"Senza
emozioni, il tempo è solo un orologio che fa tic-tac".
(Equilibrium)
Prologo
-
Nothing -
Un fantoccio bianco e senza vita che come un fantasma passa le sue
giornate nella sala comune della Wammy's House, seduto nella sua solita
posizione - la schiena ricurva in avanti, una gamba piegata contro il
petto, l'altra abbandonata lungo il corpo -, troppo impegnato a
completare uno stupido puzzle bianco per ricordarsi di vivere. Il viso
inespressivo, gli occhi vuoti.
Near.
Un inutile pidocchio.
Più precisamente, il pidocchio migliore di tutto
l'orfanotrofio: i suoi
voti sono sempre eccellenti e il primo posto è perennemente
occupato dal suo nome.
Io chi sono, invece? Il numero che lo segue. Un fottutissimo numero due.
Non importa quanto ostinatamente provi a superarlo: Near
rimane
sempre il numero uno; il più intelligente; il migliore; il
futuro successore di L.
Bastardo...
«Ehi, Mello!». La voce di Matt distoglie la mia
mente da questi pensieri irritanti.
Sbattendo più volte le palpebre, cerco di concentrare la mia
attenzione su di lui e di lasciar perdere per un istante soltanto il
mio rivale, che come ogni giorno è intento a giocare sul
pavimento della sala comune con i suoi orrendi pupazzetti. Quasi con
rabbia, mordo la tavoletta di cioccolato che stringo fra le
mani e
ne stacco
un pezzo più grande del solito. Non voglio ammettere nemmeno
a
me
stesso di essermi incantato per la millesima volta a guardare quel
pidocchio. Il mio odio per lui mi induce a scrutarlo, a studiare ogni
sua singola mossa, nonostante le conosca a memoria.
Voglio
cercare di capire se lui riesce a percepire i miei sentimenti. Sono
sicuro che può, anche da questa distanza. Near sente i miei
occhi
su di sé, ma non reagisce in alcun modo.
Questo mi fa imbestialire.
«Stai ancora guardando Near?!», sbotta Matt
sconvolto.
«Amico, quando la smetterai di farti rovinare la giornata da
quel
tipo?».
Mai.
Near è il mio rivale. Non posso smettere di pensare a lui e
ad
un modo per superarlo. La sua sola presenza, la sua sola vista, il suo
solo... odore mi
nausea. Non lo sopporto, dannazione! Lui non può vincere!
«Hai ragione. Non ne vale la pena», mormoro con
difficoltà.
Nascondere la verità a Matt è sempre difficile
per me:
lui è l'unico che considero amico, qui dentro. Non
importa quante persone io abbia attorno, non importa se la mia
popolarità mi ha permesso di avere a che fare
con ragazzi che cercano continuamente di soddisfare ogni mio
desiderio... Matt rimane l'unico degno della mia stima.
Perché
lui è la sola persona che si sia mai interessata veramente
a me. Non perché sono il secondo della classifica, non
perché sono popolare... Semplicemente perché sono
io.
Ma ciò che riguarda Near non lo posso raccontare neppure a
lui.
È un sentimento particolare, un odio troppo profondo per
essere
espresso a parole. È una cosa mia.
Abbozzando un sorriso sbilenco, con i denti stacco un altro pezzo dalla
mia cioccolata. «Programmi per oggi?», gli domando
con la
bocca piena.
Matt sembra felice di avere finalmente tutta la mia attenzione su di
sé e non la smette neppure per un secondo di agitarsi sul
posto.
«Potremmo giocare a qualche videogame!», esclama
con gioia.
«Oppure fare una partita di calcio!».
In pochi secondi mi rendo conto di non averlo ascoltato neppure per un
istante: il mio sguardo è di nuovo fisso su Near. Lo
considero
un essere ripugnante, eppure non posso far a meno di guardalo. Vorrei
tanto capire il perché...
Lui continua a fare il suo puzzle, ignorando tutto e tutti. Il
più delle volte mi viene da pensare che tenda ad estraniarsi
in
un mondo tutto suo - un mondo orribile, ovviamente -; non trovo altra
spiegazione al suo comportamento. Non è possibile che un
essere
umano non provi alcuna emozione.
Da parte mia, non comprendo neppure il mio desiderio di ottenere una
sua reazione. Forse lo faccio perché sono stufo di essere
l'unico che si rode il fegato a causa sua. Per una volta soltanto,
vorrei essere io quello che gode nel vederlo soffrire. Sono sicuro che
lui lo fa sempre quando sono io ad infuriarmi.
Non avrò pace finché non sarò riuscito
nel mio intento.
«E se invece ci divertissimo un po' con il
pidocchio?». La
mia voce si è fatta improvvisamente strana: c'è
quasi una
nota di malignità in essa. E in effetti è
così.
Un ghigno si disegna sulle mie labbra e il sorriso di Matt scompare dal
suo viso. Quando mi comporto così, sa che cercare di farmi
cambiare idea è inutile. Sa che, quando il mio corpo freme
per
far del male a Near, è meglio non irritarmi con proposte del
tutto diverse.
«Se è quello che vuoi...».
Sì, è esattamente quello che voglio.
Oggi ho bisogno di sfogarmi su di lui.
Volto il capo e rivolgo nuovamente lo sguardo a quel pidocchio,
l'espressione compiaciuta ancora presente sul mio viso. Lui
è
lì, tutto solo e indifeso, e non sa cosa lo attende. Mi
viene
quasi da ridere.
«Matt...».
Lui mi osserva, già consapevole di ciò che sto
per dire.
«Raduna i ragazzi».
Nascosto dietro l'angolo insieme ai ragazzi, mi sento tutto un fremito.
Questa è la sensazione che provo ogni volta che sto per
pestare
Near: un brivido mi attraversa la spina dorsale, il mio stomaco
comincia a fare le capriole e gli angoli della mia bocca sono
perennemente rivolti verso l'alto in un ghigno malefico.
Picchiarlo mi fa sentire... vivo.
Ad un tratto, da lontano riesco a sentire dei passi leggeri e in parte
incerti: il pidocchio deve avere le gambe addormentate, dopo essere
stato per ore seduto in quel modo assurdo. So per certo che
è
lui, perché quel suono potrei riconoscerlo anche ad un
miglio di
distanza.
«Mello, è il momento?», mi domanda
Bruce, forse il ragazzo più violento del mio gruppo.
«Non ancora».
Devo aspettare che sia più vicino. Questa volta voglio
vedere la
sorpresa nei suoi occhi. Voglio vedere la paura. Voglio assaporare il
gusto della vittoria.
Near si fa sempre più vicino e il mio cuore batte come un
tamburo contro il petto, quasi volesse creare un buco e
uscire.
Devo controllarmi. Devo essere lucido.
Matt è al mio fianco, Bruce, Hugo, Rik e Gabe invece sono
alle
mie spalle e attendono il segnale per uscire allo scoperto e saltare
addosso alla preda.
«Mello?», mi chiama Matt, ma io non lo ascolto.
So che a lui questo gioco non piace. Il più delle volte
rimane
semplicemente fermo a guardare, l'espressione del volto contrariata;
proprio non riesce a comprendere il mio divertimento. Da parte mia, non
lo obbligo a far nulla. È libero di scegliere.
Proprio quando Near sta per raggiungere il nostro nascondiglio, prendo
una decisione: questa volta anch'io voglio semplicemente guardare.
Voglio godermi lo spettacolo. Lascerò fare il lavoro sporco
agli
altri, ma avrò comunque ciò che voglio: la
sofferenza del
pidocchio.
Ed ecco che arriva il momento.
«È tutto vostro, ragazzi», mormoro con
un ghigno malvagio dipinto sul volto.
Near volta l'angolo e potrei giurare di aver visto per una frazione di
secondo i suoi occhi allargarsi leggermente, prima di tornare i soliti
inespressivi di sempre. I miei compagni scattano in avanti, uscendo
allo
scoperto; Rik e Gabe lo afferrano per le braccia, bloccandolo, Bruce e
Hugo gli si posizionano alle spalle. Il pidocchio non
dà segno di essere spaventato, ma neppure sorpreso.
Come diavolo è possibile?! Lo odio, maledizione! Lo odio!
Perché non reagisce?! Perché non prova a
scappare, a
difendersi a... fare qualcosa?! Qualsiasi cosa! Scommetto che
aveva
già previsto questo agguato, ma non ha comunque fatto niente
per
evitarlo; ed anche ora che ci è finito in mezzo è
completamente indifferente. I suoi occhi sono vuoti,
il respiro
è lento e tranquillo, il corpo rilassato.
Non capisco.
Mi avvicino a lui, scrutando il suo viso in silenzio. Lo studio
attentamente, ma non vedo traccia di quell'emozione che speravo di
trovare. Avvicino il mio volto al suo, digrignando i denti.
«Sai cosa sta per succederti, vero?», gli chiedo
minaccioso.
Lui lentamente annuisce, come se fosse la cosa più naturale
del mondo. «Fai pure», mormora apatico.
Dischiudo appena le labbra, basito. Non è umano.
I ragazzi aspettano il mio segnale per cominciare il lavoro,
ma
ancora non riesco a darglielo. Sono sconvolto.
«Va sempre a finire così, Mello»,
borbotta Matt alle
mie spalle. «Non dirmi che non te l'eri aspettato. Ormai
dovresti
aver imparato».
Ha capito ciò che provo, ha capito la mia rabbia.
Dannazione, sì! Sapevo che sarebbe finita così
anche
questa volta, ma ho voluto comunque tentare, nella speranza che fosse
diverso! La verità è che sono veramente stupido:
non so
quante volte questa scena si sia ripetuta, ma per mesi ho continuato a
perseverare e a portare avanti questa cosa; spero sempre che Near
reagisca e che il mio desiderio di vendetta si realizzi, ma non succede
mai. Eppure continuo a
provarci... Perché? Forse perché
non riesco ancora a concepire il fatto che quel pidocchio sia
così... vuoto?
Potrei fermarmi, arrivato a questo punto, tanto non avrei alcuna
soddisfazione.
«Allora, Mello?», mi chiede Bruce, eccitato. Lui
è sempre quello che non vede l'ora di agire.
Ma no... Non mi fermerò. Se sono destinato a sbagliare ogni
volta, allora tanto vale sbagliare fino in fondo.
Distolgo lo sguardo e mi allontano.
«Procedete».
Il sospiro sconsolato di Matt, l'urlo di vittoria dei miei compagni,
nessuna reazione da parte di Near. Ecco come finisce sempre la storia.
Il suono dei pugni e dei calci rimbomba per gran parte del corridoio a
quest'ora deserto. Il pidocchio incassa i colpi silenziosamente e non
un suono esce dalla sua bocca; si limita soltanto a stringere i denti e
le palpebre; si limita a sanguinare e ad accettare i lividi sul suo
corpo; si limita ad accasciarsi e a venire sorretto forzatamente dalle
braccia di Rik e Gabe.
Io assisto alla scena, in silenzio. Matt, ad un certo punto, distoglie
lo sguardo.
In teoria, dovrei provare pietà per quel fantoccio bianco
che
dopo poco viene lasciato cadere a terra stremato. In pratica, non ne
provo affatto.
Per me, Near, non è niente.
NdA:
Salve a tutti! Sono
emozionata se penso che questa è la prima long Mello/Near
che
scrivo e pubblico qui su EFP. Amo questa coppia e nelle ultime
settimane non ho fatto altro che cercare e leggere fan fiction che la
riguardassero. Sono fissata. Dopo "A
red scarf around us" dovevo scrivere una long!
Chissà se riuscirò a tirare fuori qualcosa di
vagamente decente...
Allora... Che dire di questo prologo? Siamo soltanto all'inizio e,
sì, non è proprio dei migliori... Però
non si
può avere tutto subito, no?
I prossimi capitoli saranno sicuramente più lunghi e
più
ricchi di dettagli. Descriverò meglio anche i singoli
componenti
del gruppo di Mello e darò molto più spazio a
Near, che,
poverino, in questo prologo le ha soltanto prese. ^^''
È sempre gradito un piccolo giudizio, positivo o negativo
che sia.
Alla prossima!
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