Titolo:
Senza Parole (la tazza di un
caffè)
Summary:
La tazza di un caffè.
Pairing:
Nathan/Simon; Pre-slash
Words:
680
Rating:
Verde
Desclaimers:
Questi due folli, sconsiderati
e geniali personaggi non mi appartengono in nessun modo... ma li amo
come se li avessi inventati io.
Notes:
Un momento di convivenza.
E
non amerete mai i Subsonica come li amo io.
Senza
parole
(la
tazza di un caffè)
“Fingerò
di non pensarti mentre fingi di non voler più me.”
(La
Fame di Camilla)
L'insonnia è una
brutta bestia. Specialmente se causa ne è il coinquilino che
si agita nel letto facendoti bestemmiare.
«Non posso
dormire su quel materassino, Barry! Fa freddo!»
Simon si appuntò
mentalmente che quella non era una buona scusa per lasciarlo dormire
nel lettone con lui.
Ed eccolo arrivare: un
altro calcio negli stinchi ben assestato.
Simon soffocò a
stento un ringhio e voltò la testa, trovandosi quella
riccioluta e incolta di Nathan troppo vicino, il braccio
improvvisamente attorno al collo.
Ah già. Il suo
adorabile coinquilino aveva anche la adorabile
abitudine di avvinghiarsi a cose e/o persone, insieme a quella di
tirare calci e parlare nel sonno.
Se lo era cercato
proprio con il lanternino.
Simon sospirò,
tentando di non notare il sarcasmo – incrementato da quando
aveva conosciuto il suo adorabile coinquilino - che
gli corrodeva le vene.
A guardarlo mentre era
incosciente, non si sarebbe mai detto quanto potesse essere
fastidioso Nathan Young, da sveglio. Sì, se l'era scelto
proprio col lanternino.
Sospirò ancora e
chiuse gli occhi, lasciando che il respiro dell'altro si mischiasse
al suo.
Quando Simon si alzò,
il giorno dopo, la prima cosa che notò fu che Nathan, ancora
beatamente addormentato, gli aveva preso il cuscino e l'aveva
abbracciato.
Non si stupì. Lo
faceva sempre.
Probabilmente non ne
era neanche consapevole.
Simon non l'aveva mai
detto a nessuno, ma era un'immagine che gli faceva sempre molta
tenerezza.
Mise su il caffè
e proprio mentre l'odore riempiva le sue narici e tutta la casa,
avvertì il passo da camionista di Nathan.
«Buongiorno.»
disse senza voltarsi «Che ci fai già sveglio oggi? Non
hai il turno di pomeriggio?»
Nathan aveva trovato
magicamente lavoro come commesso, anche se Simon sentiva che non
sarebbe durato molto. Il suo amico – sì, così lo
definiva – non era un tipo adatto a stare a contatto con le
persone. Ce lo vedeva meglio a fare lo stuntman, o il manichino dei
crash test.
Nathan odiava quel
posto. Come tutti i posti precedenti, del resto. Ogni volta che
tornava a casa partiva con un monologo interminabile, in cui si
alternavano episodi sconcertanti a parolacce che Simon non avrebbe
mai pensato esistessero.
Lui invece lavorava
come apprendista-assistente-tuttofare (trattamicomeunapezzadapiedi,
lo chiamava Nathan) in un piccolo studio fotografico, e gli piaceva
come lavoro, checché ne dicesse il suo coinquilino.
Nathan si stropicciò
gli occhi. «Sì, però ho sentito l'odore del caffè
e quindi ho pensato bene di approfittarne.» disse con voce
impastata
Simon lo guardò.
Aveva gli occhi piccoli per il sonno, il blu intenso che sgorgava da
lì era appannato ma vi si poteva scorgere il solito brillio in
profondità, e lo facevano sembrare più innocuo di
quanto fosse in realtà. Anche appena sveglio traeva in
inganno.
Lo osservò
sedersi al tavolino e sbadigliare.
«Dopo puoi
tornare a dormire, comunque.» disse versandogli il caffè
Nathan annuì.
«E' quello che avevo intenzione di fare, Barry. Grazie del
suggerimento, comunque.»
Simon ignorò il
sarcasmo e corrugò le sopracciglia mentre si sedeva di fronte
a lui. «Mi stai dicendo che preferisci fare colazione a
quest'ora, con me?» fece incredulo, passandogli la tazza
Lui scrollò le
spalle con semplicità. «Mi annoio a farla da solo.»
Simon sorrise di cuore.
Nathan usava delle parole così assurde per esprimere
affetto... almeno non lo si poteva accusare di scarsa inventiva!
Non parlava molto di
prima mattina, Nathan. Non senza almeno una tazza di caffè in
corpo.
Quella mattina sembrava
osservarlo più del solito, ma Simon non ci badò.
Bevve velocemente e si
alzò.
«Adesso devo
andare.» disse «Va' a dormire, dopo, mi raccomando.»
«Sì,
mammina.»
Simon fece una smorfia
e prese la giacca.
«Torni presto?»
buttò fuori Nathan, senza sapere da dove venisse quella
necessità di saperlo
Simon lo guardò
per un attimo. «Al solito orario.» disse «Pranziamo
insieme.»
Annuì. «Non
fare tardi, ok?»
«Ok. Ci vediamo
dopo, figliolo.» lo salutò.
Nathan lo seguì
con lo sguardo. Tornò a bere il suo caffè senza
staccare gli occhi dalla tazza del suo coinquilino. Quando finì
e tornò a letto, non la lavò.
Sapeva che sarebbe
tornato presto per farlo lui.
Notes, again:
Allooooora... è
forse il caso di fare qualche chiarimento. E' una pre-slash, quindi
non è che questi due abbiano deciso di vivere insieme perché
sì! Oppure perché si amano alla follia e abbiano deciso
di avere un milione di figli! (su quello magari ci si può
lavorare...)
Vivono insieme perché
non be lo bevo il fatto che Nathan campa in quel posto su un
materassino dimmerda e Simon con un bunker a disposizione lo lascia
lì. Non me la bevo, gente! E' un discorso che verrà
approfondito presto...
Ho sentito inoltre voci
sotterranee che parlerebbero di una terza serie. PUAH! Leggende
metropolitane!
… Sì, lo
so! Ma nella mia illusione fanfictionara Nathan non è a Las
Vegas!!! >.< Non esiste una terza stagione senza Nath! Uff!
>.>
Il titolo è
tratto da una strofa di Istantanee dei Subsonica, e la
citazione da Buio e Luce de La Fame di Camilla.
A rosmy90.
A Meredith.
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