Again

di JaneA
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Passeggiava per le strade di Diagon Alley a braccetto con la sua migliore amica, Ginny Weasley. I capelli ricci ribelli intrappolati sotto un berretto di lana. La neve scendeva lenta, colorando di un bianco soffice le strade del quartiere magico.

“Hermione che ne dici di qualcosa di caldo? Sto congelando qui fuori!”

“Certo, certo!” rispose procedendo verso un piccolo locale.

Entrate un tepore le accolse assieme ad un infinito vociare. Allegria. Hermione poteva sentirla attorno a sé. Le decorazioni natalizie poste al bancone e le illuminazioni non facevano altro che rallegrarla ancor più. Si disse che aveva fatto bene a pretendere una serata solo donne. Un po’ di libertà in fondo non avrebbe fatto male a nessuno. Si guardò attorno, osservando la gente seduta a piccoli tavoli. Chi consumava una cena romantica, chi beveva qualcosa con un vecchio amico. Poi notò qualcosa che attirò brutalmente la sua attenzione. Una chioma bionda. Quella chioma bionda. Lui, Malfoy, il furetto. L’incubo.

Cercò di sistemarsi sulla sedia, nascondendo la tensione alla sua migliore amica.

Lo vedeva sorridere forzatamente, poi passarsi una mano tra i capelli. Ancora sul volto. Lo vide riprendere a mangiare, sorridere alla ragazza che sedeva lui dinanzi.

Si ritrovò accanto al suo tavolo. Come non riusciva a comprenderlo. I suoi piedi avevano mossi quei passi da soli, senza che lei potesse frenare l’istinto. Prese un bicchiere di vino da un tavolo accanto e lo versò addosso al biondo.

“Maledetto furetto ossigenato!” urlò.

Il un attimo il vociare s’interruppe. La gente li osservava, la osservava. Il volto arrossato, il petto che si alzava e abbassava nevrotico. Si accomodò accanto alla ragazza con cui cenava il biondo.

“Ciao, sono Hermione. –proferì stringendole la mano- vuoi sapere cosa mi ha fatto quest’essere? Mi ha profondamente umiliata. Mi ha messa in imbarazzo, mi ha rovinato la vita. Mi ha sedotta..”

“Granger.” La voce tagliente del biondo l’interruppe.

“Sto avendo una conversazione, Malfoy. Taci!” sbraitò contro il ragazzo, poi riprese osservando la ragazza. “Quello che mi ha fatto quest’uomo mi fa stare fisicamente male, ogni giorno.”

“Ma è più un malessere d’amore o è semplicemente odio?”chiese intimidita la ragazza.

“No, cara. È semplicemente nausea mattutina.” Spiegò lei con aria saccente.

“Cosa?” urlò quasi il biondo.

“Sì, Malfoy. Sono incinta!” proferì lei bevendo un sorso d’acqua dal bicchiere del ragazzo.

“Sei cosa? Sei incinta?” domandò con un’espressione ebete piazzata sul volto.

“Sì, sono incinta!” urlò lei alzandosi e scostando violentemente la sedia.

“Draco, forse è meglio che vada.” S’intromise la nuova compagna dell’erede dei Malfoy.

Lui indifferente alle parole dell’ospite continuò a domandare

“Come incinta?”

“Vuoi che ti faccia un disegnino Malfoy? Ti ricordavo più intelligente! Sì, gente –enunciò riferendosi ai numerosi clienti che facevano da spettatori- quest’uomo prima mi ha messa incinta e poi mi ha lasciata!”

“Non è vero Granger. Cosa sei venuta a fare qui?” sibilò il biondo.

“Oh, sono venuta a salvare un’altra ragazza dall’uomo peggiore che possa incontrare in vita sua.” Rispose lei stizzita.

“Non mi sembrava la pensassi così!”

“Oh, certo! Quando mai ti sei interessato a cosa pensavo io? L’importante per te era il sesso no? sempre e comunque!”

“Anche se questo non sembra fossi in disaccordo!”

“Sai qual è la verità. È che tu non sei attraente. Per niente. E non sei nulla. Assolutamente. Sei il peggio del peggio. Il sesso con te è zero.”

“Ecco perché ne volevi sempre, continuamente? Non sei divertente Granger.”

“Sai Malfoy, di divertente oltre i tuoi capelli ossigenati qui, c’è solo quello che hai nei pantaloni. Così piccolo!” rispose ammiccando la riccia.

Lui la scrutò divertito. Non ricordava come fosse litigare con quella so-tutto-io. Era così estenuante così bello, così eccitante.

Lei gli si avvicinò, sino a sentire il profumo del suo dopobarba. Lui sentiva il profumo dei suoi capelli inebriarlo, come in passato.

“Ti odio.” Sentenziò lei.

“Anche io, non immagini quanto.” Le disse lui impossessandosi delle sue labbra.

Il locale esplose in un applauso. Avevano avuto il loro spettacolo. Loro avevano riavuto la loro tortura personale, di cui mai più si sarebbero privati.





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