Gorecki - Gentle and Peacefull in a World of Madness.

di Bianca Wolfe
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Prologo
If I should die this very moment

 

 

 

 

 

 

 

Non mi ero mai resa conto di quanto l’asfalto potesse essere duro: sotto le suole delle scarpe sembra quasi sgretolarsi quando è fresco. Il calore si profonde tutt’intorno a me, ma è un calore metallico, così come l’odore che mi circonda. La testa mi pulsa, mentre un dolore lancinante quasi mi permette di non pensare. Una cacofonia di suoni riempie l’aria: sirene della polizia, dell’ambulanza… Ma la sua voce dov’è? Perché non è qui? Perché non mi spiega con le sue calde parole cosa mi sta accadendo, perché sto così male?
            « Non capisco » mi ritrovai a mormorare piano, la voce fievole, anche se avrei preferito fosse più forte e sicura.
            Fu allora che una voce in lontananza iniziò a chiamarmi: « Signorina? Signorina? ». Le parole erano scandite, lente. Ero più che sicura che fosse il mio cervello a rallentare la voce dell’infermiere.
            « Signorina, la stiamo portando in ospedale » ancora quella voce in lontananza. Oltre all’uomo – riuscii a distinguere – c’erano altre due persone, altri due infermieri che in modo agitato cercavano di tenermi sveglia, se non addirittura in vita. Ma tu dove sei? Dovevano averlo già trovato, avvertito che fossi in un’ambulanza, diretta all’ospedale. E lui sarebbe dovuto correre da me; sarebbe dovuto essere accanto a me, la quarta persona, a stringermi la mano, a dirmi che sarebbe andato tutto bene.
            Mentre trascinavano il lettino, sentii un distinto “Dov’è?” e finalmente mi lasciai trasportare da un debole sorriso: era lui, era arrivato. Molto probabilmente, mi vide, perché sentii la sua mano calda nella mia, quasi insensibile ormai ed esangue.
            « Signore, deve andarsene! » grido una donna tra gli infermieri, che continuavano a spingere il lettino su rotelle a una velocità stratosferica. A quanto pareva, le mie condizioni erano critiche.
            « Resta con me » mi sussurrò lui, prima di lasciarmi la mano.
            Evidentemente, eravamo entrati in sala operatoria – luogo in cui non gli era permesso entrare. Volevo solo piangere, avevo paura. Come avevo fatto a fare quell’incidente? E perché, poi? Non trovai la risposta: all’improvviso, persi coscienza e fu tutto buio.














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Note dell'autrice:
Prima di tutto, salve! Non ho molto da dirvi, più che altro mi scusa per quanto sia breve questo prologo. Ma volevo che fosse incisivo e dritto il punto. Quindi, BOOM! Ecco la caccavella che ne è uscita.
Spero che almeno v'incuriosisca - anche il soggetto, che è il mitico Logan Lerman (per il quale provo una profonda infatuazione da ben due anni, ebbene sì).
Che altro dirvi? Niente. Anche se mi piacerebbe una recensioncina, anche una critica, per me è un momento di crescita personale.
Bye, Sara <3




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