A Sirius piacevano gli occhi di Mary.

di Roxanne Potter
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Sirius Black aveva sempre osservato Mary MacDonald da lontano: quella vivace, minuta ragazzina del quarto anno, che rideva spesso ed entrava in Sala Grande mulinando i lunghi capelli castani, in compagnia delle sue tante amiche.
Gli erano sempre piaciuti, i suoi grandi occhi verdi da gatta. Gli era sempre piaciuto il tono squillante e allegro della sua voce, il modo in cui poteva tramutarsi in un urlo da spaccare i timpani, durante le partite di Quidditch.
Gli piaceva la furia che invadeva il suo viso quelle rare volte in cui Grifondoro perdeva una partita, così come la contentezza nel vedere la sua Casa che batteva le altre.
Gli piaceva il modo in cui, durante i banchetti di inizio anno, Mary si lanciava sul cibo, divorando tutto alla velocità della luce, senza curarsi delle briciole che sporcavano il suo viso e della panna di cui si macchiava la sua divisa.
Gli piaceva vedere Mary che andava in giro canticchiando, agitando la bacchetta in modo da far svolazzare gli oggetti che trovava a terra, facendo volare via i cappelli degli altri studenti, solo per divertimento.
A Sirius piaceva il sorriso di Mary.
A Sirius piaceva la risata di Mary.
A Sirius piacevano gli occhi di Mary.
Sirius odiò vedere quel sorriso sgretolarsi e ridursi a una linea sottile, una linea debole e spenta.
Sirius odiò vedere quella viva risata ridursi a pochi, tristi bisbigli.
Sirius odiò vedere quegli occhi morire, spegnersi, svuotarsi di tutta la luce che, al suo sguardo, li aveva resi tanto meravigliosi.
Odiò vederli sprofondare nell'abisso dell'inquietudine e della paura.




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