-UN AMORE
MAI CORRISPOSTO-
L’appuntamento che Debora
aveva dato a Riccardo era alla villa del castello nel centro di Manfredonia,
nel messaggio che Debora mandò al cellulare di Riccardo affermava che aveva
bisogno di parlare con qualcuno che poteva consigliarla in modo giusto. Erano
ormai tre anni che non si vedevano più per via dell’università, questo era il
motivo ufficiale ma la verità era che non si vedevano più da quel giorno in cui
Riccardo aveva dichiarato il suo amore per Debora. Riccardo era un tipo cui
piaceva tanto divertirsi e prendere in giro gli amici, gli piaceva scherzare ma
allo stesso tempo era una persona riflessiva pronto ad aiutare gli amici che
avevano bisogno d’aiuto, avevano bisogno di conforto, di consigli, in questo
non aveva mai lesinato. Non era bellissimo, era una persona normalissima:
statura normale, occhi di un marrone così intenso che a guardarli ti sapevano
trasportare in un’altra dimensione, capaci di farti viaggiare e di allontanarti
dalla quotidianità della vita. Un ragazzo ben proporzionato, fisicamente non
era Stallone, ma aveva un corpo semplice senza molte pretese. L’appuntamento
era stato fissato per le 20 all’entrata della villa. Riccardo guardò
l’orologio, la lancetta delle ore segnava le otto quando si presentò ai suoi
occhi Debora. La ragazza che lui aveva sempre amato e che aveva cercato di
perdonare e dimenticare era lì con tutta la sua bellezza. Debora gli parlò
della cotta per un ragazzo e fu in quel momento che Riccardo, da sempre
innamorato di lei e stanco di darle consigli come un amico, le rinfacciò
tutti i dispiaceri che lei, inconsapevolmente, gli aveva arrecato. La ragazza
non riusciva né a capire né a ricordare perché Riccardo si fosse adirato in
quel modo, ma dopo qualche minuto si ricordò di ciò che successe nella macchina
di quest’ultimo quando le dichiarò il suo amore e lei senza un po’ di cuore
l’aveva lasciato lì quasi spaventata e incurante dei sentimenti del ragazzo.
Adesso Debora voleva sistemare tutto: era giunto il momento. Lui l’aveva perdonata
perché l’aveva dimenticata distruggendo tutto quello che la ricordava. E adesso
lei era lì, e con la sua presenza riportò alla mente del povero Riccardo tutti
i dispiaceri che aveva cercato di dimenticare, era lì che chiedeva perdono per
la sofferenza arrecata a quel povero ragazzo. A Riccardo, che nella sua vita
non aveva fatto altro che amarla, adesso gli riusciva difficile perdonarla:
ogni discorso, ogni pensiero, ogni azione era per lui motivo di ricordarla.
Pensava come poteva essere la sua vita con lei, non avrebbe chiesto altro che
l’amore sincero della ragazza che amava più d’ogni altra cosa. Debora non aveva
mai capito i veri sentimenti di quel poeta reso tale solo dall’amore che
nutriva per lei, Riccardo aveva imparato ad amare ma nella stesso tempo aveva
imparato a soffrire per esso. Ormai era diventato di pietra, non piangeva più
aveva versato fin troppe lacrime, era ora che Riccardo facesse uscire un po’
d’orgoglio da quel gracile cuore, era diventato incurante dell’amore di
qualsiasi ragazza. Quel cuore pronto ad amare, colmo d’amore adesso era
diventato colmo di rabbia e delusione, come una distesa di sabbia arida.
Debora, che gli aveva insegnato ad amare, adesso gli impartiva l’insegnamento
più duro, l’ultimo che si suole impartire a chi si accinge ad imparare ad
amare: la sofferenza. Adesso stava lì in piedi di fronte a lui con il capo
chino cercando di impietosire l’ormai pietrificato cuore del ragazzo. Debora
cominciò a parlare: “Riccardo…” “Non
voglio sentire nulla che sia pronunciato dalle tue labbra – irruppe Riccardo
con voce austera quasi dittatoriale. Debora non lo riconosceva, dove era finito
quel dolce ragazzo, gentile con tutti, pronto ad ascoltarla e a darle consigli
sempre così esatti e utili com’era possibile che quel nobile cuore così tante
volte elogiato da lei si fosse trasformato in un cuore così duro che neanche il
più spietato generale delle SS poteva averlo. Debora non riusciva a credere,
che quel ragazzo che le stava di fronte, era il suo amico Riccardo. – Mi
hai reso così, adesso paga le conseguenze. Ti ho amato più della mia stessa
vita e adesso vieni qui con la tua aria da santarellina a chiedermi perdono e
vuoi che io ti perdoni dopo tutto quello che mi hai fatto passare? Vuoi che ti
perdoni, per farti stare bene con la tua coscienza? Non è possibile! Perdonarti
è troppo per me, forse in un’altra vita ma non in questa! Adesso l’unica cosa
che voglio che te ne vada e mi faccia vivere finalmente la mia vita! Per te ero
solo un amico…un amico…un amico come tanti altri io invece mi sono illuso
sperando che mi potessi amare, d'altronde io sono un mediocre e non ti merito!
Illudersi: mai più. La speranza è dolore. Voi donne siete troppo materiali e
poi venite a dire a noi uomini…vi pavoneggiate che voi siete più mature di noi,
ma dove? Non fatemi ridere! Voi donne volete solo il vostro bambolotto da
mostrare non v’interessa se il ragazzo che scegliete non abbia un cuore, che
sia un tronco morto. In ogni modo spero che questo tuo nuovo ragazzo ti faccia
soffrire come tu hai fatto soffrire me!” Debora non disse nulla le sue labbra erano
diventate pesanti a causa delle lacrime che solcavano quel viso così dolce,
così gentile: era la parte del corpo di Debora che faceva impazzire Riccardo,
emanava semplicità e dolcezza, con i suoi lineamenti così dolci, era un viso da
ritratto, quel volto non poteva che renderti poeta, anche il più rozzo sarebbe
diventato poeta grazie a quella bellezza irreale. Pianse, pianse,
pianse…finalmente era riuscita a vedere Riccardo con occhi diversi, con gli
occhi di una ragazza innamorata. Aveva finalmente imparato ad amare: “Riccardo
ti amo! Lo so che adesso è troppo tardi ma è con te che voglio passare il resto
della mia vita non voglio perderti!” furono le sole parole che riuscì a
pronunciare. “Mi dispiace, è inutile che piangi cercando di impietosirmi. Hai
avuto la tua opportunità ma tu pensavi ad altri e non a me!” “Ma io non potevo sapere che tu ci tenessi
tanto a me, pensavo che fosse una cotta momentanea!” “Una cotta momentanea?! Bè vedo che mi conosci
proprio bene!” “Riccardo ti prego
ritorna il ragazzo che conoscevo, quel dolce ragazzo con il quale era bello
starci!” “Dimenticalo! Quel ragazzo, grazie a te, non esiste più!” “Non dire
così lo so che il mio Riccardo, il mio poeta c’è ancora! Ti prego non farmi
disperare!!” “Per quanto mi riguarda puoi disperarti quanto vuoi! Va via!
Dimentica il nome Riccardo!” “Comunque stupido che non sei altro vuoi sapere
chi era il ragazzo di cui ti volevo parlare?!” “Sicuramente qualche altro
imbecille, inutile mortale!” “Eri tu! Ma
non mi hai fatto parlare per niente! Volevo dirtelo da quando sono arrivata!” “Ah
sì, bene questo allora mi fa ancora più piacere. Finalmente adesso proverai quello
che ho provato io! Va via!” “D’accordo come vuoi Riccardo, sai dove trovarmi,
io ti aspetterò, mio poeta!” Così dicendo andò via. Riccardo, per qualche
istante, pensò di fermarla e finalmente baciare quelle labbra, così tante notti
sognate, così bene fatte e curate ma l’orgoglio e la rabbia presero il possesso
assoluto del suo cuore, del suo corpo e della sua mente. Da quel giorno Debora e Riccardo non
s’incontrarono più almeno per quello che io sappia. Non vedo più Riccardo da
quel giorno che mi raccontò l’accaduto e non so se finalmente abbia messo da
parte la rabbia e abbia incontrato quella ragazza così carica d’amore per lui.
Spero di sì perché in fondo perdonare è un gesto che tutti noi dovremmo
imparare a fare e quella ragazza meritava il perdono di Riccardo. Ciao
Riccardo!