Dream
on.
Every
time that I look in the mirror
all these lines on my face getting
clearer
Lo
specchio è un po' annerito sui bordi. La patina si è scrostata in
alcuni punti, così che adesso piccole macchioline scure ne intaccano
la superficie.
Un
ricordo ti annebbia per un attimo gli occhi. Forse ripensi a quando
tua madre vi si specchiava. Era molto orgogliosa del suo aspetto
fisico- oltre che di quello, diciamocelo, di che altro avrebbe potuto
vantarsi? E magari ora pensi anche anche a quando Orion, con quella
voce affettuosa che sentivi davvero molto poco spesso, le chiedeva
cosa ci trovasse di tanto bello nello stare semplicemente davanti a
quello specchio; perché lei non si truccava, non si sistemava i
vestiti. Osservava il suo riflesso nel suo solito silenzio compunto,
ma con un sorriso tutt'altro che solito a incurvarle le labbra
prematuramente assottigliate dalla vecchiaia.
Quella
domanda riceveva sempre la solita risposta, una volta io stesso l'ho
sentita, il giorno in cui ti aiutai a traslocare.
Mi
ricorda di quando anche io ero giovane.
Assomigli
molto a Walburga, Sirius, anche se ti sei sempre rifiutato di
riconoscerlo. Gli stessi capelli neri e mossi, gli stessi lineamenti
del viso, lo stesso tratto deciso che vi disegna zigomi con minuziosa
precisione.
Anche
tu ti ritrovi ad osservare il tuo riflesso in quel salone buio,
proprio come faceva lei- scusa amico mio, so che non saresti affatto
contento di sentirmelo dire, ma è proprio così, dovresti vederti.
Vederti come ti sto vedendo io dal mio angolo di cielo, intendo,
perché tu... tu ti stai vedendo diverso.
I
polpastrelli che hai appena appoggiato sullo specchio hanno lasciato
dei piccoli aloni sulla superficie, e adesso che li hai portati al
viso, adesso che ti stai strofinando gli occhi chiusi... Lo so,
Sirius. So cosa si prova nel guardarsi allo specchio e
sentirsi in trappola. So cosa si prova nel sentirsi vecchi. Vecchi
dentro, vecchi fuori. Vecchi nell'anima, vecchi nelle membra.
Guarda
meglio, amico mio. Esatto, proprio così- non trovi strabiliante,
dopo tutti questi anni mi ascolti ancora, anche senza sentirmi.
Continua
a guardare. Osserva come le rughe attorno ai tuoi occhi si
dissolvono; ammira come i capelli tornano ad essere lucenti come
l'inchiostro fresco; non vedi che quel piccolo muscolo vicino alla
bocca ora è contratto in modo diverso?
Avvicinati
ancora un po'. Eccolo, il sorriso che spunta da sotto i baffi non
regolati- dovrò gridare nelle orecchie a Remus perché ti regali un
rasoio. Eccolo, il sorriso di chi si vede più giovane.
Quasi
lo posso vedere anche io ciò che stai vedendo tu.
Il
Sirius di quindici anni fa si scosta i capelli dalla fronte con fare
ridanciano, come se ti stesse prendendo in giro.
Felpato
è lì che ride con allegria, gli occhi quasi del tutto privi di
ombre, le spalle ritte e non schiacciate sotto il peso di un dolore
che ancora non riesci a portare.
Felpato
è lì, un filo d'erba stretto fra le labbra.
Concentrandoti
riesci a scorgere delle ragazze in adorazione alle tue spalle. Ti
guardano con occhi sognanti, e... ma pensa un po'!
Chi è
quel bel giovanotto che ti ha appena fatto un caricone da dietro? Oh,
beh. Forse è proprio il mitico, ineguagliabile, incomparabile,
bellissimo, splendido James Potter. Dai, non fare quella faccia,
stavo solo scherzando.
Perché
hai gli occhi velati dalle lacrime, Sir? Ci stavamo divertendo, ci
stavamo divertendo così tanto in riva al lago, scalzi, con il nodo
della cravatta allentato.
Alzi
il pungo destro. Un raggio di luce filtra dalle pesanti tende tirate,
riflettendosi sullo specchio. Quel flebile riflesso dona alla tua
lacrima una strana sfumatura, quasi arcobaleno.
Un
colore per ogni tipo di pena che ti affligge il cuore.
the
past is gone
it went by like dusk to dawn
isn't that the
way
everybody's got their dues in life to pay
Perché
hai rotto lo specchio, Sir?
«Mi
sono visto Malandrino».
La
tua voce è poco più che un flebile sussurro. Ti passi una mano fra
i capelli che ti ricadono flosci sulle spalle. Una frase detta al
vento, senza un motivo apparente. Una frase ch'è una confessione.
Osservi
la tua mano, ancora serrata in un pugno, con meditabondo interesse.
Come
un bambino che ha appena strappato la testa al suo orsacchiotto di
peluche con imbarazzante innocenza, guardi il sangue sgorgare pigro
da quelle piccole e superficiali ferite.
Sai,
Sirius, quando si distrugge uno specchio, di rischia di frantumare
anche una parte della propria anima. Quello specchio era proprio come
te. Bello ma allo stesso tempo irreparabilmente rovinato.
Tutto
ciò che è venuto dopo noi ha scalfito la tua patina perfetta. Tutti
quegli anni passati su un pavimento di roccia viva ti hanno annerito
l'anima.
Sospiri,
ti chini verso il pavimento. Continui ad essere assente, perso nei
tuoi pensieri, mentre raccogli in tutta fretta i pezzi di vetro ai
tuoi piedi. Lo fai a mani nude, senza lasciarti scappare neanche la
scheggia più minuscola che i tuoi occhi umani riescono ad
individuare.
Quando
finalmente riesci a raccogliere tutti i frammenti, apri un il terzo
cassetto del comò.
Accidenti,
avevo quasi dimenticato che avevate, fra le tante cose, una
collezione (tanto inutile quanto assurda) di pietre.
Esiti
un attimo davanti alla schiera di pietre, indeciso su quale prendere.
Mi
fai ridere. Anche da qua riesco a sentire gli ingranaggi del tuo
cervello girare alla velocità della luce nel disperato tentativo di
far riaffiorare un qualcosa ormai sepolto in qualche angolino di
cervello.
Alla
fine allunghi la mano verso un paio di pietruzze chiare, di un
azzurro quasi trasparente. Le prendi, te le rigiri fra le dita
mentre, ancora assorto in uno di quei pensieri che non saprò mai
decifrare, entri in bagno; lasci cadere i frammenti dello specchio in
una piccola bacinella che poi riempi d'acqua.
Dai
un'ultima occhiata alle pietre. Ora ho capito cosa vuoi fare. Che
superstizioso che sei, Felpato. Proprio ridicolo. Se solo ci fossi io
lì, altro che scongiuri contro la sfortuna- tutte queste stupidate è
stata sicuramente Lily a mettertele in testa, gliene dovrò dire
quattro.
E
proprio mentre penso che ormai la stupidità femminile abbia preso il
sopravvento anche su di te, ecco che cambi idea. Le dita che stavano
per schiudersi si irrigidiscono.
Scuoti
la testa mestamente, ghignando come per prenderti in giro.
«Sei
proprio un coglione, Sirius» borbotti tra te e te. «Come se una
cosa del genere potesse salvarti da sette anni di sfiga».
Pausa.
Infili le pietre nella tasca dei pantaloni, dopodiché ci affondi
anche le mani. Un'altra ombra- ed è un'ombra che non mi piace
affatto, bada bene Sirius, ti attraversa il volto, che pare, per un
attimo, quello di moribondo.
«Come
se te lo meritassi».
Ridi.
Non avrei mai pensato di dirlo, ma ti odio, anzi, ti detesto quando
ridi. Voglio che le mie orecchie si rallegrino del suono della tua
risata autentica, non voglio tapparle per evitare che sanguino a
causa di questo latrato infelice.
«Dovrei
vivere altri sette anni solo per continuare a scontare la mia pena».
Coglione.
Sei proprio una testa di cazzo.
«Se
potessi sentirmi, James, mi daresti del coglione».
Borbotti
e ridi, ridi e borbotti scuse senza senso proprio al sottoscritto,
convinto che io non ti possa sentire. Ma ti sbagli di grosso,
Felpato. È ovvio che io possa sentirti. Io ti ascolto sempre,
Sir. Siamo migliori amici, nonostante tu sia vivo e io in stato di
decomposizione avanzato.
«Mi
manchi, Ramoso. Ma il passato non può tornare, perché è...
finito».
Deglutisci,
e un'altra solitaria lacrima traballa sulla tua palpebra. Vi è
aggrappata, non vuole lasciarsi cadere. Ancora una volta, so che non
ti farebbe affatto piacere sentirmelo dire, ma hai esattamente lo
stesso modo di esprimere le emozioni di Regulus- lo sai, è qui
accanto a me adesso. Ti osserviamo dalla stessa nuvola. È proprio un
bravo ragazzo, mi dispiace non averlo capito prima.
I
tuoi borbottii continuano: «Devo riscattare la tua vita, e quella di
Lily. Lo devo fare, in un modo o nell'altro. È il mio modo di pagare
il mio debito».
yeah,
I know nobody knows
where it comes and where it goes
I know
it's everybody's sin
you got to lose to know how to win
Te
lo giuro, se solo fossi fatto di materia, se solo non fossi fatto che
di bei ricordi, allora verrei a casa tua e ti prenderei a calci negli
stinchi.
Alzati,
amico mio. Basta autocommiserarti. Hai la tua età. Hai la tua
maturità.
Le
tue labbra pronunciano una frase senza suono.
È
strano, ma vederti adesso, in questo preciso momento, mi ricorda
quando, la primissima settimana del nostro ultimo anno ad Hogwarts,
leggemmo sulla Gazzetta del Profeta la primissima notizia di una
morte reale.
Quella
ragazza con la quale eri uscito per ben tre mesi- Katia, si chiamava?
Che cosa raccapricciante, ho visto e letto di così tanti conoscenti
morti che nemmeno ricordo più i loro nomi- e che aveva preso i suoi
eccellenti M.A.G.O. solo pochi mesi prima era stata trovata uccisa
nella sua stessa abitazione. La sua vita e quella della sua sorellina
erano state spezzate da un giorno all'altro. Erano morte senza
preavviso, mentre, almeno a giudicare dai pezzi della scacchiera che
non si attaccarono mai più, stavano giocando insieme agli Scacchi
Magici.
Il
modo in cui tu chiusi il giornale con ostentata tranquillità mentre
noi tutti ci scambiavamo occhiate preoccupate me lo ricordo bene.
Attorno a noi il chiacchiericcio si faceva sempre più forte, ma noi,
per una volta, eravamo gli unici a restarcene zitti. Sapevo di cosa
tutti parlavano, sapevo perché alcune- troppe paia d'occhi dei
Corvonero ti guardavano furtivi.
Volevano
una reazione da parte di Sirius Black. Che fosse stata indifferenza,
che fosse stato dolore, che tu avessi usato questa disgrazia- termine
che fra le altre cose odiavi quando si parlava di queste cose- per
accalappiare una ragazza, a loro non importava. Volevano solo avere
altro di cui parlare, altro con cui distrarsi senza, tuttavia,
sentirsi troppo colpevoli.
Né
io né Remus osavamo rivolgerti la parola. Sembrerà paradossale, ma
in queste occasioni, nelle occasioni più delicate, quelle che
richiedevano più tatto insomma, il più coraggioso si rivelava
sempre Peter.
«Sirius,
va tutto bene. Mangia un altro po' di pancetta».
Ti
spinse davanti agli occhi il suo piatto ancora intatto. Sorridesti al
nostro amico con gratitudine, per poi prendere in mano la forchetta e
infilarti le striscioline di carne rosa e super unte in bocca.
Il
pericolo sembrava essere scampato. Non ne avevi più parlato, la
giornata era continuata quasi normalmente, come se Katia non fosse
stata assassinata. Pensavo anche io che il pericolo-crollo-Sir fosse
passato.
Ancora
oggi, se ci ripenso, dall'alto dei miei costanti ventun anni, non
posso che darmi del coglione.
Era
ovvio, che tu non stavi bene. Era ovvio che io non lo volevo
accettare.
«Non
ti sembra strano, James?».
Era
già notte fonda quando mi svegliasti con queste parole. Notai subito
come la tua voce non fosse impastata dal sonno. Era evidente che non
eri riuscito a chiudere occhio nemmeno per un minuto.
«Che
tu mi stia disturbando alle tre del mattino? Perché in questo caso
non è strano, è solo fastidioso».
Una
breve risata prima di continuare: «La morte di Katia, intendo».
Il
tempo delle battute era finito. Questo era uno dei discorsi notturni
che Sirius Black faceva a James Potter mentre Lunastorta e Codaliscia
dormivano beati ed ignari nei loro letti.
Mi
puntellai sui gomiti. Vedevo la tua sagoma scura seduta a bordo
letto.
«E'...
triste» ti risposi, stando attento a pesare per bene le parole. La
verità è che non volevo ferirti. La verità ancora più grande è
che odiavo vederti sofferente ed insonne per una ragazza di cui non
sapevi niente- fino a quella mattina ignoravi addirittura che avesse
una sorella. «E ingiusto, sì».
«Mmmm».
Pausa. Pausa prima di quella domanda che avrebbe sconvolto per sempre
le nostre spensierate e giovani vite. «Potrebbe capitare anche a
noi, James».
Quelle
parole mi arrivarono dritte al cervello con una forza pari a quella
di un colpo di cannone.
Il
sonno sparì del tutto. D'un tratto di ritrovavo lucido e arrabbiato.
«Che
cazzo stai dicendo, me lo spieghi?!».
Il
mio urlo non era altro che un sussurro concitato- non volevo che gli
altri si svegliassero, ma risultò comunque abbastanza feroce da
farti tacere per un attimo.
«Non
ti arrabbiare, James» mi pregasti. «E' la verità. Katia studiava
in questa scuola fino all'anno scorso, ma che dico, fino a tre mesi
fa. Ed ecco. Era una Nata Babbana, James, ed è morta per questo».
«Noi
non siamo Nati Babbani» tagliai corto.
Sirius
rise, scettico. «E con questo? I tuoi genitori non appoggeranno mai
le idee di quello squilibrato. Io sono un disertore, i miei non ci
metterebbero più di dieci minuti a consegnarmi. Peter è talmente
sbadato che, anche se decidesse di partecipare alla guerra, si
rovinerebbe con le sue stesse mani. Remus è un lupo mannaro, e tanto
basta. E la tua adorata Lily, Ramoso. Lei potrebbe essere un'altra
Katia».
Osservasti
il mio volto farsi di pietra, sbiancare così tanto da brillare nel
buio.
«Non
ci avevi pensato, eh».
La
tua voce era talmente sincera e così maledettamente triste, e i tuoi
occhi brillavano di una luce così malinconica che non potevo
prendermela con te per questo. Avevi solo detto la verità che io
mi rifiutavo di vedere.
«A
noi non succederà».
«James,
non fare lo stupido. Non puoi sapere cosa ti riserverà il tuo
destino».
Sbuffai:
«Io so perfettamente cosa mi riserva il mio destino».
«Sentiamo,
allora».
«Vivrò
una vita felice, e lo farò con te e con Lily e con gli altri
Malandrini. Remus non sarà condannato per quella sciocchezza, Peter
non farà nessun danno».
«E
Babbo Natale esiste».
«Possibile».
Accennai un mezzo sorriso. «Ascoltami, non sto dicendo che non è
vero che non siamo in pericolo. Ti sto dicendo che ti voglio bene, e
che non permetterò mai a nessuno di vincere su di noi, sui
Malandrini».
«Nemmeno
io».
«Andrà
tutto bene, vedrai».
Te
la ricordi quella sera, Felpato, amico mio? Scommetto di sì,
scommetto che mi hai maledetto per tutte le bugie che ti ho
raccontato, scommetto che hai pensato “te l'avevo detto”.
Perché
adesso hai il medesimo sguardo di allora.
Su,
non fare quella faccia. Io queste cose le credevo davvero. Sono
sempre stato una testa di cazzo, lo sai.
Però...
vedi. Sono lo stesso felice. Per tutti gli anni in cui siamo stati
amici, ti ho sempre detto che il
mio
scopo nella vita era senz'altro quello di proteggere le persone che
amo.
E
ce l'ho fatta. È stato un modo un po' drastico, questo lo riconosco,
ma ce l'ho comunque fatta.
Ho
perso la vita a ventun anni, non ho potuto giocare a Quidditch da
professionista, non ho potuto mettere su quella famiglia numerosa che
desideravo per Lily e per Harry.
Ma
ce l'ho fatta comunque. Che tu ci creda o no adesso, in questo mio
angolo di cielo, dove tutto è blu e dove tutto è bello, sono
felice. Anche se mi manchi tanto, amico mio.
Questo
è il tuo turno, però.
Qual
è il tuo sogno?
«Io...
io vorrei solo riuscire ad essere felice come un tempo. Anche solo
per un istante».
Half
my life is in books written pages
Live and learn from fools and
from sages
You
know its true
All the things come back to you
E'
ormai tarda sera, quando ti accingi a sfogliare le riviste e i
giornali che gli altri membri dell'Ordine- quelli che non sono
rinchiusi in questo letamaio di casa, pensi con asprezza, hanno
lasciato appoggiati sul lungo tavolo della cucina.
Quell'accozzaglia
di articoli vecchi e di articoli nuovi potrebbe essere un buon
diversivo, pensi.
Gli
ultimi ritrovati nel campo della medicina magica, magari; oppure
qualche stupida intervista a qualche stupido
personaggio famoso. O, meglio ancora, i risultati dell'ultima partita
di Quidditch.
Ti
capisco, amico mio. So quanto il Quidditch ti manchi. Era bello
andare a vedere le partite allo stadio la domenica pomeriggio, tutti
belli agghindati con i colori della nostra squadra del cuore.
Fare
il tifo, rimproverare i giocatori incapaci, sognare d'essere noi i
giocatori che tutti, nel bene o nel male, a fine partita avrebbero
acclamato.
Anche
io provo la tua stessa nostalgia. Mi mancano le birre con voi
Malandrini, mi manca tornare a casa un po' brillo e barcollante. Mi
manca il senso di familiarità. Mi manca tutto, cosa credi. Forse
manca addirittura più a me- io, che, se non fosse stato per Mr.
Faccia Serpentina, sarei diventato il Cercatore più famoso di tutti
i tempi.
Tu,
almeno, puoi cercare di consolarti leggendo le recensioni sulla
Gazzetta del Profeta.
Sfogli
le pagine con malcelata noia, una per una, alla ricerca di un titolo
che attragga la tua attenzione- e alla fine lo trovi. Non è certo
quello che ti saresti aspettato- anche se, in un certo senso, di
Quidditch si parla lo stesso.
Sirius
Black, solo una leggenda popolare?
Da
battitore a pluriomicida.
Sirius
Black. Un nome ironicamente oscuro abitualmente collegato ad altri
due nomi ancor più famosi: Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto, e
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Il
mago, che, ricordiamo, è stato condannato quindici anni fa per
l'uccisione di tredici innocenti fra maghi, streghe e babbani e che è
stato indicato come colui che ha consegnato nelle mani del Signore
Oscuro la vita dei coniugi Potter.
Ma
chi era veramente Sirius Black? Cosa faceva quando era ancora un
ragazzo, quando ancora non aveva donato la sua anima alla Magia
Oscura?
Vi
sorprenderà sapere che Black era, non solo un ottimo studente, ma
anche il migliore amico di James Potter e di Peter Minus- morti
entrambi a causa sua.
Condivideva
con loro la maggior parte delle giornate e alcuni testimoni ci hanno
confidato che proprio con Potter aveva un legame estremamente
stretto, quasi fraterno. Giocavano inseme nella squadra di Quidditch
di Grifondoro- Potter come Cercatore, Black come Battitore (vedi foto
p. 5).
Proprio
questo legame a molti sembrava sospetto.
Come
poteva Sirius Black, rampollo di una casata assai conosciuta per i
trascorsi violenti e il suo motto “Toujours
Pur
”,
essere amico di James Potter, figlio di due facoltosi maghi dalla
mentalità sorprendentemente aperta?
«Avremmo
dovuto sospettare di Black sin da subito» sostiene R.J. «Ma è
sempre stato un ottimo attore, ci ha sempre ingannati tutti. Anche
se, a pensarci adesso, probabilmente la sua famiglia gli aveva dato
questo spiacevole compito sin dal primo anno ad Hogwarts».
È
ancora una domanda aperta, se Black avesse deciso sin da subito di
tradire quello che sarebbe diventato il suo migliore amico o se fu un
graduale cambiamento nella sua personalità a portarlo a compiere
questo spregevole gesto.
Ricordiamo
ai lettori che Sirius Black è ancora latitane e pericoloso da quando
è evaso nel 1993...
Interrompi
la lettura. Il tuo viso è un'equivocabile maschera di disgusto. Le
tue labbra si muovono mute, imprecano contro l'autore dell'articolo.
Ti chiedi come si siano permessi di tirare fuori un argomento tanto
personale. La cosa che ti da più fastidio, però, so qual è. Il
nome di Remus non è stato praticamente menzionato- praticamente,
già, perché né tu né io siamo così stupidi da credere che quelle
iniziali, R.J., siano state prese a caso, o che quella
schifezza sia una vera testimonianza.
Poi
sposti lo sguardo sulla foto che illustra quella sottospecie di
articolo. Non è di certo una foto di repertorio.
Un
Sirius Black quindicenne cavalca una scopa che allora era l'ultimo
modello e brandiva una mazza da Battitore. È la prima volta che
mettono una tua foto da giovane su un giornale, ed è anche la prima
volta che qualcuno rivanga il tuo passato.
La
cosa ti fa un certo effetto. È la prima volta che noti di non
esserti mai soffermato su cosa avranno pensato i tuoi vecchi
conoscenti riguardo al tuo arresto- al tuo presunto peccato di
tradimento.
Quasi
ringrazi che Marlene sia morta prima della fine della guerra.
Pensi
a quanto avrebbe sofferto nell'essere additata come la fidanzata del
braccio destro del Signore Oscuro. Sarebbe stata interrogata come
persona informata del fatti, sarebbe stata emarginata da tutti,
perché lei ti avrebbe difeso a spada tratta.
Rabbrividisci
al solo pensiero di quello che sarebbe accaduto alla povera, bella e
dolce Marlene se avesse assistito a tutto ciò- anche alla morte
della mia Lily.
Pensi
che sia stato un bene, il fatto che a soffrire sia stato solo tu.
Se
fossi davvero lì con te- e con questo intendo fisicamente al tuo
fianco, ti tirerei la tua codaccia puzzolente.
Io
lo ricordo, quanto hai sofferto alla notizia della sua morte. Io
ricordo perfettamente gli ululati notturni- erano così strazianti,
così pieni di dolore che pensavo ti si sarebbero squarciate le
cordee vocali, una volta o l'altra.
Tu
l'amavi così tanto, Sirius. L'amavi più di quanto amassi i
Malandrini, più di quanto amassi me- e questo un po' mi rendeva
geloso, lo devo ammettere.
Soprattutto,
io so che l'avresti sposata.
«Quando
questa maledetta guerra finirà», mi dissi, «io e Marlene ci
sposeremo. E tu, Ramoso, sarai il mio testimone. Dovrai ricambiarmi
il favore».
La
guerra per noi, però, non è mai finita. La luce, per noi primissimi
martiri, combattenti resistenti, cavalieri senza macchia e senza
paura, con la testa piena di buoni propositi per salvare questo
bellissimo mondo, non è mai arrivata.
Il
primo ad andarsene è stato Regulus- se solo sapessi quello che ha
fatto per te, Sirius, per una volta nella tua vita ti sentiresti in
imbarazzo; poi è stata la volta di Marlene. Il suo corpo gelido,
esangue, è ancora oggi affiancato al mio e a quello di Lily nel
repertorio dei tuoi peggiori ricordi.
Vedevi
quello, come prima cosa, quando i Dissennatori avevano voglia di
giocare con te, ad Azkaban.
Da
quel momento, dalla morte di Marlene intendo, il matrimonio e le
donne sono usciti dal tuo mondo.
Continuavi
a pensare che fosse colpa tua, che era una cosa troppo bella per
essere vero, passare la vita con la donna che amavi e che ti amava.
La
cosa che più mi sconvolse fu sentirti dire, fra un bicchiere di
Whisky Incendiario e l'altro, che era tutta colpa tua. Ti odiavi per
questo. Rimasi talmente sconvolto da questa tua assurda dichiarazione
che, quando finalmente iniziai a consolarti, non risultai convincente
neanche a me stesso.
Eppure,
andiamo, come poteva essere colpa tua? Cazzo, lo vedo, Sir. Vedo che
ancora lo pensi.
Ti
attribuisci il merito per troppe morti- la sua, la nostra.
Conoscendoti, ti ostinerai a dire che anche la morte del
bis-bis-bis-nipote di Harry sarà colpa tua- anche se, a quel punto,
sarai di nuovo insieme a me, a guardare il mondo da una nuvola.
Perso
nei ricordi, infili una mano nella tasca.
Che
cosa cerchi? Oh, è chiaro.
Conservi
ancora quella foto come il più raro dei tuoi tesori. Trovo
incredibile come un quadratino di carta possa significare tanto per
una persona, come un semplice attimo di vita quotidiana, al momento
sottovalutato, possa divenire così significativo in seguito.
Eccoci
lì, tutti belli puliti e tirati a lucido, come dei veri damerini-
no, macché, non è così.
In
quella foto sembriamo tutti dei barboni, c'è poco da illudersi.
Ecco,
all'estrema sinistra, Remus. Ha gli occhi stralunati cerchiati da
pesanti occhiaie violacee e un sorriso tirato, stanco ma sincero sul
viso. La mano destra è chiusa attorno al collo di una bottiglia di
spumante ancora chiusa. Appena accanto a lui ci sono io, gli occhiali
di traverso e un bambino in mano. Harry era proprio un frugoletto,
gli occhi verdi della madre già spalancati al mondo- forse un
precoce avviso di quello che sarebbe accaduto nel giro di pochi mesi,
chi può dirlo.
Ed
ecco Lily, sdraiata sul letto dell'ospedale, i capelli non
spettinati, di più, e l'espressione più esausta e al contempo
felice di tutto il gruppo- un'espressione che ho avuto la sfortuna di
non rivedere mai più. Seduta al bordo del suo letto, con una
lacrimuccia di felicità appesa alle folte ciglia scure, siede
Marlene. Tiene i capelli eccezionalmente legati in una coda alta, ed
è evidente che non sa bene se guardare la sua migliore amica, il
fotografo, il piccolo Harry o te, il suo amato uomo. Come al solito,
nelle foto sei quello più strano. Non in posa, non con una faccia
buffa. Semplicemente Sirius intento ad agitare una bottiglia di
spumante (quella sarebbe restata chiusa ancora per poco).
Sorridi,
e gli occhi ti si illuminano, nel pensare a cosa successe dopo.
Il
tappo era schizzato via, colpendo in pieno viso Peter, che aveva
appena finito di impostare la macchina fotografica sulla modalità
autoscatto. La foto era quindi partita senza che Peter entrasse a
farne parte, e il flash aveva abbagliato a tal punto il piccolo Harry
da fargli iniziare un pianto disperato.
E'
bello vederti sorridere in questo modo, Sirius. Dovresti farlo più
spesso. Perché è di queste azioni che vieni ripagato. Vedi? Se con
la tua immane demenza non avessi fatto partire il tappo, a quest'ora
quella fotografia non ti farebbe sorridere tanto.
Sai
che è vero.
Sing
with me, sing for the years
Sing for the laughter, sing for the
tears
Sing with me, if its just for today
Maybe tomorrow the
good lord will take you away
Sorridi
per tutto ciò che è bello, Sirius, come facevi un tempo. Te lo
ricordi, quanto ridevi? La McGranitt ci sbatteva così spesso fuori
dall'aula per questo motivo... non puoi, non puoi non ricordarlo.
Soprattutto, non puoi rinnegarlo.
Rinnegalo,
e avrai rinnegato Felpato.
Rinnegalo,
e avrai rinnegato i Malandrini.
Rinnegalo,
e la morte di tutti noi non sarà altro che fumo.
Rinnegalo,
e giuro solennemente che le mie intenzioni non saranno affatto buone,
quando ci rivedremo.
Bravo,
Sirius, torna nella stanza con lo specchio. Lo devo ammettere, è
parecchio divertente questo giochino del “ti dico cosa fare senza
che tu te ne accorga”. Potrei farlo molto più spesso. Sì,
sicuramente lo farò.
«Reparo»
mormori, accompagnando l'incantesimo ad un leggero movimento di
bacchetta.
In
una manciata di secondi, ecco che il grande specchio annerito di
Walburga Black torna a regnare imponente sulla stanza.
Ti
ci guardi. Ti avvicini leggermente. Inarchi le sopracciglia, a metà
strada tra il dubbioso e il divertito.
«James
è tra noi».
Nel
dirlo scoppi a ridere. Una risata sincera, questa volta. Una risata
carica di gioia repressa, della gioia immagazzinata che non sei
ancora riuscito ad esprimere a dovere.
Guardi
nello specchio e ti bei di quella visione.
Se
te ne dovessero chiedere il motivo, la risposta sarebbe semplice:
mi
fa sentire più giovane.
Finalmente,
riconosco il mio migliore amico. Finalmente, ecco il ragazzo, ormai
diventato uomo, che sa ridere in faccia al pericolo. Il Sirius Black
uomo ancora sa che tutto potrebbe finire in un secondo, che potrebbe
trovare la pace eterna anche domani.
Il
Sirius Black uomo è ancora un ragazzino a cui, però, in fin dei
conti sta bene così.
Dream
on, dream on
Dream yourself a dream come true
Dream on, dream
on
Dream until your dream come true
Dream on, dream on, dream
on...
«Io...
sì. Sono pronto ad entrare nell'Ordine, professor Silente. È questo
quello che voglio fare. Combattere contro il male».
Questo
è quello che dicevi alla fine della scuola, quando ormai la Prima
Guerra Magica era diventata una realtà evidente.
Questo
è quello che fai adesso, nell'Ufficio Misteri, mentre schivi una
fattura per correre incontro a Harry, che ormai hai imparato ad amare
come figlio, come amico, come fratello.
«Io
voglio fare qualcosa che sia importante. Io voglio poter avere degli
amici per cui perdere la vita».
Attento,
Felpato! Attento a Malfoy che ti punta contro la bacchetta. Bel
colpo, amico, davvero un bel colpo, quello. Vai avanti così.
«James.
Io voglio cambiare il mondo, io posso cambiare il mondo. Sono stufo
di queste stupide persone che si credono migliori di altre solo per
la loro così detta purezza di sangue. Io porterò a termine la
nostra causa».
Questo
me l'avevi detto tu, alla modesta festa per i tuoi ventuno anni.
I
tuoi occhi brillavano, quando parlavi di ideali, di speranze, di
sogni.
Il
tuo viso si accendeva di una nuova luce ogni qualvolta, davanti a del
buon Idromele, pensavamo a quanto avremmo fatto per i Mezzosangue e
per tutti coloro che, come noi, dovevano subire le tirannie di Lord
Voldemort.
Malgrado
la tua apparenza, eri la persona più altruista che conoscessi.
E
ora, Felpato, rispondimi:
è ancora questo il tuo sogno?
Da
come muovi la bacchetta, da come ti metti in mezzo per proteggere il
prossimo, dalla luce nei tuoi occhi, dalla beatitudine del tuo viso,
deduco che sì, sia ancora quello il tuo sogno.
Ti
trovi nel tuo ambiente. L'adrenalina che sale, il corpo che si
scalda, la bacchetta sguainata.
Eccolo,
il Sirius Black che tentavano di descrivere in quell'articolo di
giornale. Eccolo, il Sirius Black che Marlene amava.
Eccolo,
il Sirius Black che, una volta finita la guerra, vedrà il suo nome
essere portato alle vette più alte.
«Harry,
raduna gli altri e VATTENE».
Grazie
Sirius,
grazie.
«Mi
metterò contro tutti e contro tutto, pur di difendere ciò che è
giusto. Non importa se morirò. Se lo farò combattendo, allora
morirò felice».
Mentre
ripenso a queste tue parole, ciò che non avrei mai voluto vedere mi
si para davanti agli occhi.
La
tua morte mi appare violenta, vorrei strapparmi gli occhi dalle
orbite per non guardare.
Cadi
oltre quel velo, negli occhi quella scintilla da guerriero che ancora
non si spegne, e che mai si spegnerà.
Muori
così, realizzando il tuo sogno. Muori, paradossalmente felice.
Esatto, felice perché fino all'ultimo istante della tua vita hai
lottato per annientare il male, felice per aver salvato quella parte
di me- e perché no, di te che ancora è rimasta sulla terra.
Felice
perché ora che muori da eroe, nel giornale di domani apparirà forse
la foto che tieni in tasca, e la verità si verrà a sapere.
Si
verrà a sapere che Sirius Black è stato, dall'inizio alla fine, un
vero eroe e un vero, autentico Malandrino.
Sing
with me, sing for the years
Sing for the laughter and sing for the
tears
Sing with me, if its just for today
Maybe tomorrow the
good lord will take you away
Ci
vediamo presto, Sirius.
Qua
tutti ti aspettano a braccia aperte, pronti a riprendere la vita da
dove l'avevamo lasciata.
Nel
nostro angolo di cielo, saremo pronti a ridere insieme degli anni
passati fianco a fianco, delle risate, degli scherzi e delle lacrime
che abbiamo versato.
«Ehi,
è qui la festa?».
Shootingstar_ è EVIDENTEMENTE
logorroica
Tre giorni e mezzo di lavoro per scrivere nove pagine di Word. Il mio
record assoluto. Dio, che stanchezza, non vi immaginate neppure. Non
esagero dicendo di aver ascoltato questa canzone almeno una cinquantina
di volte. Il fatto è che è nata proprio così. Ascoltando "Dream on"
degli Aerosmith, tutta questa pappardella mi è passata davanti come
fosse un film. Anche per questo lo sforzo non è stato poi grandissimo:
la trama era già chiara.
C'era un solo, unico, grande, enorme ostacolo: come scriverla, in che
persona, da che punto di vista? Ecco, per questo (e un po' per tutta la
fanfiction, in quanto mi aveva consigliato di lavorare sulle
lunghezze... LOL, che brava che sono! xD) bisogna ringraziare AliH, che
mi ha prontamente consigliata dicendomi di narrare il tutto dal punto
di vista di James. Grazie Sarin, sei sempre la mia consigliera
preferita e ti voglio bene (L)
Lavorare a questa FanFiction è stato parecchio divertente, comunque. Ho
avuto modo di approfondire la curiosità dello specchio con delle
ricerche, di menzionare i membri della famiglia Black, di schiaffarci
dentro un discorso serio di cui volevo da tempo scrivere (quello che
James e Sirius fanno dopo la notizia della morte della fittizia Katia),
di scrivere qualcosa su lui e Marlene. E', in un certo senso, un
piccolo resoconto della vita di Sirius, e ho cercato di rendergli
omaggio nel migliore dei modi.
E poi bho, mi ha commosso entrare in introspezione sia con James che
con Sirius, e spero di essere rimata abbastanza IC, nonostante questa
sia una FanFiction molto sdolcinata, in effetti x°D
Altro... ah, sì. Mi è piaciuto particolarmente scrivere dello specchio,
della foto di gruppo e la parte della sua morte. L'ultima battuta è
stata molto sofferta perché originariamente era proprio un altro
paragrafo, ma preferisco così.
Oh, e che Sirius fosse un battitore non c'è scritto da nessuna parte,
me lo sono inventata io di sana pianta per far quadrare bene il tutto xD
...e solo ora mi accorgo che è un po', molto vagamente, sentimentale.
Forse Asfe
apprezzerà u_ù
Non so quanti di voi lettori l'abbiano letta tutta, ma, se ce l'avete
fatta, davvvero complimenti, ammiro la vostra pazienza e sono contenta
di avervi coinvolti :D
In caso contrario... vi capisco dal profondo del cuore, io stessa
fatico a leggere cose lunghe twt
Spero che mi facciate conoscere il vostro parere ^^
Grazie mille in anticipo, un bacione
shootingstar_
Credits: Il testo della canzone è "Dream on" degli Aerosmith e non mi
appartiene, così come non mi appartengono i personaggi o la frase
tratta dal quinto libro della serie ("Harry, raduna gli altri e
vattene" o una cosa simile uu).
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