La storia di un origami dagli istinti omicidi.

di exceptions
(/viewuser.php?uid=83032)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Notte.

Sono tornata a casa brilla, con la testa in subbuglio per lo champagne frizzante.
Prima di addormentarmi ho cercato nella mia mente un titolo decente per un libro.
In effetti non so perché, ma ho subito pensato che "Il Villaggio di Cartapesta" suonasse molto bene.
Poi ho pensato che anche "Il Villaggio dei Dannati" suonasse davvero bene (ma essendo le 4 di mattina non ricordavo che -in effetti- fosse il titolo di un film).
Eppure mi appagava di più la cartapesta... folgorata ho pensato "Il Villaggio della Cartapesta Dannata".
Alle 4 di notte mi sembrava anche un titolo più che soddisfacente.
Stamattina dietro la tazza di caffè nero e l’aspirina per il mal di testa ho ripensato al libro.
Da sola, povera deficiente, ho cominciato a ridere.
“Il Villaggio di Cartapesta Dannata”. La storia di un origami dagli istinti omicidi.
Oppure: “Il Villaggio di Cartapesta D’annata.” Un thriller sulla vita di un cartocoltore che tiene dentro casa i primi prototipi di cartapesta mai sperimentati dall’uomo.
“Il Villaggio di Dannata Cartapesta.” E ho ripetuto con enfasi e con rassegnazione: Eh, dannata cartapesta.
Sembra il nome di una vedova sull’ottantina piena di gatti. Sindaco del Villaggio, ovvio, visto che è suo.

 ____

Voi direte, da dove t'è uscita? E io saprei cosa rispondervi... ma poi mi dicono che sono volgare.
Leggete con un po' di introspezione, vi prego. E già che ci siete recensite a bit!
P.S. No, il Cartocoltore non esiste come mestiere.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=840687