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Nota
introduttiva:
questa raccolta è stata scritta per il Lily e James
– Missing Moments contest di Tittivalechan91, al quale non ho
proprio potuto fare a meno di partecipare, nonostante mi abbia
impegnato tutta l’estate – eh certo,
perché non potevo scegliere la via più facile e
scrivere una raccolta di drabble o flashfic, ma mi sono dovuta andare
ad incasinare con dieci one-shot XD
Ogni elemento della
raccolta doveva essere ispirato ad un prompt: nell’ordine,
questi saranno:
1.
Libro
2.
Rospo
3.
Ministro
4.
Settimane
5.
Inverno
6.
Acqua
7.
Rosso
8.
Cuori
9.
Elfo
10. Tulipano
Alle volte trovare
un’idea originale per il prompt non è stato
facile, ma tutto sommato è stata davvero una bella sfida. In
fondo all’ultima storia riporterò il giudizio
ricevuto, anche se procederò abbastanza lentamente con la
pubblicazione perché la storia numero 8 è
iscritta ad un altro contest e devo quindi lasciarla inedita fino alla
sua scadenza. Nel frattempo, inizierò a pubblicare dalla
prima, con cadenza settimanale.
I titoli delle shot
sono tutti titoli di canzoni di Bugo (adoro quell’uomo).
Per tutte le date
presenti mi sono basata sul Lexicon, sui calendari degli anni in
questione, sulle interviste a JKR e sulle informazioni dai libri (I
doni della morte, il prigioniero di Azkaban e l’Ordine della
fenice in particolare).
Riporterò il giudizio ricevuto in fondo all’ultima storia, insieme ai bellissimi bannerini ricevuti.
Dopo questo noioso
sproloquio, non mi resta altro da dire se non buona lettura :)
S.
Brutto
scherzo
Prompt: libro
Ambientazione: primo anno
Parole: 2919
13 Ottobre 1971
“Signor Potter, vuole spiegarmi perché
l’ha fatto?”
James si guarda le
punte dei piedi, imbarazzato. È già la terza
volta, da quando ha iniziato Hogwarts, che la professoressa McGranitt
lo fissa con quel cipiglio severo e quel sopracciglio inarcato, segno
di totale e completa disapprovazione nei suoi confronti. Non che a lui
importi più di tanto di essere disapprovato –
è Sirius che glielo dice sempre, gli adulti non contano
niente. Qualunque cosa tu faccia, saranno sempre pronti a metterti in
punizione o urlarti contro, perciò obbedire o no
è indifferente. James sa che i suoi genitori non gli hanno
mai urlato contro, ma qui a Hogwarts è tutto diverso e i
professori non sembrano apprezzare molto la sua esuberanza.
Perciò, in fin dei conti, probabilmente Sirius ha ragione.
“Non
posso dirglielo, professoressa”, risponde quindi, spingendosi
gli occhiali sul naso con un gesto deciso. I primi giorni Sirius ha
provato a prenderlo in giro chiamandolo quattrocchi, ma
James ha scoperto poco dopo che il suo amico ha un neo sul didietro,
quindi ha minacciato di spifferarlo a tutta la scuola per farlo
smettere immediatamente. È così che sono
diventati migliori amici, più o meno.
“Devo
dedurne che non abbia alcuna giustificazione valida per la sua
marachella?” gli domanda la McGranitt, massaggiandosi le
tempie. James deglutisce rumorosamente. Non può essere
espulso per una baggianata del genere, ma ha il sospetto che la
professoressa lo desideri fortemente.
“L’ho
fatto perché mi andava”, risponde quindi,
stringendosi nelle spalle. La McGranitt, per un po’, non
dà segni di vita. Lily Evans, in piedi nell’angolo
a fianco a lei, continua a gettargli occhiate di fuoco.
James, dentro di
sé, gongola enormemente.
Era proprio quello
che voleva ottenere.
“E va
bene, signor Potter, l’ha voluto lei. Per punizione
passerà il finesettimana a pulire da cima a fondo tutti i
ripostigli per le scope dell’ala est del castello –
ovviamente senza magia. Ah, verrà sorvegliato a vista dal
signor Gazza, quindi può dimenticarsi di chiamare in
soccorso i suoi amici. Signorina Evans, lei aiuterà il
signor Potter”.
“COME?!”
“Mi
dispiace, signorina Evans, ma non posso transigere. Il signor Potter
potrà anche averla provocata, ma lanciargli contro una
fattura così grave non è una cosa che posso
lasciare impunita in qualità d’insegnante. La
prossima volta, se verrà ancora infastidita con scherzi di
questo genere, si rivolga direttamente a me… oppure si
vendichi in un luogo privato e lontano dagli occhi di un
professore”.
La McGranitt
pronuncia quell’ultima parte in un tono di voce decisamente
più basso, quasi che non voglia farsi sentire da James. In
effetti, Evans potrebbe interpretare quel suo consiglio nella maniera
peggiore e, la prossima volta, rinchiuderlo nel bagno di Mirtilla
Malcontenta per poi appenderlo a testa in giù sopra un
lurido wc e torturarlo con perfidi incantesimi, fino a non lasciargli
altra scelta che chiedere pietà.
A giudicare dallo
sguardo della sua compagna di Casa, sembra proprio che stia pensando a
qualcosa di molto, molto
simile.
“Potete
andare. Dirò al signor Gazza di aspettarvi sabato mattina
alle dieci al primo piano, da dove comincerete. Signor Potter, fossi in
lei non sorriderei… dubito che troverà qualche
tesoro nascosto facendo le pulizie. Neanche in quei ripostigli che non
vengono puliti da… all’incirca una cinquantina
d’anni, credo”.
A James per poco
non si stacca la mandibola. Chissà quali innumerevoli
quantità di ragni, polvere, tarme e scarafaggi
potrà aver accumulato un posto che non viene pulito da
cinquant’anni.
Prega che la
McGranitt stia solo scherzando, dopodiché si volta ed esce
dal suo ufficio, seguito a ruota da Evans.
Sa già
che a breve dovrà fronteggiare la sua ira, basta solo
aspettare che la porta si chiuda alle loro spalle…
“Sei
veramente un idiota, un idiota stratosferico! Dimmi la
verità, brutto scemo patentato: l’hai fatto solo
per dimostrare che sei già capace di fare
quell’incantesimo…”
“…si
chiama Incantesimo di
Appello, Evans”.
“Esattamente!
È per questo, no?”
“No”.
“E allora
perché?”
“L’ho
già detto. Perché mi andava”.
“Per
quanto tu sia idiota, non ci credo”.
“Come ti
pare. Ci vediamo in giro, ma soprattutto sabato”.
Evans lancia a
James un’occhiata carica d’ira, poi gli volta le
spalle e si allontana di fretta. Il sorriso di James, che è
rimasto lì appena accennato per tutto il tempo, ora si
allarga a dismisura.
È andato
tutto secondo i suoi piani – più o meno, forse
nella sua immaginazione Evans gli avrebbe risposto in modo molto meno
scorbutico. Però ci è riuscito, ha raggiunto il
suo scopo.
Tuttavia, James non
può confessare a nessuno la verità,
perché altrimenti è sicuro che verrebbe preso in
giro per giorni.
Guarda
l’orologio, ricordandosi che ha un appuntamento: lui e Sirius
vogliono esercitarsi nel volo con due scope sgraffignate alla fine di
una lezione di Madama Bumb, dato che domani hanno la prima prova
pratica e James è assolutamente intenzionato a prendere il
massimo dei voti. L’anno prossimo vuole entrare nella squadra
di Quidditch di Grifondoro a tutti i costi e, sebbene sappia
già di essere bravo, vuole sentirsi dire da Sirius che
è ancora più bravo di quanto pensi lui stesso.
Forse faranno venire anche Peter che, tutto infervorato, poco fa gli ha
chiesto di poter assistere alla loro performance. Peter è
simpatico, ride sempre a tutte le battute che fanno James e Sirius ed
è sempre entusiasta delle loro idee. Quell’altro
invece, Remus, se ne sta un po’ troppo sulle sue. Ma di
sicuro troveranno un modo per socializzare con lui. Non puoi stare a
Grifondoro e rimanertene lì a non parlare con nessuno, James
ne è sicuro.
Comunque, per il
bene del suo orgoglio personale, non può raccontare
né a Sirius né a Peter il motivo per cui ha
rubato un libro a Lily Evans, rifiutandosi di restituirglielo fino a
beccarsi una Fattura Pungente dalla suddetta. Mentre si avvia verso il
parco, non può fare a meno di pensarci con orgoglio. Evans
si crede tanto furba, ma farsi beccare in pieno dalla McGranitt non
è stata un’azione così geniale. E,
finalmente, è stata costretta a rivolgergli la parola.
La
verità è che a James dava fastidio essere
così apertamente ignorato. E quella bambinetta dai capelli
rossi, che poi aveva scoperto chiamarsi Lily Evans, durante quel primo
mese di scuola l’aveva sempre
ignorato. Fin da quando, sul treno per Hogwarts, lui e Sirius si erano
messi a prendere in giro il suo amico strambo e unticcio, quello di
Serpeverde. L’avevano fatto per gioco, che diamine. Era colpa
di quello lì se non sapeva nemmeno stare agli scherzi.
Ancora non capisce
come possano essere amici quei due, ma non è una cosa di
fondamentale importanza. Quello che James non sopportava era che quella
ragazzina si voltasse dall’altra parte quando lui faceva
qualche incantesimo che ancora il professor Vitious non aveva ancora
insegnato alla classe, o che non ridesse quando diceva ad alta voce una
battuta particolarmente divertente, o che a cena gli passasse il sale o
il succo di zucca con un gesto secco e silenzioso, anche se lui glielo
domandava con gentilezza.
Era carina, ma
questo non le conferiva affatto il diritto di fare finta che lui non
esistesse.
Per questo oggi,
mentre si dirigevano verso la sala grande per il pranzo dopo
l’ora di Storia della Magia, James ha acchiappato il libro di
Difesa Contro le Arti Oscure di Evans con un abilissimo Incantesimo di
Appello – sapeva che l’avrebbe fatta morire
d’invidia, eseguendo una magia così avanzata per
loro del primo anno – e poi l’ha spedito, con un
altrettanto abile Incantesimo di Levitazione, sopra il grosso
lampadario che pendeva sulle loro teste.
Ovviamente, questo
l’ha mandata su tutte le furie.
Mentre James si
chiude per bene il mantello per ripararsi dal venticello freddo che si
è alzato improvvisamente, affondando i piedi un passo dopo
l’altro nell’erba umida, rievoca con grande
soddisfazione lo sguardo inorridito di Evans che seguiva il suo libro
levitare nell’aria fino a raggiungere il lampadario. James
l’ha guardata con un enorme sorriso di sfida dopo averlo
fatto e lei è andata su tutte le furie. Sembrava che
dovesse iniziare a sputare fiamme da un momento all’altro.
“Ridammelo
subito!”
gli ha ordinato, imperiosamente. James si è limitato a
scuotere le spalle.
“Non
credo di averne voglia”, le ha risposto, facendola infuriare
ancora di più.
“Quello
è il mio libro di Difesa Contro le Arti Oscure, non il tuo
giocattolino, devi esserti confuso! E ora ridammelo!”
“So che
cos’è un libro, Evans, non
c’è bisogno che me lo spieghi tu”.
“Se non
lo fai scendere immediatamente da lì me la paghi,
Potter…”
“Visto
che sei tanto brava, perché non te lo riprendi tu?”
“Potter,
ti ho avvertito!”
“Magari
preferisci pregarmi…”
A quel punto, Evans
si era totalmente imbestialita e gli aveva lanciato contro la fattura.
Peccato che, pochi secondi dopo che la pelle di James aveva iniziato a
ricoprirsi di bruciature non molto simpatiche a vedersi, fosse passata
di lì nientemeno che la professoressa McGranitt.
Di conseguenza
erano finiti entrambi nel suo ufficio e si erano beccati una punizione.
James arriva al
luogo dell’incontro con Sirius e, mentre si avvicina, si sfila
gli occhiali per pulirli con aria apparentemente noncurante.
“Allora?
Ti ha rotto tanto le scatole?” chiede lui, in tono piatto.
“Non
più di tanto. Finesettimana a pulire i ripostigli con
Evans”, risponde James, attento a mantenere un atteggiamento
indifferente. Peter gli si accosta, ha l’aria dispiaciuta.
“Accidenti,
chissà che sfortuna dover passare tutto quel tempo con
lei… sta’ attento che non ti scagli
un’altra di quelle brutte fatture,
James…”
“Non ti
preoccupare, Pete. Evans non è un problema per me”.
Peter sorride,
rassicurato. Poi gli porge la scopa.
“Ecco! Te
l’ho portata io”.
“Grazie.
Perché dopo non provi anche tu? Posso insegnarti qualche
trucchetto”.
“Dici
davvero? Oh, James, ti ringrazio, ti ringrazio
moltissimo…”
“Figurati.
Sei pronto, Sirius?”
“Prontissimo”.
“E allora
guarda che so fare!”
James si
dà una rapida spinta per alzarsi velocemente da terra, riuscendoci senza alcuna difficoltà. Sa già zigzagare
abilmente fra le cime degli alberi, sfruttare al meglio le correnti
d’aria, inclinare il peso di modo da curvare nella giusta
misura. Per lui volare è un gioco da ragazzi.
L’anno
prossimo, quando sarà entrato nella squadra di Quidditch di
Grifondoro – perché è certo che ci
entrerà, non ci sono dubbi – Evans non
potrà più tentare di ignorarlo. Lo
vedrà giocare alle partite e si renderà conto di
quanto è bravo. Un talento molto promettente, nonostante la
giovane età. Così lo definivano a casa gli amici
di suo padre che ogni tanto venivano a pranzo e lo vedevano
esercitarsi nel piccolo campo da Quidditch sul retro della casa,
costruito apposta per lui. Quel
ragazzo farà strada, gli dicevano.
E quando li sentiva
dire quelle cose, James si riempiva di gioia e d’orgoglio.
Perché si rendeva conto che c’era qualcosa che
sapeva fare veramente bene. Era un po’ come avere
un’arma segreta, da sfoderare al momento opportuno.
Purtroppo,
però, ci è rimasto molto male quando ha scoperto
che quelli del primo anno non sono ammessi in squadra. Così,
essendo costretto ad attendere l’anno successivo per
impressionare Evans con le sue doti straordinarie a Quidditch, ha dovuto rubarle il
libro. Tanto alla fine l’ha riavuto, no? Che motivo
c’era di fare tutte quelle storie?
Però gli
ha parlato. Ha smesso di ignorarlo. Si sono parlati e dovranno scontare
una punizione insieme, così potrà darle ancora
più fastidio.
Non sa bene
perché, ma lo trova divertente. Il modo in cui le guance le
diventano rosse, la forza con cui stringe i pugni come se volesse
picchiarlo, gli sguardi assassini provenienti dai suoi grandi occhi
verdi… vederla così, per James, è un
autentico spasso. Quasi quanto lanciare Caccabombe con Sirius dentro
l’ufficio di Gazza.
*
È
sabato mattina. James si è svegliato fra innumerevoli
sbadigli, rendendosi conto di essere in ritardo soltanto dopo che
Sirius gli ha detto: “Sono le dieci meno un quarto, quando
andiamo a fare colazione?”. Per fortuna, in
quell’esatto momento, si è ricordato della
punizione. Così, mentre si lavava e vestiva in tutta fretta,
Peter è corso in sala grande ed è tornato a
portargli un bombolone alla crema, che James ha ingurgitato in cinque
nanosecondi, rischiando quasi di soffocare. Ovviamente, Sirius ha riso
di lui per tutto il tempo. Purtroppo James non ha potuto dirgli di non
farlo, perché era solo grazie a lui che si era ricordato di
avere un impegno e che quindi – forse – non sarebbe
arrivato tardi.
Dopo essersi lavato
i denti, si è fiondato di corsa giù per le scale.
Ha attraversato la sala comune e il ritratto della Signora Grassa
– di Evans nessuna traccia, era praticamente certo che non si
fosse degnata di aspettarlo e che si trovasse già sul luogo
del ritrovo. E infatti, quand’è arrivato,
l’ha trovata lì che batteva il piede a terra in
segno d’impazienza, il visino tutto imbronciato. Ovviamente
ha ignorato Gazza e ha iniziato subito a dettare le regole –
non più di venti minuti per ripostiglio, armarsi di scope,
guanti, sacchi e strani aggeggi piumati per rimuovere la polvere, non
aprire bocca per nessun futile motivo. Wow, che ragazza organizzata.
Tuttavia quella
punizione è molto seccante e, quando sono solo al secondo
ripostiglio, James non ce la fa più a stare in silenzio.
“Non
sarai mica ancora arrabbiata”.
“Mi hai
strappato un libro di mano e me l’hai fatto volare su un
lampadario, certo
che sono ancora arrabbiata”.
James si stringe
nelle spalle, mentre raccoglie un bel mucchio di cartacce, vecchie
piume usate e caramelle ammuffite e lo concentra tutto in un
angolo.
“Secondo
me ti rode di più per la punizione”, le dice, con
un sorrisetto sghembo. La scruta diritto negli occhi, per vedere se si
intimidisce, ma lei sostiene il suo sguardo con fierezza.
“Oh, non
ti credere. Sono già rassegnata al fatto che mi
beccherò molte altre punizioni per colpa tua”,
replica, e James non può fare a meno di provare una certa
ammirazione. Allora non è solo una sua impressione che Evans
non sia una perfettina santarellina.
“Comunque
non è poi così male, non credi? Sai, tenere la
scuola più pulita. Sgobbiamo per una causa
nobile”.
Evans lo fissa con
espressione incredula, continuando a spolverare la cima
dell’armadio da sopra la sedia su cui è salita.
“Tu devi
avere qualcosa che non va nella testa”, gli dice, in tono
quasi rassegnato.
“Oh, dai,
ammettilo, ti diverti anche tu ad arrabbiarti così con me.
Se non ci fossi io, la tua vita sarebbe terribilmente noiosa”.
“Potter,
la mia vita è diventata terribilmente disastrosa da
quando tu hai cominciato con i tuoi stupidi scherzi!”
“Tsé!
È molto più entusiasmante una mezzora con me
piuttosto che un’intera giornata con quel babbeo del tuo
amico”, replica James, in tono deciso. Davvero, quei due non
hanno niente in comune. Chissà di che diavolo parlano. Evans
però ha ripreso a guardarlo male, come quando gli ha
scagliato quella perfidissima fattura.
“Lo dici
solo perché è finito a Serpeverde e tu hai degli
stupidi pregiudizi…” attacca, ma James la
interrompe subito.
“Ascolta,
non so da dove vieni tu, ma lo sanno tutti che da Serpeverde escono da secoli un sacco
di maghi oscuri”.
Evans lo guarda
perplessa, mentre scende dalla sedia con movimenti distratti.
“Ad
esempio? Chi sono questi maghi oscuri?” gli domanda, e James
per poco non prende a sbattere la testa contro il muro.
“Evans,
come fai a non saperlo?!” esclama, incredulo. Lei
improvvisamente arrossisce e il suo sguardo si fa meno duro; smette di
fissarlo negli occhi e prende a scrutare con attenzione una crepa nel
pavimento.
“Sono…
i miei genitori non sono dei maghi, va bene?”
Ah, ecco, questo
spiega tutto. Che
stupido, pensa James. Non è abituato a
pensarci, avendo sempre vissuto circondato da famiglie di maghi.
“Severus
ha detto che non faceva differenza…”
“No,
infatti, non fa alcuna differenza. Se me l’avessi detto
subito, avrei capito. Non c’è nulla di cui
vergognarsi”, le dice, con tono di scusa. Non vuole che lei
pensi che lui è uno di quelli che badano a queste cose,
perché non lo è. Sua madre e suo padre hanno
sempre insistito molto su questo, sul fatto che tutti i maghi sono
uguali, anche hanno i genitori Babbani. James è sempre stato
d’accordo, per questo ci tiene molto.
“Lo so,
è meglio che non lo dica in giro”.
“Stai
scherzando?!”
“Severus
ha detto che qualcuno potrebbe prendersela con me, che non si sa
mai…”
“Chiunque
osasse farlo, verrebbe espulso subito. Sarei il primo ad andare a dirlo
a Silente. Fidati”.
Evans resta in
silenzio per qualche secondo, poi, lievemente imbarazzata, prende uno
straccio da un secchio e comincia a pulire i vetri della finestra.
“Ok, ti
credo”, dice a James, senza voltarsi. Lui sorride,
soddisfatto. I suoi genitori gli hanno sempre insegnato che quella
è una cosa importante, perciò ci tiene a
sottolinearla. Anche con una un po’ scontrosa e suscettibile
come Lily Evans.
“Allora?
Questi maghi oscuri? Dimmi qualche nome, sono davvero curiosa di sapere
se proprio tutti vengono da Serpeverde…”
Sul volto di James
si disegna un ghigno birbante, mentre formula la sua risposta.
“Adesso
che ti ho restituito il tuo libro di Difesa, potresti anche andare a
controllare da sola”, ribatte, e in cambio riceve uno
straccio bagnato dritto in piena faccia. Un tiro estremamente preciso,
non c’è che dire. Forse James deve stare
attento… non si sa mai che Evans, l’anno prossimo,
si metta in testa di rubargli per dispetto il posto di Cacciatore nella
squadra di Quidditch.
Nota conclusiva:
dunque, spiego subito come sarà strutturata questa raccolta.
Le shot andranno in ordine cronologico e ce ne saranno, quindi, circa
metà in cui Lily e James ancora non stanno insieme, mentre
le restanti saranno incentrate sul settimo anno e sul post-Hogwarts;
alcune saranno incentrate sul punto di vista di James, altre su quello
di Lily (in questo caso lo schema sarà libero,
cioè vi troverete le prime tre incentrate su James e poi le
successive tre su Lily, poi di nuovo una su James e così via). Avendo già
scritto una long-fic su di loro, ho cercato di non ripetermi per quanto
riguarda gli avvenimenti; diciamo quindi che questa raccolta
può essere considerata una sorta di spin-off di Between You And The Giant Squid,
anche se ovviamente non è necessario averla letta per capire
quello che succede (al massimo, chi l'ha fatto coglierà
qualche riferimento velato). In ogni caso, ho cercato di dare alla
raccolta una sua coerenza interna e di fare sì che,
raccontando episodi in un certo senso minori, mostrasse comunque
l'evoluzione che la relazione fra Lily e James compie nel corso del
tempo, fin dal primo anno di scuola.
Vi lascio una piccola anticipazione della prossima shot, poi passo e
chiudo:
“Oggi
è il mio compleanno”, le dice, con aria ermetica.
Lei aggrotta la fronte, perplessa.
“Bene. Auguri.
C’è altro?”
James si fa coraggio.
Ormai non può fare a meno di dirglielo. Si convince che la
sua intraprendenza la stupirà in positivo, fino ad esserne
praticamente certo.
Perciò decide
di lanciarsi.
“Come regalo
voglio un bacio da te, Evans”, le dice, gonfiando il petto.
Alla prossima settimana!
S.
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