natsu lucy papà
Ciao
a tutti di nuovo, cari lettori! E pensare che mi chiedevo quando mi sarebbe
tornata l’ispirazione per una nuova fic! Anche se il capitolo precedente ci
aveva lasciato un bel po’ di dubbi, ecco che la storia si è ripresa, mostrandoci
il lato difficile da accettare dei “sette anni di vuoto”… Fairy Tail ancora una
volta si conferma un’ottima fonte di ispirazione per il sottoscritto!
Eccoci
così ad una storia nata dalla lettura del capitolo 256, nello specifico, dal
suo scioccante e triste finale…
Purtroppo
non puoi sparire dal mondo per anni e pretendere che tutto sia come prima, che
la vita così come la conoscevi non sia andata avanti senza di te,
scombussolando così i programmi della nostra amica degli spiriti stellari…
L’inizio
in corsivo sono i pensieri di Lucy del capitolo, che ho voluto usare come
introduzione. ^__^
Buona
lettura!
PS:
NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!
PPS: GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!
PPPS:
Lungo la fic potrebbe comparire qualche link musicale… Sapete, le mie solite
adorate colonne sonore! X3
Da quando siamo tornati
dall’isola di Tenrou
Sono passati sette anni a
Magnolia
Mi sembra di essere in una
storia di fate
Che lessi tanto tempo fa
Non avrei mai immaginato
Di ritrovarmi nella stessa
situazione di quella storia
Ogni singolo momento di
quella sera
A Fairy Tail
Non credo riuscirò mai a
dimenticarlo
Bere
Cantare
Ballare
Come se dovessimo rifarci dei
sette anni perduti
La festa non ha smesso un
secondo
Per noi, era come se fosse
passata
Solo una settimana o meno di
tempo
Ma per tutti quelli che erano
rimasti a casa
Erano stati sette lunghi
anni…
Sette, tristissimi, amari
anni…
Aspettando ogni giorno
Pensando a tutti col dolore
nel cuore
Sette anni… Molti di più di
quelli che avrei mai immaginato
Romeo è cresciuto
Jet e Droy sono cambiati
Alzack e Bisca hanno avuto
una figlia!
Questi sette anni, ci hanno
scagliati
In una realtà svuotata da ciò
che conoscevamo
“Sto cercando Jude
Heartphilia, lavora qui giusto?”
“Oh, cielo… Questo è molto
difficile da dire… ma…”
“Un mese fa, Jude Heartphilia
è passato a miglior vita… È stata veramente una grande perdita…”
Che ne è di noi ora…
Dopo sette anni di vuoto?
http://www.youtube.com/watch?v=JKJ6YXEcelA
La
festa era andata avanti per tre giorni, e, anche se ora le energie cominciavano
a venire meno, lo spirito continuava a restare alto, i boccali a levarsi, le
urla e le risate ad assordare, la voglia di compagnia a unire tutti in strette,
chiacchiere, abbracci.
Ce
n’era ancora per un altro giorno dunque, e forse più!
A
Fairy Tail del resto si era festeggiato per molto meno, e una festa nella quale
nessuno più osava sperare, meritava di durare a lungo.
Niente
da fare, lo spirito della gilda era sempre quello, e gioire ogni volta che si
poteva era un imperativo per i suoi prodi maghi.
Ma
attenzione; a volte, mantenere il buonumore, sempre e a lungo, troppo a lungo,
diventa un patetico modo per non vedere il male, i guai, la tristezza che i
sette anni di vuoto avevano causato a tutti, a chi era restato, come a chi era
sparito.
Così,
dopo tre giorni interi di festa, e un altro trascorso quasi tutto con la stessa
identica atmosfera, sul far della sera, Natsu, Happy e Lucy tornarono alla
gilda per riaprire gli occhi a tutti.
“Ehi,
rieccoli!”
“Ciao
ragazzi, com’è andata?”
“……”
Non
ci fu risposta da Lucy, né Natsu ed Happy fecero niente quando, gettata a terra
la sua borsa, se ne scappò via, da una porta laterale.
Erano
stati tanto presi dalla baldoria che ora la rabbia e il dolore erano diventati
così inusuali e incomprensibili, doppiamente spiacevoli.
“Cos’è
successo?” domando l’ex-master Makarov, anticipando con la faccia e con la voce
la brutta notizia che ancora non era stata data.
“Il
padre di Lucy è morto…” –disse Natsu- “Un mese fa…”
“……”
“Ho
capito…”
I
calici si abbassarono, tutto si spense.
E,
curiosamente, di lì a poco tutti quelli che avevano dormito gli ultimi sette
anni iniziarono a pensare a quanto c’era che non andava nella loro situazione.
Ai
parenti rimasti in pensiero e ritrovati cambiati, ai momenti perduti, alle cose
sparite, alle occasioni sprecate, alla vita rubata.
Si,
erano tornati, ma il peso della loro assenza cominciava inesorabile a farsi
sentire, e man mano che i giorni sarebbero passati, e passata anche l’euforia
del rientro, avrebbe pesato sempre di più.
Perché
era arrivato il momento di smetterla di essere allegri e fare come niente fosse
successo, e tutto tornato alla normalità.
Perché
il mondo, lasciato a sé stesso per sette lunghi anni, non era tornato a
riabbracciarli, semplicemente non era più loro; era completamente diverso.
E
ciò valeva per Lucy, come per tutti.
Su
consiglio di entrambi i master, sia il nuovo che il vecchio, si decise di non
andare da Lucy, ma di lasciarla per un po’ in pace ad assimilare la cosa.
Figuriamoci
però se Natsu ed Happy se ne stavano con le mani in mano!
Si
misero a cercarla, e seguendone la traccia con l’olfatto di Natsu, la trovarono
subito, seduta a riflettere sul tetto.
Una
botola si aprì pian piano e Natsu e il suo amico felino buttarono gli occhietti
sulla loro amica lì tutta sola e triste al fresco della sera: bersaglio agganciato!
“Ok,
Happy!” –disse il drago, richiudendo un pochino la botola- “Lucy è sconvolta.
Quello di cui ha bisogno è qualche amico che la tiri su di morale, e chi meglio
di noi? Pronto?”
“Aye!
Prontissimo!”
“……”
si decise ad abbottonarsi la giacca, cominciava a sentire freddo.
Mentre
tirava su la zip...”
“TOH, LUCY!”
Le
si avvicinò con un sorriso da ebete stampato in faccia, accompagnato da Happy
con la stessa espressione.
“Che
sorpresa trovarti qui!” –disse finto tonto (e tonto sul serio…)- “Ti va di andare
a pesca? Beh, certo, non è l’ora giusta, ma magari è divertente lo stesso!”
Happy
giocò a sua volta le sue carte: “Lucy, guarda che bel pescione! Bello vero? Ti
va di mangiarlo insieme? Ti do la parte più grossa!”
Natsu
si gettò al suo orecchio: “Scemo! Mettilo via! Che bisogno c’è di andare a
pesca se c’è già il pesce?!”
“Uh!
È vero!”
Li
stava fissando…
“……”
“……”
Alla
fine niente, si voltò di nuovo, senza rispondere, sperando fosse sufficiente
per mandarli via senza ferire troppo i loro sentimenti.
I
passetti di Happy che si avvicinava la richiamarono indietro; a giudicare dagli
occhioni tristi del piccolo felino, ci era già riuscita a ferirli.
“Lucy…
Ti prego!” –piagnucolò il micino con voce tremante, ancora più carino del
solito- “Non hai detto una parola da quando siamo tornati dal cimitero! Sigh!”
Impossibile
resistergli, anche se sei in lutto: inteneritasi, gli carezzò la testolina!
“Scusatemi
ragazzi… è solo che… non ho voglia di parlare.”
Detto
ciò, sospirando ricominciò a guardare avanti, con le ginocchia piegate sul
petto e la testa un po’ nascosta su di esse.
“Happy…”
–fece il ragazzo mentre la fissava- “Per favore potresti…”
“Eh? Ehm, va bene…”
Affidandogliela
fiducioso, Happy svolazzò via di nuovo al piano di sotto.
Natsu
invece rimase lì e le si sedette accanto.
Prese
fiato, aprì bocca, e ne fece uscire un lungo: “Eeeeehm…”
Poi,
come avuta un’idea, si girò di botto… e gli
uscì un “Ehm…” più corto…
Lucy
stava male, lui doveva fare qualcosa per lei… Ma cosa?! Vedendola in quello
stato si era infervorato al punto di mandare via Happy, ma in realtà, si
rendeva conto, non aveva nulla da dirle. O perlomeno, nulla di veramente
adatto…
“……”
“……”
“…
Lucy, parla, dai, per favore…”
Si
arrese, lui non se ne sarebbe andato; i suoi propositi di assimilare il lutto
da sola erano andati a farsi benedire. E allora via, via con la tragedia, via
con il lasciarsi andare… Del resto, si disse, le mancava solo quello.
Sospirò:
“È solo che… è successo tutto così in fretta…”
Rise.
Chissà cos’ aveva trovato comico: ciò che stava accadendo, sé stessa, Natsu che
cercava goffamente di essere lì per lei nel momento del bisogno…
“La
mia casa… Mio padre…”
Il
sorriso si trasformò in una smorfia, e il respiro un tirar su di naso che Natsu
odiava ascoltare, perché non era quello del raffreddore.
“Mi…
dispiace per tuo padre.”
Che
imbecille, si disse; come non l’avesse già detto; come se facesse la
differenza.
“Non
sono solo io!” –riprese lei riaggiustandosi per un secondo- “I risparmi tuoi e
di Happy… E gli altri… Gli altri avranno sicuramente perso qualcosa anche loro,
o… o avranno qualcosa che non va…”
Il
suo discorso sembrava quello di una radio rotta; si interrompeva di continuo
ogni volta tirava su col naso e riprendeva ogni volta con una lacrima in più.
“E
cos’abbiamo fatto? Ci siamo messi a far festa! Festa!”
Rise
di nuovo, ma facendo di “no” con la testa.
“Eh
eh… Festa! Anziché pensare… che siamo stati via sette anni… cosa poteva esserci
successo intorno… Certo, Fairy Tail è fatta così, è una delle cose che mi piace
di questa gilda…” –mentre lo diceva le era rispuntato un sorriso sincero- “Però…”
Strinse
i denti e singhiozzò.
Impotente
come non mai, Natsu taceva; fattosi avanti per essere un mero spettatore, che
vergogna.
“Per
una volta… una volta che volevo essere io ad andare da lui… una volta tanto
che… E non l’ho nemmeno salutato! Lui sarà stato… in pensiero per me sette
anni… E io torno e mi metto a fare festa!”
“……”
“Si, lo so!” –sbottò lei come le avesse detto
qualcosa- “Se ne era già andato…
Già andato…” –tirò su- “…
Non ho potuto dirgli… che gli volevo ancora bene… che
l’avevo perdonato… Sette anni… E anche
prima… Io… Non l’ho più visto né
sentito
da quella volta!”
<<
Sai, Lucy, questa è la gilda in cui ho
conosciuto tua madre. >>
L’aveva
abbandonato per più di sette anni a pensarci. Del tempo per scrivergli
un’ultima lettera, o passare a trovarlo un’ultima volta, l’aveva avuto, ma non
l’aveva sfruttato, e quel che prima era stato dato per scontato, sempre a
disposizione, era ora svanito per sempre, lasciandola nella morsa dei
rimpianti.
“Forse
mi ha odiato…”
“N-no… No, Lucy, andiamo… Chi… Chi mai odierebbe una come te, impossibile… Eh
eh…”
Più
il tempo passava più si sentiva ridicolo: lui che di coraggio ne aveva da
vendere, non sapeva come fare a trasmetterglielo. Perché in battaglia si e con
lei no? Eppure i tipi come lui non esistevano forse per risollevare gli altri
quando cadono? Non ne avevano forse, in un certo senso, il dovere?
Ma
la faceva facile lui: per lui poteva essere stato come svegliarsi da un sogno e
trovare la casa svaligiata, ma lei, destatasi da un incubo di vuoto, aveva
trovato solo dispiaceri, uno dopo l’altro.
<<
Forse sono troppo distante dal capire
cosa prova… Io ho perso solo dei risparmi, lei, da un giorno all’altro una casa
e un padre… Che ci sto a fare qui? >>
http://www.youtube.com/watch?v=RbXTIb3J1Qc
Le
lacrime che versava si asciugavano sulle calze, tirate su alle ginocchia.
Riuscì
a calmarsi un pochino, ma la voce era ancora spezzata: “Sette anni… Così, da un
giorno all’altro… Tu… Tu come ti sentiresti?”
Riprese
un altro po’ di fiato: “Come ti sentiresti se tipo… La sera tu dicessi “Ehi, Lucy, andiamo a pescare domani
mattina?” e io “Va bene, sarà
divertente!”, già ti pregusti il divertimento, e poi, così, all’improvviso,
al mattino io non ci fossi più?”
“!!!”
Si
poggiò una mano sulla fronte che le faceva male, intanto che a Natsu tornava in
mente un certo episodio.
“Sai…”
“Igneel
disse proprio “Natsu, domani mattina
andiamo a pesca insieme, sei contento?” la sera prima di sparire nel
nulla…”
“!!!”
Lucy
sussultò e lo guardò con la bocca stretta dall’imbarazzo, come a volersela
mangiare.
Si
era completamente dimenticato, col tempo, di quel dettaglio: “Sai Lucy, in
effetti credo di riuscire a capire ciò che stai provando adesso.”
“Scu-scusami! Io… non volevo…”
Natsu
però era tutt’altro che offeso; si sentiva meglio, di nuovo coraggioso, di
nuovo in grado di incoraggiare.
“Forse
sono stata indelicata…”
“Umpf! Lascia stare!”
“Eh?!”
Le
acchiappò la spalla opposta e la spinse a sé.
“Natsu…”
“È
un dispiacere terribile quando i tuoi progetti vanno in fumo, vero?”
“……”
<<
Eh eh, sai Plue, credo sarà la prima
volta che sarò felice di rivedere papà! >>
Tirò
su: “Si…”
Le
carezzò la spalla, e il calore che emanava la sua mano le arrivò fino alla
pelle malgrado la giacca.
Lo
ringraziò nella sua testa.
La
sentì vicina come mai, orfanella sperduta, come era lui.
Lui
però qualche speranza di rivedere il drago che chiamava padre l’aveva ancora;
Lucy non aveva questa possibilità.
“Lucy,
non devi sentirti in colpa…”
“Però……”
Guardò
in alto, verso le stelle che lei adorava tanto.
A
lui non erano mai interessate particolarmente, ma magari, pensare e guardarle
gli avrebbe fatto venire in mente qualcosa da dirle che fosse giusto per lei.
“Io non so dove vanno le persone quando
muoiono… Però, lui di sicuro ti ha pensato tanto in questi anni, e ti pensa
ancora adesso!”
“… Natsu…”
“Pensa
anche tu a lui ogni tanto, e tuo padre sarà felice, ovunque sia adesso.”
“……”
La
speranza di saperlo esistere altrove; per qualcuno una fittizia consolazione, per
qualcuno la certezza di una mano sempre in aiuto, a volte una frase di
circostanza.
Era
solo una frase tra le tante che si dicono, anche in quel caso? O ci credeva
davvero? E lei, non si sentiva in vena di crederci a sua volta?
Pensò
al viso di suo padre, nitidissimo, come fosse lì davvero, e prima che se ne
accorgesse, la sua visione la stava già abbracciando, contentissimo di vederla
sana e salva.
Forse
uno scherzo della sua fantasia, ma con quell’immagine stampata sui suoi occhi,
Lucy li strinse, tanto forte da non volerla far scappare via, non subito
almeno.
Tremando
tutta reclinò la testa alla sua sinistra, poggiandola sulla spalla di Natsu al
suo fianco.
Le
sue lacrime, accompagnate da piccoli gemiti, ora si riversavano copiose su
quella sciarpa che per Natsu valeva quanto la sua stessa vita, la sciarpa di
Igneel, su cui lei piangeva senza ritegno, e il suo amico non aveva nulla da
ridire.
Natsu
la spinse un altro po’ a sé con la mano con cui la cingeva: “Allora, domani
mattina andiamo a pesca?”
“Si… Si, mi piacerebbe un sacco! Sigh!”
Poi,
riaprendo gli occhi, guardò il cielo.
Gli
anni perduti non potevano esserle restituiti, ma c’era ancora da vivere; doveva
tenere duro, guardare a ciò che non aveva ancora perso, e portare con sé per
sempre chi, nel bene o nel male, era stato veramente importante.
“Ti voglio bene, papà! Ti voglio tantissimo bene, papà!”
Sentendo
quei sussurri, Natsu si sentì pervadere da una voglia di sorridere che
assecondò subito.
La
speranza chiamata Natsu, aveva detto una volta Gerard: non aveva perso il suo
tocco.
Lucy
aveva anche altro da dire.
Con
la testa poggiata sulla sua spalla, col viso rosso di pianto nascosto agli
occhi di lui, prese un bel respiro, per dire, come avesse potuto sparire anche
lui, come non volesse mai più ritrovarsi a rimpiangere altre occasioni perdute…
“Ti
voglio bene, Natsu.”
“……”
“Ti
voglio bene, Lucy.”
Sbaglio
o da un po’ di tempo le mie fic sono tutte un po’ “tragiche” o quantomeno
“lacrimose”? E dire che non sono poi così depresso di questi tempi… Forse sono
solo affamato di emozioni? XD
In
effetti, aveva iniziato con l’essere una fic sul dolore di Lucy, sulle
occasioni perdute e su come, con i 7 anni di vuoto, qualcosa sia cambiato
(altro che tutto alla normalità, Mashima si è ripreso alquanto! ^__^); ma si
può dire che abbia finito con l’essere la mia prima Natsu x Lucy (anche se non
è esattamente romantica), voi che dite? ^__^
Francamente,
se non questo, spero di vedere qualcosa di simile tra quei due nel prossimo
capitolo! Grazie per aver letto, e ricordate: vogliate sempre bene, finché
potete… Io ne so qualcosa! ^__^
Alla prossima!
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