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di Gont
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Le luci gialle della sala si abbassano impercettibilmente mentre i fotografi danno il via ai flash, soddisfatti. Sotto quella cascata di luce e rumore, l’uomo si muove per trovare una posizione sulla poltrona scomoda e si schiarisce la voce nel microfono. Non riesce a ricordare per quale motivo ha concesso quella noiosa conferenza stampa.

Non ho più l’età per certe cose.

<< Possiamo iniziare >>.

Subito, Brian viene sommerso di domande, soprattutto sulla sua vita privata, e riesce fortunatamente ad evitarne un paio. Sospira sconfitto guardandosi le mani, finché una voce gli fa alzare di scatto la testa.

<< Signor Haner, cosa ci dice di suo figlio? >>.

Riconosce quella voce proveniente da un angolo buio della sala all’istante, e viene sommerso dai ricordi. Suo figlio in grembo alla mamma, alle prese con i primissimi, incerti passi, con quello che poi sarebbe diventato il suo migliore amico il primo giorno di scuola.

Suo figlio con gli occhi luccicanti davanti alla sua prima chitarra, su un palco improvvisato, sull’altare il giorno del proprio matrimonio.

E poi ancora, suo figlio che gli distruggeva la macchina, per poi finire sui giornali pochi anni dopo con un nome d’arte idiota. Suo figlio su un palco, uno vero questa volta, a dare il meglio di sé.

Suo figlio con le lacrime agli occhi, il giorno del funerale di quello che poi, suo migliore amico lo era diventato davvero.

Sorride leggermente, avvicinando le labbra al microfono e fissando gli occhi castani che riesce a intravedere nella penombra della sala.

<< Sono fiero di te >>.

Da lontano, Synyster Gates sorride.

<< Lo so, papà >>.

 

 

 





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