Passeggiava
per le strade di Diagon Alley a braccetto con la sua migliore amica,
Ginny
Weasley. I capelli ricci ribelli intrappolati sotto un berretto di
lana. La
neve scendeva lenta, colorando di un bianco soffice le strade del
quartiere
magico.
“Hermione
che ne dici di qualcosa di caldo? Sto congelando qui fuori!”
“Certo,
certo!” rispose procedendo verso un piccolo locale.
Entrate
un
tepore le accolse assieme ad un infinito vociare. Allegria. Hermione
poteva
sentirla attorno a sé. Le decorazioni natalizie poste al
bancone e le
illuminazioni non facevano altro che rallegrarla ancor più.
Si disse che aveva
fatto bene a pretendere una serata solo donne. Un po’ di
libertà in fondo non
avrebbe fatto male a nessuno. Si guardò attorno, osservando
la gente seduta a
piccoli tavoli. Chi consumava una cena romantica, chi beveva qualcosa
con un
vecchio amico. Poi notò qualcosa che attirò
brutalmente la sua attenzione. Una
chioma bionda. Quella chioma bionda. Lui, Malfoy, il furetto.
L’incubo.
Cercò
di
sistemarsi sulla sedia, nascondendo la tensione alla sua migliore amica.
Lo
vedeva
sorridere forzatamente, poi passarsi una mano tra i capelli. Ancora sul
volto.
Lo vide riprendere a mangiare, sorridere alla ragazza che sedeva lui
dinanzi.
Si
ritrovò
accanto al suo tavolo. Come non riusciva a comprenderlo. I suoi piedi
avevano
mossi quei passi da soli, senza che lei potesse frenare
l’istinto. Prese un
bicchiere di vino da un tavolo accanto e lo versò addosso al
biondo.
“Maledetto
furetto ossigenato!” urlò.
Il
un attimo
il vociare s’interruppe. La gente li osservava, la osservava.
Il volto
arrossato, il petto che si alzava e abbassava nevrotico. Si
accomodò accanto
alla ragazza con cui cenava il biondo.
“Ciao,
sono
Hermione. –proferì stringendole la mano- vuoi
sapere cosa mi ha fatto
quest’essere? Mi ha profondamente umiliata. Mi ha messa in
imbarazzo, mi ha
rovinato la vita. Mi ha sedotta..”
“Granger.”
La voce tagliente del biondo l’interruppe.
“Sto
avendo
una conversazione, Malfoy. Taci!” sbraitò contro
il ragazzo, poi riprese
osservando la ragazza. “Quello che mi ha fatto
quest’uomo mi fa stare
fisicamente male, ogni giorno.”
“Ma
è più un
malessere d’amore o è semplicemente
odio?”chiese intimidita la ragazza.
“No,
cara. È
semplicemente nausea mattutina.” Spiegò lei con
aria saccente.
“Cosa?”
urlò
quasi il biondo.
“Sì,
Malfoy.
Sono incinta!” proferì lei bevendo un sorso
d’acqua dal bicchiere del ragazzo.
“Sei
cosa?
Sei incinta?” domandò con un’espressione
ebete piazzata sul volto.
“Sì,
sono
incinta!” urlò lei alzandosi e scostando
violentemente la sedia.
“Draco,
forse è meglio che vada.” S’intromise la
nuova compagna dell’erede dei Malfoy.
Lui
indifferente alle parole dell’ospite continuò a
domandare
“Come
incinta?”
“Vuoi
che ti
faccia un disegnino Malfoy? Ti ricordavo più intelligente!
Sì, gente –enunciò
riferendosi ai numerosi clienti che facevano da spettatori-
quest’uomo prima mi
ha messa incinta e poi mi ha lasciata!”
“Non
è vero
Granger. Cosa sei venuta a fare qui?” sibilò il
biondo.
“Oh,
sono
venuta a salvare un’altra ragazza dall’uomo
peggiore che possa incontrare in
vita sua.” Rispose lei stizzita.
“Non
mi
sembrava la pensassi così!”
“Oh,
certo!
Quando mai ti sei interessato a cosa pensavo io? L’importante
per te era il
sesso no? sempre e comunque!”
“Anche
se questo
non sembra fossi in disaccordo!”
“Sai
qual è
la verità. È che tu non sei attraente. Per
niente. E non sei nulla.
Assolutamente. Sei il peggio del peggio. Il sesso con te è
zero.”
“Ecco
perché
ne volevi sempre, continuamente? Non sei divertente Granger.”
“Sai
Malfoy,
di divertente oltre i tuoi capelli ossigenati qui,
c’è solo quello che hai nei
pantaloni. Così piccolo!” rispose ammiccando la
riccia.
Lui
la
scrutò divertito. Non ricordava come fosse litigare con
quella so-tutto-io. Era
così estenuante così bello, così
eccitante.
Lei
gli si
avvicinò, sino a sentire il profumo del suo dopobarba. Lui
sentiva il profumo
dei suoi capelli inebriarlo, come in passato.
“Ti
odio.”
Sentenziò lei.
“Anche
io,
non immagini quanto.” Le disse lui impossessandosi delle sue
labbra.
Il
locale
esplose in un applauso. Avevano avuto il loro spettacolo. Loro avevano
riavuto
la loro tortura personale, di cui mai più si sarebbero
privati.
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