Attenti a quei tre
Avvertenza: Mi scuso
in anticipo con gli ammiratori di Rukawa per averlo coinvolto nel
disastro(Quale disastro? Leggete e lo saprete!)
Quando risposi al telefono sapevo
già che sarebbe finita male. Mi aveva avvertito il mio sesto senso, quella
facoltà totalmente irrazionale che però non sbaglia mai (beh, quasi mai).
Era una domenica pomeriggio ed
ero solo in casa: i miei genitori erano ad un matrimonio e io non avevo impegni
né con gli amici né con la mia ragazza (semplicemente perché non avevo una
ragazza), così avevo deciso di passare il pomeriggio ascoltando la musica, la
mia grande passione (dopo il basket, naturalmente).
Mentre
ascoltavo la mia canzone preferita, il telefono squillò. Corsi a rispondere:
era Hanamichi Sakuragi, il mio compagno di squadra.
“Ciao, Ryota” mi disse.
“Ciao, Hanamichi!Come va?”
Strano. Perché Hanamichi non
era in giro con la sua banda a far danni, come al
solito? Perché sembrava preoccupato?
E soprattutto, perché diavolo mi aveva telefonato?
“Ryota…”
“Dimmi…”
“Siamo amici, vero?”
“Certamente.”
‘Avrà
bisogno di un favore’, pensai.
“Come te la cavi con gli
animali?”
“Bene, perché?”
“Ho bisogno di un favore.”
“Lo sapevo! Di
che si tratta?”
“Stamattina è arrivata mia
zia.”
“Ah.”
“Aveva un impegno.”
“Ah.”
“Mi ha lasciato il suo cane.”
“E
allora?”
“Non ho confidenza con i cani.
Potresti darmi una mano? Per favore…”
Conoscevo Hanamichi abbastanza
bene da sapere che a dargli retta si rischiavano guai. D’altra parte lui era
mio amico: non scorderò mai il giorno in cui ha impedito alla banda di Mitsui
di rispedirmi in ospedale.
“E io
cosa ci guadagno?” gli chiesi.
“Un invito al luna park.”
“…”
“C’è anche Ayako.”
Colpito e affondato. Hanamichi
conosceva benissimo il mio punto debole: sapeva che ero innamorato
di Ayako e che ero disposto a tutto pur di incontrarla.
“Affare fatto.
Dove ci troviamo?”
“Sei grande, Ryota! Passerò da
casa tua.”
Ero già pentito di aver
accettato, ma ormai era troppo tardi.
Qualche minuto dopo il
campanello suonò. Andai ad aprire e mi trovai davanti un enorme cane bianco,
tenuto al guinzaglio da un Hanamichi senza fiato. “Questo è Chuck”, mi
spiegò, “Accidenti, quanto corre!
Mi ha fatto fare i 100 metri in due secondi!”. Il cane
mi girò intorno, poi decise che gli stavo simpatico e mi piantò le zampe
anteriori sulle spalle. Io non me l’aspettavo, così persi l’equilibrio e caddi
a terra. Anzi, mi correggo: caddi pesantemente a terra, prendendo la botta più grande della mia vita.
‘Cominciamo bene!’, pensai.‘Perché
non sono andato al cinema?’. Mi rialzai a fatica, lanciando un’occhiata omicida
al mio amico che rideva come un matto. “Dove
andiamo?”, chiesi, cercando di mantenere la calma.“Che…che
ne diresti di andare al parco?”, rispose lui, tra una risata e l’altra. In quel
momento, Chuck alzò di scatto la testa e partì di corsa, trascinandosi dietro
il povero Hanamichi; io lo seguii, correndo come un disperato. Dopo due
isolati il cane si fermò; Hanamichi, distrutto, si sedette sul marciapiede e
l’animale, agitando la coda, gli diede un’affettuosa leccata. “Levami di torno
questa bestiaccia!”, strillò Hanamichi. Legai il cane alla staccionata di un
giardino e aiutai il mio amico a rialzarsi; quando mi girai vidi con orrore che
Chuck aveva sradicato la recinzione e stava correndo verso un ciclista che era
appena sbucato da una via laterale. Era Rukawa.
Né io né Hanamichi
riuscimmo ad evitare il disastro: il cane centrò in pieno la
bicicletta e il suo sfortunato proprietario atterrò dolorosamente sul
marciapiede. Alzò gli occhi, furibondo, e vide Hanamichi.“Quello stupido cane
è tuo? Dovevo immaginarlo!”esclamò.
“Che cosa vorresti insinuare, razza di idiota?”urlò
Hanamichi. “Che ha il tuo stesso grado di stupidità!”
rispose tranquillamente Rukawa.
Io non avevo tempo da perdere
per quei due: Chuck era già lontano. Per mia fortuna da un negozio uscì una
ragazza che, non appena vide passare il cane, allungò la mano ed afferrò al
volo il guinzaglio. La raggiunsi per ringraziarla e finalmente la riconobbi:
era Ayako. Accidenti, che vergogna!
“Ciao, Ryota!”mi disse
sorridendo.“Non sapevo che avessi un cane!”
“È della zia di Hanamichi.
Noi…noi lo stavamo portando al parco… ”
“E
Hanamichi?”
“Sta litigando con Rukawa.”
Ayako separò i due con un paio
di sberle, poi disse: “Affidare quel bestione a due
pasticcioni come voi è come mettere una pistola carica in mano a un bambino. Io
e Rukawa verremo con voi, vero Kaede?”
“Passare il pomeriggio con
l’idiota dai capelli rossi? Scordatelo!”protestò
Rukawa.
“Era una domanda retorica!”
rispose lei sorridendo.
Ci incamminammo
verso il parco tenendo a turno il guinzaglio, con Rukawa che spingeva di
malumore la bicicletta . Ad un certo punto Hanamichi ebbe una pessima idea. “
Perché non ci precedi in bicicletta con il cane?” “Sarò
felice di allontanarmi da te!”rispose Rukawa, legando il guinzaglio al manubrio.
Chuck passeggiò tranquillo per una decina di metri, poi si bloccò, fiutò l’aria
e iniziò a correre abbaiando come un matto. Il povero Rukawa riuscì a frenare,
la bicicletta si impennò e la nostra matricola atterrò
sull’asfalto con una spettacolare capriola. Io e Hanamichi ci
guardammo…e scoppiammo a ridere. “Che
imbecilli!”commentò Rukawa. “Ti…ti senti bene?” gli chiesi, cercando di non
ridergli in faccia (impresa quasi impossibile). “Chiedilo a tuo nonno, tappo!”mi
rispose sgarbatamente (accidenti, perché tutti scherzano sulla mia statura?).
“Allora, vi muovete?” chiese Ayako, impaziente.
Ci consultammo, decidendo di
passare davanti alla vecchia villa. Io non ero tranquillo: c’era qualcosa
riguardo alla villa, qualcosa che avrei dovuto ricordare…
Mi venne in mente solo a pochi
metri dal cancello: era la festa del Club della Terza Età…con il concorso di
bellezza per gatti. “Accidenti, i gatti!”esclamai, ma ormai era troppo tardi.
Chuck entrò come una furia nel
parco della villa, seminando il terrore tra i gatti presenti, rovesciando due
bancarelle di lavori a maglia e mandando gambe all’aria due vecchie signore.
Noi lo seguimmo, cercando di passare inosservati; quando riuscimmo a
raggiungere la belva e a riprenderla, Hanamichi esclamò: “Beh, in fondo è stato
divertente, no?”. Le occhiate che gli lanciammo
parlavano da sole; lui capì e si tappò la bocca. “Che
imbecille!”commentò Rukawa (per una volta ero d’accordo con lui).
Arrivammo al parco senza altri
incidenti. Lasciammo Chuck libero di aggirarsi nella zona riservata ai cani,
dopodiché io, Rukawa e Hanamichi cominciammo a litigare per stabilire chi
avrebbe dovuto raccogliere i bisognini dell’animale. Alla fine Ayako, stanca di
sentirci discutere, dichiarò: “Piantatela tutti e tre, ci penserò io!” “Lascia
stare Ayakuccia, lo farò io! ”le dissi con un largo sorriso e mi diressi verso
il distributore di palette, ma ero così impegnato a
sorridere che non guardai dove stavo andando; così inciampai in una grossa
radice e per poco non finii addosso ad un chihuahua che era sdraiato a prendere
il sole. Quella bestiaccia si vendicò mordendomi l’orecchio.
“Stai tranquillo amico, arrivo
io!”urlò Hanamichi, correndo in mio aiuto; purtroppo inciampò nella stessa
radice e mi finì addosso. “Grazie mille, Hanamichi!”borbottai. “
Che imbecilli!”commentò Rukawa. “Non sai dire altro?”chiese
irritato Hanamichi. “Che idioti!”si corresse Rukawa.
“Ehi, Miyagi, guardi le formiche? ”disse una voce sopra di noi. Alzai la testa
e vidi Mitsui in compagnia di un ridicolo pechinese. Io e Hanamichi ci
alzammo in piedi (con una certa difficoltà) e spiegammo
tutto a Mitsui, che fece una smorfia. “Almeno vi siete divertiti!
Io invece sono stato ricattato da un’amica che mi ha costretto a
passare il pomeriggio con questo microbo che non ha neppure la forza di
abbaiare!” “Beh, perché non vieni con noi?”chiese Hanamichi. “Affare
fatto!”fu la risposta.
Un quarto d’ora dopo
noi e i cani (che stranamente avevano fatto amicizia)
uscimmo dal parco e ci avviammo verso casa mia. Ad un certo punto vedemmo
Haruko Akagi, la sorella del capitano, intenta ad ammirare una vetrina.
Hanamichi, emozionato, lasciò andare il guinzaglio e Chuck saltò addosso alla
povera ragazza, con l’intenzione di farle le feste. Haruko finì per terra e
Hanamichi si precipitò verso di lei, gridando: “Harukina, ti sei fatta male?” “
Stai alla larga da mia sorella!”disse una voce minacciosa;
girandoci, ci trovammo di fronte Akagi in persona. Ayako gli raccontò in breve
le nostre disavventure; il capitano, definendoci ‘pericoli pubblici’, decise di
accompagnarci insieme ad Haruko(con grande gioia di
Hanamichi). Ma i nostri disastri non erano ancora finiti: il malefico pechinese
di Mitsui decise di fermarsi davanti alla porta della
biblioteca(eccezionalmente aperta anche di domenica)proprio mentre Kogure, il
nostro vice capitano, usciva carico di libri. Due
secondi dopo Kogure era per terra, circondato dai suoi
pesanti volumi. “Come stai, Quattrocchi?”domandò preoccupato Hanamichi. “Stavo
meglio prima di incontrare voi!”rispose lui, con un debole sorriso. Accettò la
nostra offerta di dargli una mano; così, quando il nostro gruppetto ripartì,
ognuno aveva un libro sottobraccio.
Arrivammo finalmente a casa mia;
io proposi agli altri di entrare a bere un’aranciata e tutti accettarono. Presi
le chiavi e aprii la porta, ma mentre stavo per entrare vidi una sagoma scura
uscire da un cespuglio: era il gatto dei vicini. Chuck e il pechinese, approfittando
di un momento di distrazione dei loro guardiani, si
lanciarono all’inseguimento della povera bestia abbaiando come pazzi. Dopo due
giri del giardino il gatto cercò rifugio in casa mia, seguito a ruota dai due
cani e dal sottoscritto, deciso ad impedire che la sua casa fosse devastata.
L’intervento dei miei amici evitò il peggio: dopo una breve lotta Ayako mise in
salvo il gatto, Akagi placcò Chuck con una mossa degna di un giocatore di
football e Mitsui afferrò il pechinese per il collare.
Alla fine dell’inseguimento, il
mio salotto sembrava un campo di battaglia: sedie rovesciate, cuscini sparsi
sul pavimento e fango ovunque. Il vaso preferito della mamma era salvo per
miracolo, ma il posacenere di cristallo si era letteralmente disintegrato. Noi,
pieni di graffi e coperti di fango, contemplammo quella devastazione, poi ci
guardammo…e scoppiammo a ridere. “Ragazzi” esclamò
all’improvviso Hanamichi “ho un’idea! Io e Ryota abbiamo
un appuntamento al luna park: perché non venite anche voi?”“Ottima
idea!”risposero tutti. “Prima, però, sarà meglio aiutare Ryota a sistemare questo
casino!”commentò Kogure guardandosi intorno.
Ci organizzammo così:
Hanamichi, Mitsui e il capitano s’incaricarono di badare ai cani,
mentre Kogure si occupò delle aiuole devastate. Nel frattempo Haruko e Ayako
pulirono i pavimenti e riordinarono le stanze e io e Rukawa
cercammo di togliere le impronte fangose degli animali dai tappeti e dal
divano. Quando tutto fu in ordine andammo a lavarci e
cambiarci, c’incontrammo alle otto davanti al luna park e passammo una
magnifica serata insieme.
Hanamichi crede che l’abbia
perdonato per quello che mi ha fatto passare, ma si sbaglia. D’accordo, mi ha
dato la possibilità di trascorrere una serata con Ayako e di divertirmi un
mondo(soprattutto quando io e Mitsui abbiamo trascinato Rukawa
sull’ottovolante: non avevo mai visto il grande Kaede così terrorizzato!),
ma c’è un limite a quello che un amico può sopportare. Ho atteso per
giorni l’occasione giusta, ma ora sono pronto per una vendetta
in grande stile.
Mia zia Isabel andrà in
Inghilterra a far visita ai suoi parenti. Le ho telefonato e le ho proposto di
occuparmi di Wizard, il suo malefico gatto siamese, una delle creature più
feroci e sanguinarie di questo pianeta. Lei si è
stupita, dato che io e Wizard non siamo mai andati
d’accordo, ma ha accettato. Fatto questo, ho preso la guida telefonica e ho
composto un altro numero. “Pronto, Hanamichi? Ho bisogno di un favore…”
I personaggi sono quelli di Slam Dunk, ma il
cane Chuck esiste davvero.
Un saluto a Kgchan, che sopporta pazientemente le mie e-mail e non mi
ha ancora mandato un pacco-bomba.