posso lasciare questo luogo. Io…! >>
SBAM! La mano di Lei aveva
picchiato violentemente il tavolo. Jin rimase a guardare la scena attraverso il
buco della serratura: sua madre era rimasta impietrita dallo scatto d’ira del
cinese.
<< TI PREGO, JUN! Come puoi
rifiutarti ? Pensa a tuo figlio…!!! >> continuò lui.
<< Io…certo che ci penso a mio
figlio! Non permetterei mai che gli accadesse qualcosa! >> disse poi lei,
alzandosi velocemente dalla sedia e poggiando le mani sul tavolo.
<< Allora, Jun, ti prego…devi
partire il più in fretta possibile lontano da qui. Vai in un posto sicuro…una
grande città! Un luogo in cui tu e tuo figlio non possiate mai restare soli! >>
Jun cominciò a fissare il
pavimento con aria malinconica.
<< Io però…non voglio scappare.
>> disse, con voce tremante << Quel mostro…ha rapito la mia cara amica Micelle!
E Paul, Marshall Law, e molti altri partecipanti al torneo miei amici! E non so
nemmeno se siano ancora vivi! Devo sconfiggerlo! Non possiamo lasciarlo
continuare! Prima o poi, riuscirà comunque a trovarci…! Io resto. Jin lo
affiderò a qualcuno per un po’…! Non ho scelta! >>
<< Ti sbagli, Jun! Ci sono ancora
molti altri combattenti che in questo momento sono al sicuro. E anche tu devi
fare come loro, e, come anche io, ho intenzione di fare! >>
I due rimasero in silenzio, senza
guardarsi minimamente. Lei Wulong aveva davvero un’espressione triste. Poi,
lentamente, allungò la sua mano sopra quella di mia madre. Il cuore di Jin
cominciò a battere forte…
<< Non voglio che ti accada
qualcosa. Lo sai bene…io potrei renderti felice. E anche tuo figlio, potrebbe
essere felice…ti prego! Vieni via con me! >>
<< Lei…io…! >>
Jin non poteva fare a meno di
vedere il poliziotto avvicinare lentamente il volto verso quello della madre.
Per quanto quel momento lo avesse tanto atteso, stranamente cominciava a sentire
una profonda rabbia ribollirgli dentro…
Ma prima che lui toccasse il viso
della donna, lei si voltò intimidita.
<< Scusami. Io…non provo quello
che provi tu. Non sono ancora riuscita a dimenticarmi di lui. Mi spiace. >>
Lei si allontanò imbarazzato, e
silenzioso. Poi disse:
<< Jun...prima o poi, dovrai
dimenticarlo se vuoi avere una vita felice. Devi cancellare il passato. E’ per
il tuo bene! >>
<< Kazuya non è semplicemente
parte del mio passato. E’ il padre di mio figlio. Ed è l’unico uomo che abbia
davvero amato. E continuerò a farlo nel presente come nel futuro.>>
Wulong distolse lo sguardo da Jun.
Il piccolo Jin riusciva a vedere la sua mano destra stringersi in un pugno di
sconforto. Poi disse:
<< Almeno, promettimi che te ne
andrai. >>
<< Te lo prometto. Partirò
all’alba con Jin…>>
<< Bene. Chiamami quando sarai
sbarcata dall’isola. >>
<< Lo farò. >>
<< Bene. Direi che ci siamo detti
tutto…a presto, Jun. Stà attenta, mi raccomando! >>
<< Anche tu sei in pericolo.
Cerca di stare attento più a te stesso piuttosto di preoccuparti per una sciocca
come me…>> disse poi lei accennando un sorriso.
Lei ricambiò il sorriso << Non
sei affatto sciocca! >> e con un cenno di saluto si avviò ad uscire dalla casa.
fine parte 1.
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