Digimon Zero-01
Digimon Zero
Una fanfiction di Digimon scritta da: Justice Gundam
(Scenario vuoto. L'autore entra in scena lentamente e con tutta calma, da
lato, indossando un elegante smoking con pantaloni lunghi e scarpe nere. Si
ferma a metà, si schiarisce la gola, e inizia a parlare.)
Justice: Ah-ehm... Gentile pubblico, amici lettori... se state leggendo
queste righe significa che molto probabilmente vi state apprestando ad
immergervi in quello che io ho immaginato essere il prequel alla prima serie di
Digimon e a tutte le storie che io ho scritto su questo anime. Ebbene sì,
signore e signori: quella che state per leggere è la storia dei primi cinque
Digiprescelti, coloro che hanno aperto la strada ai personaggi che noi tanto
conosciamo e amiamo: Taichi, Sora, Yamato, Takeru, Daisuke... e perchè no, anche
ai Tamers e ai Guerrieri Leggendari di Digimon Frontier! Molti di noi si sono
chiesti chi fossero i predecessori dei nostri eroi preferiti, ma non c'è mai
stata una risposta ufficiale... e la Rai si è inventata che i cinque
Digiprescelti originali fossero Takuya e i suoi amici (ma loro erano in sei -
non dimentichiamoci di Kouichi!). Ma ora, almeno nella mia versione degli
eventi, questa eterna domanda troverà una risposta. Perciò, preparatevi a
immergervi di nuovo nelle atmosfere della prima, indimenticabile serie! Vi
aspettano colpi di scena, avventure e scontri indimenticabili... ma ora bando
alle ciance, e iniziamo la nuova avventura! Oh, e prima di dimenticarmene... i
personaggi di Sho Kusanagi, Yurika Kagura, Kevin Nicholson, Jolene Spencer e
Felipe Ortega sono stati creati da me, appositamente per questa storia, così
come alcuni Digimon quali: Dimetromon, Watchmon, Battamon... e altri che
presenterò man mano che la storia andrà avanti! Perciò, se avete intenzione di
usarli nelle vostre storie, potete farlo, ma ricordatevi di dire che sono miei!
Dettop questo, signore e signori, siamo pronti alla nuova avventura? Sì? E
allora non ho altro da dire se non...
(Fa un inchino al pubblico)
Justice: ...LADIES AND GENTLEMEN, IT'S SHOWTIME!
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"Questo è ancora niente. Ma è così che inizia sempre ogni cosa: dal molto
piccolo."
-- dal film "Grosso guaio a Chinatown"
Prologo - L'inizio di tutto
L'Universo. Il termine con cui identifichiamo la totalità di ciò che ci
circonda, dalle stelle più grandi alle particelle più elementari. Un termine che
ci trasmette automaticamente una sensazione di immensità, di qualcosa di
infinito e senza confine. Sembra impossibile pensare che una simile meraviglia
possa essere nata da una particella subatomica. Eppure, stando a teorie
scientifiche molto accreditate, è andata proprio così: miliardi di anni fa, il
cosiddetto 'Big Bang' ha dato origine a tutto ciò che ci circonda, permettendo
la nascita e lo sviluppo delle stelle, dei pianeti, delle lune... e dando inizio
al lento processo che è culminato nell'origine della vita, degli animali, e di
noi esseri umani.
Ma... se il nostro Universo non fosse l'unico? Se quella grande espansione,
avvenuta innumerevoli ere fa, non avesse dato origine soltanto alla realtà che
conosciamo noi? Se, mentre noi stiamo continuando con la nostra vita, su altre
'lunghezze d'onda' ci fosse qualcun altro come noi, o anche completamente
diverso, che continua con la propria vita? Alcuni pensano infatti che la nostra
realtà, la 'linea temporale' nella quale ci stiamo muovendo, non sia altro che
una delle tante possibili, e che esistano altri Universi che si sono sviluppati
in maniera diversa, nei quali alcuni dei fatti storici che conosciamo, o anche
tutti, non si sono verificati... Universi nei quali le regole stesse che
governano la nostra realtà non valgono più... oppure Universi che potranno anche
assomigliare al nostro, almeno superficialmente, ma nei quali le differenze ci
sono comunque, anche se sono più sottili e riguardano meno persone. Le variabili
in gioco, e dunque anche i risultati delle loro combinazioni, sono infinite... e
per questo motivo, forse sarebbe più giusto riferirci all'insieme delle varie
possibilità dell'esistenza con un altro nome: il Multiverso.
Ad ogni modo, dall'origine del Multiverso fino ad oggi, non c'è mai stato
alcun contatto tra due linee temporali diverse, e coloro che abitano una delle
realtà parallele non hanno mai avuto modo di interagire con le altre, e nella
maggior parte dei casi, non hanno mai nemmeno avuto idea dell'esistenza di altre
dimensioni oltre alla loro.
Almeno, non fino ad ora...
Ora, infatti, questa regola sta per essere infranta: due mondi paralleli,
nell'infinità del creato, stanno per entrare in contatto. E le conseguenze
saranno tali, che le vite di tutti gli abitanti di quelle due realtà non saranno
mai più le stesse...
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Tokyo, Giappone. Quartiere residenziale di Nerima. 21 Marzo 1995.
Era un fresco pomeriggio di inizio primavera, e il sole cominciava ad
adagiarsi verso l'orizzonte, illuminando la città di luce calda e soffusa. Il
quartiere era abbastanza silenzioso e tranquillo, per fare parte della grande
capitale del Giappone, e l'atmosfera era ulteriormente addolcita da una fresca
brezza che soffiava lungo le strade, portando con sè il profumo di fiori ed erba
tagliata, e anche qualche primo petalo di ciliegio rosa. La quiete della
cittadina era interrotta brevemente soltanto da qualche macchina solitaria che
percorreva lentamente le strade, o da qualche gatto che rovistava tra i bidoni
di spazzatura e gli avanzi lasciati negli angoli. Nerima era un quartiere molto
diverso da quello che ci si sarebbe potuti aspettare, considerata la città a cui
apparteneva: niente grattacieli, niente strade enormi, poco traffico e
pochissimi ponti pedonali, mentre le case e i negozi erano al piano terreno, o
al massimo su due piani, in stile tradizionale giapponese. Si trattava di un
quartiere confortevole, un pò all'antica, ma non senza i suoi agi, e completo di
tutto ciò che poteva servire ad una piccola città, compresi minimarket, cinema,
scuole e un piccolo ospedale: insomma, pur non raggiungendo le vette di alta
tecnologia e di comodità di altri quartieri, come Shinjuku, Shibuya, o anche il
vicino Odaiba, era comunque un posto carino.
Erano appena scoccate le cinque del pomeriggio, e quel giorno la campanella
di fine lezioni era appena suonata per i numerosi studenti della Hirohito Middle
School, la scuola media del quartiere, e numerosi ragazzi e ragazze stavano
marciando allegramente fuori dai cancelli del complesso con gli zaini in spalla,
ansiosi di tornare a casa a rilassarsi dopo un'intera giornata di studio. Le
loro voci allegre risuonavano ovunque nei dintorni della scuola, assieme ai
saluti dei genitori di alcuni di essi, che erano venuti a prendere i loro figli.
Gruppi di bambine chiacchieravano tra loro mentre si avviavano lungo il
marciapiede, mentre alcuni ragazzi si fermavano qua e là, nel cortile o davanti
ai cancelli, a scambiarsi appunti, giocattoli, fotografie e quant'altro potesse
loro interessare.
Riempiendosi i polmoni dell'aria fresca di primavera, il dodicenne Sho
Kusanagi oltrepassò il cancello e uscì dal complesso scolastico, fermandosi
proprio addosso al muro e sfilandosi dalla schiena il pesante zaino, una
variopinta borsa di marca Invicta decorata con screziature rosse, viola e
gialle. Era stata una giornata faticosa, soprattutto perchè la sua classe si era
dovuta sorbire due ore di fila della sua materia odiata: matematica!
"Uff... finalmente, credevo che questa giornata non finisse mai... ragazzi,
quanto odio l'algebra!" mormorò tra sè, con voce squillante e sicura di sè
nonostante l'esaustione. Era un ragazzino un pò basso per la sua età, e ad
alcuni sembrava essere di un anno più giovane, ma la sua mancanza di statura era
compensata dalla sua grande vivacità e dal suo carattere avventuroso: la sua
pelle era un pò scura per un giapponese, i suoi capelli erano neri e a
caschetto, con riflessi bluetti, e pettinati in una buffa frangetta ribelle
sulla fronte, mentre i suoi occhi erano di un castano talmente scuro da sembrare
anch'esso nero. Indossava una maglietta blu a maniche corte, con disegnati sopra
un pallone da calcio, e la scritta 'Soccer Company', oltre ad un paio di
pantaloncini corti arancioni e scarpe da ginnastica bianche e rosse su calzini
bianchi. Le sue ginocchia e i suoi gomiti erano leggermente sbucciati e
macchiati di rosso grazie alle attività sportive che praticava quasi ogni
giorno, e delle quali non era difficile intuire quale fosse la sua preferita. Ma
la sua caratteristica più distintiva erano un paio di occhialoni da aviatore,
dalle spesse lenti sfumate, che portava legati sulla testa, a mò di cerchietto
per contribuire a tenere in ordine i suoi capelli. Era conosciuto da tutti come
un gran trascinatore di gruppo, e sapeva sempre dare la giusta spinta ai
compagni in difficoltà o giù di morale. Per questi motivi, oltre che per la sua
abilità negli sport, si era fatto molti amici tra i vari ragazzi della scuola...
ma pochi amici veramente intimi: in effetti, non era uno che amava le smancerie
e la retorica, e non amava esprimere troppo apertamente sentimenti come paura,
affetto o tristezza... sentiva che questi sentimenti lo avrebbero fatto sembrare
uno sciocco e un debole sentimentalone. Proprio per questo alcuni lo
consideravano, erroneamente, superficiale ed insensibile.
"La prima cosa che faccio, una volta tornato a casa, è fiondarmi di fronte al
computer. E poi, a letto presto, stasera!" mormorò tra sè, guardandosi attorno e
poi rimettendosi la cartella sulle spalle. "A proposito, dov'è finita quella
ritardataria? Devo sempre aspettarla, ogni benedetto venerdì..."
Le sue riflessioni furono interrotte da una familiare voce di ragazza, una
voce acuta e allegra nella quale si poteva sentire ancora un lieve residuo di
accento del nord. "Hey, Sho-kun! Eccomi qui, finalmente ho finito!"
"Finalmente... alla buon ora, Yurika-chan! Hai rischiato che mi incamminassi
senza di te!" rispose il ragazzino, voltandosi nella direzione della voce. Una
graziosa ragazzina della sua stessa età, proveniente da un'altra parte del
complesso scolastico, stava correndo verso di lui, staccando un gruppetto di
un'altra decina di studenti. Si accigliò leggermente al sentire la risposta del
suo amico. "Beh, e cosa ti aspetti? Lo sai che il venerdì pomeriggio ho gli
allenamenti di judo, e mi ci vuole un pò di tempo per rimettermi in ordine!"
"Va bene, va bene... almeno ringraziami, però, visto che ti faccio sempre la
cortesia di restare qui ad aspettarti!" rispose scherzosamente Sho, muovendo una
mano davanti a sè. Inutile insistere, non riusciva mai a restare arrabbiato a
lungo con la sua vicina di casa e amica d'infanzia, Yurika Kagura: abbastanza
alta per la sua età - tanto da sovrastare Sho di qualche centimetro, cosa di cui
si faceva vanto - e dal fisico atletico, era una tipetta dai capelli di un
allegro colore blu che sembravano quasi scintillare mentre lei camminava,
portati di solito in una morbida coda ma in quel momento sciolti e leggermente
umidi per il sudore degli allenamenti. I suoi occhi erano dello stesso colore.
Il suo abbigliamento consisteva di una t-shirt bianca decorata con un disegno di
Doraemon, il famoso gatto dell'animazione giapponese, all'altezza del cuore, un
paio di jeans corti che le arrivavano fin quasi alle ginocchia, e scarpette
bianche senza calze. Portava inoltre una catenina argentata al collo, un
braccialetto di perle variopinte al polso sinistro, e un grosso zaino blu, nel
quale stavano i suoi libri, quaderni e attrezzature da palestra, sulle spalle.
Fin da piccola, era stata una bambina dinamica e sempre in cerca di attività
movimentate... qualcuno avrebbe potuto definirla un maschiaccio, e non sarebbe
stata una definizione del tutto sbagliata. Era una ragazza semplice, priva di
frivolezze, e che sapeva cosa voleva dalla vita... ma aveva il difetto di essere
una gran testarda, alla quale era difficile far cambiare idea una volta che si
metteva in testa qualcosa. Come Sho, amava molto lo sport, in particolare il
judo (di cui frequentava i corsi pomeridiani una volta alla settimana, e di cui
poteva già vantare una cintura gialla), il softball e il calcio. Lei e Sho si
erano conosciuti sei anni prima, quando la famiglia Kagura, composta da padre,
madre e due figlie, aveva traslocato a Nerima da Hokkaido, l'isola più
settentrionale dell'arcipelago giapponese, e avevano preso residenza proprio
vicino alla casa dei Kusanagi: all'inizio Sho, convinto dai suoi genitori a fare
amicizia con la nuova arrivata, era piuttosto riluttante a giocare con una
'femmina', ma col tempo si rese conto di aver giudicato troppo frettolosamente
la nuova arrivata: era una ragazza divertente e piacevole, con cui poteva
parlare di ogni cosa, giocare a qualunque cosa... e in generale, una con cui
aveva molto in comune e con cui gli faceva piacere stare. Nei sei anni
successivi al suo arrivo a Nerima, tra loro si era formato un legame di profonda
amicizia e complicità.
Yurika si avvicinò al suo amico, sogghignando furbescamente, e gli diede un
pugnetto giocoso sulla spalla. "E perchè dovrei ringraziarti, fessacchiotto? E'
dovere di voi uomini essere galanti con i membri del gentil sesso!" gli rispose
con tono volutamente drammatico, alzando il naso in aria. Poi, con una risata,
si tolse una frangia di capelli dagli occhi. "Va bene... scherzi a parte, ti
ringrazio per avermi aspettato. Ci incamminiamo? Non vedo l'ora di tornare a
casa e riposarmi un pò!"
"A chi lo dici... andiamo subito!" rispose Sho, indicando la strada con un
gesto del braccio. Guardò dietro Yurika, vedendo un gruppo dei suoi amici maschi
che stava uscendo dai cancelli della scuola, e li chiamò con un fischio. "Hey,
ragazzi! Reiji! Kentaro! Daichi! Io e Yurika-chan torniamo a casa! Buon
weekend!"
"Ci vediamo, Sho! Ciao, Yurika! Buon weekend anche a voi!" risposero gli
altri ragazzi, voltandosi verso i due amici e salutandoli con la mano. Si
trattava di un gruppetto variamente assortito, composto da un ragazzino alto e
magro con i capelli castani pettinati verso l'alto, un altro piuttosto piccolo,
con qualche brufolo sul viso e i capelli neri leggermente ricci, e un terzo
grassoccio, biondo e con gli occhiali. Dopo aver salutato, presero la direzione
opposta a quella che Sho aveva indicato prima, continuando a chiacchierare tra
loro; Sho e Yurika li accompagnarono con lo sguardo per un breve tratto, poi si
incamminarono verso casa, facendosi strada tra la massa ancora consistente di
bambini e genitori, sotto il bagliore soffuso del sole di marzo.
Mentre i due amici percorrevano il marciapiedi della strada principale di
Nerima, circondati dai colori della primavera e dai gradevoli profumi della
natura, non poterono fare a meno di notare la tranquillità e la bellezza di ciò
che li circondava: il vento di inizio primavera portava con sè qualche petalo di
ciliegio e qualche foglia di gingko, sparpagliandoli per le strade. Lo stesso
stile delle abitazioni e degli edifici, più tradizionale rispetto ai grandi
grattacieli del centro città, dava un che di rilassato al panorama. Yurika prese
un profondo respiro, riempiendosi i polmoni di aria profumata, e poi espirandola
con evidente gioia.
"Aaah, quanto adoro la primavera! Mi dà un senso di libertà indescrivibile! E
poi tutti i suoi colori, i suoi profumi... Non sei d'accordo anche tu, Sho-kun?"
chiese, facendo un occhiolino al suo migliore amico, che alzò gli occhi al
cielo.
"Ecco, come volevasi dimostrare... adesso comincia con i suoi discorsoni
su quanto è bella la stagione! Cavolo, e chi la ferma più?" pensò tra sè
Sho. Era perfettamente d'accordo con Yurika, ma non se la sentiva di
abbandonarsi alla sua vena poetica in quel momento... non sarebbe stato da lui!
Si limitò a schiarirsi la gola e a rispondere, con tono più neutrale possibile.
"Ehm, sì... l'ho notato! Davvero bella, non c'è che dire!" disse, cercando di
nascondere un certo imbarazzo.
La ragazzina dai capelli blu rise tra sè. Tipico di Sho, liquidare certi
discorsi a suo parere troppo sentimentali con un rapido commento.
Dopo un altro tratto di strada percorso ora in silenzio, ora scambiandosi
qualche battuta, Yurika prese di nuovo la parola. Si mise a posto lo zaino sulle
spalle e si volse verso il suo amico, schiarendosi la gola. "Ehm... senti,
Sho-kun, domani mattina hai qualcosa da fare, per caso?"
"Qualcosa da...?" ripetè il ragazzino, sbattendo gli occhi. "Ehm... no, sono
libero, a parte i compiti per lunedì... ma quelli li posso fare nel pomeriggio.
Perchè me lo chiedi?"
"Oh, niente di particolare..." rispose Yurika, alzando le spalle. "Volevo
solo chiederti se potevi venire a casa mia... ho un problemino con il mio
computer, e visto che tu te ne intendi più di me, ho pensato che potresti darmi
una mano..."
"Nessun problema." rispose Sho. "Domani mattina alle nove e mezza ti va
bene?"
"Sì, è perfetto... è un problema un pò, come dire... particolare... oh, ma
guarda un pò, senza neanche accorgercene siamo arrivati a casa!"
La ragazzina dai capelli blu si fermò davanti al cancello di ingresso di una
piccola casa a due piani, costruita in stile tradizionale, con tanto di porte
scorrevoli, pavimento in tatami e tetto spiovente, e dal cui interno provenivano
delle luci soffuse. Un sentierino di sassi dava accesso all'abitazione,
attraversando un piccolo giardino corredato di un alberello di gingko e di un
laghetto nel quale sguazzavano alcune carpe variopinte. Un paio di piccole
scarpette era stato lasciato davanti alla porta d'entrata, segno che la
sorellina di Yurika era già tornata a casa.
"Vedo che Mieko-chan è già arrivata... vabbè, vado ad assicurarmi che non
faccia danni! Allora, ci vediamo domattina, Sho-kun... va bene?" chiese Yurika,
facendo un passo in direzione della porta di casa sua. Sho rispose alzando la
mano in segno di saluto e facendole l'occhiolino.
"D'accordo, Yurika-chan! Sarò da te all'ora stabilita, e vediamo se riesco a
risolvere il tuo problema! Ci vediamo domani!" la salutò. La sua amica ricambiò
il saluto, e saltellò allegramente fino alla porta di casa. Sho rimase ad
osservarla mentre raggiuneva l'entrata, si slacciava le scarpe e faceva scorrere
di lato la porta d'entrata, rivolgendo un saluto alla sorellina. "Hey,
Mieko-chaaaan! La tua sorellona è a casa!"
"Yurika-aneki! Bentornata!" rispose la vocina acuta di Mieko, mentre Yurika
si toglieva le scarpe, lasciandole cadere accanto a quelle della sorella,
entrava in casa e rivolgeva un ultimo saluto a Sho prima di richiudere la porta.
"Ciao, Sho-kun! A domani!"
"A domani! Ciao!" rispose lui, avviandosi poi verso la sua casa.
L'abitazione della famiglia Kusanagi aveva un aspetto più moderno di quella
dei Kagura, ma anch'essa, come tutti gli edifici del quartiere di Nerima, aveva
parecchio da invidiare ai palazzi di Shinjuku, o ai condimini della vicina
Odaiba. Era una piccola casa a due piani in muratura bianca, con le finestre al
piano terra abbellite da alcune piante da vaso in piena fioritura, e altre
piante ornamentali crescevano nelle aiuole ai lati della porta d'ingresso.
Canticchiando un motivetto tra sè, Sho si tolse una chiave di tasca e aprì la
porta, fiondandosi poi dentro casa, togliendosi le scarpe, e abbandonando il
pesante zaino vicino al portaombrelli. Con un sospiro che bene esprimeva la sua
soddisfazione per la fine di quella lunga giornata, Sho si diresse in soggiorno
e si accasciò sul divano di fronte al televisore, abbandonandosi alla piacevole
sensazione di avere qualcosa di morbido dietro la schiena. I suoi genitori
sarebbero tornati non prima delle sei e mezza, quindi per un pò aveva la casa
per sè. Dopo essersi rilassato qualche minuto, si accorse di avere caldo, e che
la sua fronte era sudata, quindi vi passò una mano sopra per asciugarsela e si
alzò dal divano con un rapido colpo di reni. Quella sera, una bella doccia non
gliela toglieva nessuno...
"Ma intanto, perchè non farci una partita al computer? Ho una giornata di
scuola da sfogare, dopotutto..." si disse, sorridendo furbescamente mentre
saliva le scale che portavano in camera sua. Raggiunto il primo piano, si
diresse verso una porta posta in fondo ad uno stretto corridoio, e la aprì con
un ampio, melodrammatico gesto del braccio.
"Aaaaah! Finalmente! Ecco il mio regno!" esclamò Sho, facendo un ampio passo
ed entrando in camera sua...
...e per poco non inciampò su una maglietta sporca che era stata lasciata
davanti alla porta chissà da quanto. Sho incespicò in avanti, afferrandosi al
muro per non perdere l'equilibrio, strinse i denti e spalancò gli occhi,
rimproverandosi per il disordine e la pessima figura che stava per fare. Cadere
così miseramente, inciampando sui suoi stessi vestiti, avrebbe gravemente
danneggiato il suo orgoglio maschile, dopotutto...
"Cavolo... giuro che domattina mi ricordo di mettere in ordine..." mormorò
infastidito, dando un'occhiata al caos primordiale che regnava incontrastato sul
pavimento e sui ripiani della sua stanza: magliette, pantaloni e mutande sporche
di vari colori erano sparsi qua e là sulla moquette bianca. Giocattoli ed action
figures di vari anime e videogiochi (in particolare Gundam, Dragon Ball e chissà
cos'altro), e persino un pallone da calcio sporco di fango, stipavano la
scrivania sulla quale si trovava il suo computer, il suo letto, i suoi comodini
e la cima del suo armadietto. Una massiccia quantità di libri era impilata in
qualche modo ad un angolo della scrivania, o per fretta o per pigrizia, e il
risultato era una specie di Torre di Pisa in miniatura. Sho 'ammirò' la
confusione imperante e scosse la testa. In un modo o nell'altro, era sempre
riuscito a rimandare il repulisti totale della sua stanza, o trovando qualche
scusa, o semplicemente dimenticandosene. Ed ora la camera da letto
straripava...
"Che diamine, non ci posso fare niente se sono un disordinato... questa
stanza sarà un macello, ma so dove si trovano le mie cose... almeno spero..."
disse tra sè il ragazzino dai capelli neri, eseguendo un breve slalom tra la
chincaglieria sparsa per terra e raggiungendo la sua scrivania. Dopo essersi
accomodato sulla sua sedia (non prima di aver spostato una certa quantità di
cartine e cartacce), Sho appoggiò il dito sul pulsante di accensione del suo PC
e lo premette, mettendosi poi in paziente attesa che il computer terminasse con
i caricamenti. Mentre sullo schermo appariva il logo di presentazione di Windows
'95, e una scritta in kanji e katakana che molto probabilmente voleva dire
'Caricamento in corso', Sho iniziò a rovistare tra i suoi CD, alla ricerca di un
videogioco che gli interessasse. Diversi titoli apparvero sotto i suoi occhi:
'Indiana Jones and the Fate of Atlantis', 'Monkey Island', 'Mortal
Kombat'...
Finalmente, il suo sguardo si posò su un titolo: 'Exile 2: Crystal Souls'.
Dopo averci pensato su un pò, Sho decise per quello, prese la custodia e la aprì
proprio nel momento in cui il desktop appariva sullo schermo e diventava
operativo. Impaziente di iniziare a giocare, Sho si sporse verso il suo
computer, e stava per aprire il CD Player per inserire il disco...
...quando qualcosa di strano sul desktop attirò la sua attenzione. Nel bel
mezzo dello schermo, ben in evidenza sullo sfondo verde-azzurrino, era apparsa
un'icona che il ragazzino appassionato di sport e videogiochi non si ricordava
di aver mai visto: era denominata DigiWorld, e aveva l'aspetto di un piccolo
televisore quadrato con i bordi azzurrini. La strana icona fece immediatamente
'drizzare le antenne' a Sho, che riappoggiò il CD sulla scrivania e avvicinò gli
occhi allo schermo per guardare meglio di cosa si trattava. Era davvero una cosa
strana. Non ricordava di aver mai installato un programma con quel nome
nell'hard disk del suo computer... anzi, non ricordava neanche di aver mai
sentito parlare di un programma con quel nome! Che razza di trucco era mai
quello?
Per qualche secondo, Sho continuò a fissare l'icona DigiWorld, cercando di
raccappezzarsi su come diavolo fosse finita sul suo desktop. I suoi genitori non
lavoravano nel campo dell'informatica, quindi non potevano aver installato loro
quel programma. Ed era sicuro che nessuno dei suoi amici gli avesse mai prestato
un programma come quello. Proprio non capiva...
"Che sia questo il problema di cui mi parlava Yurika-chan? Mah, a questo
punto, direi che non c'è che una cosa da fare..." si disse il ragazzino,
afferrando il mouse e muovendolo sopra la nuova icona. Esitò un istante prima di
premere. E se si fosse trattato di qualche nuovo virus, che una volta attivato
gli avrebbe sballato l'intero computer? Per qualche secondo, il ragazzino rimase
incerto sul da farsi... doveva attivarla o no? Rischiare o non rischiare? Se
avesse danneggiato il computer, avrebbe perso un bel pò di dati (per il suo
lavoro scolastico aveva le copie di back-up, ma i salvataggi dei suoi giochi non
potevano essere rimpiazzati così facilmente...), e si sarebbe sorbito una bella
ramanzina dai suoi non appena lo avessero scoperto... ma sentiva che se non
avesse provato a vedere di cosa si trattava, lo avrebbe rimpianto amaramente.
Sentiva che se non l'avesse fatto, si sarebbe perso qualcosa di grandioso...
qualcosa che forse avrebbe cambiato la sua vita per sempre. Il suo istinto gli
diceva di premere quell'icona... e lui si era sempre fidato del suo istinto.
Alla fine, la curiosità ebbe la meglio sulla prudenza.
"E va bene, correrò il rischio..." bisbigliò Sho. Prese un bel respiro,
osservò l'icona per l'ultima volta... e, dopo quella che era sembrata
un'eternità, ma in realtà era stata solo una frazione di secondo, fece doppio
clic sull'icona.
Quello che accadde dopo lo fece quasi pentire di averlo fatto.
Non appena il computer ebbe registrato il secondo clic, lo schermo emise un
lieve rumore di caricamento, e si illuminò di un bianco scintillante che invase
tutta la stanza, filtrando oltre la porta e la finestra ed inviando raggi di
luce tutt'attorno. Reprimendo a stento un'esclamazione di sorpresa e di
disappunto, Sho balzò via dalla sua sedia e si allontanò di due passi, quasi
inciampando su un giocattolo che urtò il suo tallone. Le sue braccia si alzarono
quasi per riflesso, andando a riparare gli occhi e il volto dalla luce accecante
che lo schermo gli stava sparando addosso. Si sentiva gli occhi bruciare come se
avesse guardato direttamente il sole, e non vedeva altro che rosso, e qualche
macchia di viola, verde e giallo. Alle sue orecchie arrivavano dei suoni
sibilanti, poi uno stridio acuto e fastidioso simile a quello del gesso sulla
lavagna... e il suono di qualcosa che cadeva sulla sua scrivania, giungendo da
chissà dove. Per un attimo, il panico lo travolse.
"Oh no, maledizione! E adesso che diamine ho combinato..."
Ma, rapidamente come era venuta, la luce accecante si spense, e i coloro
febbrili smisero di danzare davanti agli occhi di Sho, consentendogli di
scostare le mani dal volto e guardare di nuovo. Ancora qualche macchiolina di
colore rosso, risultato della sovraeccitazione della sua retina, gli ostruiva la
visuale, ma non durò molto prima che scomparissero, e il ragazzino potesse
tornare a vedere normalmente. Sbattè le palpebre un paio di volte e si guardò
attorno preoccupato... quel lampo di luce abbagliante era durato solo pochi
secondi, ma per qualche motivo Sho non si sentiva tranquillo... sentiva che era
successo qualcosa in quel breve periodo di tempo...
Si recò subito a controllare lo schermo del suo computer, e passò in rassegna
tutte le icone, per assicurarsi che non mancasse nulla, o che non ci fosse
qualcosa in più. Una scrupolosa occhiata e qualche clic di prova dopo, tirò un
sospiro di sollievo vedendo che tutte le funzioni del suo PC erano rimaste
intatte, e l'unica icona mancante era quella sospetta icona chiamata
'DigiWorld'. Alzò le spalle, pensando allo scherzo di qualche buontempone: in
fondo ne esisteva, di gente che si divertiva a creare virus informatici dagli
effetti appariscenti, ma tutto sommato innocui... stava per guardare altrove,
quando notò qualcosa di strano appena sotto lo schermo del suo computer:
incuriosito, allungò la mano e lo prese, esaminandolo attentamente. A prima
vista, assomigliava ad un videogioco portatile, essendo un piccolo schermo a
cristalli liquidi circondato da una 'cornice' azzurra di plastica liscia.
Tuttavia, era così piccolo che difficilmente si sarebbe potuto vedere qualcosa
senza avvicinarsi moltissimo... e inoltre non c'erano bottoni di avviamento,
controlli, e nemmeno un vano portabatterie. Sho provò a premere con un dito
sull'unica caratteristica visibile dello strano oggetto, talmente piccolo da
stargli comodamente nella mano: lo schermo a cristalli liquidi. Ma il
dispositivo non ebbe la benchè minima reazione, e l'unico effetto del gesto di
Sho fu quello di provocare qualche guizzo di colore rosso e verde. Sempre più
perplesso, il ragazzino alzò lo strumento e lo guardò attentamente, ma anche
così non riuscì a vedere nulla che potesse assomigliare a qualche controllo, o
ad un qualsiasi modo per interagire con lo strano oggetto.
"Ma che cos'è questa cosa? E poi, ora che ci penso... da dove è venuta?" si
chiese Sho, continuando a guardare il 'videogioco portatile' prima da un lato,
poi dall'altro. "Sono sicuro di non aver mai avuto una cosa del genere..."
La realizzazione lo colpì come un fulmine a ciel sereno, facendolo sobbalzare
sulla sedia. "Un momento! Mi... mi volete forse dire che questo affare è
venuto... è venuto... dal mio PC? Da quell'icona 'DigiWorld' che non so neanche
cosa sia? Ma... ma non diciamo assurdità, per favore! Non è possibile che un...
un... aggeggio... esca dallo schermo di un computer... vero?" disse ad alta
voce, con tono per metà arrabbiato e per metà impaurito. Lo schermo del suo PC,
ora andato in protezione, non gli offrì come risposta nient'altro che il logo
'Windows 95', con tanto di relativo simbolo, stampato su uno sfondo nero, che lo
guardava in maniera quasi inquietante. Sho deglutì incosciamente, rigirandosi lo
strano oggettino elettronico tra le dita. La sua mente razionale SAPEVA che non
poteva essere venuto dal suo computer... e voleva crederlo con tutte le sue
forze... ma allo stesso tempo sapeva che... che... quella cosa non poteva essere
venuta da nessun'altra parte! E una volta che si comincia a credere che
l'impossibile può accadere... beh, le possibilità sono tante... fin troppe per i
gusti di Sho!
"Che sta succedendo? In... in che razza di guaio mi sono cacciato?" si chiese
nervosamente, continuando a fissare sbalordito la muta schermata di protezione,
che continuava a fluttuare in maniera quasi canzonatoria davanti ai suoi
occhi...
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Da un'altra parte, in un posto molto lontano dai due piccoli amici, e allo
stesso tempo ad essi infinitamente vicino, qualcuno alzò gli occhi al cielo,
sorridendo con aria quasi commossa. Un piccolo dinosauro simile ad un
Tyrannosaurus Rex grande la metà di un bambino umano, con la pelle coperta di
squame bianche come la neve e grandi occhi azzurri che risplendevano come
ghiaccio, alzò lo sguardo verso il sole che si stava gentilmente posando
sull'orizzonte. Una strana emozione, profonda, dolcissima, e al tempo stesso
indescrivibile, si agitava nel profondo del suo piccolo cuore. Non sapeva
esattamente come definirla... era una sensazione che partiva dal suo animo e
pervadeva ogni centimetro del suo corpo, dandogli conforto e calore. Ora, in
qualche modo, sapeva che il suo momento stava per giungere: molto presto, i due
mondi si sarebbero incontrati per la prima volta... come sarebbe andata, non lo
sapeva... eppure sentiva che l'indomani sarebbe stato un giorno felice sia per
l'umanità che per la sua razza...
"Allora, SnowAgumon, tutto bene? Hai percepito anche tu il tuo Digivice che
arrivava a destinazione?"
Una vocetta acuta e ronzante distolse il piccolo dinosauro bianco dalla sua
contemplazione. Al suo fianco stava arrivando, agitando le zampette e inarcando
il corpo segmentato come se stesse misurando i passi che faceva, un bruco giallo
a righe nere delle dimensioni dell'avambraccio di un adulto, con lunghe antenne
a frusta che gli sormontavano la testa e un aguzzo pungiglione nero sulla punta
della coda. Il piccolo dinosauro bianco di nome SnowAgumon annuì, aspettando che
il bruco gli arrivasse a fianco prima di rispondergli.
"Sì, Kunemon... e non vedo l'ora di conoscere il mio partner!" disse
SnowAgumon, con una voce chiara e cristallina che suonava un pò strana, uscita
dalla bocca di un rettile. "Finalmente, ciò che era stato annunciato fin
dall'alba di DigiWorld, diventerà realtà..."
Kunemon annuì seriamente, piazzandosi al fianco di SnowAgumon e alzando anche
lui la testa verso il cielo. Il bruco giallo, che non sembrava avere occhi,
mosse lievemente le lunghe antenne, lasciando che la brezza le facesse
ondeggiare. Un breve sospiro ansioso lasciò le sue mandibole a forma di
becco.
"Già... speriamo che vada tutto bene... la salvezza di questo mondo, e forse
di tutto il creato, dipendono dai cinque prescelti della profezia..."
CONTINUA...
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Note dell'autore: Con questo capitolo, inizia il mio ipotetico prequel di
Digimon Adventure. Questa è la prima volta che mi cimento con personaggi
originali, quindi spero di fare un buon lavoro. Intanto, come primo capitolo e
come introduzione, trovo soddisfacente quanto ho appena terminato di scrivere...
ma voi sappiatemi dire, eh?
Questo prequel sarebbe stato pubblicato anche prima, se non fosse per il
fatto che, come scrittore, ho due grandi nemici che mi tormentano a periodi
alterni: il primo è rappresentato dagli esami universitari... e il secondo dai
videogiochi della serie Megaman Battle Network e da Digimon World 3! Chiedo
scusa, ma sono incredibilmente intrippanti... ad ogni modo, adesso sono gli
esami a farla da padroni: prometto che dopo il 27 di questo mese passerò più
tempo con la mia saga di Digimon, e continuerò alcune storie rimaste in sospeso
da troppo tempo! Cavolo, avrò un bel pò di lavoro per le mani...
Questo è tutto, per adesso! Spero che le vicende di Sho, Yurika e dei loro
amici vi entusiasmino... e mi raccomando, recensite! Ciao! ^_^
Justice Gundam
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