One shot Jisbon
Olè!
One shot abbastanza lunga, ma ora per le long fics non ho molto tempo hahahaha
:)
Non
ho altro da aggiungere, il resto l'avete già letto nella trama, e se siete
curiosi leggete tutta la storia, tzè u.u
Enjoy! :)
Friends
with benefits
Mi
svegliai in quello che apparentemente sembrava un letto.
Stropicciai
gli occhi, nonostante fossi ancora mezza assonnata e con un gran mal di testa.
Forse avevo sbattuto la sera prima? Toccai la parte sinistra della testa dove mi
faceva male: no, nessun bernoccolo. Provai
ad alzarmi ma mi ritrovai completamente senza vestiti tranne che per un lenzuolo
bianco intorno al corpo. Spalancai la
bocca: ero nuda!
Cosa
diavolo era successo?
Con
la mano cercai di capire chi ci fosse al mio fianco, ma dopo aver scrutato con
attenzione non ebbi più dubbi. Quei riccioli biondi e quella schiena ben
scolpita portavano ad un unico indiziato: il mio consulente.
Io,
Teresa Lisbon avevo passato la notte con Patrick Jane.
Va
bene che volevamo recuperare i rapporti... va bene che lui voleva riconquistare
la mia fiducia dopo la questione di Red John, ma... questo andava oltre le mie
aspettative. Decisamente.
Di
nuovo mi ritrovai a pensare, mentre chiusi gli occhi e mi coprì il volto con le
mani. Poi presi la sua collanina con la
croce e istintivamente dissi una preghiera sottovoce. Mi
sentivo una mezza adultera, ma poco dopo realizzai che non era affatto così.
Nonostante lui avesse ancora la fede al dito, sua moglie era morta da anni.
Oddio...
che cazzo mi è successo? Come è possibile questo...?
Cercai
di sgattaiolare dal letto, facendo attenzione a non far rumore. Recuperai la sua
biancheria, i miei vestiti e lentamente iniziai a vestirmi. Cercai di infilarmi
le scarpe, ma non riuscivo a reggermi in piedi, e nel buio, nel tentativo di
raggiungere un appiglio, finì per cadere a terra.
Oh
merda!
Il
rumore fece muovere Jane, che iniziò a svegliarsi, rotolando in posizione
supina. Non c'era più scampo. Ancora confuso e mezzo addormentato, il
mentalista strofinò gli occhi mettendo a fuoco, cercando di capire se la
persona davanti a lui ero veramente io.
"Lisbon?
Che ci fai qui..."
Gli feci segno di guardarsi addosso. Fu
allora che Patrick realizzò di essere nudo con solo un lenzuolo addosso.
"Oh.
Quindi noi due..."
"Già." dissi io storcendo la bocca.
In
realtà non è che proprio la storcevo... mi piaceva l'idea di essere stata con
Patrick, l'uomo per cui avevo una cotta ormai da anni... tuttavia se solo
ricordassi cos'era accaduto quella notte...
Cercai
di schiarirmi la voce, ma finivo solo per peggiorare le cose perché lui
comprese la cosa come se si aspettasse una risposta da parte mia. Si avvicinò,
tenendo il lenzuolo ben saldo sul torace... e io non potevo fare a meno di
fissarlo... cavolo, che torace... Alzai lo sguardo quando lui fu più vicino.
"Tu
ricordi qualcosa? Se vuoi ti ipnotizzo così mi racconti..."
Gli
mollai un bel ceffone. Eh, quando ci vuole, ci vuole!
"Ma sei scemo?! Qualsiasi cosa sia accaduta, facciamo finta che non sia mai
successa, hai capito??"
"Questo è possibile, visto che non ricordiamo se abbiamo fatto esattamente
sesso..."
"Jane!"
"...o se magari ci siamo solo addormentati, che ne sai?"
L'idea
forse mi piaceva. Magari mi stavo facendo troppi film. Forse non era successo
veramente niente tra me e lui.
"Sì,
forse hai ragione..."
"Un
sorriso! Allora amici come prima?" mi porse la mano ma accidentalmente gli
cadde il lenzuolo di dosso e io non potei fare a meno di guardare lì in
basso... quasi quasi rimpiangevo che non fosse successo niente tra me e lui.
"Oh
mio Dio... Jane, copriti immediatamente!!" urlai e per la vergogna mi
coprii gli occhi... già, come se ero un'adolescente cresciuta in un convento di
monache che non aveva mai visto un pene in vita sua...
"Scusami,
scusami!!...ehi ma stavi arrossendo?" mi chiese lui malizioso, come sempre.
Ma
ora basta con gli scherzi, dovevo uscire da questa situazione.
"Devo
andarmene, ci vediamo più tardi al CBI!"
Presi
le mie ultime cose e corsi via. Mi resi conto che non ero poi così distante dal
CBI poiché avevo passato la notte nel buco dove Jane viveva da quando lavorava
con noi. Oh bene. Anzi benissimo. Avevo bisogno di un bel caffè caldo.
"Capo,
ti hanno buttata giù dal letto stamattina?"
"Eh cosa??"
Le parole di Grace Van Pelt mi fecero sbiancare. Quindi lei mi guardò con aria
sospettosa.
"Tutto
okay? Sei un po' ritardo, era un battuta, tranquilla!"
Ripresi
a respirare. Per un attimo temevo il peggio.
"Ah
sì... la sveglia non ha suonato..." mi affrettai a prendere il caffè, poi
entrai nel mio ufficio evitando gli sguardi altrui.
Una
bella rinfrescata era quello che ci voleva. Magari avrei ricordato qualcosa
della notte passata.
Stavo
diventando bravissima ad evitare il mio consulente. Quando lui era nella sala
grande, io mi limitavo a restare sul fondo. Quando lui passava per i corridoi
cercandomi, io abbassavo la testa. Poco prima avevo fatto questo giochetto
proprio mentre c'era Grace, ed ero finita col mettere la testa tra le sue gambe.
La poverina mi aveva guardato male, facendomi notare che Cho e Rigsby ci stavano
osservando e ridevano di noi. Fantastico, anche figure di merda mi faceva fare
quel Patrick Jane... ah, se solo riuscissi a beccarlo... forse lo spoglierei.
Mi
tolsi quel pensiero dalla testa. Cavolo, dovevo trovarmi un fidanzato. Ma mi
bastava solo fare sesso. Sorrisi al pensiero. Sì, così andava meglio.
Mi
mancava troppo. E di nuovo mi rattristai.
"Ehilà!"
Jane sbucò facendo capolino nel mio ufficio.
Dannazione,
mi aveva trovata.
"Tana
per Lisbon!" entrò e chiuse la porta.
"Scommetto
che Grace non sa tenere la bocca chiusa..."
"Esatto, ma sopratutto sono io molto abile nel leggerle nella mente!"
iniziò a chiudere le tendine del mio ufficio.
Voleva
che fossimo al buio o cosa?
"Jane,
che stai combinando?"
Lui
si voltò facendo la faccia innocente.
"Assolutamente
nulla. A proposito, ricordo cos'è successo questa notte."
Deglutii a fatica, e cercai di fare la finta tonta. In realtà avevo paura di
qualsiasi risposta potesse darmi: sia che avevamo fatto sesso sia che non
l'avevamo fatto. Nel primo caso sarei stata al settimo cielo, nel secondo un po'
mi sarebbe dispiaciuto... sopratutto dopo aver visto quel fisico scolpito.
Lui
amava farmi soffrire. Sì, ci godeva a vedermi ansiosa. Perchè così avrebbe
potuto leggere meglio le mie espressioni facciali e capire cosa stavo realmente
pensando. Ovviamente anche stavolta avrebbe azzeccato a pieno.
"E?
Jane, non farmi stare in ansia!"
"Abbiamo fatto sesso."
Per
poco non caddi dalla sedia. Era come se la parte di me razionale stava per
svenire, mentre c'era un'altra Teresa Lisbon, magari versione cartone, che era
posata sulla mia spalla e faceva i salti di gioia.
Jane
si avvicinò mettendomi in soggezione, poi tirò fuori dalla tasca dei suoi
pantaloni delle mutandine.
Le
mie mutandine!!
"Queste
devono essere tue---"
"Dammele
subito!" gliele strappai di mano, e tremante cercai un posto dove
nasconderle.
Mi
alzai da dietro la scrivania, senza degnargli di uno sguardo, poi andai verso la
porta, assicurandomi che fosse ben chiusa.
"Come
sai che l'abbiamo fatto?" sussurrai
"Fatto cosa?" chiese lui facendo l'indifferente.
Ma
che bravo, ora mi prendeva anche per il culo.
"Lo
sai..."
"So cosa?"
Mi
stavo agitando. Mi avvicinai a lui prendendo la prima cosa che mi capitava: la
mia fedele pistola.
Ottima
per minacciarlo.
"Come sai che abbiamo fatto sesso??"
"Teresa,
mettila giù... beh diciamo che ho trovato un ricordino sulle lenzuola..."
Mi girai schifata.
"Oh
mio Dio... non voglio sapere altro..."
Lui rise, poi abbassò lo sguardo, mettendosi le mani in tasca. Avrei giurato di
averlo visto un po' imbarazzato.
"Beh
non mi pare che devo dirti come sia uscito o come funzionino certe cose..."
Risi
solo per farlo contento. Ci guardammo per un attimo: forse avevamo recuperato il
rapporto che c'era prima tra noi. O comunque, non era tutto perduto.
"Vabbeh
ora è inutile piangere sul latte versato. E' successo, ora siamo amici come
prima, giusto?"
Lui iniziò a venirmi incontro.
"Giusto."
Fu allora che iniziai a barcollare. Quel suo sorriso, quel suo modo di dire
"giusto" mi fecero sciogliere.
Eravamo
vicini... forse troppo... stavo per perdere il controllo.
Ci
guardammo negli occhi intensamente... io tenevo la bocca mezza aperta nel
tentativo di respirare, perchè, per la seconda volta in una giornata, rimanevo
senza respiro... e in quell'istante senza nulla da dire. Forse perchè non c'era
niente da dire.
Mi
prese il viso per le mani e violentemente mi baciò.
Ricambiai
quel bacio con quella stessa passione.
Poi
mi guidò verso la scrivania, mi prese in braccio e mi fece sedere lì sopra.
Mentre
ci passavamo le mani tra i capelli, velocemente cercammo di liberarci dei
vestiti con l'altra mano libera.
Ben
presto, ci rendemmo conto di essere diventati amici... ma con benefici.
I
giorni al CBI proseguivano tranquillamente. Io e Jane eravamo più affiatati che
mai.
Non
solo sul campo, ma anche nel letto.
Fu
una cosa che ci rendeva soddisfatti. Io ero soddisfatta perché mi mancava il
sesso e Jane sapeva come farmi sentire senza troppi complimenti. Lui era
soddisfatto poiché dopo anni in cui si era chiuso in questa specie di clausura,
aveva realizzato che sapeva ancora rendere felice una donna.
In
un modo o nell'altro, entrambi ricavavamo dei benefici da questa relazione.
Finché
un giorno mi svegliai con un gran mal di testa e un blocco allo stomaco. Andai
in bagno e vomitai la cena del giorno prima.
Jane
accorse preoccupato, tenendomi per mano, appena io attraversavo il corridoio di
casa mia per arrivare sul divano.
"Stai
bene?"
"Sì, solo un po' di mal di testa... credo che la cena di ieri mi sia
andata sullo stomaco... starò bene..." gli accarezzai la guancia per
rassicurarlo.
Lui
sorrise e mi prese la mano.
Oh
cavolo.
Ora
cosa stava succedendo? Avevamo detto niente romanticherie, che era solo una
questione fisica.
Ritirai
immediatamente la mano, mi voltai dall'altra parte.
Lui
parve rimanerci male.
"Dai,
dobbiamo prepararci Jane... non vorrai arrivare in ritardo anche oggi?"
"Credi che gli altri sappiano di noi?"
Lo
guardai atteggiandomi a tono di sfida, incrociando le braccia.
"Chi
è tra noi due il mentalista, tu o io?"
"Hai ragione, mi hai beccato... Grace e Cho l'hanno capito... Rigsby ci sta
mettendo un po' ma... ben presto lo scoprirà anche lui!"
Mi sorrise e poi successe qualcosa di inaspettato.
Mi
baciò in fronte.
Ci
osservammo. Le nostre reazioni erano strane... volevamo un rapporto senza
vincoli e invece ci ritrovammo a scambiarci effusioni tenere.
"Andiamo
al dipartimento." sentenziai decisa, prendendo la mia giacca di pelle.
Lui
mi seguì a ruota come un cagnolino.
Il
nuovo capitano parlava a ruota, ma io non riuscivo a starlo a sentire.
Mi
girava la testa. Troppo.
Più
tardi chiesi a Van Pelt di farmi un resoconto sul nuovo caso, perchè io dovevo
andare a casa... non riuscivo a reggermi in piedi.
Forse
avevo la febbre.
Di
nuovo sentivo la nausea.
Cho
mi parlava e io dovevo coprirmi la bocca, scusandomi e dirigendomi verso il
bagno.
Jane
mi seguì per l'ennesima volta.
E
io, per l'ennesima volta lo cacciai, gli risposi male, dicendogli che
volevo essere lasciata in pace, e poi gli urlai contro un sonoro "E'
finita!"
Lui
non si disperò. Non accennò a nessuna emozione in particolare.
Semplicemente
replicò "Ok" e uscì dal bagno, alzando le mani sulla testa.
Anche
in momenti di tensione sapeva fare il simpatico.
Io
invece mi sentivo uno schifo anche moralmente.
Diedi
un pugno contro il muro ma finì solo col farmi del male.
Grandioso.
Giornata stupenda, eh?
Riposai
a casa per circa una settimana.
Jane
non venne mai a farmi visita.
Al
contrario, Van Pelt, Cho e Rigsby passavano quando potevano e furono così
carini con me. Addirittura mi regalarono dei peluche, cosa che io un po' odio.
Una
mattina, Grace mi portò delle ortensie e questo mi fece pensare di nuovo a lui.
Patrick
Jane, dove diavolo eri finito?
La
mia amica si diresse in bagno e al ritorno mi porse un oggetto che avevo ben
nascosto nell'ultima settimana. Lo tenevo nascosto perchè non potevo credere
all'evidenza. Perchè mi sembrava impossibile. Perchè... beh, sono Teresa
Lisbon, la dura poliziotta che non pensa mai a farsi una famiglia.
Errato
anche questo.
"Teresa...
sai spiegarmi che cosa ci fa un test di gravidanza nel cestino del tuo
bagno?"
Quando
guardai Grace mi scesero solo delle lacrime, un misto tra gioia e dolore, poi
presi il test, lo controllai un'ultima volta. Il responso era quello. Per
davvero.
Guardai
il mio consulente dall'altra parte del vetro.
Se
ne stava seduto sul nostro adorato divano... lo stesso dove facemmo l'amore
qualche settimana fa, prima di lasciarci... lui stava bevendo il suo immancabile
té mentre leggeva Shakespeare.
Mi
notò, posò la tazza dell'infuso sorrise e mi invitò a sedermi vicino a lui.
Prima che potei avvicinarmi al suo divano, lui mi fece segno di bloccarmi, poi
si alzò. Non parlammo molto, anzi per nulla, ma potevo giurare che i nostri
cuori battevano all'impazzata.
Ed
ecco che fece una cosa carina. Mi alzò la maglia nera che indossavo, toccò la
mia pancia e poi gli diede un bacio.
Aveva
capito tutto prima ancora di poter aprir bocca. Sorridemmo.
"Volevi
una relazione da amici con benefici, beh ecco il risultato, testarda che non sei
altro!"
"Ah, quindi la colpa sarebbe mia? Se non sbaglio bisogna essere in due per
fare una cosa del genere!"
"Oh abbiamo studiato biologia questa volta!"
Gli diedi una gomitata. Avevamo ripreso a flirtare, scherzare e lanciarci
frecciatine come ai vecchi tempi. Solo che stavolta era diverso.
Non
saremmo stati più in due a fare cose del genere.
Beh
spero vi sia piaciuta :) alla fine ho preferito dare spazio ai pensieri di
Lisbon, rendendo la one shot più romantica che comedy come era all'inizio... :)
Non
so perchè ma la fine mi ricorda un po' Bones hahaha
Grazie
mille a chiunque legga, e grazie ancor di più a quelli che recensiscono! :D
Alla
prossima!!
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