Dopo l'uragano

di Joey Potter
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Titolo: Dopo l’uragano
Personaggi/Pairing: Harry Potter
Rating: giallo
Avvisi: Angst. Angst a palate. Angst come se piovesse. Angst angst angst.
Conteggio Parole: 318
Prompt: StorySpinner mi ha assegnato:
Ambientazione: su un ponte
La prima frase per la tua storia: “Le migliori storie cominciano sempre con…”
Parole da inserire: taglio-muscolo-pietrificato-crescere
Note: StorySpinner è appena diventato il mio sito preferito.
E mi ha fatto scrivere su Harry – lo Sfregiato – Potter, argh. E mi è piaciuto.
Scritta per il "Drabble day", stupenda iniziativa delle stupende Chu e Nefene.



Dopo l’uragano
 

Le migliori storie cominciano sempre con un paese lontano, un re saggio e misericordioso al quale hanno rapito l’unica bellissima figlia, un cavaliere coraggioso nella sua invincibile armatura e un drago cattivo e rosso da sconfiggere.
Harry – il Sopravvissuto, il Prescelto, l’Eroe – Potter non poteva certo vantare un inizio simile o anche vagamente somigliante: ricordava solo un sottoscala polveroso e angusto, un valente ma tortuoso Preside, un’armatura fatta di fortuna e improvvisazione, e un mago adulto e spietato da uccidere.
Le migliori storie non parlavano del dopo – dopo la guerra, dopo la morte, dopo la scomparsa del drago sputafuoco, dopo la fine della missione del paladino, dopo, dopo, dopo –: si limitavano ad annotare brevemente di un futuro matrimonio e della miriade di figli chiassosi che ne sarebbero derivati – da crescere come soldati, pronti alla loro battaglia e al loro drago –, dell’arcobaleno che era tornato a risplendere sui cieli di “paese lontano”, e tutte chiudevano con la stessa promessa di una felicità eterna.
Nelle migliori storie – non nella sua, non in quella accozzaglia di sorte e perdite – tutto sembrava semplice: non era previsto che continuare a muovere un muscolo dopo l’altro per camminare dritto su quel ponte fosse così difficile, per l’eroe Harry.
Ma quella non era una delle migliori storie: era la sua schifosa storia, quindi non doveva stupirsi se si ritrovava a scansare con sguardo assente la folla gioiosa e grata, con l’indelebile sensazione di un taglio schiumante di sangue al centro del petto, un taglio invisibile che odorava di colpa.
Così, giorno dopo giorno, Harry se ne stava pietrificato su quel ponte fatto di legno e pietra e sorrisi sconosciuti – e pensava ci fosse qualcosa di così sbagliato nella sua assenza di esultanza, nelle sue lacrime secche che gli marchiavano le guancie, nella sua stanchezza – reprimendo il desiderio di chiedere a un qualsiasi Dio il perché la sua non potesse essere una delle migliori storie.










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