Alla
Compagna con gli occhi tinti di vita e le labbra cucite.
Il
rosso.
Protagonista
incontrastato di idilli
tessuti dalla tua fantasia.
Usualmente un carnefice, primate
felice agli occhi della sua vittima.
Il
biondo.
Truculento
io-narrante, sottoposto a
una crudeltà immane.
Addendo necessario, ma
secondo
in tutto, dotato di incapacità di vita e di adattamento.
[BINOMIO COSTANTE:]
“Rosso~Biondo”,
“Carnefice~Vittima”.
Connubio
tra idealità e marcescenza, collocato in una dimensione
parallela,
possibilmente
incastonato nella tua
mente.
Il
risultato? La somma delle somme, neanche chi studia aritmetica da
sempre è riuscito a trovare gli addendi necessari a dare una
somma
costante. Insomma, tu hai scoperto la regola
perfetta senza
nemmeno volerlo.
Dunque,
dicevi «Per ottenere una
buona ricetta, ci vogliono sempre e solo i soliti ingredienti nelle
loro dosi esatte.»
Farcivi
l'impasto con pezzettini “canditi” di esperienze
esperite e
cuocevi il tutto insieme, sicura della compattezza finale.
Potrei
passare ore nel raccontare su come eseguivi queste tue
ricette, tanto conoscevo perfettamente te e gli
ingredienti.
Se
c'è una cosa che mai ho compreso è cosa avessi in
quella
testa.
[Le
vittime non dispongono di parole]
Hai
salutato la terra nel mese dei morti, già da quello avrei
dovuto
capire, quale sarebbe stato il tuo destino. Sei sempre stata incline
a giochi delittuosi (come me del resto), ricordi? Ci piaceva giocare
alle “piccole disadattate” in
quei pomeriggi stupidi.
[A
te è sempre mancato qualcosa e io, mi stavo adattando a quel
tuo
vuoto. Cominciai poi ad amarlo, era una grande novità. Non
avevo
minimamente compreso quanto potesse essere letale per te]
Ci
votammo a ideali che mai ci erano realmente appartenuti,
giacché ci
pareva il modo migliore di fare parte di qualcosa.
Sigillammo
tutto con un patto di sangue, immolate al culto della eterna
solitudine.
[Perché
ci escludevamo l'un l'altra, vendendoci la falsa
superficialità]
Una
cosa era certa: prediligevamo quel binomio
nelle nostre
scelte, era ormai un processo inconscio.
Ketchup
e Maionese, direi
Tulipano
e Girasole, aggiungerei
Bastava
che fossero iponimi, egualmente importanti nella nostra
tassonomia ideale, anche se irrimediabilmente la violenza delle tinte
di cui le cose erano fatte, ti facevano sentire “da
meno”.
[C'era
perfino una odiosa persona a dare voce ai tuoi “incubi”
di
inferiorità. Ricordo che erano tali.]
Un
particolare di te mi confermava la tua irrequietudine, il tuo sentore
di inettitudine: avevi gli occhi, castani e maturi, tinti di vita
mentre le labbra erano cucite.
Poi
è successo che quei colori ci sono
venuti a noia.
Comportando
la distruzione di quelle, che un tempo forse, erano le (nostre)
certezze del vivere.
Solo
ora mi rendo conto che per quanto abbiamo cercato di liberarcene, il
rosso e il giallo ci sono
filtrati completamente
dentro. Adesso li incarniamo anche noi fuori, al
contrario dei
giorni lontani, quando non lo ritenevamo possibile.
[
La mia mente torna indietro a quel giorno settembrino e alle ciocche
rosse disseminate per il pavimento; Poi ci aggiungo l'odore nauseante
della tinta bionda pronta per essere applicata, circa qualche mesetto
prima, a una donna pallida. Et voilà! ]
Per
la strada c'è una bionda, un po'
svestita, dotata di
ventiquattro costole sporgenti. Le è appena passata accanto
tacitamente una rossa; ella porta un caschetto
sbarazzino.
la tua Valja.
Note
dell'Autrice:
Ci
terrei a puntualizzare due o tre cose stilistiche, in quanto non
vorrei che passassero come casualità.
Tormentosi
sono “quei/quelle/quelli” per un
esatto scopo di
indicazione precisa del passato e della possessione (anche ideale) di
quel qualcosa a cui fanno riferimento.
Ci
sono altrettante parole in corsivo. Ecco o
alludono, come
avrete ben capito, alla compagna oppure sono messe in risalto
rispetto al resto, sia per il fatto che le commentano le frasi tra
parentesi sia perché devono portare a una riflessione oltre
il
testo. Eccezione del corsivo è il "perfettamente",
è detto in modo sarcastico, perché in
realtà non conosceva nulla dell'altra compagna.
Per
il resto, avrete capito che si parla di due amiche di infanzia che
adesso non si rivolgono più la parola (i motivi non sono
specificati e ognuno usi a proprio piacimento la sua fantasia),che
addirittura
sono diventate due estranee. Eppure quei colori che le legavano dal
passato, come scelte prettamente interiori o esteriori (ma non legate
all'aspetto esteriore della persona), si riversino successivamente in
scelte superficiali, quali la tinta dei capelli.
È
ispirato alla realtà, a delle osservazioni che ho fatto in
un
periodo durato due anni.
porco_spino.
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