She stands still

di Astrasi
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She stands still
 
Camminava a passo svelto sul ciglio della strada, avvicinandosi a quell’edificio che una volta era stato la loro casa: ogni anno, vederlo di nuovo era un frenetico alternarsi d’odio e nostalgia, d’amore e dolore.
Nemmeno una volta, dalla sua morte, aveva pianto per lui.
Era restata salda, davanti a suo figlio, davanti alla stampa, e neanche quel giorno l’avrebbe fatto.
Il freddo le congelava i pensieri, il dolore le infiammava il petto.
Mise le mani in tasca per ripararle dalla pioggia che aveva iniziato a scendere, si strinse ancora di più nel suo cappotto pesante.
Sentiva gli anni gravarle sulle spalle, ma era arrivata, ed era il momento di provare ad essere di nuovo giovane, per lui, ancora una volta.
“Settantun’anni”
Sussurrò, flebile, la sua voce ora lievemente rotta.
Cercò con le mani infreddolite qualcosa nelle tasche.
Stringeva ancora il suo plettro, aveva ancora la parte più giovane dei suoi ricordi.
Sentì caldo dentro e, di nuovo diciottenne, guardò il cielo attraverso la pioggia.
“Auguri, John.”
 
 
Cynthia Lennon tornò a casa, legò i capelli biondi che mostravano ormai diverse ciocche bianche, e preparò la tavola per la cena: per tre, come se quella sera fossero di nuovo una famiglia.



Auguri, uomo della pace.  





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