Cap
Salve
a tutti... prima di tutto, mi scuso per l'ennesimo ritardo ma i corsi
all'università non mi danno tregua e inoltre devo dire che
il capitolo mi ha fatto parecchio penare... lo ritenevo uno dei
più importanti della storia e in quanto tale, lo volevo
rendere davvero perfetto... e diciamo che sono particolarmente
soddisfatta ^^... un paio di cose prima di lasciarvi al capitolo... la
prima... lo so che dico sempre le stesse cose però...
c'è una cosa che mi preme dentro per uscire e vorrei che voi
lo sapeste... ve lo dico con il cuore in mano... per quanto io non sia
l'autrice più puntuale di questo mondo e neanche la
più talentuosa (questo mai!) non mi fa di certo piacere
ritrovarmi con solo due recensioni per lo scorso capitolo, non credo di
meritarmelo dopotutto... faccio i salti mortali in ogni capitolo per
renderlo speciale e pubblicarlo nonostante la montagna di cose che
incombe sulla mia testa, ma questo non sembra bastare. Vorrei capire il
perché... se c'è qualcosa in particolare che vi
impedisce di lasciare anche un piccolo segno del vostro passaggio,
anche solo per dire che la storia fa schifo. Chi mi conosce sa che non
sono di certo la tipa che elemosina le recensioni, anzi...
però, come potete immaginare non è gratificante
per me non trovare molta accoglienza (almeno non come un tempo... un
capitolo ha segnato addirittura 21 recensione!!!)... spero possiate
capirmi almeno un pò anche perché immagino che
molti di voi saranno a loro volta autori e quindi sanno cosa voglio
dire. L'altra cosa che volevo dirvi riguarda il capitolo...
è parecchio lungo questa volta... avrei potuto dividerlo ma
ho preferito lasciarlo così anche perché era
giusto che fosse letto tutto insieme. Spero apprezzerete l'atmosfera
che si è creata e soprattutto come si svolgeranno gli
eventi... che altro dire.. fatemi sapere... un bacione ;)
p.s.
L'abbigliamento è lo stesso dello scorso capitolo ovviamente
ma questa volta nel testo ho inserito altri link... vi consiglio
vivamente di controllarli, soprattutto il terzo ^^...
"D'accordo...
questa che stai per ascoltare è la canzone che
credo parli meglio del mio passato..." iniziò e fece partire
il
pezzo.
L'attacco
di chitarra fu riconoscibile. Santana era il migliore in
certe cose. Le sorrisi colpito e attesi curioso che dicesse qualcosa.
Just
Feel Better
"Non so perché proprio questa canzone... però...
le
parole... la voce di Steven Tyler e... il meraviglioso suono della
chitarra di Santana mi ricordano ogni tanto cosa ho sempre cercato
dalla vita. Cosa... fin da quando ero piccola cercavo disperatamente...
vale a dire... sentirmi meglio!" esclamò con lo sguardo
perso in
qualche ricordo. Avrei dato tutto pur di poter leggere dietro quegli
occhi. Erano lontani anni luce. Occhi nei quali erano passate tante
immagini e situazioni. Avevano visto tante lacrime. Tanta sofferenza.
And
I know, I know, I know
E so,
so, so
Part of
me says let it go
che
parte di me dice di lasciar perdere
That
life happens for a reason
che la vita accade per una
ragione
I
don't, I don't, I don't
Io no,
io no, io no,
It goes
I never went before
va
come mai è andata prima
But
this time, this time
ma
questa volta, questa volta
I'm gonna try anything that just feel better
proverò
tutto ciò che mi fa sentire meglio
Tell me
what to do
dimmi cosa fare
You
know I can't see through
the haze around me
sai che non riesco a vedere
attraverso la foschia che mi circonda
And I
do anything that just
feel better
e
proverò qualsiasi cosa mi fa sentire meglio
And I
can't find my way
e non
riesco a trovare la mia strada
Girl, I
need a change
ragazza,
ho bisogno di un cambiamento
And I
do anything that just
feel better
e
proverò qualsiasi cosa mi fa sentire meglio
Any
little thing that just feel
better
qualsiasi piccola cosa che mi fa
sentire meglio
"Il
senso che io le ho voluto dare è questo... io nella mia vita
non
ho mai avuto niente di cui andare veramente fiera... ho avuto un padre
che non auguro neanche al mio peggior nemico e ho perso mia madre
troppo presto... ho provato, con tutte le mie forze, a cercare la
giusta strada per me. Quella che mi facesse sentire speciale... ma ben
presto ho capito che di speciale al mondo non c'è proprio
niente
e nessuno. Neanche le persone ricche o quelle che hanno le famiglie
perfette possono essere considerate tali. Sono tutti prototipi che
siamo portati a costruirci. La vera felicità... mi sono
sempre
detta, è quella che... ci porta a stare meglio. Quella che
ci
fa... sollevare la testa da terra e ci permette di vedere davvero il
mondo." annuì, come per dare meggiore peso alle sue stesse
parole per poi sorridere
"E fare tutto
quello che può farci sentire meglio... senza freni...
è la chiave!"
And I'm afraid of sinking
e ho
paura di affondare
You're the only one knows me
sei
l'unica che mi conosce
And who doesn't ignore
e che non ignora che
That my soul is weeping
la mia anima sta piangendo
"Le
persone che mi hanno vista affondare sono state Bella ed Emmett ed
è grazie a loro se molte volte mi sono sentita meglio.
Perché loro erano gli unici, tolta mia madre, che avevano
interesse per me... e che si accorgevano di me e che soprattutto non
ignoravano la mia anima che piangeva e si logorava dentro!" si morse il
labbro, accennando un piccolo timido sorriso. Sembrava si stesse
trattenendo dal piangere. Avrei voluto dirle di non farlo. Di non
trattenersi. Perché le lacrime, lo avevo imparato sulla mia
stessa pelle, ci aiutano ad esprimere molto di più di quello
che
crediamo di dover dire. Ma rimasi in silenzio, beandomi delle note di
quella fantastica canzone e della sua voce, che aveva iniziato ad
infondermi uno strano senso di tranquillità e pace mai
provati
prima
I think I need a little help this time!
penso
di aver bisogno di un pò d'aiuto, questa
volta!
"Forse ogni tanto sono stata un
pò superficiale... cioè... non ho avuto il
coraggio di
chiedere l'aiuto di quelli che mi volevano bene. Pensavo di farcela da
sola ma... nessuno può davvero pensare di riuscirci. Come ho
detto, nessuno è così... spaciale... tutti
abbiamo
bisogno di qualcuno a questo mondo!"
"Qualcuno
che ci faccia sentire
meglio!" le feci eco con un sorriso. Lei ricambiò e
annuì. Sembrava parecchio colpita che le stessi prestando
tutta
quella attenzione. Ma se la meritava tutta. Era il mio modo per
scoprire cosa celava dietro quella maschera di solarità e
ingenuità che portava dietro. Era il mio modo per
conoscerla.
Il suo passato mi era stato raccontato grazie alle parole di Steven
Tyler e la chitarra elettrica di Santana. E mi era piaciuto. Tutto. La
sua espressione. La sua voce. I pezzi che aveva scelto di commentare.
Le parole che aveva usato. Avevo notato come la sua voce si intonava
perfettamente a quella del cantante degli Aerosmith. Eppure lei non
stava cantando. Forse... per le mie povere orecchie innamorate, anche
quella era una melodia.
La vuoi smettere di dire
quella parola che inizia per I e finisce con te che muori di infarto
precoce?...
L'ultimo assolo di chitarra di Santana chiuse "Just Feel Better" e la
prima parte della sua vita. Ero curioso di sapere con cosa avrebbe
deciso di continuare. Adesso, a rigor di logica, sarebbe stato il turno
del presente. Quello che viveva e provava in quel momento. E
chissà perché mi ritrovai stranamente a fremere
come un
ragazzino.
"Il mio presente..." bisbigliò scorrendo l'elenco di
canzoni. Ci
stava pensando davvero tanto e vederla così concentrata era
molto gratificante per il sottoscritto. Significava che avevo fatto
breccia nel suo mondo e che avevo trovato la chiave d'accesso per
entravici.
Jasper, seriamente... da come si stavano mettendo le cose fino a dieci
minuti fa... tu nel suo mondo ci saresti entrato lo stesso... da un
altro accesso, certo... ma il senso non cambia... e per di
più
le chiavi te le aveva consegnate lei stessa. Sei stato tu che hai
preferito buttarti sulla musica...
Mi schiarii la voce, muovendomi agitato e sistemandomi meglio. Dovevo
bloccare quel maledetto flusso di pensieri. Altrimenti avrei finito con
il prendere a testate il primo spigolo disponibile. E non sarebbe stato
affatto piacevole.
Il mio movimento lo colse anche lei e, forse, lo prese come un atto di
impazienza perché mi sorrise ed affermò
"Tranquillo... l'ho trovata!" e premette PLAY. Anche in questo caso le
semplici note iniziali mi diedero il titolo della canzone. Conoscevo
anche quella. Era "Fly High" di Shaggy
Fly
High
La sua risata esplose quasi subito e incuriosito la vidi arrossire
appena
"Beh... questa canzone è... cioè... non devi
prenderla
alla lettera... devi soltanto coglierne il senso... generale diciamo!"
era ovvio che, ascoltata tutta, la canzone fosse leggermente equivoca.
Soprattutto per me che - ricordiamolo - stavo fremendo nel mio
pezzettino di letto, a meno di venti centimentri da Alice. Con il cuore
a mille e il... ehm... beh sì insomma e parte del mio corpo
sovra-eccitato. Ma aveva detto che dovevo coglierne il senso generale.
Perciò lasciai perdere le ali, tutti quei vezzaggiativi e
soprattutto il fatto che mi venisse spudoratamente chiesto di rapirla e
portarla via e rimasi silenziosamente in attesa.
Maledetto Shaggy... ci mancavi solo tu...
"Ecco questo è il pezzo che mi interessa!"
esclamò
indicando il lettore come se proprio in quel momento stesse scorrendo
il testo della canzone
I wanna fly, with you baby
Voglio
volare con te tesoro
(Let'em
know that one time)
fa in
modo che lo sappiano tutti per una buona volta
And
leave the world behind
e
lasciamo il mondo alle spalle
I wanna fly [fly high,
with you baby]
voglio
volare, volare alto con te tesoro
(Let's
take it high)
toccare
il cielo con un dito
I wanna
fly with you baby
voglio volare con te
and
just leave the world all behind
e lasciarmi
il mondo alle spalle
I wanna
fly [fly high, with you baby]
voglio
volare, volare alto con te tesoro
(Spread
your wings, girl)
spalanca
le tua ali, ragazza
and just leave the world
all behind
e
lasciarmi il mondo alle spalle
I wanna
fly
voglio volare...
"Il
mio presente
è abbastanza semplice. Voglio trovare la forza di spiccare
il
volo e allontanarmi da tutto e da tutti, perché il mondo che
mi
lascio alle spalle non mi piace. Non mi soddisfa. Voglio lasciar
perdere tutto e volare via. Per sempre." spiegò. Mi venne
spontaneo mormorare
"E vuoi farlo... con qualcuno in particolare?"
"Sì... cioè.. no... per questo ti dicevo che non
devi
prenderla alla lettera. Ci sono molte frasi su cui devi sorvolare e...
quella dove dice che ho voglia di volare con qualcuno è una
di
quelle!" e arrossì abbassando lo sguardo.
"Quindi le ali... sono le tue?" chiesi in un sussurro
Dov'era finito l'angelo
con le grandi ali bianche e la ragazza della spiaggia che lo aspettava
con trepidazione?...
"Ecco.. quello è... ehm... metaforico... cioè...
non sono
ali vere sono... sì insomma..." balbettò a
disagio.
"E l'angelo non... c'entra niente?" ma perché facevo domande
tanto stupide? Volevo proprio sentirmi dire di no? Ci provavo gusto nel
torturarmi?
Beh... considerando cosa
non sei arrivato a fare poco fa... direi di sì...
Spalancò appena gli occhi per poi spostarli sul lettore che
intanto aveva finito di regalarci le ultime note di Fly High
"N-n-o!"
Appunto...
Senza volerlo mi ero appena conficcato un grosso pugnale affilato in un
fianco e in quel momento la lama stava scendendo inesorabile in
profondità. E faceva male, dannazione. Eccome se faceva
male. Ma
d'altronde... cosa pensavo di ottenere dopo aver fatto di tutto per
allontanarla e farmi odiare? Per quanto avesse dimostrato una certa
attrazione nei miei confornti, questo non significava che perdonava
tutto ciò che c'era stato prima, esclusivamente per colpa
mia.
Ergo... io nel suo presente non ero stato preso neanche in
considerazione.
Con quella maledetta domanda e la sua risposta, avevamo creato un
momento di imbarazzo paralizzante, di cui nessuno dei due aveva
bisogno. Era necessario correre ai ripari, immediatamente
"Bene... mi hai parlato del tuo passato... del tuo presente.. adesso
manca il futuro!" e le sorrisi incoraggiante, mentre una parte di me mi
suggeriva di affondare la testa nel terreno e aspettare l'arrivo di un
meteorite
"Giusto... il futuro!" mormorò, dando di nuovo tutta la sua
attenzione al lettore fucsia. Quella volta parve pensarci di
più. In effetti sembrava una domanda abbastanza impegnativa.
Una
di quelle che a scuola ti piazzano come tema da consegnare per la
settimana successiva. Come vedi il tuo futuro? O cosa ti aspetti per il
tuo avvenire? Il tuo domani sarà roseo oppure lo vedi pieno
di
difficoltà ed ostacoli? Commenta in sole venti righe. Certo,
come se fosse possibile.
Ecco perché nelle lingue straniere vado meglio che nella
mia. Io
l'inglese - o americano come dir si voglia - lo detesto con tutto me
stesso. E il fatto che prenda sempre insuffciente a questo tipo di
compiti, ne è la prova...
"D'accordo... penso di averla trovata!" affermò convinta. Mi
lanciò uno strano sguardo per poi sospirare
"Questa è la canzone che rispecchia al meglio ciò
che
vorrei dal mio futuro. In qualche modo, riassume un pò tutta
la
mia vita... però... non voglio che tu ti concentri solo su
quello. Ascolta bene le parole, questa volta tutte... perché
ognuna di esse è essenziale per... comprendermi!" e con un
timido sorriso azionò il lettore. L'attacco della canzone
quella
volta non mi disse niente. Non la conoscevo, non sapevo neanche di chi
si trattasse. Era abbastanza lenta, al contrario di Fly High, e meno
incisiva di Steven Tyler. Sarebbe stata una cantante donna o un uomo?
Sarebbe stata inglese? Beh, certo.. mi aveva detto di fare attenzione
al testo. L'avrei capita subito? L'avrei trovata azzeccata per il
momento? L'avrei... adorata come le prime due?
The
Only Exception
When I was younger
Quando ero più
piccola
I saw
my daddy cry
vidi mio padre piangere
And
cursed at the wind
e imprecare contro il
vento
He
broke his own heart
gli si spezzò
il cuore
And I
watched
ed io lo guardai mentre
As he
tried to re-assemble it
cercava di riaggiustarlo
And my
momma swore
e mia madre
giurò
that
she would never let herself forget
che non avrebbe mai
dimenticato
And
that was the day that I promised
e quello fu il giorno in
cui io promisi
I'd
never sing of love
che non avrei mai cantato
dell'amore
If it
does not exist
se esso non esiste
But darlin',
ma caro,
You,
are, the only exception
tu sei, l'unica eccezione
But,
you, are, the only exception
ma, tu, sei, l'unica
eccezione
But,
you, are, the only exception
ma, tu, sei, l'unica
eccezione
You,
are, the only exception
tu, sei, l'unica eccezione
Avvertii
distintamente il momento in cui il mio cuore si bloccò di
colpo
e quello, immediatamente successivo, in cui riprese a battere furioso
nel petto. Tutto mi sarei aspettato, tranne quello. Lei riteneva che io
fossi la... sua eccezione? Io! E me lo aveva appena confessato con una
canzone. Una canzone in cui diceva, tra le righe, di aver giurato di
non innamorarsi di nessuno perché dalle sue esperienze
familiari
aveva imparato che l'amore non esisteva. Perché sua madre
non ci
aveva creduto. Perché suo padre aveva fatto di tutto per
farglielo credere. Perché probabilmente lei stessa non aveva
voluto farlo. E allora cosa era cambiato? Ero stato io? Io le avevo
fatto cambiare idea?
In che altro modo
interpreti la parola eccezione?...
Maybe I
know, somewhere
Forse
so, da qualche parte
Deep in my soul
nel profondo della mia anima,
That love never lasts
che
l'amore non dura mai
And we've got to find other ways
e che dovremo trovare altre
strade
To make it alone
per
farcela da soli
Or keep a straight face
o rimanere seri
And I've always lived like
this
e ho
sempre vissuto in questo modo
Keeping it comfortable,
cercando di vivere in maniera
agiata
distance, and up until now
allontanandomi,
e fino ad ora
I'd sworn to myself that
ho
giurato a me stessa che
I'm
content
with loneliness
sarei stata contenta con la
solitudine
Because none of it
perchè non vale mai
la pena
was ever worth the risk, but...
rischiare per tutto questo, ma...
You, are, the only exception
Tu sei l'unica accezione
Era
stata portata allo stremo. Era arrivata davvero a credere che l'amore
non esistesse o che comunque fosse qualcosa di estraneo. Aveva cercato
di rimanere sola, legata alla sua vita e alla sua solitudine per tanto
tempo e ora, a quanto pare sembrava disposta a cambiare. A dedicarsi a
qualcuno. Perché io ero... la sua eccezione!
Se
lo ripeti ancora una volta diventi pazzo...
Non ci potevo
credere. Era una
dichiarazione d'amore quella? Era così che avrei dovuto
leggerla? Dovevo ritenermi fortunato? Dovevo sentire il cuore battermi
nelle orecchie e lo stomaco sottosopra? Perché era proprio
così che mi sentivo. Ed era la prima volta. La prima volta
che
non riuscivo a parlare. La prima volta che non riuscivo neppure a
muovermi. La prima volta che qualcuno esternava in maniera
così evidente sentimenti così puri nei miei
confronti.
Verso di me, che come avevo sempre pensato, ero l'essere più
imperfetto del mondo. Perché? Perché abbandonare
tutto,
abbandonare la sua idea... per me? Cosa avevo io di così...
speciale?
Sveglia,
Jazz... te lo ha cercato di dire prima con ben due canzoni... tu la fai
sentire meglio... tu la fai volare in alto, le fai toccare il cielo con
un dito... tu sei la sua eccezione...
I've got a tight grip on reality
Sono strettamente a contatto con
la realtà
But I can't let go of
ma non posso lasciare andare
what's
in front of me here
quel
che ho davanti a me qui
I know you're leaving in the morning, when you wake up
so che
andrai via al mattino, quando ti sveglierai
Leave me with some kind of proof
e mi lascerai con una sorta di
prova
it's
not a dream
che non si trattava di un sogno
Il sogno! Il sogno! Il
sogno!
La ragazza della spiaggia. La sua storia. Gli uomini comuni e gli
angeli dalle grandi ali bianche e gli occhi cristallini. L'amore che
essi provavano verso gli umani. Le loro ali dimenticate in cambio di
una vita fatta di condivisione e affetto. Quel sogno che avevo fatto
circa una decina di giorni prima e che ricordavo ancora così
perfettamente. Si trattava di quello, vero? Era di quel sogno che
stavamo parlando? Quindi quella ragazza... quelle parole... erano..
vere?
And I'm on my way to believing.
E sono sulla buona strada per
crederci
Oh, And I'm on my way to believing.
oh, sono sulla buona strada per
crederci
Anche io ero sulla buona strada per crederci davvero. Se il mio sogno
non fosse stato semplicemente un sogno... Se quello che mi aveva
raccontato su quella spiaggia fosse stato vero... Se io fossi stato
davvero quell'angelo dalle grandi ali bianche, la pelle liscia e gli
occhi cristallini... beh, allora in quel caso, avrei fatto volentieri a
meno delle mie stupide penne e della mia immortalità,
perché sapevo che ad attendermi dall'altro lato
dell'universo
c'era... lei. La mia perfetta metà.
Quanto ti ci
è voluto per capirlo, eh?...
Le ultime note della canzone si persero in mezzo a noi che eravamo
rimasti totalmente in silenzio. Non aveva parlato, segno che fosse
troppo in imbarazzo per farlo ed io mi ero completamente immedesimato
nel testo, estraniandomi. Ma, durante tutta la riproduzione, non avevo
smesso un solo istante di guardarla. Aveva abbassato la testa e si era
messa a torturare il filo delle cuffie che penzolava tra di noi.
Sembrava volesse evitare in tutti i modi il mio sguardo,
perché
magari temeva di trovarci qualcosa che poi non le sarebbe piaciuto o
che non le avrebbe più dato la forza di continuare. Aveva
avuto
un coraggio non indifferente a fare quello che aveva fatto, glielo
dovevo riconoscere. Adesso il coraggio lo avrei dovuto trovare io per
rispondere.
Mi basterebbe ritrovare
la capacità di esprimere frasi di senso compiuto... non
chiedo poi molto...
Una sua risata imbarazzata, ruppe quel momento di stasi
"Suppongo non ci sia bisogno di... commentare questa canzone!"
affermò sistemandosi il cerchietto giallo tra i capelli.
Provai
a sorridere ma mi resi conto di avere i muscoli della faccia - e di
tutto il resto del corpo - immobilizzati. Merda. Dovevo pur fare
qualcosa.
"Sì... lo credo anch'io!" mormorai atono
Bravo il cazzone... con
quella voce
di merda che ti sei fatto uscire, adesso crederà che tu non
abbia apprezzato per niente la sua dichiarazione...
"Sei stata... particolarmente eloquente!" aggiunsi allora, mangiandomi
due o tre lettere
Pefetto, guarda...
adesso ha senz'altro capito...
"Cioè... io... non intendevo dire che..."
Jasper ammettilo... sei
un cazzone...
"Tu sei... ehm..."
C-a-z-z-o-n-e....
ripetilo che ti fa bene...
"Cazz..."
Non ad alta voce...
cazzone!...
Deglutii frustrato. Non sapevo più che fare. Se dare retta
alla
mia testa che ormai sembrava spedita in orbita, dare retta al mio
corpo, che ormai sveglio e vigile mi implorava di prendermi quello che
mi spettava o dare retta al mio cuore che mi gridava come un ossesso di
smetterla di fare il cazzone - appunto! - e reagire. Quella sarebbe
stata l'occasione perfetta per confessare tutto. Uscire finalmente allo
scoperto. Smetterla di mentire, perfino a me stesso. L'amo lo aveva
tirato lei. Adesso spettava a me abboccare.
"D'accordo... con calma..." borbottai, sfilandomi la cuffia e tirandomi
a sedere. Poggiai la schiena al muro e sospirai.
"Jasper, ascolta... io non mi aspetto niente. Non pretendo che tu
adesso te ne esca fuori, confessandomi sentimenti di amore eterno e
profondo... volevo solo... ecco... che tu sapessi... mmm... la
verità, ecco tutto!" la guardai, concentrandomi su cosa
dirle di
preciso
"Credi davvero che io potessi confessarti sentimenti di amore profondo
solo per... una canzone?" domandai confuso
Di bene in meglio... più parlo, più la mia
situazione peggiora...
"Certo che no!" mormorò arrossendo
"Io non so che dire!" confessai allora
"Ma infatti non devi dire niente!" mi rassicurò sollevandosi
a sedere, mantenendo una certa distanza tra di noi
"Ti confesso di essere... leggermente... spaventato!" mormorai,
incapace di trattenere le parole. Non mi era mai capitato di non
riuscire a capire cosa stessi dicendo. Ero come un treno in corsa che
non accennava neppure a rallentare per la prossima stazione
"Da me?" sembrava parecchio confusa
"Non proprio... è da me che sono spaventato! Te l'ho detto
prima... da qualche tempo a questa parte faccio cose che neanche io so
spiegarmi!" mi girai con la testa verso di lei e la sorpresi a
guardarmi insistentemente "Secondo te da cosa è dipeso?"
scosse
la testa. Neanche lei sapeva darmi una risposta. Sarebbe stata una cosa
che avrei dovuto risolvere da solo.
Senza pensarci, le afferrai una mano e la strinsi nella mia. Era
piccola. Era calda. Era liscia e morbida. La perfetta immagine di
Alice. E stretta nella mia stava benissimo. Ero troppo presuntuoso
dicendo che la sua mano era nata per stare nella mia?
"Dimmi cosa fare, scricciolo... io non ne ho la minima idea, davvero!"
mormorai, mentre scrutavo curioso le nostre mani intrecciate in mezzo a
noi
"Non posso essere io a dirti cosa fare, Jasper.. devi pensarci tu!"
rispose accarezzandomi il dorso della mano con il pollice e lasciandomi
la pelle d'oca al suo passaggio. Ero proprio in uno stato pietoso. Se
mi fossi guardato allo specchio in quel momento, ero sicuro di aver
stentato a riconoscermi.
"Fai come hai sempre fatto... segui l'istinto. Con quello non si
sbaglia mai!" e mi sorrise.
Istinto?...
Mi fu impossibile trattenere un sorriso divertito
"E se il mio istinto mi stesse suggerendo di baciarti ancora?" domandai
Sembrerebbe troppo viscido da fare dopo una dichiarazione del genere?...
Ridacchiò, stringendo appena di più la mia mano
"E allora fallo!" mormorò
"Davvero... posso?" esitavo. Come era brutto esitare in certi momenti.
Era come mostrare al mondo la propria debolezza. Ed io la mia ce
l'avevo scritta a lettere cubitali in faccia. La sua risata quella
volta fu più chiara e cristallina
"Da quando Jasper Cullen chiede il permesso per fare qualcosa?" mi
beffeggiò divertita, facendomi sorridere
"In effetti quasi non mi riconosco neanche io!" borbottai,
avvicinandomi al suo viso e riappropriandomi delle sue labbra. Dio,
come mi erano mancate. Era più di mezz'ora che combattevo
contro
il desiderio di toccarle di nuovo. Di assaggiarle. Assaporarle. Di
farle mie. Ora basta combattere. Era stata lei stessa a dirmi di
abbandonarmi all'istinto. Di seguirlo. Perché in questo modo
non
avrei sbagliato. E in effetti, aveva ragione. Cazzo, se aveva ragione.
Era come se avessi riacceso la scintilla e stessi al tempo stesso
cercando di placare la fiamma. Che buon sapore che aveva. E il suo
respiro... appena accelerato, mi solleticava la guancia, mentre la mia
lingua continuava a danzare con la sua, come se avessero trovato il
giusto ritmo, insieme, per qualche ballo proibito.
Non so come, mi ritrovai su di lei, poggiato sui gomiti per non pesarle
addosso, le labbra ancora incollate. Non avvertivo neanche la
necessità di respirare. L'ossigeno lo avrei preso da lei. Il
resto poteva anche aspettare. Il suo corpo, schiacciato sotto il mio
era così... caldo ed invitante. Delizia dei sensi. Lo avrei
volentieri assaggiato tutto, in ogni singola parte. Non avrei
trascurato nulla, neanche il più piccolo lembo di pelle.
L'avrei
riempito di baci, carezze e sospiri e mi sarei premurato di dare a lei
il più grande piacere che potesse mai desiderare.
Sì,
avevo deciso. Mi sarei occupato di lei, completamente. Al diavolo il
mio desiderio opprimente e la voglia lancinante che sentivo di unirmi a
lei. Avrei aspettato molto volentieri. Prima avrei assecondato il suo
volere. Mi sarei perfino fatto schiavo per lei.
Una mano scivolò lentamente sotto la sua maglia e ci
mancò poco che non mi facessi scappare un sospiro al
contatto
della pelle del fianco. Non era calda, era praticamente bollente. E
mentre le mie labbra, che si stendevano in un sorriso compiaciuto, si
abbandonavano alla morbidezza della sua guancia e del suo collo, feci
scendere la mano più giù, fino al bordo dei
pantaloncini
di jeans.
Siano ringraziati gli shorts...
La strada dai pantaloncini alla pelle della gamba fu relativamente
breve. Bramavo il contatto. Volevo sentirla completamente sotto di me e
continuare a bearmi dei suoi sospiri eccitati ed eccitanti nel mio
orecchio. Involontariamente feci pressione con il bacino sul suo e fu
un contatto praticamente indescrivibile. Avevo detto di essere in
condizioni pietose... Mi ero sbagliato. Stavo peggio!
Maledizione...
Ad un tratto la sua voce mi raggiunse all'orecchio, e fu come una
ulteriore scarica di adrenalina nelle vene. Non so cosa mi diede la
forza per comprendere cosa mai stesse dicendo
"Non eri tu quello che diceva di evitare ogni... contatto fisico?" mi
chiese, con un leggero accenno di ironia. La sua voce ridotta ad un
soffio. Nel mio orecchio. Ed io ero praticamente sopra di lei
Maledizione...
"Ho davvero detto una cosa del genere?" non ricordavo neppure di aver
affermato una simile sciocchezza. Quando mai lo avevo fatto? E poi
perché? Ero masochista, e ormai quello era assodato, ma
arrivare
addirittura a dire di voler evitare ogni contatto fisico... ero davvero
così idiota?
"Sì, l'hai detto... neanche mezz'ora fa!" e
chissà come
le sue labbra sorridenti tornarono sulle mie. E come per magia
dimenticai ogni singola parola. Perché
parlare quando si poteva tranquillamente fare tutt'altro?
La leggera
vibrazione del suo petto schiacciato sotto il mio, mi fece intuire
che stesse ridendo. Ero diventato un fenomeno da baraccone. Il suo
fenomeno
da baraccone. Ma d'altronde, come darle torto? Mi ero contraddetto nel
giro di appena trenta minuti. E continuavo a farlo. Volevo davvero fare
tutto ciò che di bello avevo parlato fino a poco prima, ma
desideravo di più... lei. Cosa potevo farci se il mio modo
di
esprimere quello che sentivo era il piano fisico? Non riuscivo a
trovare altri modi. Lei ci era riuscita con una canzone. Io avrei
provato a farlo con altri mezzi. Speravo vivamente che il risultato
sarebbe stato lo stesso.
Devo riuscire a farle
provare tutto ciò che lei è riuscita a far
provare a me!...
Avvertii qualcosa intrufolarsi nei miei capelli e quella stessa cosa mi
fece sollevare il viso fino al suo e fece scontrare nuovamente le
nostre labbra. Dopodiché la sua mano scese lentamente sulla
mia
guancia, dove lasciò una carezza bollente. Quella carezza fu
capace di darmi una scarica elettrica ancora più forte di
quanto
non me ne avesse dato il contatto più intimo dei nostri
bacini.
E fu una sorpresa. Non avrei mai immaginato che un contatto
così
banale come una carezza potesse destabilizzarmi in quel modo.
"Jasper..." mormorò ad un millimetro dalle mie labbra,
mentre la
mano ritornava prontamente nei miei capelli "Dovrei dirti una cosa..."
Intuii quasi subito a cosa si riferisse. Lo avevo notato dai suoi
movimenti impacciati e inesperti. Ma non avevo né la voglia,
né l'intenzione di farne un problema. In quel momento
c'eravamo
solo io e lei, quindi qualsiasi cosa successa o non successa prima, non
mi interessava
"Non credo sia necessario... davvero!" liquidai così la
questione
"Sì ma..."
"Dimmi solo una cosa..." l'anticipai, riducendo la voce ad un sussurro
roco appena udibile "Tu ne sei davvero convinta?" mi guardò,
spalancando appena gli occhi e mordendosi l'interno di una guancia. Era
così dolce ed innocente. Ed io ero un cacciatore troppo
spietato
per meritare una così. Ma mi sarebbe bastato un suo cenno
negativo per fermarmi. Non avrei mai, e ripeto mai, fatto nulla che lei
non avesse desiderato con tutta sé stessa. Il mio desiderio
poteva attendere anche in eterno. L'importante era sapere cosa
desiderava lei.
Un leggero cenno affermativo arrivò qualche secondo dopo. E
le
sue labbra si stesero in un sorriso, appena emozionato. Probabilmente
se mi fossi visto con i suoi occhi, avrei trovato la stessa espressione
anche sul mio viso. Eravamo lo specchio l'uno dell'altra. Ma ormai
questo era assodato da tempo.
Prima di andare oltre, le lasciai un altro bacio a fior di labbra e
poggiai la fronte alla sua
"Ti prometto che farò di tutto... di tutto, scricciolo...
affinché tu non possa mai pentirtene. Hai la mia parola!" in
una
vita precedente, tanto lontana e remota, non avrei mai detto una cosa
del genere. Uno, perché non l'avrei neppure mai pensata. E
due,
perché non avrei mai avuto il coraggio per dirla. Ero troppo
egoista per permettermi una tale premura. Ero sempre stato troppo
fisico e
poco cuore. Speravo di riuscire ad imparare prima o poi.
"Io mi fido di te!" rispose, accarezzandomi di nuovo la guancia, in un
tocco ormai incandescente. Era strana quella situazione di stasi. Era
come se fossimo già nudi, non in senso puramente fisico, e
ci
stessimo mostrando così, totalmente vurnerabili l'uno
all'altra.
Ed io probabilmente ero ancora più spaventato di quanto non
potesse esserlo lei. Stavo
camminando in un territorio ancora inesplorato e probabilmente sarei
risultato, a conti fatti, ancora più inesperto ed impacciato
di
lei. Lei che si fidava di me.
Bene, la mia ansia da prestazione è arrivata ai massimi
storici. Qui si rischia il crollo...
Ritornai a dedicarmi al suo collo, mentre con la mano scesi nuovamente
ad accarezzare la pancia. Avvertii la pelle d'oca formarsi al passaggio
delle mie dita e la presa nei miei capelli si fece appena
più
forte. Probabilmente mi avrebbe staccato qualche ciocca ma poco mi
importava. Avrei preferito rimanere calvo a diciotto anni piuttosto che
fermarmi. Ma dovetti farlo proprio sul più bello, pochi
istanti
dopo. Un rumore all'esterno della stanza ci fece sobbalzare. Era
qualcuno che bussava e a giudicare dalla forza che ci stava mettendo
per farlo, era parecchio insistente.
"Alice! Alice!" una voce femminile, attutita dal legno della porta si
fece sentire
"Merda... è Bella!" esclamò lei, irrigidendosi
"E tu non risponderle!" feci io, cercando di riconquistare la sua
attenzione
"E come faccio? Sa che sono qui... non posso nascondermi!" si
lamentò, con una nota di agitazione nella voce. Sbuffai, nel
modo più silenzioso che potessi concepire, abbandonandomi
con la
fronte sulla sua spalla
"Alice... mi spieghi perché diavolo ti sei chiusa a chiave?
Apri, forza... non farmi preoccupare!" gridò ancora Bella.
Quella ragazza l'avevo sempre trovata particolarmente simpatica. La
seconda ed ultima conponente della famiglia Swan che avrebbe ottenuto
la mia stima, ma in quel momento l'avrei volentieri uccisa e fatta a
pezzi.
Miss Bella Momento Opportuno...
"S-sì... arrivo!" gridò Alice in risposta,
cercando di
togliersi me di dosso. Le lanciai un'occhiataccia alla quale rispose
con un sorriso imbarazzato.
"Scusa... prometto che faccio subito... non ti accorgerai neanche della
mia assenza!" e mi lasciò un bacio sulla guancia "Tu,
però, non iniziare senza di me, mi raccomando!" e
con una
risatina divertita, sgusciò via e corse ad aprire la porta.
Non
diede neanche il tempo materiale alla sorella per rendersi conto di
qualcosa, che la richiuse alle sue spalle. Se prima Bella
avesse
avuto qualche sospetto su cosa stesse combinando Alice nella
stanza, quel gesto glielo avrebbe praticamente confermato.
Mi tirai a
sedere, passandomi una mano tra i capelli e sospirai. Dovevo darmi un
contegno, e dovevo approfittare di quei minuti di interruzione per
farlo, altrimenti appena tornata, le sarei saltato addosso senza
riguardi. Addio buoni propositi. Addio belle parole.
Addio cervello di Jasper...
Per guadagnare tempo, afferrai l'mp3, arrotolai con cura le cuffie e lo
riposi sul comodino, accanto al cellulare e la sveglia. Dovevo tenere
le mani e la mente impegnate, altrimenti mi sarei messo a pensare o
peggio sarei corso da lei per riprendere da dove ci eravamo interrotti.
E chissà, magari nel frattempo a casa è tornato
anche il caro fratello Emmett...
Iniziai a marciare per la stanza, avanti e dietro, in lungo e in largo.
Ma niente. Smanioso e incontentabile come un bambino piccolo. Volevo
indietro il mio giocattolo e non mi sarei tranquillizzato in nessun
altro modo. Ero viziato, molto. Ero abituato alle belle cose. E avevo
appena scoperto di averne trovato una a dir poco meravigliosa.
Ad un tratto, mentre ero impegnato a distruggermi il collo con il
ciondolo che portavo sempre, qualcosa colpì la mia
attenzione.
Qualcosa che in tutto quell'ordine e quella precisione era un pugno in
un occhio. Mi chinai a raccoglierla. Sembrava un quaderno, finito
chissà come sotto il letto. Mi sarei aspettato di trovarlo
ricoperto di uno strato di polvere. Chissà da quanto tempo
Alice
lo avevo abbandonato lì, magari credendo di averlo perso. E
invece lo trovai pulito, come se si trovasse lì sotto da
poco. A
guardarlo meglio, non era affatto un quaderno, piuttosto una agendina,
di colore blu, con l'anno corrente stampato in rilievo sul davanti.
Senza un preciso motivo mi accigliai. Era come se la mia mente avesse
appena acceso una lampadina per avvertirmi di qualcosa. Qualcosa che
ancora faticavo a capire ma che aveva senza dubbio a che fare con
quell'agenda. Come un automa, con la stessa espressione dubbiosa sul
volto, l'aprii, ad una pagina a caso e non appena riconobbi la
calligrafia, mi congelai. Avvertii chiaramente il cuore fermarsi e la
testa prendere a vorticare senza sosta.
No, non era possibile. Quella
non poteva essere la mia
agenda. La stessa che avevo perso da circa
quattro giorni. La stessa che dall'inizio dell'anno avevo riempito con
praticamente tutta la mia vita. La stessa che custodivo con tanta
gelosia, della quale non avevo parlato mai a nessuno, neppure a mia
sorella. Eppure era lì, tra le mie mani, nell'unico posto in
cui
non sarebbe dovuta essere.
Iniziai a sentire un dolore lancinante allo stomaco e il sangue
schizzare fino al cervello. Per un istante fu come vedere un'ombra nera
passarmi davanti agli occhi e annebbiarmi la vista. Era un incubo.
Sì, non c'era altra spiegazione. Io nella vita reale ero
nella
stanza di Alice, dopo aver ricevuto la più bella
dichiarazione
del mondo e stavo aspettando lei per riprendere da dove ci eravamo
interrotti e fare finalmente l'amore. Sì, era questo che
stava
succedendo. Io non avevo di certo trovato la mia agenda personale nella
sua stanza, per di più, sotto il suo letto. Quello faceva
parte
dell'incubo. Da un momento all'altro il mio scricciolo mi sarebbe
venuto a svegliare dicendomi che sarebbe stata pronta per noi due. Ed
io a quel punto l'avrei rimproverata dicendole che mi aveva fatto
aspettare talmente tanto da farmi addormentare.
L'avremmo presa
sul ridere ma poi la passione ci avrebbe portati al di là di
tutto e tutti.
Ma più cercavo di convincermi che non era affatto come
credevo e
che per quella strana comparsa c'era sicuramente una spiegazione e
più sentivo la rabbia salirmi dentro e percuotermi le
viscere.
Era una sensazione che non avevo mai provato. Mi sentivo maledettamente
svuotato di ogni certezza e il cuore mi era diventato come pietra nel
petto.
Me ne sarei dovuto andare via. Lasciare quella stanza, probabilmente
per sempre, senza neanche degnarmi di avvisare lei. Perché
mai
avrei dovuto farlo d'altronde? Lei si era per caso preoccupata di
avvisare me del fatto che si fosse appropriata della mia roba?
Il rumore della maniglia della porta mi fece sollevare finalmente la
testa e la vidi fare il suo ingresso nella stanza raggiante ed
emozionata. Altra ondata di rabbia ed ennesima ombra nera ad oscurarmi
la vista. Del desiderio opprimente che avevo provato fino a poco prima
non era rimasto praticamente nulla. C'era solo il velo nero che mi
ricopriva gli occhi.
"Scusa, Bella si era preoccupata... non sai cosa mi ci è
voluto per
farla calmare... però, adesso sono tutta tua!"
esclamò,
arrossendo appena. In un altro momento avrei colto il doppio senso e
avrei perfino attaccato con una delle mie solite battute. Ma non ero
nè in vena, nè in grado di farlo. Strinsi
più
forte l'agenda mentre il nero si faceva sempre più intenso
"Ehi... tutto bene?" mi domandò perplessa, avvicinandosi.
Non la
volevo vicino. Avvertivo una sorta di repulsione che mi nasceva da
dentro. Doveva starmi lontato. Per il suo, ma soprattutto per il mio
bene. Le mostrai l'agenda che stringevo, sollevandola appena. La sua
espressione cambiò drasticamente. Da confusione, a sorpresa,
per
poi passare ad imbarazzo e vergogna. Glielo leggevo negli occhi e nel
colore delle guance. E quella sua reazione, se possibile, mi fece
ancora più male
"Saresti così gentile da spiegarmi come mai questa si
trovava
sotto il tuo letto?" la voce che cacciai fu indescrivibile. Mi
ricordava un pò quella che avevo usato l'ultima volta che
avevo
litigato con Edward. Quando ci era mancato poco che lo picchiassi.
Quando ci eravamo offesi a vicenda con parole più grandi di
quanto volessimo. Quando mi ero sentito tradito e abbandonato. E per la
seconda volta stavo rivivendo la stessa sensazione
"Jasper io... posso spiegarti..." mormorò ad occhi sgranati
e con una mano a coprirle quasi interamente la bocca
"E allora fallo... sono davvero curioso di sentirla questa storia!"
sbottai con tono di sfida. Si morse un labbro ed abbassò la
testa. Non riuscivo neppure a provare tenerezza per lei. Tutti i
sentimenti che avevano fatto da padrone durante i nostri momenti di
debolezza, avevano preso il volo, lasciandomi solo amarezza, delusione
e un vuoto praticamente incolmabile. E per finire c'era anche quel
maledetto velo nero che pendeva sulla mia testa
"Io non... volevo... prenderla senza dirti niente... te lo giuro!"
mormorò con voce tremante. Stava piangendo? Peggio per lei.
Neppure le lacrime avrebbero avuto il potere di impietosirmi.
"Però mi sembra che tu lo abbia fatto comunque!" le feci
notare,
mostrandole ancora l'agenda in questione. Ebbe una specie di singhiozzo
che però mascherò scuotendo la testa
freneticamente
"É la verità!" aggiunse più decisa
"L'hai letta?" domandai a bruciapelo. Era sicuramente la cosa che mi
premeva sapere più di ogni altra cosa. Non era soltanto il
gesto
in sè a ferirmi. Era anche la consapevolezza di
ciò che
aveva violato. La mia intimità e in un certo senso la mia
stessa
vita. Lei sollevò di scatto la testa e allora mi resi conto
che stava piangendo sul serio. E fu in quel preciso istante che il mio
velo nero arrivò a coprirmi interamente, oscurandomi
completamente ragione e sentimento
"Io..."
"Alice, rispondimi, cazzo... l'hai letta, sì o no?" alzare
la
voce non aiutava di certo a stare meglio. Si lasciò scappare
un
singhiozzo per poi annuire. Altro colpo nello stomaco. Altra ondata di
disprezzo e delusione.
"Tutta?" domandai ancora. Quella volta la sua risposta
arrivò subito. Scosse la testa, tirando su con il naso
"Fino a dove?" sembravo un telegrafo per quanto ero veloce e sintetico.
Ma soprattutto per quanto la mia voce fosse diventata impersonale.
Prima di rispondermi quella volta mi guardò, mordendosi un
labbro. Era compassione quella che leggevo nei suoi occhi?
Merda...
"I primi giorni di Marzo!" mormorò così piano,
che feci
fatica a capirla. Ma il senso delle sue parole non tardò ad
arrivarmi dritto al cervello. Primi giorni di Marzo... ciò
significava che... lei sapeva! Bastò quello. Non volevo
sentire
altro. Non avrei retto. Ero
furioso a dir poco. Ero furioso con lei che era stata capace di
giocarmi in quel modo. Ero furioso con me per averglierlo permesso. Ero
riuscito per ben 18 anni a non farmi mettere i piedi in testa da
nessuno. Perché adesso una ragazzetta qualunque di uno
sperduto
paesino di provincia doveva ridurmi in quello stato? Perché
diavolo glielo avevo permesso? Quella era la mia vita e lei non aveva
nessun diritto a violarla in quel modo. Lei non aveva diritto di...
sapere.
"Te l'avrei detto..." mormorò.
"Troppo facile adesso dire che tanto prima o poi me lo avresti detto!"
bofonchiai infastidito. Dovevo andare via, immediatamente, prima di
esplodere. Mi conoscevo fin troppo bene. Quando il mio limite di
sopportazione raggiungeva i massimi livelli consentiti, diventavo
cattivo. Erano quelli i momenti che destavo maggiormente di me.
Diventavo irriconoscibile perfino per me stesso. E per quanto lei si
fosse comportata male con me, non avevo voglia di vomitarle addosso
tutta la cattiveria che minacciava di venire fuori.
Recuperai la felpa azzurra che avevo appoggiato alla spalliera della
sedia e me la infilai in fretta e furia. Non mi sarei di certo degnato
di farle presente che me ne stavo andando. Lo avrebbe capito da sola.
Non avrebbe mai potuto interpretare il mio gesto in altro modo,
d'altronde.
"N-no... aspetta... non andartene!" mi pregò avvicinandosi
"Ferma... stammi lontano...!" feci scattare la zip,
dopodiché
infilai l'agendina nella tasca dei jeans e recuperai le chiavi della
Bmw che avevo mollato sulla scrivania, in un precedente quanto
annebbiato momento di debolezza. Ormai di quella debolezza non era
rimasto nulla. Neanche una misera sensazione. Era rimasto solo il
retrogusto amaro della delusione e della consapevolezza di aver
sbagliato, per l'ennesima volta.
"Non andartene... ti supplico!" ormai la sua voce era un tutt'uno con
le lacrime. Era un sussurro appena udibile, che ebbe la forza di
scuotermi le membra
No.. no.. no.. no.. no.. no.. no.. no.. no....
"Credimi è meglio così!" sbottai avviandomi verso
la
porta, senza neanche guardarla. Stavo per girare la chiave nella toppa,
quando sentii qualcosa arpionarsi alla mia schiena e le sue braccia
avvolgermi. Rimasi fermo, immobile, scosso appena dai suoi singhiozzi.
Chiusi gli occhi. Dovevo stare calmo. Stare calmo significava non
reagire. Non reagire significava non scacciarla via in malo modo. Non
scacciarla via significava darmi ancora un briciolo di speranza. Della
speranza, però, in quel momento non me ne facevo proprio
nulla.
"Non voglio che tu te ne vada... non ora... non dopo che..." ma non
terminò la frase e in un certo senso gliene fui grato. Se
avesse
osato sporcare anche quel momento, sarei letteralmente esploso.
"Alice... per favore..." non tentai neppure di liberarmi dalla sua
presa ferrea. Doveva capirlo da sola. Doveva lasciarmi andare
perché era giusto che lo facessi. Doveva essere lei a
rendersene
conto perché allo stesso modo doveva rendersi conto di
quello
che aveva fatto.
"Jasper... ti prego... non lasciarmi. Hai ragione, ho sbagliato, sono
un mostro... hai tutto il diritto ad avercela con me, ad essere
arrabbiato... però ti prego, non andartene. Prendimi a
schiaffi,
distruggimi la stanza... urla, se vuoi... ma non andartene!" mi strinse
ancora più forte, quasi volesse incollare il suo corpo al
mio.
Serrai la mascella infuriato. Più faceva così e
più peggiorava la situazione. Mantenere la calma stava
diventando impossibile. I
suoi singhiozzi e il suo abbraccio attanagliante di certo non
aiutavano. Mi sentivo stranamente sul punto di soffocare. Era da tanto
che non avvertivo quella sensazione. Quale era stata l'ultima volta che
l'avevo provata? Quando avevo trovato mia sorella in soggiorno tremante
e in lacrime? Possibile? Ed anche allora avevo preferito fuggire
piuttosto che affrontare la realtà.
No, questa volta è diverso.. questa volta sono stato
tradito...
lei non doveva farmi questo. Non lei... non questo... non posso e non
voglio perdonarla...
"Adesso basta!" mormorai, liberandomi con un pò di
difficoltà della sua presa e finalmente riuscii ad aprire la
porta, con la vana speranza di poter ricominciare a respirare.
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