TRUE LOVE
In una bella mattinata di sole, un giovane uomo uscì dalla
porta del suo appartamento, sbadigliando.
“Accidenti…Ma perché bisogna alzarsi così presto?”
Kazuya Jono-uchi, 22 anni, viveva in un piccolo appartamento
assieme alla sorella minore, Shizuka. I loro genitori erano morti alcuni anni
prima e Kazuya da quel giorno si era sempre preso cura della sorellina.
Lavorava come poliziotto ed era il più giovane e promettente agente della
centrale di Domino. Sua sorella non era molto felice di questa sua occupazione,
temeva per la su incolumità. Ma Jono-uchi sapeva il fatto suo.
“Mi raccomando, fratellino, stai attento…”
Shizuka era sulla porta di casa, intenta a salutarlo. Grazie
ai soldi dell’assicurazione sulla vita di loro madre e a quelli che il giovane
guadagnava, la ragazza aveva avuto la possibilità di iscriversi all’università,
cosa che Kazuya non aveva potuto fare. Ormai era al secondo anno e se la cavava
egregiamente. Lei, al contrario del fratello, non aveva mai avuto problemi con
lo studio.
In quel momento, la porta dell’appartamento a fianco al loro
si aprì. Ne uscì una donna di qualche anno più grande di Kazuya, bionda, con
due profondi occhi viola. Vide i due e li salutò allegramente.
“Ehi, Shizuka,
Kazu! Buongiorno!”
“Buongiorno Mai!”
“Ciao Mai.”
“Kazu, grazie al cielo, capiti giusto a proposito. Non è
che, gentilmente, mi daresti un passaggio al lavoro?”
“Per me non è un problema, ma come mai? Dov’è la tua
macchina?”
“Ehm, l’ho prestata a Takeru…”
Il giovane assunse un’aria contrariata.
“Su, non fare quella faccia. Lo so che a te non piace che io
gli presti sempre tutto, ma ne aveva davvero bisogno, per un lavoro urgente.”
“Certo, certo. Dai, andiamo, altrimenti facciamo tardi
entrambi. Shizuka, ci vediamo stasera.”
“D’accordo. Buon lavoro ad entrambi!”
I due si allontanarono verso la macchina, chiacchierando.
Shizuka li osservò per un po’. Poi, sospirando, rientrò in casa.
Kazuya e Mai erano ottimi amici. Si erano conosciuti 6 anni
prima ad un torneo di Duel Monster. Inizialmente non facevano che litigare, poi
pian piano avevano cominciato a conoscersi meglio, diventando inseparabili.
Quando erano morti i suoi genitori, Mai era stata la più vicina a Kazuya.
L’aveva sostenuto in tutto e per tutto ed ormai, per il giovane, era diventata
una presenza fondamentale nella sua vita. Lo stesso valeva per Mai. Nonostante
avesse quattro anni più di lui lo sentiva vicino come se si fosse trattato
della sua ombra. Anzi, per lei era, come si divertiva a dire Shizuka, un angelo
custode.
“Eccoci arrivati, miss. Hai bisogno di un passaggio anche al
ritorno?”
“No, dovrebbe passare a prendermi Takeru.”
“Capito. Se dovesse dimenticarsene, chiamami pure. Oggi
faccio orario normale.”
“Sinceramente, spero che non accada. Ad ogni modo grazie per
il passaggio.”
“Ci vediamo, ciao.”
Mai lavorava in un istituto di bellezza. Una donna così
affascinante era l’ideale, in un posto del genere.
“Ehi, sono tornato.”
Kazuya era appena rientrato a casa. Era piuttosto stanco,
quel giorno aveva dovuto inseguire uno scippatore per mezza città. Aveva corso
come un disperato e alla fine ce l’aveva fatta. Però era stato davvero
faticoso. A lui piaceva molto fare servizio operativo per le strade. Aveva
trascorso parecchi anni a fare risse e sapeva come acchiappare i criminali.
Tuttavia il suo desiderio era quello di diventare ispettore e stava seguendo un
corso con questo proposito. Se avesse avuto successo, sarebbe potuto diventare
il più giovane ispettore di tutta Domino.
“Ciao fratellino. Ben tornato. Tutto bene?”
“Sì, tutto bene. Sono solo un po’ stanco. L’università?”
“Ottimo. Ho avuto i risultati dell’ultimo esame. Sono stata
la migliore del mio corso.”
“E brava sorellina. Per festeggiare potremmo andare a cena
fuori, che ne dici?”
“Davvero?! Evviva!”
“Certo. Decidi tu il posto.”
“Mi va bene ovunque. Ehi, fratellino, che dici? Invitiamo
anche Mai?”
“Eh? Per me va bene, però non so se sarà libera. Lo sai che
ultimamente passa tutte le sere con Takeru…”
Il tono di voce con cui aveva pronunciato quel nome fece
sorridere Shizuka.
“Fratellino…Tu proprio non riesci a sopportare quel Takeru,
eh?”
“Che vuoi che ti dica, Shizuka? Non mi piace. E poi secondo
me sta con Mai solo per sfruttarla.”
“Se vuoi la verità, nemmeno a me piace. Però Mai sembra
molto innamorata…”
“Appunto. E’ questo che mi preoccupa maggiormente. Sono
convinto che quel bastardo la farà soffrire. E questo non mi va proprio giù.”
“Dai, non pensarci. Se anche dovesse essere, Mai può sempre
contare su di te, no?”
“Certo che sì…Dai, prova ad andare a invitarla. Ormai sarà
tornata dal lavoro.”
“Corro!”
Shizuka uscì di casa, ma rientrò poco dopo.
“Niente, dev’essere ancora fuori. Ho provato a suonare ma
non risponde nessuno.”
“Eh? Strano…Però, ora che ci penso…diceva che oggi doveva
andare a prenderla Takeru. Probabilmente è rimasta fuori con lui.”
“Uhm…peccato, ci tenevo…Era un po’ che non cenavamo tutti e
tre insieme…”
“Dai, non ti abbattere. La prossima volta che la vedo
organizzo qualcosa, ti va? Magari andiamo a divertirci da qualche parte tutti e
tre, che ne dici?”
“Fratellino, tu mi tratti ancora come una bambina, lo sai?
Eppure ho già vent’anni!”
“Scusa, scusa…”
“Comunque la tua idea mi piace molto!”
“Lo immaginavo!”
In quel momento, il telefono del giovane squillò. Kazuya lo
afferrò, guardando il display. Era Mai.
“Pronto, Mai.”
“Ehi, Kazu! Ti disturbo?”
“No, figurati. Dimmi tutto.”
“Senti, per caso sei ancora in giro?”
“Eh? No, sono appena arrivato a casa.”
“Ah, capisco…”
“Perché mi fai una domanda del genere?”
“No, niente, pensavo che potevamo andare a bere qualcosa
insieme, prima di tornare a casa. Ma visto che tu sei già rientrato…”
“Scusa, ma tu non dovresti essere con Takeru?”
“Ehm, no…cioè, sì…”
Kazuya sospirò, cercando di reprimere la rabbia.
“Ti ha dato buca un’altra volta, vero? E per di più ha pure
la tua macchina.”
“Dai, Kazuya…”
“Mai, questa non è la prima volta che succede! Non puoi
sempre stare zitta e subire!”
“Per favore, Kazuya, lascia perdere. Non ho voglia di
parlarne, ora. Comunque, lascia stare. Torno in treno.”
“No, aspetta. Resta lì, vengo a prenderti.”
“Kazu, non importa.”
“Lascia stare, ho detto che vengo a prenderti. Così voglio
fare e così farò. Ti raggiungo all’istituto di bellezza.”
“…D’accordo, ti ringrazio.”
Senza nemmeno salutarla, Jono-uchi interruppe la chiamata e
si rimise le scarpe.
“Quel bastardo le aveva detto che sarebbe passato a
prenderla, finito il lavoro. E invece non si è nemmeno fatto vivo.”
“Forse ha avuto un imprevisto…”
La voce di Shizuka era davvero poco convinta. Nemmeno lei ci
credeva.
“Io non capisco proprio che le sia preso, a Mai. Non sembra
nemmeno più lei! Una volta, un tipo del genere l’avrebbe mandato al diavolo in
pochi giorni. Invece ci sta assieme ormai da mesi!”
“Forse ne è davvero innamorata…”
“Non è un motivo valido per farsi trattare in quel
modo…Giuro che la prima volta che lo vedo mi sente…”
“Se facessi una cosa del genere, Mai si arrabbierebbe, lo
sai. Non vorrai mica rischiare di rovinare la vostra amicizia!”
“…Shizuka, l’amicizia tra me e Mai si sta già rovinando. Ed
è tutta colpa di quel Takeru. Ora come ora, io l’ho già persa.”
E con queste parole se ne andò. Shizuka sospirò, nuovamente.
Lei non capiva perché si cacciassero in quelle situazioni. Sapeva bene che il
legame che univa Mai e suo fratello era profondo quanto quello fraterno. Ma nel
suo cuore era sempre stata convinta che, in fondo, quei due provassero un
diverso tipo di sentimento. Soprattutto Mai…Sapeva con certezza che un tempo
Mai aveva amato suo fratello. Ma non glielo aveva mai detto, per non rischiare
di rovinare la loro amicizia. Ed era convinta che tutt’ora ne fosse innamorata.
Quanto a quel Takeru…Shizuka aveva sempre trovato strano che Mai si fosse messa
con quel tipo proprio pochi giorni dopo l’inizio della storia tra Kazuya e la
sua attuale ragazza, Chidori. Era convinta che se per caso suo fratello e
Chidori si fossero lasciati, allora anche quel Takeru sarebbe sparito dalla
vita di Mai. Di queste cose, però, non ne aveva mai parlato con i diretti
interessati, per non rischiare di rovinare la vita di entrambi. Solo Anzu, una
vecchia amica di entrambi, era a conoscenza di queste sue idee e le
condivideva.
Kazuya guidava velocemente per le strade di Domino. Era
davvero nervoso, per colpa di quel Takeru. Non lo poteva soffrire. Fin dal
primo momento in cui l’aveva visto, aveva capito che avrebbe fatto soffrire
Mai. La SUA Mai. Le voleva un bene dell’anima. Per lui era importante quanto
sua sorella e non voleva che nessuno le facesse dal male. Inoltre, l’idea che
quel disgraziato stesse rovinando la loro amicizia lo mandava in bestia. Mai
era cambiata troppo, in quei mesi. Era diventata remissiva, faceva tutto ciò
che quel tizio le diceva. E senza proferire parola. Ma Kazuya non sarebbe
rimasto zitto ancora per molto. Era ora di finirla.
Il suo cellulare suonò di nuovo. Per un momento temette si
trattasse di Mai che gli diceva che finalmente Takeru era arrivato e andava via
con lui. Invece sul display lampeggiava un altro nome: Chidori.
“Pronto.”
“Ciao amore. Come va?”
“Tutto ok. Senti, Chidori, ti posso richiamare più tardi?
Ora sto guidando.”
“Certo, volevo solo chiederti se stasera ci vediamo.”
“No, mi spiace. Ho promesso a Shizuka che l’avrei portata
fuori a cena.”
“Ah. E sarete voi due da soli?”
“Uh? Che razza di domande mi fai?”
“Voglio solo sapere se cenerete tu e Shizuka da soli.”
“Non lo so, dipende se Mai è libera. Shizuka mi ha detto di
invitare anche lei.”
“Certo, dovevo immaginarlo. Allora sarà per la prossima
volta.”
“Che hai? Sembri arrabbiata.”
“Ma no, figurati. Tua sorella non mi sopporta, ma è tutto
ok.”
“Eh? Scusa, sono arrivato. Più tardi finiamo il discorso,
eh? Ciao.”
Riattaccò senza ascoltare la risposta. Era arrivato davanti
all’istituto e aveva visto Mai attenderlo con espressione sconsolata. Strinse
forte il volante, per impedirsi di essere cattivo. Aveva già litigato più
volte, con Mai, per quel motivo. Quella sera voleva solo veder felice sua
sorella.
Spense il motore e scese dall’auto, avvicinandosi alla
donna. Lei alzò il capo e lo guardò in volto, sforzandosi di sorridere.
“Kazu. Non so come ringraziarti. Però avrei anche potuto
prendere il treno…”
“Non pensarci. Dai, sali. Andiamo.”
“Uhm.”
Salirono in macchina e partirono. Entrambi stavano in
silenzio. Kazuya sapeva che se avesse aperto bocca in quel momento ne sarebbero
usciti solo insulti verso Takeru. E Mai aveva capito subito, non appena l’aveva
visto, che era furioso. Temeva di doverci litigare per l’ennesima volta. Quando
arrivarono nei pressi delle loro case, finalmente il ragazzo si decise ad
aprire bocca.
“Stasera porto Shizuka a cena fuori. Mi ha detto che le
farebbe molto piacere se venissi anche tu. Pensi di poterti liberare o
aspetterai Takeru per tutta la sera?”
Mai cercò di ignorare quell’ultimo commento. Per lei Shizuka
era come una sorellina e sapeva di averla trascurata, in quel periodo.
“Mi farebbe piacere. Ma tu? Sei sicuro di volermi?”
Kazuya era un po’ sorpreso. Non si aspettava che accettasse.
Si voltò verso di lei, poi le sorrise.
“Certo che sì. E’ ovvio che anch’io sarei felice se
venissi.”
Lei ricambiò il sorriso.
“Allora ci sarò.”
“Ottimo. Allora vai a prepararti, poi ti suono quando siamo
pronti.”
“D’accordo.”
Arrivati, scesero dall’auto e si diressero ognuno al proprio
appartamento. Mezz’ora dopo Shizuka suonò al campanello di Mai ed i tre
uscirono per la cena.
Quella sera, si divertirono tutti e tre moltissimo. Era come
essere tornati ai vecchi tempi, prima di Chidori e Takeru, pensava Shizuka. Da
quando quei due erano comparsi nella loro vita, tutto era cambiato. E questo
non le faceva per niente piacere. Cercò però di dimenticarsene, quella sera.
Perché finalmente, dopo tanto tempo, poteva vedere suo fratello e Mai ridere di
gusto e divertirsi sinceramente insieme.
Rientrarono a casa piuttosto tardi, molto felici. Shizuka
augurò la buonanotte ed entrò, mentre Kazuya e Mai si fermarono fuori a parlare
un po’.
“E’ stata davvero una bella serata. Era un bel po’ che non
mi divertivo così.”
“Già, concordo. Ne era passato, di tempo, dall’ultima volte
che ci siamo divertiti così.”
“Kazuya…Senti…”
Il giovane la guardò con aria interrogativa.
“Volevo dirti…che mi dispiace…Mi dispiace per come sono
andate le cose ultimamente. Le cose tra noi, intendo.”
Kazuya annuì.
“Non preoccuparti. E’ tutto a posto.”
“Invece no. Non è affatto a posto. Kazuya, così non va
affatto bene. Oggi abbiamo passato una serata stupenda, ma quanto dovremo
aspettare prima che accada di nuovo?”
“Che intendi dire?”
“Non fare finta di niente. So che te ne sei accorto anche
tu. Le cose, tra me e te, non sono più come una volta. Continuiamo ad essere
amici, ma non c’è più quella complicità, quella fiducia di un tempo…”
“Mai, guarda che per me non è cambiato niente. Io ti voglio
ancora bene, esattamente come un tempo.”
“Anch’io ti voglio ancora moltissimo bene, Kazuya, ma non è
così semplice! Non basta volersi bene! Io so…so che a te Takeru non piace per
niente. E tu sai anche che io e Chidori proprio non riusciamo ad andare
d’accordo. Vuoi perché a me non piace il suo carattere, vuoi perché lei è
gelosa della nostra amicizia, ma comunque è così. E lo sai bene.”
“…”
“Appunto. A questo punto mi chiedo cosa dobbiamo fare. Non
credo tu sia disposto a lasciare Chidori per questo motivo, come io non sono
disposta a lasciare Takeru. Io potrei anche provare a fare uno sforzo per
diventarle amica, ma se non c’è disponibilità da parte sua, mi è impossibile. E
non credo che da parte tua ci sia molta disponibilità a diventare amico di
Takeru, vero?”
“Senti, Mai, io veramente sarei anche…”
In quel momento, vennero interrotti dall’arrivo di qualcuno,
che salutò Mai. Entrambi si voltarono verso la figura e riconobbero Takeru. Lo
sguardo di Kazuya si oscurò, mentre Mai gli andava incontro. Scambiarono
qualche parola, poi si prepararono ad entrare in casa. Mai gettò un’occhiata
verso Kazuya. Lui scosse la testa e si limitò ad augurarle la buonanotte. Prima
di chiudersi la porta alle spalle, Mai disse:
“Magari la prossima volta riprendiamo il discorso…”
E Kazuya rimase da solo. Prima di entrare in casa,
sottovoce, finì la frase che l’arrivo di Takeru aveva interrotto.
“Io sarei anche disposto a lasciare Chidori, se questo
servisse a farti tornare la vecchia Mai…”
Dopo quella sera, Kazuya non rivide Mai per alcuni giorni.
Sembrava quasi che la donna volesse evitarlo. Intanto il giovane uomo ripensava
a quel discorso interrotto tanto bruscamente dall’arrivo di Takeru. Si chiedeva
quale potesse essere la conclusione. Aveva la terribile sensazione che la
conclusione a cui Mai era arrivata fosse di smettere di essere amici. Si
chiedeva come fosse possibile una cosa del genere. Lui stava con Chidori da
molti mesi, ormai, e le voleva bene. Però, se fosse stato per riparare il suo
rapporto con Mai, l’avrebbe lasciata all’istante. Perché Mai, per lui, contava
più di tutte le altre donne. Mai era la persona che più gli era stata vicina,
in quegli ultimi terribili anni. Qualunque cosa accadesse, lei era al suo
fianco. Quando suo padre, ubriaco, aveva costretto sua madre a salire in
macchina, uccidendo entrambi, era stata Mai la prima a precipitarsi da lui e ad
abbracciarlo. Quando, i primi giorni dopo l’incidente, non sapeva come
comportarsi o che fare, era stata Mai a trasferirsi da loro e ad aiutarlo con
Shizuka. Quando si era ritrovato completamente solo e con una sorella minore da
mantenere, era stata Mai ad affittare un appartamento vicino al suo per
potergli essere vicina e poterlo aiutare. E sempre, in ogni momento, quando si
era sentito triste e solo, era Mai la persona che lo accoglieva a braccia
aperte, per consolarlo. Eppure, ora, lei era probabilmente disposta a mandare
al diavolo tutto quello. Tutto ciò che avevano condiviso insieme. E solo per un
maledetto bastardo di uomo, che voleva solo sfruttarla. Per lui era davvero
impossibile accettare una soluzione del genere.
Continuava a ripensare a tutte queste cose, incessantemente,
in ogni momento della sua giornata. Anche in compagnia di Chidori.
“Insomma, Kazuya, mi stai ascoltando?”
“Eh? Oh, scusa, Chidori, ero soprappensiero.”
“Già, come sempre, del resto. Si può sapere che hai? In
questi giorni sembri parecchio abbattuto.”
“No, non è nulla. Lascia stare…”
La ragazza lo guardava in modo strano. Aveva 24 anni e stava
con lui da parecchio. Lo conosceva sufficientemente bene da sapere che se era
così giù poteva dipendere principalmente solo da due persone: sua sorella e
Mai, la sua migliore amica. Chidori non poteva proprio sopportare quella Mai.
Era la sua migliore amica, però il loro rapporto assomigliava di più a quello
di una coppia sposata da anni. Nonostante Kazuya fosse il maggiore di soli due
anni, si comportava come un padre, per sua sorella Shizuka. E quella Mai si
divertiva a fare la mammina. Chidori era fermamente convinta che anche tutti
quei casini con quel suo cavolo di uomo fossero delle scuse per stare vicina a
Kazuya. L’aveva osservata ed aveva la certezza che quella donna fosse
innamorata del SUO Kazuya. Ma lei non glielo avrebbe mai lasciato. Per una
questione di orgoglio, più che altro. Inoltre cercava in tutti i modi di assumere,
nel cuore di Jono-uchi, un posto più importante di quello occupato da quella
dannata Mai Kujaku.
“Allora, Kazu, che facciamo?”
“Chidori, lo sai che non mi piace che mi chiami Kazu.
Comunque, non so, decidi tu…”
“Mi pare che non ti piaccia farti chiamare Kazu solo da me…o
sbaglio?”
“Che…”
In quel momento, il telefono di Kazuya squillò. Era Shizuka.
“Pronto?”
“Fratellino, ciao. Dove sei?”
“Sono da Chidori. Perché, è successo qualcosa?”
“Ecco, veramente…ho paura di sì…”
“Cosa vuoi dire?”
“Si tratta di Mai. Poco fa stavo uscendo di casa, quando ho
visto Mai correre su per le scale e precipitarsi nel suo appartamento. Sembrava
davvero strana e…credo piangesse.”
“Hai provato ad andare da lei?”
“No, non voglio. Ho pensato che se avesse avuto bisogno di
aiuto sarebbe venuta lei a chiedermelo. Però sono piuttosto
preoccupata…Fratellino, ho paura che quel tipo le abbia fatto qualcosa di
male…”
“Ho capito. Shizuka, tu fai pure quello che devi fare. Me ne
occupo io.”
“Sei sicuro?”
“Sì. Mai ti vuole un gran bene, ma ha qualche difficoltà ad
aprirsi completamente con te. Soprattutto quando si tratta di errori. Vai
pure.”
“D’accordo, scusa se ti ho disturbato.”
“Non preoccuparti, hai fatto benissimo. Ciao.”
Kazuya riattaccò e si alzò in piedi, afferrando la giacca.
Chidori lo imitò.
“Dove vai?”
“Devo tornare a casa.”
“Perché?”
“Perché è quello che mi ha chiesto di fare mia sorella.”
“E’ per Mai, vero? Le è successo qualcosa e tu ti precipiti
da lei.”
“Potrebbe avere bisogno del mio aiuto e io non intendo
negarglielo. Lei, a me, non ha mai negato il suo aiuto.”
“Certo, come no. Poverina, corri da lei.”
“Chidori…”
“Non dirmi di non parlare con quel tono, Kazuya! Ogni volta
che le succede qualcosa tu corri da lei, fregandotene di tutto e tutti. Me
compresa.”
“E’ la mia migliore amica e ha fatto tantissimo per me e mia
sorella. E’ il minimo che io possa fare per lei. Dai, non prendertela. Stasera
usciamo lo stesso, ok?”
“Sicuro?”
“Sì. Ti chiamo non appena ho finito con Mai.”
“Già. Dopo Mai. Ciao.”
“Ciao.”
E corse via. Percorse la strada tra casa di Chidori e casa
sua in un tempo da record, infrangendo diversi divieti. Una volta arrivato vide
la macchina di Mai parcheggiata sotto casa. Dunque, lei era ancora a casa.
Arrivato davanti alla porta del suo appartamento, però, si fece incerto. E se
nel frattempo fosse stata raggiunta da Takeru? Non voleva vederli insieme.
Però, se Shizuka l’aveva chiamato così preoccupata un motivo doveva esserci. Si
fece coraggio e suonò. Per un po’ nessuno rispose. Allora riprovò bussando.
“Mai, ci sei? Sono io, Kazu…”
Attese ancora. Dopo qualche istante di silenzio, la porta si
aprì. Mai era di fronte a lui, ma non poteva vederla in volto, perché teneva la
testa chinata, i capelli a coprirle la faccia.
“Mai, tutto…”
Non fece a tempo a finire la frase. Mai gli si gettò tra le
braccia, scoppiando a piangere. Kazuya ne rimase piuttosto scosso, ma subito
l’abbracciò stretta, sentendosi invadere dalla rabbia. Che diavolo le aveva
fatto, quel bastardo, per ridurla in quel modo? Senza lasciarla fece qualche
passo in avanti, entrando in casa. Poi si richiuse la porta alle spalle e vi si
appoggiò, continuando a stringere Mai.
“Calmati, Mai. E’ tutto a posto, ci sono io, ora.”
A Mai ci volle un po’ di tempo per riuscire a parlare. Tutto
il suo corpo era scosso dai singulti.
“Ka- Kazu…Perdonami…perdonami…”
“Perché mi chiedi scusa, Mai? Cosa è successo?”
“Io…Io sono stata una stu- stupida…Come ho potuto? Come ho
potuto pensare di rinunciare a te e alla tua amicizia?!”
Kazuya provò una fitta al cuore. Quindi aveva visto giusto.
Mai voleva rinunciare a lui….
“Mai…”
“Sono imperdonabile. Tu sei la persona più importante di
tutta la mia vita, ed io ti stavo mandando al diavolo…Perdonami!”
“Mai, cerca di calmarti e dimmi cos’è successo, dai. Io non
sono arrabbiato con te.”
“Deluso, forse…Disperato…Distrutto…Ma non arrabbiato…”
Un paio di minuti dopo, Mai e Kazuya erano seduti sul
piccolo divano della donna. Lui le teneva ancora il braccio attorno alle
spalle, mentre lei si asciugava gli occhi. Poi, finalmente, iniziò a parlare.
“Credo di dover cominciare dall’inizio…Ci sono cose che tu
non sai di Takeru, Kazuya.”
“Aspetta, prima dimmi una cosa…Vi siete lasciati?”
Mai annuì con il capo. Kazuya, senza farsi vedere, tirò un sospiro
di sollievo.
“Ok. Scusa l’interruzione. Continua.”
“Quando ho conosciuto Takeru, pensavo fosse un uomo in
gamba, pieno di vita. Mi piaceva stare in sua compagnia, lo trovavo molto
divertente. E pian piano mi sono resa conto che quella con lui stava diventando
la storia più seria che avessi mai avuto.”
Kazuya annuì. Si asteneva da ogni commento, per evitare di
far stare peggio Mai.
“Dopo un po’ che stavamo insieme, però, ho cominciato a
notare cose strane. Tipo che, ogni tanto, aveva strane ferite sul corpo. E che
un sacco di volte si dimenticava dei nostri appuntamenti. Inoltre…so che questo
ti farà arrabbiare, ma non potevo dirtelo, altrimenti mi avresti fatto una
scenata…”
“Non potevi dirmi cosa?”
“Sì è fatto spesso prestare dei soldi, da me.”
“E tu glieli hai dati?”
“Già.”
“Te li ha mai restituiti?”
Mai scosse la testa. Ma si affrettò ad aggiungere:
“Però non li voglio. Non m’interessa riavere quei soldi, se
questo vuol dire rivederlo!”
“Capisco. Vai avanti, dai.”
“Ecco, si faceva prestare soldi…e a volte la macchina.
Succedeva che ogni tanto si comportasse in modo strano, magari si nascondeva se
vedeva qualcuno…Insomma, ho cominciato a pensare che lui nascondesse qualcosa.”
A Kazuya non piaceva per niente la piega che aveva preso la
situazione. Temeva di sapere come continuava e si sentì uno stupido per non
aver aiutato prima Mai. Iniziava a capire il motivo per cui lei si era
lentamente allontanata da lui.
“Dopo un po’ di tempo, purtroppo, ho scoperto cosa nascondeva.
E quando questo è successo io mi sono ritrovata davvero in crisi.”
“Fa parte di una banda di delinquenti, vero?”
Mai annuì con la testa.
“Ne è il capo.”
“Hanno contatti con la Yakuza?”
“No, non che io sappia.”
“Almeno è qualcosa. E dimmi, di che tipo di delinquenti si
tratta?”
“So che facevano rapine, aggressioni…credo che si siano
occupati anche di un paio di rapimenti…”
“Cavolo…Mai, quel bastardo sa che tu sai tutto questo su di
loro?”
Lei scosse la testa.
“No. Lui pensa che lo creda un semplice ladruncolo. Però
anche questo, per lui, era rischioso. Sa che tu sei un poliziotto. Così, quando
ho scoperto che lui è un ladro, mi ha minacciata. E’ per questo che per tutto
questo tempo non ti ho detto nulla, Kazuya. Credimi.”
“Certo che ti credo, Mai. Ma dimmi…In che senso ti ha
minacciata? Ha minacciato di ucciderti?”
Nuovamente, Mai scosse la testa. Poi si voltò da un’altra
parte. Non riusciva a guardarlo in volto.
“Inizialmente ha detto che se avessi parlato lui mi avrebbe
portata in prigione, accusandomi di essere sua complice. Poi si è accorto che
questa minaccia non funzionava più di tanto, così…ha trovato il modo di
convincermi.”
“Come?”
“…Mi ha detto che, se avessi parlato…lui…ti avrebbe ucciso…”
“Me?”
Mai annuì. Quindi, se aveva sopportato quel bastardo per
tanto tempo, era stato per lui. Per proteggerlo. Istintivamente l’abbracciò di
nuovo, stingendola.
“Perdonami, Mai. Se io me ne fossi reso conto…Oh, Dio,
perdonami, Mai!”
“Smettila. Tu non c’entri niente. La colpa è solo mia.”
“Dai, continua. Com’è che alla fine è cambiato qualcosa?”
“Dopo la sua minaccia io ho cominciato ad allontanarmi da
te. Avrei voluto lasciarlo, ma aveva paura che ti facesse del male. Così ti ho
fatto credere di esserne perdutamente innamorata, tanto da essere disposta a
rinunciare alla nostra amicizia…In realtà non era affatto così. Poi, oggi…ha
provato a convincermi ad entrare nella sua banda. Cioè, lui a me ha detto che
voleva che diventassi sua compagna anche in quello, ma dato che so che dietro
di lui c’è un’intera banda…immagino si trattasse di unirsi a loro. A questo
punto mi sono rifiutata. Va bene tutto, ma diventare una criminale mai. Quando
gli ho detto che non sarei mai diventata una delinquente come lui, si è
infuriato. Ha iniziato ad urlarmi contro, che sono una…una sgualdrina. Che lui
ha fatto tanto per me e io lo ripago in questo modo.”
“E cosa mai avrebbe fatto per te, oltre a rubarti i soldi e
allontanarti dai tuoi amici!?”
“Appunto. E’ quello che gli ho detto. E ho aggiunto che non
ne potevo più e che lo lasciavo. Allora lui…”
“Lui?”
“Kazu, promettimi di stare calmo…”
“…Che ti ha fatto?”
“…Mi ha…mi ha picchiata. E…ha tentato di…di violentarmi.”
Kazuya scattò in piedi, rosso di rabbia.
“Kazuya! Stai calmo! Non c’è riuscito!”
“Quel…quel lurido…pezzo…di merda…”
“Kazuya!”
Tornò a sedersi, ma i suoi pugni erano serrati in una morsa
di ferro. Mai gli prese le mani tre le sue, per calmarlo.
“Non c’è riuscito. Io ho reagito e sono riuscita a
stenderlo. Quel tanto che bastava per scappare qui a casa. Mi sono chiusa
dentro, avevo il terrore che potesse venire a prendermi. Poi ho pensato che
magari Shizuka era a casa da sola e che quel bastardo poteva farle del male. Ho
provato a chiamare a casa vostra ma non ha risposto nessuno e mi sono sentita un
po’ più sollevata…Però avevo ugualmente paura. Per questo, quando hai suonato,
non ho risposto. Quando però ho sentito la tua voce, mi sono sentita talmente
sollevata che tutti i miei nervi hanno ceduto di colpo e sono scoppiata a
piangere.”
E così dicendo posò il capo sulla spalla del caro amico,
versando ancora qualche lacrima. Lui la abbracciò e stettero così per qualche
minuto. Dopo un po’, Kazuya chiese:
“Mai…quanto pericolosi pensi che siano, quelli là?”
“Io…non lo so…”
“D’accordo. Io passerò la notte qui da te. Così non starai
sola e non correrai pericoli. Pensi che possa affidare Shizuka a Yugi e gli
altri? O rischio di coinvolgere anche loro?”
“Non lo so…”
“Beh, se ci sono Honda e Otogi non ci saranno problemi.
D’accordo, fammi fare un paio di telefonate.”
Kazuya si alzò in piedi e cominciò, telefonando per prima a
Shizuka.
“Ehi, Shizuka. Senti, dove sei ora?”
“Sono fuori con alcuni amici.”
“Ok. Senti, resta con loro, d’accordo? Mando uno dei ragazzi
a prenderti e stanotte starai da Anzu o da uno di loro.”
“Cosa? E perché?”
“A quanto pare la situazione di Mai è peggiore di quanto
pensassi. Potresti correre dei pericoli.”
“E Mai? Sta bene? Le hanno fatto del male?”
“E’ piuttosto scossa, ma sta bene. Te la passo un attimo.”
Kazuya porse il telefono all’amica, che rispose.
“Ehi, Shizuka…”
“Mai, stai bene? Quando ti ho vista tornare a casa di corsa
mi sono preoccupata e ho chiamato mio fratello…Ho fatto bene?”
“Hai fatto benissimo. Non so come ringraziarti, Shizuka. Ora
fa come ti dice Kazu. Io sarò al sicuro qui.”
“Sicura?”
“Sì. Si occuperà lui della mia incolumità.”
“Beh, allora sei in buone mani!”
“Già. Shizuka…scusa per come mi sono comportata in questi
ultimi mesi. Ti prometto che ora tornerò la stessa di prima.”
“Ne sono felice. Ciao.”
“Ciao.”
Dopo questa telefonata, Kazuya contattò Yugi, spiegandogli
la situazione. Il giovane promise che ci avrebbero pensato loro a Shizuka.
“Molto bene. Il problema Shizuka è a posto. Sarà al sicuro.”
“Kazuya, vuoi andare a caccia di quei delinquenti?”
“Di sicuro non stasera. Questa sera mi occuperò solo di
proteggere te…Ho già avvertito un paio di colleghi che c’è questa banda in
giro. Stanno raccogliendo informazioni. Magari domani mi dici quello che sai.
Ma per stasera non parliamone più, ok?”
“Ok.”
“Bene.”
Per qualche istante, i due si fissarono negli occhi. Mai era
ancora molto scossa, soprattutto per il fatto di aver quasi abbandonato il suo
migliore amico. Kazuya invece si sentiva in colpa per non essersene reso conto
prima. Le avrebbe evitato moltissime sofferenze. Sospirò, poi tornò a sedersi a
fianco dell’amica, passandole nuovamente il braccio attorno alle spalle.
“Vieni qui, Mai. Mi sei mancata tantissimo…”
Lei chiuse gli occhi, posando il capo sulla sua spalla.
“Anche tu mi sei mancato, Kazu…da morire…”
Stettero così, abbracciati, in silenzio, per oltre un’ora.
Si sentivano davvero bene. All’improvviso, però, il telefonino di Kazuya
squillò. Lui rispose, alzandosi in piedi.
“Pronto…”
“Kazuya, non dovevamo trovarci per uscire almeno stasera?”
“Chidori…Mi spiace, c’è stato un imprevisto. Non posso
proprio…”
Mai osservava la schiena di Kazuya, mentre parlava al
telefono con la sua ragazza. Quella Chidori…non la poteva proprio sopportare.
Fin dal primo momento in cui si erano conosciute, aveva dimostrato una forte
gelosia per l’amicizia che li legava. Sapeva che aveva cercato in molti modi di
allontanarli. Ma aveva fallito lì dove Takeru era riuscito alla grande.
Sospirò. E pensare che si era messa con Takeru proprio per colpa di quella
Chidori. Aveva visto Kazuya talmente innamorato che per disperazione si era
gettata tra le braccia del primo venuto. Per ritrovarsi poi in una situazione a
dir poco disastrosa…
Tornò a fissargli la schiena. E anche solo guardarlo di
spalle la fece arrossire. Da quanti anni andava avanti così? Fingendo di
provare solo una grande amicizia per lui? Da sempre, praticamente. Si era resa
conto di provare qualcosa di speciale per lui dopo il primo torneo. Una volta
tornata a casa si era accorta di non riuscire a togliersi dalla testa quel
ragazzino rompiscatole. Così aveva partecipato al secondo torneo, sperando di
rivederlo. Ed in quell’occasione si erano avvicinati ancora di più. Prima
quando quell’assurdo tizio di Hollywood le aveva proposto di sposarlo…poi
quando si era scontrata con Malik. Era stata così felice di sapere che lui era
disposto a farle da scudo con il proprio corpo, pur di non vederla ferita…E poi
aveva fatto di tutto per farla tornare in sé, quando era prigioniera del Gioco
malefico di Malik. Era stato da quel momento in avanti che erano diventati
inseparabili. Eppure, per ben 6 anni, lei aveva continuato a stargli vicina
nascondendogli la cosa più importante. Ossia che era completamente pazza di
lui. Non si era mai azzardata a confessarglielo. L’idea di creare imbarazzo tra
loro la terrorizzava. In fondo, a lei quella situazione andava bene. Occupava
un posto speciale nel suo cuore ed era la persona a lui più vicina dopo sua
sorella. Anche se non poteva averlo come avrebbe desiderato, era meglio di
niente.
“Però… – si disse – Forse è arrivato il momento di
smetterla di giocare alla buona amica. Quella tipa lì…non mi piace. E non
voglio che Kazuya passi il resto della sua vita stando con lei. Però, se la
ama…No. Devo riuscirci. Devo dichiararmi a lui. Non subito…Sarebbe assurdo
rischiare di perderlo proprio ora che ho più bisogno di lui. Non appena questa
storia sarà conclusa, gli dirò tutto. Probabilmente mi risponderà che ama
troppo quella lì, per mettersi con me. E allora io mi accontenterò di essere la
sua migliore amica. Ma devo tentare. Lo devo fare anche per lui. E’ giusto che
lui sappia ciò che sento davvero nel mio cuore…”
“Ehi, Chidori?”
Mai si riscosse dai suoi pensieri e tornò a guardarlo. Lui
fissava il telefono, sorpreso. Dalla sua faccia era facile intuire che la
ragazza gli aveva sbattuto il telefono in faccia. Mai non poté impedirsi di
ridacchiare, dentro di sé. Altro punto a suo favore. Kazuya non ne sembrava
troppo sconvolto. A volte Mai si chiedeva se amasse davvero quella ragazza. Ma
poi ricordava che ci stava insieme da mesi e che la loro storia sembrava
piuttosto seria.
“Vabbè, andata. Le passerà, come al solito. Allora, Mai. Ti
va di mangiare qualcosa? Hai bisogno di rimanere in forze.”
“Sì, hai ragione. Prepariamo qualcosa.”
Kazuya e Mai passarono la serata in tranquillità. Nessuno si
fece vivo e si addormentarono abbracciati sul divano, guardando un film. Il
mattino successivo, Mai si svegliò per prima. Dopo qualche istante di stupore
iniziale per essersi risvegliata tra le braccia di Kazuya, ricordò cos’era
accaduto ed un brivido le scese lungo la schiena. Si strinse addosso a Kazuya,
nascondendo il volto sul suo collo. Si sentiva davvero protetta solo quando era
con lui. Avvertendo quel movimento, anche Kazuya si svegliò. Si guardò un
attimo intorno, poi i suoi occhi si posarono su Mai. Si accorse che stava
tremando e l’abbracciò più forte.
“Mai…Stai tranquilla…non permetterò a quel bastardo di farti
del male, te lo giuro. Io ti proteggerò sempre.”
Era così bello sentirlo pronunciare certe parole rivolto a
lei…Ma era così doloroso sapere che probabilmente anche Chidori se le sentiva
ripetere in continuazione…Chidori. A quel pensiero Mai si scostò da lui. Lui
amava Chidori, non lei. Come aveva potuto pensare, la sera precedente, di
dichiararsi? Era un’idea folle. Doveva togliersela dalla testa.
Kazuya la osservò, sorpreso. Poi si alzò in piedi.
“Bene, io vado un attimo da me. Devo farmi una doccia e
cambiarmi. Vieni anche tu, per favore. Così non corriamo il rischio che quel
bastardo ti trovi da sola…”
Senza una parola, Mai annuì. Kazuya uscì per primo
dall’appartamento, ma si bloccò di colpo. Mai, che camminava a capo chino,
immersa nei suoi pensieri, non se ne accorse, e andò a sbattergli addosso.
“Kazu, che ti prende?”
Seguì lo sguardo dell’amico e vide Chidori che li fissava,
davanti a loro. Mai provò a mettersi per un istante nei suoi panni. Come
l’avrebbe presa se avesse visto il suo ragazzo uscire di primo mattino
dall’appartamento della sua migliore amica, con lei a fianco e con addosso gli
stessi vestiti della sera prima? Da sottolineare poi che si trattava della
migliore amica di cui era terribilmente gelosa…No, decisamente non l’avrebbe
presa bene. E Chidori dava l’impressione di averla presa ancora peggio.
Sembrava a dir poco furiosa.
Kazuya, che per inciso non era mai stato un mostro di
sensibilità, le si avvicinò sorridendo.
“Ciao Chidori. Sei venuta a trovarmi? Mi sono appena
svegliato e stavo andando a farmi una doccia. Entra pure, intanto tu e Mai
potete parlare un po’.”
Mai si batté una mano sulla fronte. Era proprio un idiota
senza speranza. E glielo disse chiaramente, sottovoce.
“Idiota!”
“Eh? Perché, Mai?”
“Smettila di parlare con me e va da lei, scemo! Prima che ti
tiri una sberla!”
“Ma tu…”
“Io mi chiudo in casa e se c’è pericolo urlo, ok?”
“Va bene…Vieni, Chidori, entra pure…”
Chidori, nonostante tutto, lo seguì. Aveva un paio di
paroline da dirgli. Prima di entrare, però, lanciò un’occhiataccia a Mai, che
ricambiò in pieno. No, decisamente non sarebbero mai state amiche…
Rimasta sola, Mai si mise a pensare.
“Perché poi l’ho aiutato? Se Chidori lo molla a me va
benissimo…No, non voglio che Kazuya soffra. E’ meglio che stiano insieme, se
questo lo rende felice. Lui se lo merita. Devo smettere di essere gelosa! Però
non sarebbe stato male abbracciare Kazu di fronte a lei e dargli un
bacio…Giusto per vedere la reazione! No, quando si tratta di lui divento troppo
egoista e crudele! Devo darmi una regolata!”
Mai scosse la testa, per cancellare certi pensieri. Tuttavia
non entrò in casa. Restò davanti alla porta dei Jono-uchi, sperando di captare
qualche frammento di conversazione. Ed infatti, presto cominciò a sentire la
voce di Chidori.
“Non puoi liquidare la cosa dicendo semplicemente “aveva
bisogno di me”! Kazuya, sono stufa marcia di questa situazione!”
“Ma di che situazione parli?”
“Questa situazione! Ti basta sentirla nominare che scatti
subito come una molla! Insomma, ammettilo una volta per tutte! Tu consideri
quella…quella…quella donna molto più importante di me!!”
A quel punto, silenzio. Mai non sentiva più nulla. Eppure,
attendeva la risposta con il cuore che batteva all’impazzata. Dopo alcuni,
interminabili, attimi di silenzio, la voce di Chidori tornò.
“Allora?! Vuoi rispondere!? Kazuya, ti avverto, io non
intendo andare avanti così! Voglio una risposta chiara! Se non me la dai, puoi
anche dire addio a me e alla nostra relazione!”
Ancora silenzio. Mai, dentro di sé, pregava con tutte le sue
forze.
“Rispondi, Kazu, rispondi…Non importa cosa, ma rispondi…Io voglio…DEVO
sapere!!”
E, finalmente, la sua voce. Bassa, forse rassegnata. Mai
dovette avvicinarsi ulteriormente alla porta per sentire.
“Chidori…Mi dispiace. Però, tu hai ragione. E’ così. Mai è
molto importante per me. Forse fin troppo. Lei e mia sorella Shizuka sono le
persone più importanti della mia vita. E nessuno può o potrà mai prendere il
posto di una di loro, nel mio cuore. Nemmeno colei che amo o amerò.”
“Quindi è questa la tua risposta…Scegli lei.”
“Non mi piace l’idea di scegliere. Ma se tu mi costringi
davvero a decidere tra il tuo amore e la sua amicizia…Perdonami, Chidori. Ma
scelgo la sua amicizia. E qualunque altra persona dovesse in futuro porgermi
questa domanda, otterrà la stessa risposta. Finché vivrò, io continuerò a
scegliere lei.”
Con il cuore gonfio di gioia e gli occhi pieni di lacrime,
Mai si allontanò lentamente dalla porta, rientrando nel suo appartamento ed
appoggiandosi alla parete. Lo amava. Lo amava decisamente troppo. Ma non poteva
farne a meno. Lui era tutta la sua vita. E lo avrebbe amato per il resto dei
suoi giorni. Anche a costo di rimanere sola per tutta la vita.
Udì chiaramente la porta di casa Jono-uchi sbattere e dei
passi veloci scendere le scale. Aspettò un paio di minuti. Poi si asciugò le
lacrime e si recò dall’amico. Lui doveva essere rimasto immobile dopo quel
discorso. Era fermo vicino
all’ingresso, lo sguardo fisso sul pavimento. Mai gli si avvicinò titubante.
Poi sussurrò il suo nome.
“Kazuya…”
Lui la guardò, con un sorriso triste.
“Hai sentito tutto, vero?”
Mai annuì. Poi gli posò una mano sul braccio.
“Mi spiace, Kazuya. E’ tutta colpa mia…”
“No. Non pensarlo nemmeno per scherzo. Tu non c’entri nulla.
La colpa è mia, perché ho continuato a stare con lei e ad illuderla pur non
essendone innamorato.”
Mai lo fissò sorpresa. Ma non chiese nulla.
“E poi, io ho detto solo la verità. Nessuna donna al mondo,
per quanto straordinaria, potrà mai convincermi a rinunciare a te. E’
impossibile. E chiunque non comprenda l’importanza che tu hai per me, non
merita di essere amata…non da me, per lo meno.”
“Oh, Kazu…”
Mai lo abbracciò, facendogli posare la testa sulla sua
spalla. E lui, dolcemente, le sussurrò in un orecchio:
“Cosa me ne faccio di una fidanzata? Ho già due donne
straordinarie nella mia vita. E dei cari amici. Non ho bisogno di nient’altro
per essere felice…”
Nei giorni successivi, la casa di Mai venne tenuta
costantemente sotto controllo, nell’eventualità che Takeru si facesse vivo. Ma,
evidentemente, il tipo era più furbo di quanto si credesse e non provò nemmeno
ad avvicinarsi alla donna. Intanto, grazie alle informazioni di Mai, la polizia
aveva cominciato a cercare i vari membri della banda. In molti furono
arrestati, ma mancavano ancora alcuni dei più importanti componenti, compreso
Takeru. Grazie alla confessione di uno degli uomini arrestati, la polizia
scoprì che la sera successiva ci sarebbe stata una riunione dei membri
rimanenti ed organizzò un blitz, a cui prese parte anche Kazuya. Era passata una
settimana e mezzo dalla sera che aveva passato a casa di Mai. E moriva dalla
voglia di avere per le mani quel bastardo, per fargliela pagare. Non gli aveva
ancora perdonato il fatto di averla picchiata e di aver tentato di stuprarla.
Quel giorno, Kazuya tornò a casa prima. Doveva prepararsi
per l’operazione di quella notte. Ne informò sia Shizuka che Mai, chiedendo
alla donna di stare con sua sorella fino a che non fosse tornato. Entrambe si
dimostrarono molto preoccupate.
“Fratellino, sarà pericoloso! Perché devi partecipare anche
tu?”
“Sono stato io a richiederlo. E poi io sono in grado di
riconoscere Takeru. In centrale hanno una sua foto, ma io lo conosco bene.”
“Kazu, promettimi che non farai sciocchezze. Lo so che sei
ancora arrabbiato con lui per ciò che mi ha fatto…Ma cerca di non commettere
follie. Te ne prego.”
“Stai tranquilla, io voglio solo assicurarmi con i miei
stessi occhi che quel bastardo ottenga ciò che si merita. Dopo che l’avrò visto
sbattere in galera sarò soddisfatto.”
“Comunque sii prudente, fratellino.”
“Promesso. Ad entrambe. Ciao, ci vediamo domattina.”
E così dicendo uscì di casa. Entrambe non erano affatto
tranquille.
Il gruppo di agenti scelti per fare irruzione nel luogo
dell’appuntamento era appostato vicino all’edificio in questione. Erano tutti
armati, pronti con le pistole in mano. Attendevano solo il via del comandante.
Quando questo arrivò, si mossero tutti insieme, posizionandosi davanti alla
porta. Il più vicino contò fino a tre, quindi la spalancò con un calcio. Gli
altri si precipitarono dentro, pistole puntate, urlando:
“Mani in alto!! Polizia!!”
All’interno del magazzino c’erano circa una decina di
persone. Kazuya subito prese a guardarsi in giro, cercando Takeru. Tutti erano
rimasti immobili, presi alla sprovvista. Ma lui aveva cominciato a correre
verso una scala. Jono-uchi urlò:
“Ehi, il loro capo sta scappando!!”
Subito scattò all’inseguimento, seguito da altri tre agenti,
mentre gli altri si occupavano di quelli rimasti immobili. Kazuya correva più
veloce che poteva.
“Fermati, bastardo! Ormai non hai più scampo!”
Ma Takeru non lo ascoltava. Salì la scala ed aprì una porta,
entrando nella stanza. Subito Kazuya lo imitò. Si sorprese non poco
accorgendosi che Takeru era immobile al centro della stanza, come se lo stesse
aspettando.
“Ero certo che saresti venuto…”
“Credevi forse che te l’avrei fatta passare liscia dopo
quello che le hai fatto? No, mio caro. Nemmeno per idea.”
“Sei coraggioso…Lo sai, bellimbusto, io ti ho sempre
detestato. Fin dalla prima volta che ti ho visto, quando Mai ci ha
presentati…Ancor prima di sapere che sei uno sbirro…”
“La cosa è sempre stata reciproca, te l’assicuro. Ero certo
che l’avresti fatta soffrire. Ora smettila di fare il buffone e arrenditi.”
“Mi spiace, ma non ne ho nessuna intenzione. Ora ti farò
fuori e dopo andrò ad occuparmi anche di quella troietta tua amica…E perché no?
Magari anche di tua sorella…”
“Ritira quello che hai detto, bastardo.”
“Perché se no che mi fai?”
Kazuya si gettò su Takeru, incurante dell’operazione di
polizia ancora in atto. Voleva solo distruggerlo. L’uomo, evidentemente, non
aspettava altro. Attese che Kazuya gli fosse vicino per estrarre un coltello e
colpirlo sul braccio. Il giovane urlò di dolore, ma trovò ugualmente la forza
per tirare un pugno al delinquente. Questo, sorpreso, riafferrò il coltello,
cercando di colpirlo al volto e alla gola. Ma in quel momento arrivarono gli
altri agenti, che immobilizzarono Takeru e lo ammanettarono. Mentre due lo
portavano via, il terzo si preoccupò di Kazuya.
“Ehi, Jono-uchi! Tutto bene? Sei ferito!”
“Stai tranquillo, non è niente di grave…”
“Veramente stai sanguinando parecchio. Dai, andiamo giù. Lì
ci sono i medici.”
“Ok.”
Fuori dal magazzino c’erano alcuni medici pronti a curare
eventuali feriti. Fortunatamente, a parte Kazuya, non ce n’erano stati.
L’operazione era riuscita alla grande. Il commissario si avvicinò a Kazuya, che
stava ricevendo le cure necessarie. Fortunatamente, nonostante il taglio fosse
abbastanza profondo, non erano stati danneggiati muscoli o legamenti.
“Agente Jono-uchi…”
“Commissario.”
“Complimenti. Se non fosse stato per te, probabilmente il
loro capo sarebbe fuggito. Riceverai sicuramente un encomio speciale per questa
tua brillante azione.”
“La ringrazio, signore.”
“Quando avranno finito di medicarti, vai pure a casa a
riposare.”
“Ma signore, c’è ancora da stilare il rapporto e sbrigare
altre faccende…”
“Tu hai già fatto abbastanza. Lascia che delle faccende
burocratiche se ne occupino gli altri.”
“Io…la ringrazio…”
“Sei in gamba, figliolo. Farai sicuramente molta strada, qui
in polizia.”
“Grazie, commissario.”
E l’uomo se ne andò, lasciando Kazuya nelle mani dei medici.
Il giovane agente fu riaccompagnato a casa da un collega. Il
medico gli aveva ordinato di tenere il braccio appeso al collo e guidare gli era
impossibile. Inoltre gli aveva dato 5 giorni di malattia. Arrivato davanti
all’edificio, ringraziò il collega e scese dall’auto. Poi andò verso
l’appartamento. Era l’1.15. Se fosse entrato con le chiavi avrebbe rischiato di
spaventare le ragazze. Pensò quindi di suonare il campanello. Tanto non se la
sarebbero presa troppo, anche se le avesse svegliate. Udì dei passi svelti
provenire dall’interno della casa e quando la porta si spalancò vide due volti
pallidi e preoccupati che lo fissavano in ansia.
“Kazu, sei tu!”
“Fratellino!”
“Ehi, quanta fretta!”
“Temevamo fosse qualcuno che portava brutte
notizie…Ma…Fratellino!! Che hai fatto al braccio?!”
“Non è nulla, tranquille. Solo una ferita superficiale. Vi
informo, mie care, che da oggi potete dormire sonni tranquilli. Tutti i
rimanenti membri della banda sono stati arrestati, Takeru compreso. Non
corriamo più nessun pericolo!”
“Grazie al cielo. Dai, fratellino, entra. Sarai stanco.”
“Abbastanza.”
Kazuya entrò e mandò a letto la sorella, che era palesemente
distrutta. Poi si fermò un po’ a parlare con Mai. La donna lo guardava
preoccupata.
“Kazu…E’ stato Takeru a farti questo?”
“Già. Aveva un coltello, il bastardo…”
“E tu non avevi la pistola?”
“Sì, ma non volevo usarla contro quell’essere. Ho preferito
usare i cari vecchi pugni…”
“E ti sei beccato una coltellata…”
“No, è solo un taglio neanche troppo profondo. In 5 giorni
sarò come nuovo.”
“Meno male. Sai, stasera ho temuto davvero per la tua
vita…Ero così preoccupata…”
“Mi dispiace molto, Mai. Ma ora puoi stare tranquilla. Quel
fetente marcirà in prigione. Si è scoperto che aveva dei precedenti piuttosto
pesanti…Ed era ricercato. Non uscirà di galera per almeno 20 anni…”
“Tutto è bene quel che finisce bene, eh?”
“Già.”
Si fissarono per qualche istante. Poi Kazuya allargò il
braccio sano, e lei si appoggiò al suo petto, facendosi abbracciare.
“Non permetterò mai più a nessuno di farti del male, Mai. Te
lo prometto.”
“Grazie…”
Da quel giorno, il legame tra Kazuya e Mai tornò forte come
quello di un tempo. Anzi, si era addirittura rafforzato. Entrambi ne erano
molto felici, ma qualcosa, nel profondo dei loro cuori, li turbava. Mai sentiva
chiaramente che l’amore che aveva sempre nutrito per lui era addirittura
cresciuto. E continuava a crescere di giorno in giorno. Kazuya, invece, si
chiedeva cosa significasse veramente quel legame tanto speciale che li univa.
Perché quando era con Mai non sentiva il bisogno di avere una fidanzata al suo
fianco?
Più passavano i mesi e più questi pensieri li tormentavano.
Un giorno, mentre era fuori con Yugi, Kazuya decisi di chiedere consiglio
all’amico. Gli espose i suoi tormenti, sperando che lui potesse aiutarlo a fare
chiarezza. Quando ebbe finito di ascoltare il discorso, Yugi sospirò,
battendosi una mano sulla fronte.
“Kazu…Ormai tu hai 23 anni. Sono 7 anni che tu e Mai siete
amici e passate praticamente tutto il vostro tempo insieme. Il vostro rapporto
va decisamente al di là della semplice amicizia…Questo credo sia evidente…”
“Certo. Mai è importante quanto Shizuka, per me.”
“Davvero? Proprio quanto Shizuka? Provi per Mai gli stessi
identici sentimenti che provi per tua sorella?”
“Beh, no, è una cosa completamente diversa. Però quanto a
importanza nella mia vita sono sullo stesso piano.”
“Ecco. Kazuya, non hai mai pensato, nemmeno per una volta,
in questi 7 anni, di uscire con Mai? E non intendo uscire come amici…”
Kazuya fissò l’amico con occhi sbarrati. Come se lo vedesse
in quel momento per la prima volta.
“Yugi, mi stai dicendo…”
“Ti sto chiedendo se hai mai pensato di uscirci insieme.
Seriamente.”
“Beh, io…no, non credo…”
“Perché? In fondo, non siete parenti. E non siete sempre
stati impegnati con altre persone. Inoltre vi volete molto bene e vi piacete,
questo è sicuro. Quindi, perché?”
“Io…non lo so. Sinceramente, non avevo mai pensato a questa
possibilità. Quando abbiamo cominciato ad essere amici, consideravo Mai troppo
al di fuori della mia portata. Ecco, forse allora pensai a lei in questi
termini. Ma la vedevo davvero irraggiungibile, quindi non dissi mai nulla. Più
che altro per non farmi ridere in faccia. Con il passare del tempo, poi, il
nostro rapporto si è evoluto tanto che lei è diventata una presenza costante
nella mia vita. E non ho mai pensato che le cose potessero evolversi in quel
senso.”
“Ma tu, realmente, cosa provi per lei? Sei sicuro che la tua
sia solo amicizia? Prova un attimo a pensarci…A prescindere da quel Takeru, che
si è poi rivelato un delinquente…A te non sono mai piaciuti i ragazzi che Mai
ha frequentato. Anzi, non li potevi proprio soffrire. Non credi che questo
dipendesse dalla gelosia? Ogni volta che Mai trovava qualcuno, tu ti mettevi
con una nuova ragazza. Che poi finivi per mollare perché non ti piaceva. E che
mi dici di Chidori? All’inizio ti piaceva, ma dopo un paio di mesi ricordo che
mi hai detto che non ne eri innamorato. Eppure hai continuato a starci insieme.
Fino a quando? Fino a che Mai non ha piantato Takeru. Perché? Perché non volevi
essere solo mentre Mai stava con qualcuno. Perché altrimenti saresti stato
peggio. E questo non ti fa capire niente?”
“…Sì…Mi fa capire chiaramente una cosa…”
“Cosa?”
Kazuya guardò l’amico, un’espressione tra lo stupefatto ed
il contento dipinta sul volto.
“Che sono un perfetto imbecille. Per questi 7 anni ho continuato
a considerare Mai un’amica e a cercarmi altre ragazze, quando invece l’unica
che amavo veramente ce l’avevo proprio sotto gli occhi! Che idiota!!”
“Kazuya, vorresti dire che…”
“Che sono innamorato di Mai!”
“Evvai! Cavolo, finalmente, Kazu! Pensavo che non l’avresti
mai capito e che saresti andato avanti in eterno a comportarti da bravo amico!”
“Yugi, amico mio, questo discorso avresti dovuto farmelo
tanto tempo fa!”
“Ora devi solo dichiararti.”
“Eh? No, non posso. Rischierei di rovinare tutto.”
“Kazu…Dopo tutta questa fatica…Dopo tutti questi anni…Pensi
davvero di rischiare di perderla?”
“…No. Hai ragione. Devo dirglielo. E lo farò oggi stesso.”
“Bravo, amico.”
Pieno di gioia e di coraggio, Kazuya si precipitò a casa,
dopo aver fatto un salto in un posto. Non passò nemmeno dal suo appartamento.
Bussò direttamente a quello di Mai. La ragazza venne ad aprire e si sorprese
vedendolo.
“Kazu, ciao. Non dovevi essere fuori con Yugi, oggi?”
“Ero con lui, ma avevo una cosa urgente da dirti.”
“Potevi anche telefonare, eh?”
“No, è troppo importante. Devo dirtela di persona,
guardandoti negli occhi.”
“Eh?”
“Mai…Sono stato un idiota. Per 7 anni ti sono rimasto
vicino. Ho sempre pensato a te come la mia più cara amica e ti ho sempre messa
sullo stesso piano di Shizuka. Mi ci sono voluti 7 anni, numerose ragazze,
l’arrivo di quel bastardo di Takeru e una bella ramanzina di Yugi per capire
che sbagliavo. Ciò che provo per te non è mai stato semplice amicizia. Mi
sembrava strano non provare desiderio per altre ragazze, quando ero con te. Ed
ora ne ho finalmente capito il motivo. Ciò che in tutti questi anni ho provato
per te è semplicemente amore! Io ti amo! E sono stato tanto folle da non
accorgermene!!”
Mai lo fissava, a dir poco stupefatta. Erano ancora davanti
alla porta del suo appartamento. Ma a nessuno dei due importava. Erano entrambi
troppo felici.
“Kazuya, io…Cavolo, non me lo sarei mai aspettata…”
“Ti secca, questa cosa?”
“Assolutamente no, Kazu. Perché è una cosa che io ho aspettato
per ben 7 anni, fin dai tempi di Battle City.”
“Eh?”
“Anch’io ti amo. Solo che io l’ho sempre saputo. Ma non te
l’ho mai detto perché convinta che tu mi considerassi solo un’amica.”
“Dici davvero, Mai? Tu mi ami?”
“Sì, Kazuya. Sei l’unico che abbia mai amato.”
A queste parole, Kazuya la prese tra le braccia e la baciò
appassionatamente. Lei ricambiò il bacio entusiasta. Quanto l’aveva aspettato!!
Quando si separarono, Kazuya la fissò dritto negli occhi, con sguardo molto
serio e determinato.
“Allora dimmi una cosa, Mai Kujaku…Te la sentiresti di
diventare la moglie di un poliziotto?”
Queste parole lasciarono Mai ancora più di sasso della
dichiarazione.
“Ka- Kazuya…questa è forse…”
“Una proposta di matrimonio, sì.”
E così dicendo prese dalla tasca una scatolina e gliela aprì
davanti agli occhi. Conteneva un anello.
“Kujaku Mai…Vuoi sposarmi?”
Con mano tremante, Mai afferrò l’anello, mettendoselo al
dito. Poi con un sorriso esclamò:
“Sì, Kazuya Jono-uchi.”
I due si abbracciarono di nuovo, baciandosi. E da quel
giorno non corsero più il rischio di separarsi, vivendo un’esistenza felice
assieme a Shizuka e tutti gli altri amici.
Dall’autrice: Terza fanfiction su Yugioh e terza
fanfiction Jono-uchi/Mai! Non ci posso fare niente, adoro questa coppia…In Italia
non si trovano fanfiction su di loro, ma solo perché non si è ancora giunti
alla parte in cui viene fatta risaltare questa coppia! Inoltre, quei pochi
accenni che ci sono stati finora, sono stati tutti annullati dallo schifoso
adattamento italiano. Spero non mi cancellino anche le parti future, altrimenti
faccio una strage. Come dicevo, questa coppia mi fa letteralmente impazzire.
Solo un’altra coppia mi entusiasma a tal punto, ed è quella Rufy/Nami…Infatti
sono le due coppie su cui scrivo di più!!
Lo so, in questa fanfiction Mai è molto diversa
dall’originale…La mia idea iniziale era diversa, ma poi è risultata così.
Pazienza. In fondo, come si vedrà più avanti nell’anime, quando si tratta di
Joey/Jono-uchi lei è capace di mostrare un lato di sé inedito…Il lato debole,
chiamiamolo, il lato innamorato. Toglietele Joey e Mai vi diventa una ragazza
insicura e disperata.
Detto questo, le dediche. Sono poche le persone che leggono
queste fanfic Jono/Mai…La dedico a tutti loro. E soprattutto a tutti i fan di
questa stupenda coppia. Alla prossima!!
– Ryuen –