Cose Turche

di Jezabel_89
(/viewuser.php?uid=99308)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Cose Turche

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il giorno in cui mi resi conto di essere malato, fu il giorno stesso in cui guarii.

Strano malore, direte voi, e lo è stato. C'è voluta un'intera vita per raccorgermene e neanche un istante per liberarmene.

Quando accadde, pensai che avrei dovuto essere arrabbiato. Non sapevo bene con chi avrei dovuto prendermela – con mia madre, probabilmente, o con mio padre. Ecco: avrei davvero voluto essere incazzato nero con mio padre, ma non sentivo per niente dentro di me la necessità di scagliare le mie freccette su un bersaglio senza un vero volto. Allora rimuginai che magari avrei potuto essere arrabbiato con Adam, ma quando lo cercai con lo sguardo mi accorsi che stava piangendo e non ne ebbi il cuore. Così pensai alla nonna, ma con lei non si poteva essere arrabbiati: ero al suo funerale, dopotutto.

L'amavo come se davvero fossi stato suo nipote e avrei sentito così tanto la sua mancanza che alcune volte, dopo essermi seduto al mio solito tavolo vicino al bancone del Turkish avrei ordinato due tazze di thè bianco, come se lei fosse stata ancora lì con me. Ovviamente, mentre la seppellivano, non lo sapevo ancora. Mi tornarono alla mente, in un solo momento, gli ultimi mesi trascorsi insieme e dimenticai la rabbia. Invece, ero felice.

 

 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=828054