di servi chiacchieroni e principi suscettibili nvu
Disclaimer: Se Merlin o Arthur mi appartenessero non sarei qui a scrivere fic su loro due. ù_ù
Note: Seconda
storia che scrivo per questo fandom! Grazie per la calorosa
accoglienza e per l'entusiasmo con il quale avete accolto la mia
precedente fic! Dedico questo mio piccolo parto, dunque, a coloro che hanno recensito "Together for Tomorrow" : safir, crowless, Fyki, Il_Genio_Del_Male e elyxyz.
Note di betaggio: La fic è stata betata, come sempre, dalla favolosa Fyki! Grazie mille!
Buona lettura e grazie a chiunque deciderà di farmi sapere cosa ne pensa!
Di servi chiacchieroni e principi suscettibili
«Ci
siamo persi.»
La
voce di Merlin gli risuona nelle orecchie come il ronzio di un insetto
particolarmente molesto. Arthur vorrebbe sguainare la spada e combatterla, ma
sa perfettamente che combattere contro la voce del suo servo insolente è
un’impresa disperata.
«Ammettetelo,
Sire, ci siamo indubbiamente persi.»
La
pazienza di Arthur sta per varcare il limite del non ritorno ed il principe non
può assolutamente permettere che ciò accada perché, insomma, un valletto morto
sulla coscienza è più di quanto ci si possa attendere da un futuro re. Ammesso
di arrivarci, a questo ipotetico futuro. Arthur sta seriamente pensando di
trovare un ramo particolarmente resistente ed appendersi lì, ma questo sarebbe
davvero troppo disdicevole per un erede al trono, così decide che, magari,
potrebbe appenderci Merlin, ma anche questa, per i motivi di cui sopra, non
sembra una soluzione ponderabile.
Continua
a camminare, dunque, una mano saldamente ancorata all’elsa della sua spada,
ignorando deliberatamente le lamentele di quell’impiastro che continua,
inspiegabilmente, a portarsi dietro ovunque.
«Siamo
già passati per questi boschi.»
Probabilmente
se non lo assecondo la smetterà, suppone.
«Sire?
Mi ascoltate?»
Evidentemente
no.
«Non
ti darò la soddisfazione di avere ragione.» borbotta Arthur, irritato.
Merlin
ridacchia. «Oh, ma io non ho bisogno,» spiega «So perfettamente di averla
comunque.»
L’insolenza
di Merlin sta raggiungendo vette inesplorate mentre la sopportazione di Arthur
sta scivolando ai minimi storici. Vorrebbe semplicemente voltarsi ed ordinargli
di stare zitto, ma sa perfettamente che non funzionerebbe perché, insomma,
stiamo parlando di Merlin e lui non è uno di quei valletti ossequiosi e
rispettosi che si può zittire semplicemente imponendoglielo. Ed Arthur ne è
profondamente frustrato perché, nonostante tutto, non trova la forza di
liberarsi di lui.
«Potrei
legarti ad un albero e lasciarti qui, Merlin.» propone, sull’orlo di una crisi
di nervi «Che ne dici?»
«Dico
che non avete una corda con voi, Sire.» ragiona l’altro.
Arthur
non può vederlo in volto, ma può tranquillamente immaginare la sua espressione
insolente, gli occhi blu socchiusi, il sorrisetto beffardo e il volto
lievemente piegato su di un lato. E questo non va per nulla bene, perché il fatto
di essere perfettamente a conoscenza della mimica facciale del suo valletto
idiota lo irrita maggiormente del sapere che adesso quello si sta beffando di
lui.
«Sarebbe
troppo chiederti di chiudere quella boccaccia?» domanda, frustrato.
«Mhh» riflette Merlin «Potreste
ordinarmelo, siete un principe, dopot-»
Per Arthur è decisamente troppo.
Quell’istante prima dell’agire, che Arthur sceglie elegantemente di ignorare,
gli suggerisce che quella non è affatto una buona idea, ma altre parti del suo
corpo gli suggeriscono l’esatto contrario e si sa che la maggioranza vince
sempre, per cui è davvero solo un attimo prima che questi si ritrovi con le
labbra premute violentemente su quelle di Merlin.
Arthur può sentire Merlin irrigidirsi
sotto il suo tocco e tutto ciò a cui riesce a pensare, illogicamente, è che non
voleva che accadesse così.
Le sue mani si stringono, possessive, ai
fianchi del giovane mago, mentre le dita lunghe di Merlin si posano sull’ampio
torace di Arthur.
Il principe teme, irrazionalmente, che Merlin
stia cercando di allontanarlo da sé, ma quando la sua bocca si schiude,
permettendo ad Arthur di approfondire il bacio, ogni paura sfuma lasciando alle
loro lingue tempo e spazio per conoscersi e studiarsi.
Quando il bisogno di respirare diventa
impellente, separarsi diventa quasi doveroso.
Le guance di Merlin sono lievemente
arrossate e il suo respiro è caldo sul viso di Arthur. Hanno entrambi il fiato
corto e nessuno dei due sembra avere intenzione di proferir parola, le mani di
Arthur stringono ancora la sottile vita di Merlin, ma questo non sembra destare
granché preoccupazioni al giovane mago.
«Immagino che adesso mi direte che era
per farmi stare zitto.» domanda Merlin, vagamente ironico.
«Ti piacerebbe.» ghigna Arthur.
«Mhh.» considera il mago, soppesando l’idea
«Potrei farci l’abitudine.»
Arthur scuote il caso, fintamente esasperato,
sorridendo sulle sue labbra.
«Idiota.» sussurra, prima di baciarlo
ancora, a lungo.
Dopotutto i gemiti e i sospiri di Merlin
sono un’alternativa di gran lunga preferibile alle sue inutili chiacchiere.
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