Questa splendida storia è stata scritta da
una bravissima autrice le cui opere, compresa la presente, potrete trovare su Fanfiction.net.
“Of
young cousins” è una fic introspettiva mirata ad elaborare il profondo legame
che unisce Bo e Luke ed è ambientata subito dopo l’episodio “My son, Bo Hogg”
sicuramente tra i migliori della terza stagione.
Nel
succitato episodio Bo, mentre si apprestava a trascorre
un week-end di caccia con i suoi amici, perdeva la memoria in seguito ad un
colpo in testa e la riacquistava grazie ad un secondo colpo infertogli
involontariamente da Luke. Mi auguro che la mia traduzione vi risulti gradita e spero che vogliate far pervenire numerosi i
vostri commenti all’autrice.
Questo il link alla storia originale: http://www.fanfiction.net/s/2653741/1/
Of Young
Cousins
By McRaider
Traduzione di Lella
Duke
Gentilmente adagiai la sua testa
sulle mie gambe e guardando in basso vidi quello stesso angelico volto che ci
aveva terrorizzati per tutto il giorno. Come poteva
qualcuno così dolce aver avuto un sguardo tanto feroce
finché era stato sveglio. “E’ svenuto” dissi rivolgendomi a mio zio, ma “è
svenuto ed è tutta colpa mia” è ciò che realmente avrei
voluto dire. Il mio stomaco si contorceva ogni volta che ripensavo a come Bo
aveva urlato e rinnegato il nostro legame.
Milioni di dubbi si rincorrevano
nella mia mente mentre tentavo di svegliarlo.
Ovviamente era sempre lui, ma… come mi sarei comportato se la sua amnesia fosse
peggiorata invece di migliorare? Cosa avrei fatto se
fosse stato in collera con me? E se avesse ricordato
tutto incluso ciò che Boss gli aveva fatto e soprattutto ciò che gli avevo fatto
io? Furiosamente tentai di ricacciarmi indietro le lacrime che
improvvisamente stavano riempiendo i miei occhi. Mi
imposi di calmarmi e feci scorrere le mie dita tra i suoi biondi e ricci
capelli, ricordando a me stesso che lui era ancora con me ed era ancora il mio
piccolo cugino.
Quando eravamo ragazzini, quasi
ogni notte lui aveva degli incubi e allora si
intrufolava nel mio letto. Con le sue piccole mani ed i suoi piedini freddi, si stringeva a me piangendo finché non
si addormentava tra le mie braccia e io non sapevo mai se riportarlo nel suo
letto o lasciarlo riposare accanto a me. Quante volte le mie mani erano passate
attraverso i suoi capelli per calmarlo e farlo addormentare, adesso però il mio
unico desiderio era quello di risvegliarlo e riportarlo nella terra dei
vivi.
Scuotendo la mia testa, tentai di
allontanarmi dai miei ricordi, aspettando e tenendo a
freno le mie lacrime. Disperatamente lo tenevo saldo a me di modo che quando si
sarebbe svegliato avrebbe compreso subito di essere in salvo. E poi
finalmente vidi i suoi azzurri occhi aprirsi al di sotto
dei suoi riccioli color del miele. Sorrisi debolmente
quando iniziò a fare domande sulla battuta di caccia alla quale avrebbe
dovuto partecipare. Non ricordava niente della giornata appena trascorsa. Lo
aiutai ad alzarsi e non potei fare a meno di abbracciarlo. Proprio come lui
stesso aveva fatto un milione di volte, lo strinsi a me come se avessi avuto
paura che sarebbe potuto non esserci un domani. Lo
abbracciai nello stesso modo in cui lui lo aveva fatto tante altre volte prima
di allora, come quando si sentiva spaventato per qualcosa.
Alla fine lo lasciai andare e lo
osservai stringersi a Daisy e a zio Jesse. Sorrisi
quando sentii le braccia di mia cugina avvinghiarsi a me, le posai un
bacio sulla fronte sospirando al pensiero che Bo fosse tornato da noi. Mi morsi
le labbra e rapidamente promisi di raccontargli ogni cosa durante il tragitto
verso casa, infine abbassai lo sguardo per evitare che qualcuno potesse vedere
le lacrime iniziare a sgorgare dai miei occhi.
Lo aiutai a saltare nel
finestrino del Generale Lee, quindi io stesso mi posizionai al posto di guida. Lo osservai per un momento
studiando l’espressione del suo volto e dei suoi occhi lucidi, aveva sbattuto la
testa, forse non con eccessiva violenza, ma tuttavia la
botta c’era stata.
Gli raccontai l’intera storia mentre percorrevamo la strada che ci stava riportando
ad Hazzard finché non arrivammo nella stessa fattoria in cui io, Bo e Daisy ci
eravamo conosciuti ed avevamo imparato a volerci bene. Amavo quel posto con
tutto il mio cuore, vi ero giunto all’età di tre anni e vi ero cresciuto insieme
a zio Jesse e a zia Martha. Bo si era unito a noi all’età di sei mesi e sin da
allora iniziai a proteggerlo. Ma stavolta non ero stato
in grado di difenderlo anche se avrei voluto.
“Andiamo cugino” dissi aiutandolo
a scendere dalla macchina attraverso il finestrino. Lo sorressi per un attimo prima che entrambi entrassimo in casa. Non dovetti
insistere molto per convincerlo a stendersi sul letto per riposarsi. Gli promisi
che lo avrei svegliato non appena Daisy avesse terminato di cucinare qualche
buon piatto per lui, quindi chiusi la porta consentendogli di avere quel
silenzio e quella pace di cui probabilmente aveva un
disperato bisogno. Al contrario io non sentivo affatto
quella necessità.
Zio Jesse mi trovò seduto sulla
mia sedia preferita vicino al caminetto assorto nei miei pensieri. Avevo perso
così tanto nella mia vita: mia madre, mio padre, i miei
nonni, mia zia Martha e tanti altri zii ancor prima che avessi compiuto dieci
anni. Tuttavia c’erano tre costanti fondamentali nella mia
vita: zio Jesse, Bo e Daisy. Ma sopra ogni cosa
c’era qualcuno che rappresentava la vera colonna della mia esistenza ed alla
quale io mi ero sempre aggrappato. Durante il mio servizio in Vietnam era la
sola persona che mi portassi sempre dentro, la sola
persona per la quale sapevo che sarei dovuto tornare: Bo. Avevamo perso entrambi
così tanto che all’epoca dovevamo trovare
necessariamente qualcosa o qualcuno che non ci avesse mai più lasciati. Bo era
la mia roccia e non importava quanto le cose fossero
difficili, io ero certo che lui per me ci sarebbe sempre stato.
Sapevo che lui provava i miei
stessi sentimenti ed anche se tra di noi potevano
esserci momenti di nervosismo, lui sapeva che per qualunque cosa gli occorresse
la mia presenza, mi avrebbe sempre trovato, mi avrebbe cercato e si sarebbe
accorto che già lo stavo aspettando per aiutarlo e tirarlo fuori dai guai.
“Va tutto bene Luke?” Mi chiese
zio Jesse. Alzai gli occhi e vidi il suo sguardo solenne ed un leggero
sorriso.
“Penso di si…”
“Daisy ha quasi finito di
preparare la cena, Bo sta ancora dormendo?”
“Si…”
“Cos’hai figlio mio?” Jesse si
prendeva cura di noi da quando eravamo piccolissimi,
conosceva ogni nostro pensiero e sapeva cosa stavamo pensando ancor prima che lo
pensassimo realmente. Jesse sapeva tutto di noi, conosceva anche le più piccole
cicatrici presenti sui nostri corpi e molte volte ancora capitava che ci
raccontasse come ce le fossimo procurate facendo
qualcosa di stupido o di pericoloso. Avrebbe potuto recitare ogni singolo
momento delle nostre vite come se fossero state scritte su di un libro. Jesse
era nostro padre nel vero senso della parola.
“Ho solo la testa piena di
pensieri.” Risposi sorridendo debolmente.
“E’ solo questo o c’è
dell’altro?”
“Stavo pensando a Bo…”
“Me lo immaginavo…”
“E’ difficile credere… voglio
dire… sapevo quali erano gli effetti dell’amnesia, ma… quando accade a qualcuno
che si conosce è veramente duro rendersi conto di cosa comporti: quanti anni
possono essere dimenticati… quanti ricordi possono essere cancellati.”
“So cosa vuoi dire, ma ricordati
che Bo ormai è tornato tra di noi e che non c’è più
niente da temere.”
“Lo so zio Jesse, ma… sono ancora
preoccupato.” Risposi dolcemente.
“Lo so figlio mio”
“La cena è pronta…” Proruppe
quindi Daisy qualche minuto più tardi.
“Vado a svegliare Bo.”
Sussurrai.
Entrai nella stanza e gentilmente
mi misi a sedere sul bordo del suo letto proprio come avevo fatto tante altre
volte prima di allora; scansai una ciocca di capelli dalla sua fronte. Sorrisi per la seconda volta in quel giorno ai due occhi azzurri che
si erano aperti e che mi stavano guardando. “La cena è pronta.”
“Sto bene Luke” bisbigliò.
“So che stai bene” risposi
stringendo la sua mano.
“Non ho intenzione di andare da
nessuna parte…” Disse poi mettendosi a sedere e gettandomi le braccia al
collo.
Sorrisi pensando che quel
semplice gesto stava confortando entrambi, lo strinsi
forte a me e gli diedi un bacio sulla fronte sussurrando “ti voglio bene
Bo.”
“Ti voglio bene Luke.” Fu la sua
risposta.