Fa
caldo fuori.
Sora, piedi
scalzi e viso imbronciato, sfoglia distratto una rivista seduto sul
letto, emettendo sbuffi a intervalli regolari; di tanto in tanto lancia
occhiate speranzose al cellulare, augurandosi che cominci a suonare.
Riku aveva promesso di farsi sentire una volta concluso
quell’impegno. Sospira, lanciando un’altra occhiata
alla sveglia, costatando che il tempo sembra volersi fare beffe di lui.
<<Riku…
chiamami, per favore.>>
Pigola, tirando su il naso un po’ intasato.
E mentre
distratto gioca con il bordo di una pagina del giornalino, si concede
di ripensare al motivo della sua preoccupazione.
Il
castano annuisce piano, aprendo con movimenti meccanici il bento fatto
con cura da sua madre.
<<Sora,
non fare quella faccia. Te l’ho detto che non sono stato io a
voler combinare quest’uscita. Il professore ha semplicemente
scelto me come guida per la nuova ragazza che è arrivata in
classe da noi la scorsa settimana.>>
<<Pensavo
che il tour turistico riguardasse solo la struttura scolastica, non un
giro in centro in città.>>
afferma piano, osservando senza interesse il suo pranzo.
Riku
porta la mano destra a sfiorare la spalla dell’altro,
sorridendogli.
<<Questo
è vero. E’ stata lei, infatti, a chiedermi di
mostrarle il paese; doveva andarci con un’altra compagna ma
ha detto che le ha dato buca. Così, essendo quello con cui
ha interagito di più, mi ha semplicemente chiesto un favore.>>
<<Interagito.
Capisco.>>
L’argenteo
curva le labbra in un sorriso più dolce, passando poi ad
accarezzargli la guancia accaldata.
<<Sora,
non m’importa nulla di lei. Non penso abbia secondi fini, ma
in quel caso la respingerei seduta stante. Sono già cotto di
te piccoletto, mi basti e mi avanzi per tutti i giorni a venire. Capito?>>
Il
castano si morde un poco le labbra, annuendo.
<<Certo
che ho capito, per chi mi hai preso?>>
borbotta un poco amareggiato.
Riku
sbuffa, concedendogli un mezzo sorriso.
<<Bene.
Allora non è un problema per te?>>
<<No…
affatto. Ma mica l’hai deciso te, vero?>>
la sussurra quasi l’ultima parola, abbassando lo sguardo.
<<Ma
tu,>>
inizia Riku, prendendogli delicatamente il naso fra l’indice
e il medio, stuzzicandolo di proposito <<non
avevi detto di aver capito?>>
Sora
allora scaccia quella presa, borbottando un qualcosa riconducile forse
a uno “Scusa, forse sono idiota ma non me ne
importa.”
<<Facciamo
così.>>
propone il più grande, colto da un’idea che sa di
miracolo <<Durante
il pomeriggio ti chiamo, ok? Per assicurarti che sia andato tutto bene.>>
Di
scatto Sora lo guarda speranzoso, con gli occhi azzurri più
luminosi del solito.
<<Davvero?>>
<<Davvero.>>
E
gli dà un bacio sulle labbra e uno sulla fronte, sillabando
un “ti amo”.
Sono le
diciassette e ventotto e Riku non ha ancora chiamato. Nemmeno un
messaggio piccolo piccolo.
<<E
se tu… lei… No, non voglio pensarci.>>
pronuncia flebilmente e con tono mesto, abbandonando la rivista sul
comodino.
<<Sora?>>
La voce della
madre lo risveglia da dietro la porta chiusa di camera sua.
<<Sì?>>
risponde in maniera un pochetto stridula.
<<Riku
ti sta aspettando in giardino, scendi?>>
Cosa?
<<ARRIVO!>>
E si precipita
alla porta Sora, aprendola di scatto, trovando la mamma con un cipiglio
curioso a squadrarlo.
<<Grazie!
A dopo!>>
E prima di
aspettare una risposta si fionda sulle scale, saltando qualche gradino
e rischiando di inciampare.
<<Sora,
le scarpe!>>
E il castano
ammette di essersele dimenticate quando, con il fiato corto, stava per
aprire l’uscio di casa. Si maledice, correndo a prenderle e
infilandosele goffamente. È pronto adesso.
Apre la porta
d’ingresso con il cuore a mille, cercando con gli occhi la
ragione di tutta la sua agitazione.
<<Sora?>>
Si gira,
affannato, vedendo il compagno in piedi vicino al cancellino.
<<Riku…>>
sussurra, sentendo gli occhi inumidirsi.
<<RIKU!>>
e si precipita da lui, gli salta quasi addosso e Riku rischia di
inciampare facendo franare entrambi a terra, ma non importa.
E’ giusto così. Va bene finché sono
insieme.
<<Ehi,
ma cosa..? Sora, cos’è successo?>>
<<Tu…
non… non mi chiamavi più! Avevo paura che foste
da qualche parte insieme a… a… ed io, io mi sono
sentito così…>>
Basta.
È troppo per lui.
Comincia a
piangere, tirando su con il naso, emettendo dei piccoli singhiozzi.
Riku lo
guarda, sorpreso e senza parole. Poi però non sa resistere a
quegli occhi così belli e lo abbraccia, forte, facendogli
affondare la testolina nel proprio petto.
<<Ehi,
piccolo. Calmati. Sono qui. Non vorrei stare in nessun altro posto se
non qua con te.>>
Sora allora
gli si stringe forte, affondando le unghie sulla sua camicia.
<<Lei
non ha->>
<<No.
O meglio, sì.>>
Il castano
boccheggia, non riuscendo a trovare il coraggio per parlare o guardarlo
in volto.
<<Ed
io sono venuto via subito dicendole che doveva aver frainteso qualcosa.>>
<<Perché
non mi hai chiamato?>>
mormora allora, strusciandosi contro la stoffa bianca.
<<Quel
cretino del mio compagno di banco mi ha finito i soldi. “Ti
prego, devo fare una telefonata urgente, prestami il tuo cellulare,
sono senza credito!” sì, certo, e così
a fine lezione mi sono ritrovato anch’io senza nemmeno un
soldo. Sono venuto nella tua classe a cercarti per avvertirti ma Kairi
mi ha detto che eri già andato via. Poi questa compagna
è venuta a rintracciarmi, trascinandomi fuori e il resto non
ha importanza.>>
<<Cos’ha
fatto di preciso?>>
L’argenteo
sospira, cullandolo dolcemente.
<<Lanciava
provocazioni e siccome la ignoravo, ha pensato bene di saltarmi addosso
in una stradina secondaria. Non è successo niente Sora,
tranquillo.>>
Il castano
respira a fatica con il naso tappato. Cerca lo sguardo
dell’altro che lo rassicura con quel verde acquamarina
racchiuso nei suoi occhi.
<<Riku…
a casa tua c’è qualcuno?>>
<<Mmh?>>
<<Voglio
stare con te. Solo noi due. E poi, se ti va naturalmente, ecco,
potremmo fare l’amore?>>
Riku rischia
di assumere un’aria troppo spesata dopo aver ascoltato la
domanda di quel ragazzino così adorabile.
All’altro però quel silenzio basta per mandarlo in
confusione.
<<Scusami…
cioè, che maleducato, autoinvitarmi così a casa
tua, io->>
E lo
interrompe Riku. Sì, perché la cosa
più naturale adesso è premere le labbra insieme e
baciarsi fino a che il fiato non viene meno, finché non
avrai le vertigini così forti da rischiare di stare male.
<<Riku,
Riku.>>
bisbiglia il più piccolo, staccandosi un poco dalla bocca
dell’altro.
<<Andiamo.>>
E lo afferra
per mano, conducendolo per le strade di quella città fino a
casa sua, perché non può resistere
più. Probabilmente sul tardi Sora telefonerà alla
madre dicendo che si fermerà a dormire dall’amico,
tanto domani è domenica.
È
incredibile come insieme si sentano una cosa sola, ma va bene
così.
Continueranno
ad amarsi notte e giorno, fino a consumarsi nei pensieri
dell’altro.
‘Sera!
Dopo tanto
tempo un’altra shot su Riku e Sora, finalmente,
sì, me lo dico da sola XD
La voglia di
fluff non vuole saperne di abbandonarmi, è un po’
che intaso le sezioni con storie dolci dolci ^^”
Spero via sia
piaciuta e che non sia troppo, uhm, troppo qualcosa di negativo.
Grazie per la
lettura **
Un bacio.
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