CRESCERE
Era una giornata come le altre, per Ash, Brock e Misty. Come
al solito si trovavano in viaggio, alla ricerca di nuovi pokemon e nuovi
tornei. Ormai camminavano da giorni e giorni, dormendo all’aperto, senza vedere
nemmeno l’ombra di una città. Finalmente, quando ormai stavano rinunciando
all’idea di poter riposare decentemente, si ritrovarono di fronte a delle
abitazioni. Si trovavano in prossimità di una piccola città, ma per loro andava
benissimo ugualmente.
“Oh, finalmente! Non ne potevo più di camminare e dormire
all’aperto! Ma chi è stato a dire che proseguendo in questa direzione avremmo
trovato dei posti magnifici? Io ho visto solo alberi, alberi e ancora alberi! E
tutto questo in 10 giorni di cammino!!”
“Non guardare me, Misty. E’ stato Brock a decidere la
strada. E sono d’accordo con te.”
“Ma la mia guida diceva….”
“La tua guida ha sbagliato! Uffa, dai, lasciamo perdere.
Sono troppo stanca anche per arrabbiarmi…”
Brock e Ash si guardarono. Poi esclamarono all’unisono:
“A me non pare!”
“Che diavolo vorreste dire!?”
“No, niente! Su, calmati Misty…Pensa che ti aspetta una
bella doccia ed un bel letto caldo…”
“Non vedo l’ora! Dai, muoviamoci ad andare al Centro
Pokemon!”
Così dicendo la ragazza afferrò le mani dei due amici e se
li trascinò dietro, correndo verso la costruzione con una grande P davanti.
Non appena furono entrati nel Centro Pokemon, un’infermiera
Joy li accolse sorridendo. In un nanosecondo Brock le fu davanti, intento a
stringerle le mani.
“Oh, mia adorata Joy! Sei troppo gentile, non dovevi
scomodarti ad accogliermi personalmente! Che ne dici di uscire insieme,
stasera?”
“Brock, sparisci immediatamente! Sono stanca, voglio
riposarmi! Non farci perdere tempo!”
Mentre Misty dava una sistematina a Brock, Ash si avvicinò a
Joy, ignorandoli. In fondo c’era abituato e sapeva bene che era meglio stare
lontani da Misty quando era nervosa.
“Scusa, Joy, noi siamo in viaggio da oltre 10 giorni e siamo
molto stanchi. Cercavamo un posto dove poter riposare…”
“Certo. Per quanto vi fermerete?”
“Beh, considerato che abbiamo bisogno di una pausa, penso
per circa una settimana.”
“Proprio qui vicino c’è una locanda. La proprietaria è una
mia amica. Ditele che vi mando io e vi tratterà con riguardo.”
“Ti ringrazio. Devo fare una telefonata. Intanto potresti
dare un’occhiata ai miei pokemon?”
“Certamente, dammi le sfere. Oh, che bel Pikachu! Lo tratti
molto bene, eh? Si vede!”
“Pika!”
“Eh eh, ti ringrazio…”
Ash lasciò i suoi pokemon nelle fidate mani di Joy e si
avvicinò ai suoi due amici.
“Ehi, dov’è andata Joy? Non resta con me?”
“E’ andata a dare una controllata ai miei pokemon. Io devo
fare una telefonata, ragazzi. Poi possiamo andare ad una locanda che mi ha
indicato l’infermiera. Ho pensato che potremmo fermarci in questa città per una
settimana. Così avremo modo di riposarci, che ne dite?”
“Ash, questa è l’idea migliore che tu abbia mai avuto!”
“Anche a me va bene. Ci farà bene fermarci un po’.”
“D’accordo. Io vado a chiamare mia madre.”
“Salutacela!”
Ash si recò al telefono e compose il numero. Dopo un po’,
sul piccolo schermo, apparve il volto sorridente di Delia Ketchum.
“Sì?”
“Mamma, ciao! Come va?”
“Ash, tesoro! Finalmente, era un pezzo che non ti facevi
vivo! Va tutto bene?”
“Sì, alla grande. Abbiamo viaggiato per parecchi giorni, ma
ora siamo finalmente arrivati ad una città. Ci fermeremo qui per una settimana,
circa.”
“Dove vi trovate?”
“A Grey
City.”
“Ho capito. E dimmi, Brock e Misty stanno bene?”
“Sì, stanno bene anche loro. E ti salutano. Sai, sono
piuttosto stanchi, siamo appena arrivati.”
“Allora ti lascio andare a riposare, tesoro. Fatti sentire
prima di ripartire.”
“Va bene. Ciao, mamma.”
“Ciao.”
Chiusa la comunicazione andò a riprendersi i suoi pokemon,
perfettamente in salute, e si recò alla locanda con Misty e Brock.
Non ebbero nessun problema ad ottenere due stanze e la
proprietaria li trattò davvero bene. Dopo tutto quel camminare si sentivano
davvero in paradiso!
I tre amici trascorsero tranquillamente i successivi 6
giorni. Per una settimana si dedicarono soltanto a relax e divertimento. Da
quando erano partiti insieme, ormai 5 anni prima, si erano permessi simili
lussi davvero raramente. L’ultimo giorno si trovavano tutti e tre in un centro
commerciale. Misty aveva costretto i due ragazzi ad accompagnarla a fare
shopping. Ed ora i due si trovavano stracolmi di sacchetti e pacchettini vari.
“Uffa, è davvero un peccato che questa piccola vacanza stia
finendo…Dobbiamo proprio partire domani?”
“Misty, siamo rimasti qui per una settimana…Lo so che
viaggiare è stancante, ma d’altronde a te è sempre andato bene venire con noi.”
“Certo, non ho cambiato idea…però è stressante lo stesso.”
“Vorrà dire che la prossima volta che torniamo verso casa ci
fermeremo per molto più tempo. Ti va bene?”
“Cosa intendi dire?”
“Intendo dire che faremo una pausa più lunga, la prossima
volta. Magari un mese o due.”
“Ash, ma sei sicuro? Fino ad oggi ti sei sempre rifiutato
categoricamente di startene fermo per più di una settimana.”
“Che vuoi che ti dica, Brock? Forse comincio a sentire
anch’io la stanchezza…”
“Sarà…”
“Piuttosto, Misty…abbiamo finito con lo shopping? Aiutarti a
fare acquisti è più faticoso di affrontare 5 incontri di seguito!”
“Ho capito, ho capito. Abbiamo finito, possiamo tornare alla
locanda…”
“Evviva!”
Mentre tornavano alla locanda, passarono davanti al Centro
Pokemon. Decisero di fare un salto per salutare l’infermiera Joy, di cui erano
diventati ottimi amici. Quando li vide, Joy chiamò Misty.
“Misty, capiti a proposito! C’è una chiamata per te!”
“Eh? Una chiamata per me?”
“Sì. Puoi rispondere lì.”
“Grazie…Ma chi sarà?”
Ash e Brock si fermarono a parlare con Joy, mentre Misty
andava a rispondere. Afferrò la cornetta e pian piano iniziò a vedere il volto
della persona che l’aveva chiamata.
“Lily!”
“Ciao,
Misty. Ne è passato di tempo, eh?”
“Sì, parecchio. Ma come facevi a sapere che mi trovo qui?”
“Ah, ho contattato la madre del tuo amico Ash, a Pallet
Town.”
“Che cosa?! Hai chiamato la madre di Ash?”
“Sì. Avevamo bisogno di contattarti e non sapevamo a chi
altro chiedere. Fortunatamente ci ricordavamo nome e cognome di Ash…e la sua
città.”
“Perché tanta urgenza? E’ forse accaduto qualcosa?”
“No, non proprio. Però abbiamo bisogno di te, Misty.”
“Eh?”
“Devi tornare a Cerulean al più presto.”
“Cosa?! E perché? Ora mi trovo lontana da Cerulean. Non
potete aspettare che finisca questo viaggio?”
“No, altrimenti non ti avrei contattata. Il fatto è che
abbiamo seri problemi con la palestra. Abbiamo bisogno di te. Lo so che sei in
viaggio, però se tu non vieni dovremo assumere qualcuno. E sai anche tu che i
pokemon preferiscono avere a che fare con gente familiare, piuttosto che con
estranei.”
“Sì, ma io non posso dire agli altri di tornare indietro,
ora che siamo a metà strada. E nemmeno piantarli in asso!”
“Misty, noi non ti vogliamo certo obbligare…Però tieni
presente che noi abbiamo bisogno di te.”
“…”
“Senti, ora ti saluto. Tu pensaci, ok? Poi fammi sapere, quando hai deciso. Ciao.”
“Ah, Lily…”
Ma la ragazza aveva già interrotto la chiamata. Pensierosa,
Misty riappese la cornetta e tornò verso i suoi amici.
“Allora, Misty, chi era?”
La ragazza, immersa nei suoi pensieri, non rispose. Ash la
chiamò più volte, finché finalmente non riuscì ad ottenere la sua attenzione.
“Misty, insomma! Che ti prende? E’ forse successo qualcosa?”
“Eh? Ah, no
no! Tutto a posto. Era solo mia sorella che voleva sapere come andava il
viaggio.”
“E come ha fatto tua sorella a sapere che ti trovavi qui?”
“A quanto pare ha chiamato tua madre, per chiederle
informazioni.”
“Ha chiamato mia madre? E tutto questo solo per sapere come
stai? A me sembra strano…”
Con il passare del tempo Ash era diventato più intelligente.
Solo qualche anno prima avrebbe accettato una qualsiasi spiegazione senza
pensarci. Misty sospirò. Non voleva parlarne con loro. Temeva che decidessero
di fare una deviazione e le dispiaceva. Inoltre non voleva farli preoccupare.
“…Che sciocca…Se non voglio dirglielo è solo perché ho
paura di sentirmi dire di partire. So bene che Ash continuerebbe a viaggiare
tranquillamente anche senza di me. A lui non importa poi molto di avermi al suo
fianco. Però non voglio sentirmelo dire in faccia…sarebbe troppo doloroso…”
“Lascia perdere, Ash, ti dico che è tutto a posto.”
“E va bene. Allora andiamo alla locanda, è meglio. Domattina
dovremo partire presto.”
Così fecero ed il mattino successivo ripresero il cammino.
Continuarono a viaggiare per alcuni giorni. Misty era molto pensierosa, di poca
compagnia. Continuava a rimuginare su ciò che le aveva detto sua sorella. Da un
lato era tentata di andare a Cerulean. In fin dei conti, prendendo un mezzo di
trasporto ci sarebbe arrivata in poco tempo e una volta accontentate le sorelle
sarebbe potuta tornare dai suoi amici. Ma qualcosa, nel tono di Lily, le aveva
suggerito che la permanenza a Cerulean sarebbe stata molto lunga. Probabilmente
addirittura definitiva. Le sue sorelle, come lei, stavano crescendo. Ormai la
più grande era in età da matrimonio. L’attività di capopalestra non le aveva
mai interessate e probabilmente volevano che riassumesse la sua carica. Misty
aveva sempre amato la sua attività. Ma dopo cinque anni di viaggi continui, non
riusciva ad immaginarsi chiusa in una palestra a combattere con i vari
sfidanti. E, soprattutto, non riusciva ad immaginarsi lontana dai suoi amici.
Lontana dal suo Ash.
“Ehi, Mist, ci sei?”
“Eh? Scusa, Brock, ero con la testa tra le nuvole. Dicevi?”
“Ti ho chiesto se va tutto bene. E’ da un po’ di giorni che
sei strana.”
“No, sta tranquillo, tutto a posto. Forse sono solo un po’
stanca…”
“Stanca? Ma se ci siamo presi una settimana di vacanza!
Misty, da quand’è che sei diventata una sfaticata?”
“Ash, come ti permetti?! Prova a ripeterlo, se ne hai il
coraggio!!”
Misty prese a inseguire Ash, mentre lui scappava ridendo.
Brock sorrise, a quello spettacolo. Sapeva che anche Ash era preoccupato per
Misty. Ed era proprio per farla reagire che continuava a stuzzicarla. Beh, non
che di solito non lo facesse…Comunque, Brock rimaneva molto preoccupato. Mist
era diventata strana dopo la telefonata di sua sorella. E il giovane allevatore
cominciava ad avere alcuni sospetti sul motivo della sua tristezza. Anche se
sperava vivamente di sbagliarsi.
Circa 15 giorni dopo la partenza da Grey City, si fermarono
in un’altra città per la notte. Presero una stanza in una locanda e andarono a
cenare. L’umore di Misty si era un po’ risollevato, in quei giorni. Tuttavia
non era ancora tornata la solita Mist e sia Ash che Brock se n’erano accorti. Dal
canto suo, la ragazza aveva preso la decisione di rimanere con loro. Non voleva
smettere di viaggiare in compagnia dei suoi due più cari amici. Questa
decisione, però, la faceva sentire in colpa nei confronti delle sorelle, che in
fondo l’avevano cresciuta donandole molto affetto, anche se non sempre lo
davano a vedere.
All’improvviso, durante la cena, Brock si alzò dal tavolo.
“Ragazzi, io non mi sento molto bene. Ho un tremendo mal di
testa e temo di avere un po’ di febbre…Voi finite pure di cenare, io vado alla
locanda. Voglio mettermi subito a letto, così domani sarò in forma e pronto per
partire.”
“Aspetta, Brock, veniamo con te…”
“No, voi rimanete ancora un po’. E’ presto. Non voglio
rovinarvi la serata, in fondo erano due settimane che non cenavamo in un
ristorante. Ci vediamo domattina.”
“Sei sicuro di cavartela da solo?”
“Ehi, non sto mica morendo! Probabilmente è solo un po’ di
stanchezza. Tutto ciò che mi serve è una bella dormita. Ciao.”
Così dicendo si allontanò in fretta, per evitare che lo seguissero.
In realtà non aveva nessun mal di testa e stava benissimo. L’aveva fatto solo
per lasciarli un po’ da soli.
“Sono convinto che a Misty farà bene passare del tempo
sola con Ash. Chissà che non le torni il buon umore. E chissà che Ash non si
renda finalmente conto di quali sono i suoi sentimenti. Mi sa proprio che devo
fargli un bel discorsetto, un giorno di questi. Quel ragazzo pensa solo ai suoi
pokemon. Se continua così si troverà a 50 anni senza sapere cos’è l’amore…Non
può dedicarsi solo ai suoi pokemon, deve pensare anche a se stesso e agli altri
esseri umani, cavolo! E dire che basterebbe così poco per accorgersi di quello
che Mist prova per lui! Ah, che pazienza ci vuole con quei due!!”
Misty e Ash, rimasti soli, continuarono a mangiare tranquillamente.
In fin dei conti non era la prima volta che rimanevano soli. Terminarono la
cena in silenzio, poi pagarono ed uscirono.
“Ehi, Mist, hai visto che bella serata?”
“Già, niente male. E’ un peccato che Brock stia male proprio
in una serata così…potevamo andare a divertirci un po’ tutti insieme…”
“Beh, guarda il lato positivo…Se fosse stato male mentre
eravamo in viaggio sarebbe stato peggio. Non avremmo saputo a chi rivolgerci.
Ti ricordi quella volta che è successo, anni fa?”
“Non me lo ricordare, ti prego…”
“Eh eh…Beh, visto che ci siamo, che ne dici di fare una
passeggiata? Tanto ormai Brock starà dormendo.”
“Sì, ci sto.”
Cominciarono a camminare, respirando a pieni polmoni l’aria
della sera. Per le vie non c’era molta gente, solo qualche coppietta che andava
a divertirsi. Camminarono a lungo in silenzio, ognuno immerso nei propri
pensieri.
“In questo momento sono davvero felice di non essere
tornata a Cerulean. E’ così bello camminare insieme a lui, anche solo restando
in silenzio. Mi basta sentirlo al mio fianco per essere felice. No, non ce la
farei proprio a vivere senza di lui, ormai. Però…prima o poi il nostro viaggio
finirà…è inevitabile. Anche Ash comincia ad essere stanco, è evidente. La prova
è che abbia deciso di fare una pausa di ben due mesi, quando saremo tornati a
Pallet. E quando questo accadrà…quando smetteremo di viaggiare…cosa ci accadrà?
Torneremo ognuno a casa propria? Non ci vedremo mai più, dimenticheremo i
fantastici giorni passati assieme? No, io non potrei mai dimenticarli. Non
potrei mai dimenticare Ash. Lui è…lui è…Cos’è veramente Ash per me? Il mio
migliore amico? Sì, questo è sicuro. Ma non è tutto. Il ragazzo di cui mi sono
innamorata? Mi risulta difficile ammetterlo anche solo con me stessa. Però anche
questo non basta a definirlo. Tutto. Ecco cos’è. Ash è tutto, per me. Non mi
sono mai sentita così felice come in questi momenti. I rari momenti in cui io e
lui ce ne stiamo soli, fianco a fianco, senza parlare. Ascoltando soltanto i
nostri cuori e i nostri reciproci respiri. Lui è l’unica persona al mondo che
riesca a farmi sentire così. Così felice, così a mio agio, così…viva…”
“Mist…”
La voce del giovane distolse Misty dai suoi pensieri. Lo
guardò con sguardo interrogativo, attendendo.
“Posso farti una domanda?”
“Cosa sono tutte queste cerimonie, Ash? Avanti, dimmi
tutto.”
“Cosa ti sta succedendo?”
“Eh?”
“E’ dal giorno in cui hai ricevuto quella telefonata, a Grey
City, che sei strana. Spesso sei assente e sembri sempre molto triste. Non è da
te, tutto questo. Ecco…è come…sì, è come se da quel giorno tu non fossi più te
stessa. Non sei la nostra solita Mist…”
La ragazza rimase a fissarlo per qualche istante, a bocca
aperta. Era incantata. Lei gli aveva sempre voluto bene, a prescindere dal suo
aspetto, ma non si era mai resa conto di quanto fosse cresciuto in quegli anni.
Sia fisicamente che mentalmente. Era diventato davvero un bel ragazzo. Ora
teneva i capelli più corti, per la maggior parte del tempo senza il solito
cappellino. E la sua espressione si era fatta più adulta, mantenendo però,
negli occhi, quell’ingenuità e quella spensieratezza tipiche dell’infanzia.
Misty sentì il suo cuore palpitare. E poi, quelle parole…Era al settimo cielo.
Ash si era accorto del suo cambiamento e sembrava sinceramente preoccupato per
lei! Allora non la considerava solamente una scocciatrice! Almeno un po’
d’affetto lo provava, per lei. Forse solo come amico…ma anche lui le voleva
bene. E, in quel momento, quella consapevolezza era sufficiente a rendere Misty
la ragazza più felice del mondo. Avrebbe voluto che quegli istanti non
finissero mai, ma doveva pur rispondergli. Per rassicurarlo. Sorrise
dolcemente, facendo provare uno strano tuffo al cuore ad Ash, e scosse
lentamente il capo.
“No, stai tranquillo, Ash. Va tutto bene. Io sono sempre la
solita Misty. La VOSTRA solita Misty. Ero solo piuttosto pensierosa, tutto qua.
Ma ti assicuro che da oggi in poi tornerò a comportarmi normalmente. Scusa, non
volevo farti preoccupare.”
“Beh, così mi togli un peso dal cuore. Mi sento più
sollevato, meno male. Effettivamente, mi sembrava davvero strano che una come
te potesse avere qualche problema serio…”
L’incanto del momento sparì di colpo. Misty fissò Ash
stupefatta.
“Che vorresti dire, scusa?!”
“Beh, insomma, diciamo che tu non sei propriamente una
ragazza sensibile…Una cosa simile me la sarei aspettata da una normale
sedicenne, ma da te proprio no!”
“Ash, anch’io sono una normale sedicenne!!”
“Beh, sedicenne sì…ma normale non so quanto! Diciamo che
assomigli più a UN normale sedicenne…Maschiaccio come sei…”
“Io non sono un maschiaccio, idiota! E non sono insensibile,
al contrario di qualcun altro di mia conoscenza! Sono certa che potrei anche
essere sul punto di suicidarmi e tu non te ne accorgeresti nemmeno! Sei uno
stupido insensibile, Ash Ketchum! Io ti odio!”
“Tsk, sai che me ne importa…se mi odi tanto perché non te ne
vai?”
“Fottiti, Ash.”
Così dicendo, Misty gli mollò uno schiaffone e corse verso
la locanda, lasciando Ash da solo. Il ragazzo, di pessimo umore, calciò una
pietra e s’incamminò in direzione opposta, con le mani in tasca e l’espressione
imbronciata.
“Tsk, maschiaccio…”
Misty arrivò alla locanda ed entrò nella loro camera. Brock
stava dormendo e russava leggermente. Per non svegliarlo si buttò sul letto e
si premette il cuscino sul volto, cercando di soffocare i singhiozzi. Si
sentiva stupida a piangere per un tipo come lui, ma non poteva farne a meno.
Proprio quando sembrava interessarsi a lei, le aveva invece dimostrato di non
provare nulla per lei. A lui non importava affatto viaggiare con lei. Se ne
fregava. E dire che per due settimane era stata male proprio per quel motivo,
decidendo addirittura di tradire le sue sorelle per seguirlo. Era stata una
sciocca ad illudersi. Pianse per un paio d’ore, poi si addormentò stremata,
dopo aver sussurrato:
“Ash, sei uno stupido…”
Ash stette per delle ore a fissare le stelle. Non riusciva a
capire perché Misty se la fosse presa tanto. In fondo, lui aveva solo fatto una
delle sue solite battute, che in genere li facevano bisticciare. Ma mai
arrivando a quei livelli. Inoltre era molto arrabbiato per ciò che lei aveva
detto. Lo odiava…e allora perché rimaneva ancora con lui, dopo 5 anni? Non che
a lui desse fastidio…Anzi. Probabilmente, se lei li avesse abbandonati si
sarebbe sentito perso, proprio come quando Brock si era fermato dalla
Professoressa Eve.
“Proprio…come allora? Davvero, se Misty se ne andasse, mi
sentirei nello stesso modo? No…non è vero. Quando Brock si è separato da noi mi
è dispiaciuto tantissimo. E quando è tornato ne sono stato felicissimo. Lo
considero come una specie di fratello maggiore. E’ il migliore amico che abbia
mai avuto e so di potergli dire tutto. Ma se fosse Misty ad andarsene…no, non
potrei accettarlo. Sarebbe molto, molto peggio. Anche Misty è la mia migliore
amica. E da quando l’ho conosciuta, 5 anni fa, non me ne sono mai separato,
nemmeno per pochi giorni. Cosa farei senza di lei? Nulla. Non sarei in grado di
fare nulla. Misty è troppo importante per me. Ma perché lei non lo capisce?
Perché si ostina a credermi un insensibile? E ad odiarmi…E’ lei l’insensibile.
Accidenti…Mi sento davvero giù…E’ meglio tornare alla locanda, domattina si
riparte. Speriamo che Mist sbollisca la rabbia entro domani. Così potremo
parlarne con calma e chiarirci. Chissà, magari è davvero colpa mia…Ah, devo
dormire, o domani sarò uno zombie!!”
E tornò anche lui. Entrando, gettò lo sguardo sul letto di
Misty. La ragazza stava dormendo, abbracciando il cuscino. Ash notò che piccole
goccioline d’acqua le facevano brillare le ciglia. Doveva aver pianto.
Sentendosi in colpa, le si avvicinò, sussurrando un timido “scusami, Mist…”.
Poi andò nel suo letto, dove si addormentò immediatamente, ancora vestito.
Un raggio di sole entrava dalla finestra priva di tende,
colpendo il giovane allenatore di Pallet Town direttamente sugli occhi. Ash si
mosse, lamentandosi per il fastidioso risveglio. Tenne gli occhi chiusi ancora
per un po’, cercando di riaddormentarsi, ma improvvisamente avvertì qualcosa
piombargli sullo stomaco e una vocina urlare.
“Pika pi, pika pika, pikachu! Pika pi!!”
“Pikachu, ieri sono tornato tardi, lasciami riposare un
altro po’…”
“PIKA PIIII!!!!”
“Non serve che ti metti a urlare! Cinque minuti e mi alzo,
promesso.”
Il piccolo roditore elettrico sembrava avere molta fretta di
svegliare il suo allenatore. Infatti, dopo un ultimo richiamo vocale decise di
passare ai rimedi drastici.
“Pika pi…(Trad: L’hai voluto tu…)”
“AAAAAAHHHHHHHHHH!!!!”
Una bella scossa da parte del Pikachu fece saltare Ash sul
letto, con gli occhi sbarrati.
“PIKACHU, MA TI HA DATO DI VOLTA IL CERVELLO, STUPIDO
TOPO!!?!!”
Il giovane era ancora di cattivo umore dalla sera precedente
e si sfogò sul suo piccolo amico giallo. Il Pikachu ignorò l’insulto e si
affrettò a tirarlo per la maglia.
“Ma che vuoi?”
“Pi pika pi!”
E gli indicò il letto di Misty. Ash lo fissò, non capendo.
Poi si accorse che era vuoto. Si guardò intorno. Brock era ancora nel suo letto
ma si stava alzando, svegliato da tutto quel baccano.
“Pikachu, calmati, dai. Probabilmente è andata a fare
colazione, oppure una passeggiata. Lo sai che lei è più mattiniera di noi.”
Il topo giallo scosse la testina e saltò sul letto che era
stato occupato dalla giovane. Afferrò qualcosa tra le zampine e tornò sul letto
di Ash, porgendogli ciò che aveva raccolto. Ash lo afferrò. Era un foglietto.
Lo lesse e rimase senza parole. Brock lo guardava, incuriosito. Notando che si
era bloccato, lo chiamò.
“Ash? Che succede? Che è quel foglio?”
Il quindicenne alzò lo sguardo sull’amico più grande.
Sembrava sconvolto, tanto che Brock si spaventò.
“Che è successo?”
Senza una parola gli consegnò il foglietto, poi si prese la
testa tra le mani, mettendosi seduto e appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
Brock lesse anch’egli il biglietto, rimanendone ugualmente
sconvolto. C’era scritto:
- Torno a Cerulean.
Non cercatemi. Forse un giorno ci rivedremo. Addio. Misty. -
“Non è possibile…è davvero tornata a casa?”
“Così è scritto. Se n’è andata nel bel mezzo della notte,
senza una spiegazione…Ma perché?”
“Forse è dipeso da ciò che le ha detto sua sorella. Ricordi?
Dopo la sua telefonata è diventata strana…”
“Non è possibile. Ieri sera mi ha detto chiaramente che
andava tutto bene e che sarebbe tornata ad essere la solita Mist. Prima di
tornarsene alla locanda era palesemente decisa a continuare a viaggiare con
noi.”
“Cosa intendi dire con “prima di tornarsene alla locanda”?
Non siete tornati insieme?”
“No. Abbiamo avuto una discussione e lei è tornata prima.”
“Avete litigato?”
“Sì. Ma è stata una delle nostre solite discussioni, niente
di così serio! E’ vero, forse ho esagerato dicendole alcune cose cattive, ma
lei mi ha urlato che mi odiava!”
“Ash…”
“Senti Brock, non dare la colpa a me! Io non ho fatto nulla!
Stavo solo cercando di sdrammatizzare, visto che l’aria attorno a noi si era
fatta tesa…Ma lei se l’è presa e mi ha detto su di tutto…E alla fine mi ha pure
schiaffeggiato!!”
“Evidentemente ha preso le tue parole troppo seriamente.
Dobbiamo andare a Cerulean, Ash.”
“No. Non hai letto che c’è scritto? Non vuole essere
cercata. Evidentemente si è stufata di continuare a viaggiare. Era evidente che
stava diventando insofferente. Se lei vuole tornarsene a casa, faccia pure. Noi
possiamo benissimo andare avanti anche senza di lei.”
“Ma Ash!”
“Non ho intenzione di interrompere il mio viaggio solo
perché lei se n’è andata! E poi, anche se la trovassimo, che cambierebbe? Lei
se n’è andata, vuol dire che di noi non gliene importa un bel niente! Ha sempre
dato a me dell’egoista, ma lei non è certo stata da meno! Non ho nessuna
intenzione di abbassarmi a pregarla di viaggiare con noi. Ha fatto la sua
scelta…e io la rispetterò.”
Così dicendo Ash si alzò in piedi e uscì, sbattendosi la
porta alle spalle. Brock sospirò, molto preoccupato per la situazione.
“Cavolo…non avrei mai creduto che un giorno sarebbero
arrivati a tanto…E’ assurdo, si vogliono entrambi un bene dell’anima, ma non
riescono ad essere sinceri e ad esprimerlo! Così finiscono col trovarsi in
questa situazione! Misty è innamorata di Ash, è evidente. Per aver deciso di
andarsene deve aver avuto una buona ragione. E Ash, quasi sicuramente, prova lo
stesso per Mist. Solo che non vuole ammetterlo nemmeno con se stesso. Questo
abbandono di Misty l’ha ferito davvero profondamente…ecco perché ora ce l’ha
tanto con lei…Accidenti…tra qualche giorno sarà meglio che chiami Cerulean e
parli con Mist…Chissà che non riesca a risolvere almeno in parte questo
casino…”
Dopo aver passato la mattinata a sbollire un po’ della
rabbia e della delusione che provava, Ash decise che era tempo di ripartire. E
così il suo viaggio proseguì, con un membro in meno. Passarono 5 giorni in cui
Ash non aprì praticamente bocca. Era davvero deluso dal comportamento di Misty.
Lui l’aveva considerata la sua più cara amica, una delle persone più importanti
della sua vita. Eppure lei lo aveva abbandonato senza pensarci due volte e
senza nemmeno salutarlo o dargli una spiegazione. Il giovane si pentiva di aver
pensato di non poter andare avanti senza di lei. Avrebbe dimostrato,
soprattutto a se stesso, di farcela ugualmente.
“Misty non era poi così fondamentale, per me. Andrò avanti
in questo viaggio assieme a Brock ed ai miei pokemon. Io sono Ash Ketchum e
diventerò il numero uno. Con o senza Misty.”
Brock era sempre più preoccupato. Ash si era chiuso in se
stesso e non voleva sfogarsi con lui. Continuando così il loro viaggio sarebbe
terminato con un colossale fallimento. Doveva assolutamente parlare con Misty.
Fortunatamente, tra breve sarebbero arrivati a Flower Town, dove avrebbe avuto
modo di contattarla.
Non appena arrivati in città, i due si recarono diretti al
Centro Pokemon. Una volta entrati, Ash si recò dall’infermiera Joy per
consegnarle la sfera di Totodyle, che si era ferito durante un combattimento.
Brock, invece, ignorò la donna e si recò immediatamente ai telefoni. Compose il
numero ed attese. Finalmente sullo schermo apparve la figura di una giovane
donna.
“Sì?”
“Ciao, Daisy. Sono Brock, l’amico di Misty. Ti ricordi di
me?”
“Brock! Certo che mi ricordo di te! Come va?”
“Tutto bene. Senti, non è che per caso Misty è lì?”
“Certo, è arrivata tre giorni fa. Te la chiamo subito.”
“Ti ringrazio.”
Il giovane attese per qualche istante. Poco dopo il volto di
Misty comparve sullo schermo.
“Ciao,
Brock.”
“Misty! Meno
male, stai bene. Mi sono preoccupato molto quando ho scoperto che te n’eri
andata.”
“Mi spiace essere partita senza dirti nulla, ma si è
trattato di una cosa urgente. Le mie sorelle avevano bisogno di me qui a
Cerulean. Loro non possono più gestire la palestra, sono troppo occupate con i
loro spettacoli. Così sono dovuta tornare io, ad occuparmene.”
“Sì, certo, lo avevo immaginato. Però…perché te ne sei
andata in quel modo? Senza nemmeno salutarci? La telefonata di tua sorella ti
era arrivata molti giorni prima di decidere, non è vero?”
Il volto di Misty assunse un’aria abbattuta. Brock era
sempre stato un ottimo amico e sapeva di potersi confidare con lui.
“Sì, è vero, però…”
S’interruppe di colpo. Nello schermo del telefono aveva
visto chiaramente una persona passare dietro a Brock. Non poteva sbagliarsi,
quella persona la conosceva fin troppo bene. Era Ash. Rimase a fissare a bocca
aperta lo schermo.
Anche Ash, vedendo Brock, si era voltato ed aveva visto lo
schermo, riconoscendo immediatamente la persona dall’altro capo del filo. Si
bloccò per qualche istante finché Brock, accorgendosi di lui, lo chiamò
sorridendo.
“Ash, vieni! C’è Mist al telefono, non vuoi salutarla?”
Per qualche istante, gli occhi di Misty e quelli di Ash si
fissarono intensamente. Poi, il giovane allenatore si voltò e s’incamminò.
“No, grazie. Non m’interessa.”
Brock guardò il giovane allontanarsi, decisamente sorpreso.
Poi si voltò verso il telefono e vide chiaramente le lacrime che scorrevano
sulle guance di Misty. La sua espressione era talmente triste da far male al
cuore. Ma subito cambiò, trasformandosi in un’espressione furiosa. Altre
lacrime scesero dai suoi occhi, ma furono lacrime di rabbia.
“Beh, nemmeno a me importa niente di lui. Arrivederci
Brock.”
E chiuse la comunicazione, lasciando l’allevatore confuso e
deluso. In quel modo aveva solo peggiorato le cose.
“Non serve a niente. In questo momento sono troppo
arrabbiati l’uno con l’altra per poter fare la pace. Temo che ci vorrà un bel
po’ di tempo prima che quei due siano in grado di chiarirsi…Nel frattempo non
mi resta altro da fare che rimanere vicino ad Ash. Non vuole ammetterlo, ma
sono certo che anche lui è distrutto per questa situazione.”
Così i due ripresero il loro viaggio, senza più tirare in
ballo l’argomento “Misty”. I giorni passavano lentamente, ma pian piano Ash
tornava ad essere se stesso. I giorni si trasformarono in settimane e presto si
resero conto che erano passati ormai tre mesi dalla partenza di Misty. Ash era
tornato abbastanza in forma. Combatteva molto e alla grande e spesso rideva e
scherzava. Ma Brock sapeva che spesso, durante la notte, non dormiva. Invece di
riposare passava le notti a fissare il cielo, pensando a qualcosa. O meglio, a
qualcuno. In un paio d’occasioni Brock lo vide addirittura piangere. E
maledisse l’orgoglio del suo migliore amico, che gli impediva di prendere e
precipitarsi a Cerulean per riprendersi la SUA Misty.
Un giorno, mentre stavano pranzando, Brock fece
un’osservazione.
“Sai Ash, a prescindere dall’assenza di Misty…mi sembra che
da un po’ di tempo manchi qualcosa al nostro viaggio. A te non sembra?”
“Sì, effettivamente è come se altre persone mancassero al
nostro gruppo. Oltre a Misty, intendo.”
“Chissà…”
In quel momento, un fruscio proveniente da un cespuglio li
fece voltare di scatto. Il cespuglio si muoveva in modo innaturale e pochi
istanti dopo ne saltarono fuori due figure.
“Ah ah ah, mocciosi! Ci rivediamo, infine!”
“Sono Jesse!”
“E io James!”
Brock e Ash li fissarono, sorpresi. Poi entrambi si
batterono il pugno sul palmo dell’altra mano.
“Ecco chi mancava da tutto questo tempo!”
“Il Team
Rocket!”
Jesse e James scossero la testa con decisione.
“Eh no, miei cari. Non più.”
“Abbiamo lasciato il Team Rocket e ci siamo messi in
proprio.”
“D’ora in avanti dovrete chiamarci il Duo Invincibile!!”
Ash e Brock li osservarono, con due grossi goccioloni di
sudore che pendevano dalle loro teste.
“E così, Duo Invincibile, avete deciso di rubarmi Pikachu
per conto vostro?”
Jesse e James si guardarono, con un’espressione sconsolata.
“Veramente avevamo deciso di smetterla con i furti e fare i
bravi, però…”
“Ci siamo accorti che ci annoiavamo mortalmente senza
combattere con voi.”
“In fondo anche quello era una sorta di divertimento…”
“Che ne dite, facciamo un incontro, in memoria dei vecchi
tempi?”
Ash e Brock scoppiarono a ridere. In quel momento Jesse notò
che mancava qualcuno all’appello. Si guardò un po’ intorno poi chiese:
“Ehi, ma dov’è finita la mocciosa? Non è con voi?”
Brock la fissò.
“Intendi forse Misty?”
“Sì, la ragazzina con i capelli rossi.”
Ash assunse un’espressione cupa. Prima anche lui l’aveva
nominata, ma sentirsi chiedere dove fosse finita gli faceva male. Brock disse:
“Misty se n’è andata. E’ tornata alla palestra di Cerulean
City.”
“Ah, già, è vero. Se non sbaglio lei era la capopalestra,
giusto?”
“Esatto.”
“Però, che strano. Non avrei mai immaginato che anche voi vi
sareste separati. Se non ricordo male, da quando abbiamo cominciato a starvi
dietro lei è sempre stata con te, vero moccioso?”
Ash s’irritò.
“Tsk, io posso benissimo fare a meno di quella! Ormai sono
tre mesi che se n’è andata e non ho avuto nessunissimo problema! Per quel che
mi riguarda può restare a marcire in quella cavolo di palestra!”
James fissò il giovane, molto sorpreso. Poi guardò Brock,
come chiedendogli che gli fosse preso. L’allevatore scosse la testa, per fargli
capire che nemmeno lui lo sapeva. Improvvisamente, Jesse si avvicinò ad Ash e
prese a urlargli contro.
“Certo che sei proprio un idiota, moccioso! Non mi stupisce
che quella poveretta se ne sia andata, tu non capisci un’acca di psicologia
femminile!!”
Ash, Brock e James fissavano Jesse, sconvolti.
“C- che vuoi dire?”
“Scommetto che ti comporti in questo modo scontroso perché
sei deluso dal suo comportamento, vero? Proprio come un moccioso…Eppure ormai
sei grandicello, dovresti cominciare a comportarti da uomo, non credi,
moccioso?”
“Smettila di chiamarmi moccioso! Ormai non sono più un
bambino!”
“Ah no? E invece secondo me sì! Se non vuoi essere
considerato un moccioso, smettila di comportarti come tale!”
“E cosa dovrei fare, scusa?!”
“Un vero uomo deve saper innanzitutto riconoscere i propri
errori! Avanti, sentiamo, scommetto che lei se n’è andata dopo che avete
litigato. Vero?”
“E- e tu come fai a…”
“Ci avrei giurato! Voi ragazzi siete propri insensibili…Un
uomo deve saper chiedere scusa! Tu l’hai fatto? Scommetto di no. Anzi,
probabilmente hai pure rincarato la dose, vero?”
“Ma non è vero! Cioè, è vero che abbiamo litigato, ma era
una delle nostre solite discussioni…Io e lei ne facevamo in continuazione, ma
questo non ci ha mai impedito di essere ottimi amici!!”
“Amici?! AMICI?! Ma allora vedi che sei davvero un idiota!?
Ecco il vero problema di voi uomini! Non sapete nemmeno riconoscere i vostri
sentimenti! Credi davvero fosse solo amicizia, quella che ti legava a lei? Hai
mai provato a pensarci veramente? Ti sei mai fermato a riflettere su quali
fossero i tuoi VERI sentimenti?!”
Ash si bloccò, ripensando a tutti i dubbi che aveva avuto
quella sera, quella in cui avevano litigato l’ultima volta. Era davvero solo
un’amica, per lui? Davvero era solo questo? O piuttosto era un modo per
nascondere i suoi veri sentimenti? Una semplice amica avrebbe mai potuto farlo
sentire così felice solo con un sorriso? Una semplice amica avrebbe potuto
rovinargli la vita semplicemente smettendo di viaggiare con lui? Ripensò a
tutti i suoi viaggi. Misty era sempre stata con lui. Avevano conosciuto
moltissime persone, anche ragazze. E si erano separati da tutte loro. Eppure
mai nessun’altra separazione gli aveva fatto tanto male. Era così, dunque. Si
era sbagliato. Jesse aveva ragione. Si era comportato davvero come un moccioso,
arrabbiandosi e pestando i piedi per non ammettere che in realtà la partenza di
Misty gli aveva spezzato il cuore.
“Hai ragione…sono stato un’idiota…Brock, presto, preparati!
Partiamo immediatamente per Cerulean City!”
“Ash, ma…”
“Niente ma. Ora ho veramente capito. Devo andare da lei.”
Brock sorrise e si affrettò ad ammucchiare tutte le loro
cose. Ash afferrò il suo zaino e si voltò verso Jesse, sorridendole.
“Grazie. Davvero. Se non fosse stato per te, non me ne sarei
mai reso conto. Mi raccomando, non cacciatevi nei guai! Spero di vedervi
presto! Ah, e, un’ultima cosa…Anche io mi divertivo molto a combattere con voi!
Tornate a trovarci, prometto che vi concederò un incontro!”
Così dicendo corse via, seguito a ruota da Brock che
salutava il Duo Invincibile con la mano. Quando furono spariti, James si voltò
verso Jesse. Aveva un sorriso soddisfatto sul volto.
“Jesse, ma si può sapere di che parlavate? Perché sono corsi
via in quel modo?”
“Accidenti, eccone qua un altro, di rappresentante
dell’idiozia maschile…Non ti sembra evidente? Quella ragazza, Misty…era
innamorata di Ash, il moccioso. Per questo se n’è andata, dopo aver litigato
con lui.”
“Ma com’è possibile? Ricordo che quei due litigavano in
continuazione…”
“Spesso le ragazze maltrattano proprio la persona che più
piace loro…”
“Capisco…Ma posso sapere perché li hai aiutati?”
Jesse sorrise.
“Beh, in fondo sono ragazzi in gamba…mi piacciono. Non
sarebbe male diventare loro amici, no?”
“Sì, però…”
“E poi mi fa un po’ pena, quella ragazza. Comprendo bene la
fatica che ha fatto in questi 5 anni, stando dietro a quel moccioso.”
“Sul serio?”
“Già. Perché proprio come lei, anch’io sono costretta a
stare ogni giorno a contatto con un povero stupido, che non si accorge
minimamente dei miei sentimenti.”
James la fissò senza capire. Poi sembrò comprendere e
assunse un’espressione a dir poco stupefatta. Jesse sorrise e disse:
“Dai, James, andiamo. Mi è venuta proprio voglia di visitare
Cerulean.”
“E perché?”
“Non vuoi vedere come finisce questa storia?”
Anche James sorrise ed annuì. Dopodiché s’incamminarono
anche loro.
Due giorni dopo, nel primo pomeriggio, Brock e Ash
arrivarono a Cerulean. La fretta di Ash era tanta e aveva deciso di affidarsi a
dei mezzi di trasporto, per correre dalla sua Misty.
Con espressione decisa, si recò verso il Centro Pokemon.
“Ehi, Ash, che fai? Non andiamo subito da Misty?”
“No. Mi sono reso conto di essere stato un insensibile, fino
ad oggi. Ed ora voglio rimediare. Lascerò Misty a bocca aperta, questa volta.”
Brock lo osservò e poi lo seguì, senza capire. Decise che
comunque sarebbe stato a vedere.
Per prima cosa, una volta arrivato al centro pokemon, chiese
all’infermiera Joy di occuparsi dei suoi pokemon per il resto della giornata.
Uno dei principali motivi della sua insensibilità era che pensava troppo ai
suoi pokemon e troppo poco agli altri esseri umani. Poi lasciò al Centro
Pokemon tutte le sue cose e, dopo aver fatto una doccia, si diresse con Brock verso
il grande centro commerciale che sorgeva nel centro della città.
“Ora, amico mio, andiamo a fare un po’ di shopping. E’
un’occasione importante e devo vestirmi in modo adeguato.”
Brock fissava l’amico, sconvolto. Sembrava un’altra persona.
Anzi, sembrava essere maturato improvvisamente. Finalmente aveva compreso la
vera importanza che Misty aveva per lui.
Ash si comprò dei vestiti nuovi, poi andò addirittura a
farsi sistemare i capelli che erano cresciuti in modo disordinato. Infine tornò
al Centro Pokemon, mentre Brock si occupava di un’altra faccenda.
Si preparò per bene, indossando i nuovi vestiti. Un paio di
jeans, scarpe da tennis ed una camicia nera lasciata fuori dai pantaloni. I
capelli erano tagliati piuttosto corti e tenuti all’indietro da del gel, con
alcuni ciuffi che gli ricadevano sulla fronte. Uscì nuovamente dal Centro
Pokemon e si diresse deciso verso la palestra. Prima, però, si fermò da un
fioraio, acquistando un bel mazzo di fiori. Era quasi arrivato alla palestra
quando vide Brock corrergli incontro. Era in compagnia di Jesse e James.
“Ehilà. Ammetto che ora non sembri più un moccioso. Però
bisogna vedere se anche il tuo comportamento si adeguerà al tuo nuovo look.”
“Tranquilla, Jesse. Mi hai aperto gli occhi. Ora so cosa
devo fare.”
Con passo fermo entrò nella palestra, seguito a breve
distanza dagli amici, curiosi di assistere alla scena. Incontrò subito Violet,
che camminava in direzione opposta alla sua. La ragazza lo guardò, sorpresa.
“Sei uno sfidante?”
“No. Sono Ash Ketchum. Sto cercando Misty.”
Violet lo guardò sorpresa. Non l’aveva riconosciuto,
conciato in quel modo. E si vide costretta ad ammettere che sua sorella aveva
davvero gusto nel scegliersi gli amici. Poi notò i fiori e sorrise.
“Beh, forse ha buon gusto anche nel scegliersi il ragazzo…”
“Mi ricordo di te, Ash. Sei cresciuto un bel po’. Misty ora
è in palestra. Credo sia sola, puoi entrare.”
“Ti ringrazio.”
Ash si diresse alla porta che dava nella palestra vera e
propria e vi si bloccò davanti. Per un istante, Brock, Jesse e James temettero
facesse marcia indietro.
“Dai, Ash!”
“Ormai sei qui, sarebbe assurdo tornare indietro, no?”
“Falle vedere che uomo sei diventato in soli tre mesi!”
Ash si voltò e rivolse loro un sorriso.
“Vi ringrazio, amici miei. Vado.”
Spinse la porta, aprendola, ed entrò. Intanto, a loro si
erano aggiunte anche Lily e Daisy, chiamate da Violet. La ragazza era corsa a
dire loro che potevano assistere ad uno spettacolo straordinario.
Misty era seduta sul bordo della piscina. Aveva la testa
posata su una delle sue gambe, tenuta piegata. L’altra penzolava pigramente,
immersa nell’acqua. Stava pensando, ancora una volta, ad Ash. Nonostante
fossero passati ormai tre mesi da quando si era separata da lui, ancora non
riusciva a toglierselo dalla testa. Le mancava terribilmente e si sentiva vuota
senza di lui. Improvvisamente, udì il rumore della porta della palestra che si
apriva. Senza nemmeno voltarsi, disse:
“Mi spiace, per oggi non si organizzano più incontri. Se
vuoi combattere, torna domani.”
Per qualche istante non udì risposta. Poi una voce
stranamente familiare disse:
“Non sono qui per combattere. Non ho nemmeno un pokemon, con
me.”
Misty provò un tuffo al cuore. Non poteva essere. Conosceva
quella voce, ma lui non poteva essere lì. Probabilmente, in quel momento, lui
stava combattendo per vincere un nuovo torneo o una nuova medaglia. Di sicuro
non poteva trovarsi lì, nella sua palestra, e senza pokemon. Lentamente alzò la
testa, e ancor più lentamente si voltò verso chi aveva parlato. Era un ragazzo.
Decisamente un BEL ragazzo. Ma non l’aveva mai visto. Quello fu il suo primo
pensiero. Poi, il giovane fece qualche passo nella sua direzione. No, non lo
conosceva. Però il suo volto era identico a quelli di Lui. Anche la voce era
identica. Che coincidenza.
Misty si alzò in piedi, senza smettere di fissarlo per un
solo istante. Teneva in mano un mazzo di fiori. E, effettivamente, pareva non
aver nemmeno un pokemon.
“Spero di non disturbare. Tua sorella mi ha detto che potevo
venire.”
Perché quel ragazzo sconosciuto le parlava con la stessa
voce di Ash? E perché aveva i suoi stessi occhi? Non poteva davvero essere lui,
Ash non l’aveva mai guardata con tanta dolcezza. Perché le stavano facendo quel
crudele scherzo?
“Mist?”
No, non era uno scherzo. Quel ragazzo sconosciuto non era
altri che Ash. Solo lui e Brock la chiamavano così e di sicuro non si trattava
di Brock.
“Ash, che cosa ci fai qui?”
Il giovane le sorrise. Quando mai Ash le aveva sorriso in
quel modo? Era un sorriso più dolce di quello che solitamente rivolgeva ai suoi
pokemon.
“Una certa persona mi ha fatto capire una certa cosa. In
questa palestra, oltre 5 anni fa, conquistai la mia seconda medaglia. Quindi
pensavo non avesse più alcun senso tornarvi. Però, mi hanno fatto capire che
qui c’è ancora qualcosa che desidero conquistare. Qualcosa molto più importante
di qualsiasi medaglia o qualsiasi torneo. O di qualsiasi titolo. Una cosa che,
in questi 5 anni, avrei potuto conquistare in ogni momento. Ma sono stato
talmente assurdo da non rendermi nemmeno conto di quanto la desiderassi.”
Misty era sconvolta. No, c’era qualcosa che decisamente non
andava. QUELLO NON POETEVA ESSERE ASH! Non l’Ash Ketchum che lei conosceva!
“Cosa…”
“Misty, sono qui per chiederti scusa. Sono stato un vero
idiota. Non mi ero mai reso conto di quanto le mie parole potessero farti
soffrire. Pensavo si trattasse di semplici giochi e invece le mie erano vere e
proprie cattiverie. Ma ti giuro che non ho mai detto niente con l’intenzione di
farti soffrire. Vederti star male è l’ultima cosa che desidero…Non ho mai
desiderato una cosa simile.”
“Perché mi dici tutte queste cose, Ash?”
Ash le sorrise ancora. E si avvicinò ancora di più a lei,
porgendole i fiori che teneva in mano.
“Perché sono stato uno stupido. Non ho mai capito quanto
veramente importante tu fossi per me. Quali fossero i miei veri sentimenti per
te. Per cinque anni ho viaggiato al tuo fianco considerandoti solo un’amica. E
per tre mesi ho viaggiato senza di te convinto di odiarti. Ma poi, grazie ad
un’amica, ho compreso quanto stupido ero e quanto mi sbagliavo. Ho compreso
quali fossero i miei veri sentimenti. E non appena questo è accaduto, mi sono
precipitato qui, per dirtelo. Perché non potevo tenermelo dentro, una volta
scoperto. Ho capito che la cosa più importante della mia vita non sono i
pokemon. Non sono i tornei. Non sono le medaglie. E nemmeno diventare Pokemon
Master. La cosa più importante della mia vita è viaggiare con te al mio fianco.
Perché ciò che ho capito, Misty, per quanto possa risultarti ridicolo…è che io
ti amo. Ti amo con tutto me stesso e probabilmente ti ho sempre amata. Ti
prego, Misty. Torna da me.”
Grosse lacrime scesero dagli occhi della ragazza. Non poteva
credere alle sue orecchie. Ash le aveva appena detto che l’amava. E l’aveva
fatto con una dolcezza straordinaria. Mai avrebbe creduto che quel ragazzo
fosse in grado di essere tanto dolce. L’aveva sempre accusato di essere un
egoista insensibile, ma in quel momento le aveva dimostrato di essere l’esatto
contrario. Ora era lì, di fronte a lei, con un mazzo di stupendi fiori in mano,
un sorriso speranzoso dipinto sul volto, in attesa di una sua qualsiasi
risposta. Aveva mandato al diavolo il suo viaggio, il suo sogno, i suoi
pokemon. E tutto per andare da lei e dirle quelle straordinarie parole. Come
poteva anche solo pensare di essere arrabbiata con lui?
“Ash…Tu…sei un pazzo…”
Il sorriso scomparve dal volto del giovane, che assunse
un’aria spaesata e sofferente. Ma lei spazzò subito via quella sofferenza, con
uno splendido sorriso.
“Come puoi anche solo pensare che dopo una dichiarazione del
genere io possa rifiutarti? Ho viaggiato con te per 5 anni, sperando che tu
ricambiassi i miei sentimenti…Se avessi saputo che era sufficiente separarmi da
te per qualche mese, l’avrei fatto da molto tempo. Avremmo perso meno tempo!”
Così dicendo si gettò tra le sue braccia, piangendo di
gioia. Ash l’accolse tra le braccia e la strinse forte a sé, imprimendosi nella
memoria ogni singolo istante di quell’evento.
“Anch’io ti amo, Ash Ketchum. E mai, mai più mi voglio
separare da te!!”
E si baciarono dolcemente. Poco dopo, però, furono
interrotti da un rumore di applausi e festeggiamenti. Si voltarono verso la
porta e videro Brock, Daisy, Lily, Violet, Jesse e James che applaudivano contenti.
I due giovani arrossirono di colpo, restando però abbracciati.
“Ma…sorelline!! Ci avete spiati!!”
“Su, Misty, non te la prendere!”
“Siamo davvero contente per te, sorellina!”
“E’ stato così romantico…Perché a me nessuno ha mai parlato
così?”
Anche Ash era molto sorpreso.
“Brock, Jesse,
James!”
“Finalmente, ragazzi! Pensavo di dover diventare vecchio
prima di vedervi felicemente insieme!”
“Hai visto, mocc…ehm, Ash, che avevo ragione io? Ora sì che
sei un vero uomo!”
“Ragazzi, è stato così commovente…”
Piagnucolando, James afferrò la mano di Jesse, la fece
voltare verso di lui e, senza darle il tempo di accorgersi di cosa stava
succedendo, la baciò. Tutti li sguardi si spostarono su loro due. Quando si separarono,
Jesse fissava James con sguardo sconvolto.
“Beh, volevo solo dimostrarti che anch’io so essere un vero
uomo. Sai, non volevo che finissi per infatuarti di Ash!”
Jesse gli tirò un pugno in testa, dandogli dello stupido, ma
poi lo prese a braccetto, scoccandogli un bacio sulla guancia.
“Temevo non l’avresti mai fatto.”
Tutti risero, poi si diressero tutti insieme verso casa
delle ragazze. Quello era un giorno speciale e c’erano molte cose da
festeggiare. Mentre seguivano gli altri, tenendosi per mano, Ash e Misty si
guardarono, sorridendosi.
“Ti amo, Ash.”
“Ti amo, Mist.”
Dall’autrice: Eccomi qua! Questa è la mia seconda
fanfiction su Pokemon. L’idea mi è venuta dopo essermi vista per l’ennesima
volta il secondo film. Insomma, in quel film è davvero evidente che Misty è
innamorata di Ash! Ed è altrettanto evidente che Ash è troppo scemo per
accorgersene. Forse il discorso che fa a Misty quando si dichiara è un po’
troppo dolce per venire fuori da uno come lui, ma ho pensato che in 5 anni
potrebbe anche essere riuscito a maturare un pochino…Soprattutto dopo essere
stato spronato da Jesse. In fin dei conti, tutti crescono, prima o poi. No? Ho
inserito anche la coppia Jesse/James, perché mi fanno impazzire…E poi io sono
fermamente convita che in fondo siano brave persone e che potrebbero essere
ottimi amici di Ash e gli altri. Come avrete notato i pokemon appaiono a
malapena in questa fanfic…Il fatto è che li trovavo inutili. Anzi, considerato
il carattere di Ash, i pokemon sono un intralcio alla sua storia con Misty.
Spero comunque sia piaciuta. Mi raccomando, fatemi sapere
che ne pensate!!
La dedico a tutti i fan della coppia Ash/Misty, con un
saluto speciale a Ya-chan e alla mia adorata sorellina…TVTTTTB!! - Ryuen -