Soul

di rees
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“Mi rubate l'anima”.
Nessuno ci crede quando dico questa frase. Basta rispondere che non sono un aborigeno e che so perfettamente come funzionano una cinepresa o una macchina fotografica, e sperano di togliere dalla mente questa mia idea. Ma non è così. Gli aborigeni sono molto più svegli di noi per queste cose. Quante volte, dopo aver sviluppato il rullino o scaricato le foto sul computer ci rendiamo conto di quanto il nostro sorriso sia tirato? Che si vede benissimo che quella fotografia proprio non volevamo farla? Quella è una parte della nostra anima che viene fuori, si mostra a tutti e ci prende in giro per essere stati così sciocchi da farla scappare.
E nei video è ancora peggio. Quando la telecamera ci riprende e noi non ce lo aspettiamo, in quel momento le nostre emozioni si mettono a nudo.
Ecco perché non voglio essere ripreso, si leggerebbe tutto il mio dolore, quel dolore che tengo dentro, che non si nota, ma che visto e rivisto una, due, tre volte, sarebbe difficile ignorare.
E non ho alcuna ragione per far vedere a John il Rosso che il dolore provocatomi non è ancora scemato.




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