Onora il padre,
#Onora il padre e onora
la madre
Tutto quello che mi rimane
di mio padre è sfocato, per il semplice fatto che il mio cuore è un
po' miope, e preferisce non vedere.
Nella mente ho solo i
contorni della sua schiena, ma la sua voce - come era? - la sua
risata - l'ho mai sentita? - non riesco a ricordarle.
Delle volte lo cerco in
quella foto che tengo ancora sul comodino - io sono tra le sue
braccia, ho un vestito a fiori e un dente in meno - ma non lo trovo.
Ci sono miliardi di cose
che vorrei chiedergli: perché se ne è andato, e come si sente con
quell'altra.
Sapere se magari porta
ancora un pezzettino di me nelle tasche del suo impermeabile blu,
accartocciato nel portafoglio.
Ma non lo trovo.
Quando mia madre se ne è
andata invece ha imballato tutto ciò che era suo, precisa e
minuziosa anche nel lasciarmi. Si è presa la sua collezione di
dischi, il maglione nero che adoravo, e ha messo i suoi servizi di
porcellana in uno scatolone, con sopra scritto fragile.
Ancora mi chiedo perché
non ci ha messo pure me in mezzo a tutti quei bicchieri - che poi il
mio cuore non avrebbe occupato neanche tanto spazio.
Note autrice:
Non so cosa mi sia preso
stasera, forse solo una vampata di tristezza in più.
Sono duecento parole precise
che cercano di spiegare tutto il vuoto che sento dentro.
Perché alla fine dico di
star bene, ma la verità è che mi mancano da morire, entrambi:
e la cosa che fa più rabbia è che a loro non manco neanche un po'.
Chiudo qui l'angolino
depressione, a risentirci people.
(Il titolo viene da quel bel
genio che si chiama Fabrizio De André, o se si preferisce dai Dieci Comandamenti.)
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