Un amore folle
Abbiate pietà di me xD
Mi diverto troppo a scrivere storie su storie!!
E qui mi accompagna una dolce amica, è Hikari93! La ringrazio infinitamente per scriverla insieme a me!! Davvero <3
Allora u.u questa storia sarà OOC, tenteremo di fare i personaggi di Shaman King abbastanza IC, ma non prometto nulla.
Sull'inizio sarà ambientata come nell'anime, ma poi
diventerà un AU. Detto questo xD Passiamo alla trama della
storia :3
Una ragazza. Rochelle.
Amante della musica, ballerina e cantante, fin da piccola ha sempre avuto una vita difficile.
Ad otto anni incontra Yoh, ma poi sparisce e la danno per morta.
Lei appena compie i 18 anni, tornerà là per ritrovarlo e poterlo riabbracciare. Ma purtroppo conoscerà lui.
Ritorno in città
Sapevo
già di rischiare grosso. Di non trovarlo, ma era la mia unica
occasione. Dovevo rivederlo, dovevo ritornare da lui, dovevo
abbracciarlo e stringerlo forte a me, e dirgli che questa volta non me
ne sarei andata e che sarei rimasta con lui questa volta per sempre.
Flashback
-Inizio-
-Come ti chiami?- Un adorabile bambino dai capelli color cioccolato
fondente, si rivolse ad una bambina che stava camminando, probabilmente
verso il parco giochi.
La bambina arrossisce furiosamente e cerca di allontanarsi da quel
pericolo. Non doveva affezionarsi, non ci doveva parlare, tanto il suo
tempo prima o poi sarebbe scaduto.
Ma il bambino era insistente invece, la seguì fino al parchetto, dove tentò nuovamente di parlarle.
-Perché scappi? Voglio solo fare amicizia con te...-
Lei lo guardò. Si spostò un ciuffo ribelle che le cadeva
dagli occhi. Era un pericolo per lei fare amicizia, alla fine dell'anno
se ne sarebbe andata da quella bellissima città. Sarebbe stato
solamente inutile...
-No... non possiamo...- la voce candida della bambina risuonò
leggera nell'aria. Era troppo timida, doveva dimostrare di essere
più coraggiosa e più dura, se voleva che quel bambino la
smettesse di seguirla.
-Non sono un bambino cattivo!-
La piccola Rochelle rise. La sua vocetta trascinò anche il piccolo Yoh. Risero per un po' e poi tornarono a guardarsi.
-Io vorrei esserti amica, però non voglio io... Ma non
perché tu sei cattivo..- La piccoletta si guardava i piedi
intimidita.
-Allora perché?-
-La mia è una lunga storia... Ma non voglio annoiarti,
sicuramente ci saranno altri bambini che vogliono fare amicizia con
te..-
La piccola triste si girò e fece per andarsene e uscire dal
parchetto, ma la manina calda di Yoh prese quella di lei e gliela
strinse.
-Io non ho niente da fare... perché non me ne parli?-
La bambina sorrise. Era la prima volta che qualcuno la volesse
ascoltare. Si misero sull'altalena, ciascuno a dondolare e Rochelle
raccontò la sua storia. Pianse quando gli disse che lei ogni
anno si sarebbe trasferita per il lavoro dei suoi genitori, ma poi
l'allegria del nuovo amichetto le fece ritornare il sorriso.
I due trascorsero la giornata così, a raccontarsi la vita un po' di ognuno e conoscersi meglio.
E lei finalmente aveva trovato una persona speciale, che la capiva e non l'allontanava.
Ma i giorni passarono troppo in fretta, e il tempo scadette. Lei se ne
andò, tra le lacrime, Yoh dette a Rochelle il suo indirizzo, in
modo che si tenessero in contatto. Rochelle lo abbracciò forte e
gli promise che presto sarebbe tornata da lui.
Purtroppo i genitori impedirono a lei di scrivere a lui, perché
avrebbe fatto solo del male al ragazzo. Così strapparono
l'indirizzo, e così facendo, strapparono anche il cuore della
piccola.
Gli anni passarono lentamente, lei crebbe, fino a diventare una
splendida ragazza, ma con un carattere molto passivo. Non riusciva
più ad affezionarsi come un tempo, lei voleva solamente tornare
dal suo Yoh. Glielo aveva promesso
-Fine-
Stavo correndo per le strade di Tokyo.
Erano passati 10 anni, dal mio primo incontro con Yoh, ma la
città era sempre bella come un tempo. Forse lo era ancora di
più adesso.
Gli shorts mi stavano dando fastidio, mi fasciavano troppo, ma se non
mi sbrigavo non sarei riuscita a vederlo. Il primo posto dove lo sarei
andata a trovare è la scuola superiore.
Dopo varie indicazioni dei passanti, la trovai, ma improvvisamente mi bloccai davanti al cancello.
L'ansia salì. E se non era lì? E se, era andato
via da Tokyo? Dopotutto, per colpa dei miei genitori non avevo potuto
tenermi in contatto con lui. Maledetti loro.
Sono stata malissimo. Li ho odiati per tutto questo tempo e non li
perdonerò mai per il torto che mi hanno fatto. Infatti appena ho
compiuto i 18 anni, liberi da loro, ho preso il primo volo disponibile
per Tokyo.
Pagarmi il biglietto non è stato facile, ma con i soldi della
paghetta che mi davano i miei, e con i vari lavoretti che ho fatto,
sono riuscita a mettermi dei soldi da parte per il biglietto e per
soggiornare qualche giorno.
Ma adesso? Tutta la mia sicurezza era sparita.
Guardai l'enorme orologio davanti scuola, e segnava che mancava 5
minuti alla fine delle lezioni. Adesso non mi restava che aspettare.
Chissà se mi avrebbe riconosciuto. Sai, sono cambiata davvero
tanto. I miei capelli sbarazzini e corti, sono cresciuti, diventando
lunghi e lisci. La mia pelle era rimasta bianca latte. Il mio corpo si
era tonificato grazie ai tanti anni di danza, e le forme erano grandi
al punto giusto.
Mi sedetti su una panchina, sistemandomi il top e poi tirai fuori, dalla tasca dei miei pantaloncini, un piccolo braccialetto.
Era fondamentale per me. Era il suo, che mi aveva regalato per il mio
ottavo compleanno. E' stato quello a darmi forza per tutti questi anni.
Chiusi gli occhi per cercare di rilassarmi, ma il suono fastidioso
della campanella, mi fece montare nuovamente il nervoso a mille.
Sentivo
che il cuore mi batteva frenetico e che sarei potuta collassare da un
momento all’altro. Del resto, probabilmente tra pochi attimi
avrei rivisto Yoh, il mio unico e vero amico.
Scattai in piedi, avanzando qualche passo verso la massa di alunni che
si addensava all’uscita della scuola. Li scrutai, sperando di
vedere spuntare il suo viso, sperando anche di riconoscerlo. Ma quanto
poteva essere cambiato, in fondo? Per quanto fosse vero che erano
passati gli anni, in cuor mio sapevo che il sorriso di Yoh, quella sua
espressione gentile che mi aveva avvicinata a lui, era ancora stampato
sul suo volto.
Presi alcuni respiri profondi, mentre torturavo il braccialetto: sarebbe stato il mio biglietto da visita.
Mi alzai sulle punte, per scorgere anche i ragazzi che si trovavano un
po’ più lontano. Il vociare chiassoso e vispo rendeva
tutta quella confusione ancora più frastornante.
Sicuramente rimasi a bocca aperta, e non dovetti fare una bella figura.
Non mi importò, infatti, di una coppietta di studenti che mi
stava fissando come se fossi un’aliena.
Yoh non era cambiato molto.
Era diventato più alto, ovviamente, più slanciato. I
tratti fisici del bambino che era stato, erano scomparsi, lasciando
spazio a un’espressione più matura. Come avevo pensato
prima, il suo sorriso era stampato sulle labbra. Solo a guardarlo,
sorrisi a mia volta.
Mi saltarono subito all’occhio un paio di cuffie arancioni che
portava intorno al collo; evidentemente era ancora un appassionato di
musica.
Stava parlando con un gruppetto di persone che non conoscevo.
D’istinto ne fui un tantino gelosa, ma fu una sensazione che mi
passò subito: d’altronde, non esistevo solo io per lui,
ammesso che si ricordasse ancora di me… ed era questo il
pensiero che costituiva una piccola pecca in quella giornata cui sarei
dovuta essere la persona più felice del mondo.
E se mi fossi ripresentata a lui, e lui non si sarebbe ricordato di me? Sarei potuta scappare via piangendo? No.
Non mi restava altro da fare che affidarmi alla buona sorte.
Con passo deciso mi avvicinai, quanto più possibile,
appoggiandomi al tronco di un albero lì vicino. Attesi che il
gruppo di Yoh si facesse più vicino, e intanto ascoltai i
battiti accelerati del mio cuore. Mi morsi la lingua e gettai
un’occhiata di sbieco ai ragazzi. Quando mi resi conto che il
momento era quello “giusto”, scattai in avanti.
Osservai la facce dei ragazzi, soffermandomi maggiormente sull’espressione di Yoh.
-Ciao- salutai timidamente, non sapendo esattamente quale fosse la cosa
migliore da dire. Pregai interiormente di ricevere una risposta da chi
volevo io.
-Tu saresti… ?-
A parlare era stato un ragazzo dai capelli azzurri e dall’aspetto
amichevole. Mi si avvicinò e mi studiò, come se fossi un
esemplare da laboratorio.
-Rochelle.-
Rimasi anch’io di stucco, perché non era stata la mia voce a pronunciarsi.
Annuii, felice che il mio amico rimembrasse. -Allora ti ricordi- dissi,
con le lacrime agli occhi. Non avrei singhiozzato -ero pur sempre una
ragazza forte- ma le emozioni che sentivo dentro erano potenti, tanto
che avrebbero potuto uccidermi, facendomi scoppiare il cuore.
Lui rise, di quella risata che avevo persino sognato. -Non saranno i
capelli cresciuti, o “qualche” centimetro” in
più a imbrogliarmi. Non ti ho mai dimenticata.-
Mi lasciai guidare dall’istinto, perché quando non si sa
come comportarsi è meglio lasciar parlare il proprio corpo. Lo
abbracciai, stringendolo forte. Gli fui grata, sentendo che anche lui
faceva lo stesso.
-Ti dispiace metterci al corrente?- parlò lo stesso ragazzo di prima.
-Con piacere, Horo Horo. Ma credo che Rochelle sarà felice di
farlo, magari mentre ci incamminiamo per andare a casa.- Si
staccò dall’abbraccio e cercò la mia approvazione
con lo sguardo.
Annuii.
-Dunque- iniziai, con leggero imbarazzo. –Mi chiamo Rochelle e
sono una vecchia amica di Yoh. Ci conoscemmo molti anni fa, quando i
miei genitori lavoravano qui.-
-Dovete sapere che i genitori di Rochelle cambiavano lavoro molto spesso- s’intromise Yoh.
-Esattamente- confermai. –Finalmente sono maggiorenne, per cui
decido io dove voglio stare.- Mi accorsi di essere sembrata un
po’ troppo ribelle, quindi sviai il discorso. –A ogni modo,
mi conoscerete meglio in seguito, se volete ovviamente… mi sei
mancato Yoh.- Alzai il braccio, mostrandogli il braccialetto che tenevo
allacciato a un paio di dita, dato che mi andava stretto al polso.
Lui capì cosa volessi dire, e sorrise. –Anche tu.-
Mi girai in avanti e scrutai la strada. Tutto ciò che mi
circondava mi sapeva di casa. Sorrisi, e chissà da quanto tempo
non lo facevo così spesso.
Finalmente ero tornata.