Più di mille Ti Amo.
Maledetti
umani.
Con
le loro vite così brevi, quasi
come una candela. Si consumavano lentamente e la cera si scioglieva
in caldi rivoli che scivolavano verso la base.
Poi,
di quella vita tanto preziosa, non
restava che un semplice grumo senza forma.
Senz'anima.
Vegeta
era seduto su una sedia di legno
ed osservava le piastrelle del pavimento con aria intellegibile.
Intorno a lui voci e volti di persone che si susseguivano rapidamente
in un vortice di emozioni.
Chichi
gli si avvicinò mestamente, con
passo incerto. “Vuoi qualcosa da mangiare, Vegeta? Sto
scendendo al
bar...”
Il
Sayan alzò gli occhi osservando la
donna. L'ultima cosa che voleva sentire, quel giorno, era la
squillante voce della moglie di Kakaroth, ormai anziana.
Grugnì
come suo solito, abbassando lo
sguardo. Non gli interessava. La fame quel giorno non poteva essere
che l'ultimo dei suoi pensieri.
*
Fu un
attimo, un suono metallico, un
rumore di passi. Il principe alzò lo sguardo, questa volta
acceso di
speranza, anche se nascosta.
“Allora,
dottore... come sta?”
Trunks
parlò al medico con voce
affannata, intrisa di preoccupazione. Reggeva tra le braccia possenti
una bambina bionda, troppo piccola per capire la situazione
drammatica che stava vivendo.
Il
panciuto dottore si schiarì la voce
prima di iniziare a parlare, con un tono pacato ma fin troppo lento.
“Non so se è il caso di parlarne qui, signor
Brief.”
Vegeta
acuì lo sguardo, fissando
l'uomo con aria truce.
“Ne
parli qui, e si muova.”
pronunciò acidamente.
*
I tre
Brief circondavano il dottore, in
disparte. dopo una breve discussione, avevano convinto il cocciuto
Saiyan a seguirli. Trunks e Bra guardavano il medico con occhi lucidi
di lacrime amare, Vegeta aveva uno sguardo spento, quasi assente.
“La
signora ha una grave infezione
alle vie respiratorie. Ha bisogno dell'ausilio di un macchinario per
poter respirare bene. Sarebbe curabile, ma la donna ormai è
anziana... non so se riuscirà...”
L'uomo
sembrava impacciato in quel
frangente. Cercava di evitare lo sguardo di quello strano uomo
poggiato al pilastro con le braccia al petto, che lo fissava omicida.
“Cosa...
cosa vuol dire, dottore?”
Bra interruppe il discorso del medico, con aria spaventata.
“Signorina,
io non credo che vostra
madre sopravviverà alla nottata.”
sentenziò.
Tra i
presenti cadde il silenzio.
*
Era
calata la notte su Satan City.
Tutti se n'erano andati. Marron e la bambina erano tornati a casa,
all'ospedale restavano soltanto i tre Brief.
“Papà...
io accompagno Bra a casa e
raggiungo Marron. Chiamami se succede qualcosa.”
Nessuna
risposta.
Il
principe dei Sayan sembrava aver
trovato qualcosa di infinitamente interessante nella finestra che
stava osservando da ormai troppi minuti.
Trunks
abbassò lo sguardo al
pavimento, passandosi una mano sul volto stanco. Dette una leggera
pacca sulla spalla del padre, prima di allontanarsi.
“Va
a salutarla anche tu, papà.”
*
Tutto
era bianco lì dentro.
Le
pareti erano composte da un mosaico
di lucide mattonelle candide, le tende leggere dello stesso colore,
sostavano senza vita dinnanzi ai vetri della finestra piccola e
squadrata. Era ormai calata la notte.
Tutto
era così candido.
Bianco
era l'armadio accanto alla
porta, bianco il comodino con sopra una lampada. Bianco era perfino
il respiratore.
Bianco
era il cuscino, sul quale si
sparpagliavano a ventaglio morbidi capelli grigio scuro, dai riflessi
blu.
Vegeta
si avvicinò nella penombra al
letto, quasi incerto.
Mai
nella vita il principe aveva
esitato tanto.
Il
volto della donna era pallido, come
fosse stato senza vita.
Era
solo un riflesso della splendida
donna che era stata anni prima.
“V-Vegeta...”
*
Erano
stesi sul letto matrimoniale,
tra le coperte raggrinzite e disordinate, nudi.
Bulma
aveva la testa poggiata sul
cuscino e osservava il suo principe, con un sorriso sul volto.
Il
saiyan era disteso supino, con
gli occhi chiusi. Gli accarezzò il volto, con una soffice
carezza.
Il principe non disse nulla, restando nella stessa posizione, mentre
la donna tornava a fissarlo con un piccolo sorriso. Qualche anno
prima non glie lo avrebbe permesso, lo sapeva. Era un grande
traguardo che le concedesse certe 'romanticherie'.
“Io
mi metto a dormire, tesoro.
Buonanotte.”
Il
principe dette finalmente un
segno di vita, grugnendo come suo solito. Bulma sospirò,
chiudendo
gli occhi e voltandosi di fianco verso il lato opposto.
“Ti
amo, Vegeta.”
E
dopo qualche istante, un nuovo
suono gutturale si librò dalle labbra del Saiyan.
*
Guardarla
così era
una tortura.
Gli
occhi, un tempo
lucenti e briosi erano ormai spenti, senza più quella linfa
e quel
luccichio che li avevano caratterizzati.
Le
labbra erano
secche e violacee, le guance infossate.
C'era
uno scheletro
tra quelle lenzuola, non la sua Bulma.
“Hei,
non credevo
saresti venuto...”
“Donna,
il gatto
con il bastone ha detto che domani i senzù saranno
pronti.” disse
schietto l'uomo, sedendosi accanto a lei. Bulma sospirò,
facendo un
piccolo sorriso stiracchiato.
“No,
tesoro... lo
sappiamo tutti e due che non è un male curabile con i
senzù. E' la
vecchiaia, semplicemente.”
Il
saiyan aprì la
bocca per ribattere ma le parole gli morirono in gola. Lo sapeva bene
anche lui che non si poteva far nulla. Sapeva bene che ormai erano
giunti al capitolo finale.
“Vegeta,
dalla
vita ho avuto tutto. Ho avuto una vita piena di emozioni, un lavoro
gratificante, fama e soldi. Ho due figli splendidi, una
nipotina.”
Il
principe strinse
le labbra in una smorfia. Non aveva mai digerito i discorsi smielati,
soprattutto in quei casi. Inoltre, il fatto che Bulma stesse parlando
come per recitare le sue ultime parole, lo innervosiva.
“Ho
avuto te,
Veggie.”.
Quello
stupido
soprannome. Quante volte l'aveva odiata per quello? Quante volte
aveva cercato di mantenere il proprio orgoglio saldo, davanti ai suoi
baci e alle sue romanticherie?
Il
principe sentì
la propria gola ingrossarsi, un nodo stringersi fino a fare quasi
male. Cercò di deglutire quel grumo fastidioso senza alzare
gli
occhi dalla moglie.
“E
non sai quanto
tu sia stato importante, per me...” sussurrò la
donna, facendo un
piccolo sorriso.
Su
quel bel volto
alleggiava un' aria di sofferenza nascosta, che solo lui riusciva a
decifrare.
La
donna posò la
mano su quella dell'uomo, con grande sforzo.
Senza
quasi
volerlo, Vegeta sentì le proprie dita intrecciarsi con
quelle della
donna, in una salda stretta.
“Ti
amo.”ormai
la voce era un sussurro forzato, doloroso.
Il
principe nella
penombra socchiuse gli occhi. Sentiva il proprio cuore battere veloce
nel petto come mai era successo prima d'allora, nemmeno durante le
peggiori sfide.
La
presa del saiyan
si fece ferrea, strinse quella soffice mano attorno alla sua,
possentemente. Non l'avrebbe lasciata per nulla al mondo. Non avrebbe
permesso a nessuno di allontanarla da lui.
Una
lacrima solcò
i lineamenti duri del più nobile dei Saiyan, cadendo poi
verso il
pavimento. Egli stesso non se ne accorse, troppo impegnato nello
stringere la mano della donna che per lui era semplicemente tutto.
Rappresentava la speranza, la luce, la felicità.
Rappresentava
l'amore.
Sorrise
Bulma, sul
suo letto di morte.
Conosceva
suo
marito, sapeva che le due famose paroline non sarebbero mai uscite da
quelle labbra.
Ma
in quel momento,
quella stretta ferrea attorno alle sue dita, valeva più di
mille “ti
amo”.
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Allora,
sono sicura che questa storia faccia pena XD
No,
sul serio l'ho scritta di botto, velocemente.. ma ormai ho perso
totalmente la fiducia in me (dato quanto abbia fatto schifo l'ultima
storia da me pubblicata XD "Tenebra Azzurra"). però, che
volete.. amo troppo scrivere per smetterla XD
Quindi
vi stimo molto per essere arrivati fin qui :D alla prossima, se avrete
ancora il coraggio di leggere altre mie storie =P
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