I
101 SEGRETI DEI BLADEBREAKERS PROFANATI DA HILARY TACHIBANA
Salve
a tutti.
Sono
Hilary Tachibana, ho diciotto anni e frequento la terza classe di un
liceo di Tokyo.
No,
non siamo ad una riunione del C.I.M. -Centro Igiene Mentale, per chi
lo ignorasse-, anche se la similitudine è talmente
sorprendete da
farmi accapponare la pelle.
Non
fumo da una vita, non ho mai provato a dir la sincera
verità, e non
bevo da sabato scorso, dal compleanno della mia migliore amica, Mao.
Ora
un gruppetto di gente non dovrebbe alzarsi in piedi, applaudirmi e
risedersi composto?
Ah,
no, scusate! Non ci troviamo nemmeno agli alcolisti anonimi.
Sono
qui in vesti ufficiali di investigatrice-giornalista-scrittrice.
Avete
capito bene, scrittrice-investigatrice proprio come Jessica Fletcher
sulla quale hanno girato tanti episodi cinematografici. Non
c'è
bisogno che vi tocchiate le parti basse o facciate gli scongiuri
quando passo perché non morirà nessuna delle
persone con cui avrò
a che fare oggi.
Frequento
cinque ragazzi ed un vecchio strambo che si crede uno spadaccino
più
in gamba di Zorro; ho raccolto una serie infinita di informazioni a
cui neanche gli stalker più affiatati potrebbero ambire,
segreti che
i paparazzi sognerebbero di arraffare pur di racimolare qualche soldo
facile in più.
Li
vedete come appaiono in televisione: dei bravi ragazzi valorosi che
salvano il mondo a suon di colpi di trottola, uniti dallo spirito di
squadra che infervora le loro anime, legati dalla passione
indissolubile che ognuno prova per il proprio e fedele compagno, il
Beyblade.
Quattro
giovani promesse dello sport, capitanati dal più celebre
campione di
Bey che con grinta e determinazione arriva a conquistare la meta
prefissata dopo sforzi disumani, rischiando la propria vita in segno
di lealtà verso i compagni che a stento lo sopportano.
Fa
paura da questo punto di vista, vero?
Ho
deciso di scrivere un libro, su questi prodi giovini.
Lo
intitolerò “I 101 segreti dei BladeBreakers
profanati da Hilary
Tachibana” e sono sicura che riuscirò a far cadere
quattro
mitiche figure montate in non più di qualche pagina
dall'inizio del
mio fantomatico best-seller.
Siete
pronti?
Partiamo
da quel buzzurro di Takao Kinomiya.
La
sua fama lo precede, o sarebbe meglio dire che la sua fame
lo
precede. Scusate il gioco di parole, ma lo trovo assai divertente ed
inquietante al contempo che non ho saputo resistere.
Erroneamente,
la maggior parte delle persone crede che la sua ossessione principale
siano i dolci o il cibo in genere. Magari qualche prelibatezza
originaria di un paese europeo come lo strüdel
di mele tedesco o la cassata siciliana dall'Italia.
Ma
come può un pozzo senza fondo come lui, una mucca con sei
stomaci,
gustare squisitezze simili se ingurgita il cibo e non ne sente il
sapore?
Infatti,
a discapito delle evidenti apparenze, il nostro campione di Beyblade
giapponese nutre una malata e morbosa ossessione per un oggetto
più
banale dei semplici dolci.
Sto
parlando dei post-it.
Può
sembrare idiota, lo so, ma come promesso voglio svelarvi i
più
astrusi segreti che i BladeBreakers celano dietro le loro maschere da
celebri campioni provetti.
Sono
qui in cerca di uno scoop, ricordate? Block-notes
e penna alla mano e il cellulare con fotocamera per testimoniare la
veridicità delle mie affermazioni. Una giornalista con i
fiocchi!
La
mania di Takao nasce da un piccolo incidente che segnò per
la vita i
suoi pochi neuroni.
Partì
da un rimprovero del Prof. K, dopo numerose dimenticanze da parte del
campione in carica di revisionare il Dragoon e di arrivare in orario
al saltuario allenamento del martedì.
In
quell'occasione, il tappetto occhialuto blaterò qualcosa di
simile
a: “La prossima volta segnatelo su un
bigliettino!”.
Mai
l'avesse detto.
Mai
avesse pronunciato quelle parole.
Takao,
con la sua spiccata capacità di recepire l'ironia della
battuta, non
se lo fece ripetere due volte e da quel giorno diventò
un'abitudine.
Utile
e geniale, direte voi.
Purtroppo,
anche con la buona volontà di tale gesto, Takao riesce
ancora a
dimenticare gli appuntamenti e le commissioni da sbrigare.
Mi
pare logico dal momento che la sua stanza è un ricovero per
post-it
delle più svariate misure e colori, dalle forme
più improbabili ai
semplici rettangolini di carta.
Con
tutti i fogliettini scarabocchiati in giro per la stanza, ad un certo
punto si crea più confusione del dovuto.
E
provate voi a convincere Takao che non appena si ha adempiuto ad un
compito o si è portata a termine una commissione, il
promemoria va
gettato.
“Hilary,
non ha senso buttarlo! Altrimenti è come se non avessi
combinato
nulla, ti pare?”
“Takao,
non è che se lo getti nel cestino quello che vi è
scritto sopra si
annulla per magia!” tentai di spiegargli più e
più volte.
Ciò
che vidi scritto un giorno su uno di quei famosi post-it, mi fece
desistere nel continuare a tentare di convincere Takao della
falsità
della sua credenza.
Non
ricordo che giorno fosse, l'ho rimosso per salvaguardare la mia
psiche, quando entrai in camera del pazz...ehm, del famoso blaider
dalle doti eccelse.
Oh,
diamine, cosa non darei per non averlo fatto!
Cosa
non farei pur di tornare indietro e rinunciare a saziare la mia sete
di verità.
Quante
imprecazioni contro la mia dannata curiosità...
Mi
avvicinai al bigliettino più vistoso color verde pisello
contornato
da strani ghirigori rosso fuoco, grande come il palmo della mia mano.
Recitava
esattamente: “Ricordarsi di svegliarsi alla
mattina”.
E
dove poteva trovarsi un post-it simile? Appiccicato alla testiera del
letto a mo' di sveglia.
Complimenti,
Takao, un vero genio! Sta sicuro che così non ti prenderai
più a
letto e arriverai in orario alle lezioni.
Ma
aspettate, c'era anche un piccolo post-scriptum come nota in fondo al
fogliettino.
“PS:
altrimenti Hilary si arrabbia e mi mette in punizione.”
No,
Takao, non c'è pericolo che ti sbatta in castigo. Ma da un
bravo
psichiatra ti ci accompagno volentieri!
Concentriamoci
ora su Max Mizuhara, un esemplare di ragazzo apparentemente innocuo e
tranquillo, è il classico tipo su cui contare con il suo
rassicurante sorriso genuino e la sua indole pacifica e socievole.
Uno
studente capace che arriva senza difficoltà a dei buoni
voti, un
atleta dotato di grande resistenza e con il Beyblade è un
campione
indiscusso grazie alla sua tecnica difensiva inespugnabile.
È
nota sicuramente la sua grande passione per la maionese, quella salsa
ipercalorica con cui condisce ogni sorta di cibaria -anche la carne
al sangue!-.
Si
arriva sempre a parlare di mangiare alla fine, eh? Strano, non
è
ancora ora di cena e il mio stomaco è in subbuglio a causa
di una
persona alquanto problematica di cui narrerò le
vicissitudini in
seguito.
Ma
come ho detto in precedenza, queste sono nozioni che anche un
disinteressato dell'argomento conosce: voi volete sapere cosa
nasconde di particolarmente affascinante il biondino dagli occhioni
celesti, non comunissime dicerie.
Ebbene,
Max Mizuhara colleziona sassi.
Pietruzze
dall'ipotetico fossile -dico 'ipotetico' poiché nessuno
è sicuro
della sua origine-, fino a raccattare le pietre lisce e piatte da
poter lanciare negli stagni da far rimbalzare sul pelo dell'acqua.
Uno sport nazionale, insomma, viste le fatiche che impiega per
trasportare tonnellate di sassi in casa Kinomiya per poi procedere ad
un'accurata selezione.
“E
cosa te ne fai dei rimanenti che scarti?” domandai un
pomeriggio,
presa come al solito dalla mia ingordigia di informazioni.
“Li
spedisco Mamy
che li analizza in laboratorio per scoprire eventuali creature sacre
imprigionate nella roccia!” disse accondiscendente
l'americano,
felice che qualcuno si interessasse al suo bizzarro hobby.
Wow.
Cioè, chi si aspettava una risposta così forbita
e spiazzante?
Potrebbe
sembrare interessante e costruttivo; dopotutto Max segue le orme
della dottoressa Judy la quale studia le trottoline ed i Bitpower
rinchiusi nelle tavolette di pietra.
“Buona
idea, Max!” annuii gentile, prendendo con calma le distanze
dal
pietrofilo.
Ma
che abbia provato per un momento ad immaginare un pacco postale
contenente sassi? Oltre a spendere una cifra per l'imballaggio e la
spedizione, dovrebbe pensare alla povera Judy alle prese con milioni
di inutili sassolini incartocciati uno ad uno, mentre gli lancia
maledizioni a vanvera sul fatto che ha sicuramente preso
l'intelligenza dalla parte paterna.
Se
solo Max non collezionasse i sassi come Heidi conserva i panini
bianchi nel cassettone dell'armadio per portarli alla nonna di Petar,
direi che è una passione comune ed innocente.
Certo.
Finché
qualcuno non ci rimette l'alluce del piede!
E
se quel 'qualcuno' non fosse niente meno che Kei Hiwatari?
Nonno
J avrebbe potuto chiedere a chiunque di prendere i tovaglioli dalla
credenza, ma il fato infausto decise che il malcapitato doveva essere
proprio il più scorbutico, il più lunatico, il
più asociale, il
più affascin... Ehm, insomma, l'unico ragazzo di casa
Kinomiya che
sembra essere perennemente in menopausa.
Eravamo
tutti presenti, quel giorno, quando Kei aprì l'antina
superiore del
mobile senza immaginare che...
“Cazz...!
Chi cazzo ha messo qui 'sti cosi?” sbottò,
massaggiandosi il piede
e cercando di reprimere le lacrime di dolore.
“Kei!
Guarda cosa hai fatto!” urlò Max, precipitandosi a
raccattare i
cocci della gigantesca pietra caduta sull'alluce del nippo-russo.
È
inutile precisare che Hiwatari quasi non lo ammazzò di botte
se non
fosse stato per il tempestivo intervento di nonno J, il quale
portò
di peso l'argenteo in ospedale per fare le radiografie.
È
superfluo dire che la testa di Max aveva seriamente rischiato di fare
compagnia al menhir caduto dalla credenza.
Ma,
stranamente, dopo il ritorno di Kei dal pronto soccorso, i sassi
scomparvero magicamente.
Chiamatelo
pure buon senso da parte del biondo, io preferisco definirlo istinto
di sopravvivenza.
Che
ne dite di cambiare soggetto e soffermarci su Rei Kon?
Su
di lui si può dire tutto o nulla, è un ragazzo
che tiene alla sua
privacy, specialmente per quanto riguarda la sua vita sentimentale.
Peccato
che la sua fidanzata, nonché mia migliore amica, mi confidi
anche
come si passi il filo interdentale la sera prima di andare a dormire,
ma sono dettagli rivoltanti su cui non voglio soffermarmi: il solo
pensiero di Rei che sputacchia nel lavandino e fa i gargarismi
grugnendo mi provoca incubi orrendi.
Non
ho mai avuto molto a che fare con questa specie di BladeBreaker,
d'altra parte ho sentito decantare fino allo sfinimento di come si
destreggia bene tra cucina e materasso matrimoniale. Chi vuole
intendere, intenda!
Ogni
donna sogna l'uomo perfetto e Mao sembra averlo trovato in questo
ragazzo dai lunghissimi capelli neri, i magnetici occhi ambrati dal
taglio felino e dalle misure ingombranti...
In
ogni suo pregio o difetto sembra apparire tenero e seducente, per una
minima cavolata Mao vi tesse lodi svenevoli anche solo per come
afferra le uova la mattina mentre prepara la colazione.
Oh,
ma non c'è da scherzare sul primo pasto della giornata con
Rei,
specialmente se si tratta di bere il tè nella sua virile tazza viola con i tigrotti bianchi.
Le
regole che bisogna seguire per una convivenza pacifica con il cinese
e la sua tazza prediletta sono poche e precise, non esiste un margine
di errore nel rispettarle, e chi osa violarle verrà
severamente
punito da Kon medesimo.
In
sintesi non bisogna toccarla, sfiorarla, né tanto meno
guardarla di
striscio.
Il
motivo di tale attaccamento a quell'abominio con le orecchie viola in
ceramica?
Beh,
è il primo regalo che gli abbia fatto la sua fidanzata per
il loro
anniversario.
Tenero,
nevvero?
Io
penso che gli manchi solo il miagolio incorporato per essere
sfruttata come oggetto in un film dell'orrore: “Non rompete
quella
tazza!”, tratto da una storia vera, diretto da Rei Kon.
Ma
tra le tante cose, Takao adora gli horror e con poca fatica
è
riuscito a guadagnare il ruolo di protagonista di tale
cortometraggio, distruggendo inesorabilmente Fluffy
-temete il
nome della tazza assassina- a causa di un colpo sfortunato con il
BeyBlade.
Non
riporterò le imprecazioni assai colorite provenienti dalla
bocca del
cinese, né dirò il fiume di lacrime in cui si
è sciolto il moro.
Per rimanere in tema cinematografico, mi limiterò a far
scorrere i
titoli di coda...
Bravo,
Takao, hai creato un mostro! Un altro povero ragazzo reso psicolabile
a causa di uno dei tuoi soliti disastri!
Ora
come farà Rei senza la sua preziosa tazza con i tigrotti?
Per
non parlare di come riverserà la sua tristezza sulla povera
Mao che,
ovviamente, si rivolgerà alla sottoscritta per parlare del
fidanzato
disperato.
Peccato
che l'omicidio non sia ancora contemplato in Giappone, altrimenti
più
di qualcuno farebbe una pessima fine a suon di legnate con la mitica
katana di nonno J.
Devo
ammettere, però, che l'esemplare di BladeBreakers
più interessante
devo ancora presentarlo.
Kei
Hiwatari detiene il primato come asociale nel dojo Kinomiya; il suo
silenzio è irritante quanto il fracasso perenne di Takao.
Sempre che
si possa parlare di 'silenzio' dal momento che sputa risposte
monosillabiche alternate a grugniti e rantoli soffocati quasi stesse
per tirare le cuoia da un momento all'altro.
Ha
la pessima abitudine di fissare la gente, di scrutarla da cima a
fondo, sondarla -fa pure la gastroscopia, sì-, per poi
crogiolarsi
nel suo mondo a parte che si cela dietro le palpebre chiuse, al di
là
di quello sconfinato mare violaceo.
Osserva
le persone all'interno della casa mentre fanno i loro comodi e nel
frattempo scatta fotografie
a raffica.
Già,
perché è di una vera e propria passione nascosta
per i flash che
stiamo parlando, oserei definirlo un tic nervoso.
Che
scatti foto con il cellulare, o con la macchina digitale o,
addirittura, con l'apparecchio professionale per ritrarre paesaggi,
sempre di fotografia si parla.
E
non mi sorprenderei se un giorno lo trovassi con una penna sospetta
in mano a catturare immagini per chissà quale agenzia
segreta russa.
Posso già sentire, dopo aver inquadrato l'obiettivo, una
vocina
metallica proveniente dall'oggetto annunciare: “Questa biro
esploderà fra cinque...quattro...tre...”.
Insomma,
avete capito, no? Una spia del KGB in piena regola con tanto di
pennino sparaflashante alla Man In Black maniera.
È
affascinante il modo in cui ritrae ogni soggetto nella naturalezza
della posa che sceglie, come con esperienza calcola la luce esatta
per effetti e giochi di ombre particolari e ricercati. Altrettanto
inquietante è il fatto che io senta incessantemente il
ridondante
rumore dell'otturatore dell'obbiettivo fotografico ventiquattro ore
su ventiquattro.
Un
fastidioso suono ormai impresso nel mio timpano talmente abituato,
che lo sogno perfino di notte, nei miei pensieri più
nascosti,
quelli che non si possono confessare nemmeno alla migliore amica per
paura di farla scappare via urlando.
Sono
sogni in cui l'obiettivo fotografico mi riprende mentre dormo, mi
cattura, mi fa sua.
Sono
fantasie proibite che so non potranno mai tramutarsi in
realtà,
perché sono solo un'illusa a pensare che Kei si infili in
camera mia
per riprendermi nel pieno del sonno, no? Si tratta di semplici
supposizioni -o accuse di stalking,
dipende-.
Tante
volte ho cercato di convincere il suddetto ragazzo dalla mestruazione
facile a lasciarmi sbirciare le sue opere e portandomi a casa un
fallimento dietro l'altro.
Ma
conoscete tutti la mia famigerata curiosità, vero? Sapete
che non mi
tiro indietro di fronte e niente, nemmeno al più brutale dei
rifiuti
da parte di Kei Hiwatari in persona.
Ora
come ora non mi sento nemmeno tanto in colpa di essere sgattaiolata
in camera del nippo-russo per sbirciare nei suoi effetti personali,
nel preciso intento di trovare un maledettissimo album.
Cronometrai
perfettamente i saltuari tre minuti di doccia di Kei prima di
precipitarmi nella sua stanza ed iniziare le ricerche.
Riponendo
le mie speranze nell'ordine e nella precisione di Hiwatari di
catalogare gli oggetti in camera sua, non impiegai troppo tempo prima
di trovare il cassetto con scritto “Album
fotografici” ed
intuirne il contenuto.
Il
tempo stringeva, non potevo perdere secondi preziosi, così
mi
limitai ad aprire il primo impilato nel cassetto e scorrerne le
pagine.
Non
dimenticai mai quel giorno, il momento in cui scoprii le meravigliose
fotografie di una giovane ragazza dai capelli nocciola immortalata
nei suoi quotidiani attimi al dojo Kinomiya.
Non
riuscii ad esprimere lo stupore e lo sgomento con i quali passavo le
immagini del principale soggetto dell'album mentre dormiva,
riprendeva Takao strillando, studiava o, addirittura, sbadigliava
senza portarsi la mano davanti la bocca.
“Aaah...le
hai trovate, alla fine.” mormorò una voce profonda
alle mie
spalle.
Una
voce dal tono ironico, ma comunque controllato e misurato nonostante
un'intrusa stesse curiosando tra le sue cose private.
Dimenticai
perfino di controllare l'orologio, perdendo la cognizione del tempo
in quella marea di scatti ritraenti...me.
“Io...io
non...” balbettai fissandolo imbarazzata.
No,
imbarazzata è un eufemismo. Stavo morendo di vergogna: il
mio viso
era incendiato, le mie mani tremavano da far paura e il cervello si
rifiutava di costruire una frase di senso compiuto.
“Te
l'ha mai detto nessuno che non è carino spiare negli effetti
personali altrui?” mormorò calmo.
Era
tranquillo, dannatamente pacifico. Nella sua voce non trapelava alcun
segno di agitazione, i suoi occhi scorrevano dall'album fotografico a
me, fino all'asciugamano che stava utilizzando per tamponarsi i
capelli umidi cadenti sul collo.
Solo
allora mi resi conto che era a torso nudo, ancora bagnato dalla
doccia sgocciolava a terra senza ritegno, senza alcun rimorso di
farmi perdere il controllo.
Dannazione.
“E a te l'hai mai spiegato nessuno che fare foto in modo
ossessivo-compulsivo può essere considerato
stalking?”
“Già,
sono uno stalker.” affermò con tono piatto e
ambiguo, mentre un
sorrisetto poco rassicurante gli solcava le labbra.
“Io
pensavo tu mi detestassi.” affermai convinta.
“Detestarti?
Tsè!” soffiò divertito, sospirando e
rilassando i muscoli
dell'addome contratti a causa della sorpresa di quell'intrusione.
Cos'aveva
da ridere, maledizione?
“Sapevo
che le avresti scoperte, prima o poi. Oh, beh! Ormai il danno
è
fatto.”
“Cosa...”
Fu
allora che non si preoccupò più dell'asciugamano,
lo gettò sulla
sedia accanto e riservò tutta la sua attenzione sulla
sottoscritta,
facendomi perdere completamente ogni volontà di portare
avanti la
discussione.
Quando
fu abbastanza vicino sentii il profumo del suo bagnoschiuma al
muschio bianco e la vista mi si fece appannata, il calore ormai
insopportabile sulle mie guance mi diede il colpo di grazia.
“Come
hai intenzione di rimediare?” domandò mellifluo,
malizioso,
sussurrando tali parole al mio orecchio e facendomi rimpiangere di
aver varcato la soglia della camera.
Presa
dalla vergogna e dai sensi di colpa, attanagliata dal rimpianto di
essere stata tanto ossessivamente curiosa, sentii
che ero sul
punto di scoppiare a piangere e di scappare via, sparire per sempre
dalla sua vista.
Ma
qualcosa mi impedì di compiere un gesto così
sciocco.
Non
furono le gambe molli che mi costrinsero a rimanere al mio posto e
nemmeno il terrore ormai impossessatosi delle mie membra.
No,
ciò che mi trattenne seduta sul bordo del letto di Hiwatari
non fu
altro che Kei stesso.
Il
suo corpo si rifiutò di lasciarmi andare, i suoi occhi
violacei
supplicavano di non abbandonarlo, mentre le sue labbra richiedevano
solo di concedermi a lui.
Vi
sarete sicuramente domandati: “Ma perché proprio 101
segreti?”.
Quell'unità
che rovina la perfezione del numero cento, quell'insignificante
macchietta nera che salta agli occhi della gente.
Beh,
ora vi voglio svelare un piccolo segreto, il mio
piccolo
segreto.
Me
lo porto dentro da quando l'ho incontrato, dal momento in cui ho
incrociato le sue iridi ametista così fredde e
impossibilitate
a donare emozioni.
Conservo
il ricordo di ciò che mi disse, o per meglio dire,
ciò che non disse la prima volta che mi
sono presentata diligentemente come la
capoclasse del capitano giapponese.
Che
stupida sono stata, eh? Non accorgermi che quel sorriso sghembo a cui
ho associato una presa in giro non era altro che un suo modo cortese
per dirmi: “Ciao, il piacere è tutto
mio!”.
Non
mi sono nemmeno resa conto che le volte in cui mi ha salvato la vita
era un'alternativa al classico: “Ti voglio bene, mi
prenderò cura
di te.”.
Ma
quel bacio era inequivocabile.
Quando
lui mi sfiorò delicatamente la guancia con le sue dita
longilinee e
calde dalla doccia appena fatta, quando appoggiò le sue
labbra
sottili sulla mia bocca invitandomi a partecipare al bacio...tutto
ciò non poteva significare altro che: “Ti amo,
Hilary.”
Sono
Hilary Tachibana e non credo che diventerò mai una brava
reporter di
scoop, non penso nemmeno che riuscirò mai a scrivere quel
famoso
libro di cui vi ho parlato, ma...avvicinatevi! Sto per rivelarvi il
mio piccolo fardello!
Io
sono follemente ed incondizionatamente innamorata di quel maniaco
fotografo russo, scorbutico e con l'alluce rotto di Kei Hiwatari.
Angolo
dell'autrice
Posso
spiegare! -Nena alza le mani per difendersi-.
Questa
è la One-shot che avevo inizialmente scritto per la sfida
con Iria
sulla KeixHilary contro una Het ù.u
Eccola,
l'ho terminata e risistemata e l'ho pubblicata. Mi dispiaceva
lasciarla lì nel mio archivio, dopotutto non scrivo molte
KeiHila ed
è una buona occasione per rimettermi alla prova, no?
Premetto
che io non ho mai scritto una fanfiction prettamente comica, il che
mi ha messa seriamente in difficoltà e non
tenterò mai più di
scriverne altre XD
Ho
fatto passare un po' tutti per deficienti, me ne rendo conto, ma
distruggere delle figure importanti rendendole
“ridicole” nei
limiti dell'umanità è una cosa che mi aggrada
fare >.>
Mi
sembrava un ruolo adatto a Hilary, quello della povera ragazza
sventurata che frequenta una compagnia di maschiacci =.=”
come la
compatisco dal momento che convivo con tre ragazzi
ç.ç
Potete
dunque concepire il cinismo della ragazza nei confronti dei
BladeBreakers perché a volte non si possono sopportare.
Si
dà al caso, inoltre, che queste
“ossessioni” mi appartengano.
Ovviamente le ho esagerate e ridicolizzate parecchio per adattarle al
tipo di storia che avevo in mente, ma... sì, ho la mia tazza
preferita che non può toccare nessuno, sì, adoro
i post-it e ne uso
a quintali, sì, da piccolina raccoglievo i sassi pensando
fossero
tutti fossili e, sì, amo la fotografia.
Bene,
dopo avervi annoiati con la mia lunga spiegazione, posso anche
chiudere qui questa fanfic e augurarmi una buona riuscita
dell'esperimento ^o^
Pareri,
belli o brutti che siano, contano molto per me! Se ci sono errori di
scrittura segnalatemeli senza problemi ^-^
Alla
prossima ^.-
Vostra,
Nena Hyuga ^-^
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