Taylor Swift,
Change
Rachel sorrise alla propria immagine riflessa nello specchio della
toilette: il giorno prima, in preda alla voglia di “darci un
taglio”, era andata Jean Louis - il suo parrucchiere di
fiducia, quello che si sarebbe portata a Brodway e in
tournée in Europa - e adesso aveva una graziosissima
frangetta che le accarezzava la fronte.
Ai suoi soliti riti
mattutini (ginnastica, doccia e colazione) quel giorno aveva aggiunto
un momento di più per scegliere cosa indossare e adesso
portava un vestito comprato da poco, azzurro polvere, con le sue
ballerine bianche con il fiocchetto.
Ammiccò
alla propria immagine riflessa, dicendosi che meglio di così
non poteva stare, poi gettò un'occhiata nervosa alla sveglia
sul comodino: segnava le sette, aveva ancora una mezz'ora di tempo
libero. Istintivamente si sedette alla scrivania, accendendo il
computer.
La videocamera con cui
registrava i suoi assoli aspettava spenta accanto al tavolo, reclinata
sul piedistallo come se avesse la testa china in segno di penitenza.
Rachel sapeva di averla usata molto poco nelle ultime settimane: un
video al giorno, a volte nemmeno quello.
Aprì la
cartella dei “video da condividere” sperando di
trovare qualcosa da aggiungere al suo canale di MySpace ma si rese
conto di non avere più clip di scorta: aveva già
usato tutti quelli che all'inizio aveva deciso di scartare e nella
cartella era rimasta solamente una canzone di Taylor Swift che risaliva
a quasi un anno prima.
La ascoltò
con tutta l'autocritica di cui era in possesso e poi la
scartò.
Non perché
non fosse cantata in modo impeccabile, assolutamente: come tutte le sue
canzoni era praticamente perfetta... ma non la convinceva.
Avrebbe potuto provare
a ricantare qualcosa di già proposto al suo pubblico online
ma si sa: un artista si mette a 'rifare' le sue canzoni quando non ha
più niente da offrire, e lei aveva ancora tantissimo da
offrire.
Da quando metteva
online meno video anche i commenti delle Cheerios erano diminuiti e un
tempo sarebbe stata disperata: quando vedeva che le visite sulla sua
pagina diminuivano uppava sempre un video in più, per fare
in modo che il mondo non si dimenticasse di lei.
La folla non si apriva
al suo passaggio come faceva con la bionda, gentile, intelligente e
bellissima Quinn Fabray: di solito la folla tendeva a ignorarla del
tutto, oppure a tirarle in faccia una granita, di quelle che scivolano,
viscide e fredde, fin dentro il collo fino a gelarti le ossa. Ma lei
sopportava le granite a testa alta, era proprio il caso di dirlo: se le
tiravano in faccia una granita era perchè la vedevano, ed
era già qualcosa: non era invisibile, non si era confusa tra
la folla. Il mondo non si era dimenticato di lei.
E poi gli altri la
invidiavano, era quello il motivo per cui le tiravano le granite.
Rachel sapeva che loro
sarebbero rimasti cassieri, segretarie e contabili a Lima mentre lei
sfavillava tra le altre stelle della musica: questo le dava il coraggio
per sopportare tutte le cattiverie che si dicevano sul suo conto.
In realtà
sapeva che alcune erano vere.
Sapeva che agli occhi
di tutti lei era una petulante primadonna vanitosa.
Da qualche parte nel
suo cuore - in un posto che la sua mente non amava frequentare - c'era
però la consapevolezza che tutto quel suo parlare di
sé stessa e mettersi in mostra era dovuto al fatto che
sapeva che, talento musicale a parte, lei non aveva niente da offrire:
né bellezza, né intelligenza e nemmeno una
spiccata capacità a socializzare. Sapeva che se non avesse
detto a tutti quanto era speciale la sua voce, nessuno l'avrebbe mai
notata e sarebbe stata per sempre da sola.
Rachel temeva la
solitudine più di ogni altra cosa, e se non poteva avere
amici, almeno poteva avere dei fans, delle persone che la adorassero
appunto per l'unica cosa bella che lei avesse: la voce, appunto.
Dopotutto, era per quello che aveva aperto MySpace: per avere dei fans,
della gente a cui pensare, persone di cui poter dire 'per loro sono
importante'.
In classe cercava di
essere pronta e preparata per poter rispondere alla maggior parte delle
domande, si era iscritta a decine di gruppi studenteschi per poter
gridare al mondo 'eccomi, sono qui, sono Rachel Berry!', aveva
partecipato a tutti i concorsi canori che aveva scovato a Lima... e poi
si era iscritta al suo trampolino di lancio, quello che avrebbe fatto
capire a tutti gli zucconi del McKinley quanto lei fosse speciale: il
Glee club.
Ma anche lì
non era stata facile: sapeva di essere la più dotata e lo
sottolineava continuamente.
Sapendo di non avera
la personalità di Mercedes, il cervello di Artie o il
buongusto di Kurt, se gli altri avessero dimenticato che lei era quella
con la voce più bella, in breve tempo sarebbe finita a fare
tappezzeria.
Rachel chiuse la sua
pagina di MySpace e aprì la pagina del blog segreto, quello
che nessuno conosceva, quello dove il suo nicname non era
“Rachel - la star” ma
“Tinkerbell”.
I suoi papà
la chiamavano così da piccolina: era la loro fatina, la loro
Trilli. Rachel sapeva di somigliare alla fatina di Peter Pan: era
gelosa di tutti quelli che le rubavano la scena e sapeva che sarebbe
stata disposta anche a delle cattiverie per non permettere loro di
prendere il suo posto. Sapeva che 'aveva bisogno degli applausi per
vivere' (sorrise ricordandosi quando l'aveva confessato a Finn, l'anno
prima), ma soprattutto sapeva che come Trilli avrebbe dato la sua vita
per il suo Peter Pan.
Scorse i post di quel
blog.
Lì c'era
tutto quello che su MySpace mancava: canzoni sbagliate, tentativi
falliti, dubbi, domande e difficoltà.
C'era perfino il
racconto di tutti i concorsi che aveva perso: quando parlava con gli
altri raccontava di quelli che aveva vinto... ma c'erano anche quelli
dove altri avevano brillato più di lei e quelli cercava di
dimenticarli.
In ogni foto sua che
si vedeva in giro, Rachel sorrideva di un sorriso così
luminoso e perfetto da non lasciare adito a dubbi: era una ragazza
sicura di sè e fiduciosa nelle sue
potenzialità... forse anche troppo. Una volta,
però, si era accorta che non tutti la pensavano
così.
- Il tuo sorriso
è perfetto per una fotografia, ma è quando sei
triste che si vede che sei davvero tu. - Le avevano detto.
Forse era stata una
frase un po' sconclusionata, ma si era impressa a fuoco nel cuore di
Rachel.
Le sue lacrime non
erano state provate per ore davanti allo specchio e non erano pronte
per essere immortalate in una foto accanto ad un Emmy Award. Le sue
lacrime erano vere.
Tornando indietro nel
tempo con i post del suo blog arrivò a quello in cui parlava
della canzone di Taylor Swift che aveva appena riascoltato: "Invisible".
Quel giorno aveva
avuto bisogno di sfogarsi e aveva riempito un blog di puntini di
sospensione e punti di domanda.
Aveva perfino ammesso
di aver dovuto riprovare a cantare quella canzone quattro volte prima
di riuscire ad arrivare alla fine senza che la sua voce si incrinasse
per le lacrime... per poi lasciarla nel suo computer perchè
diceva troppo bene quello che stava provando per poterla mostrare al
mondo.
Postare su MySpace
quella canzone sarebbe stato come dire a tutti che Rachel Berry non era
la giovane star scintillante e perfetta che lei voleva far vedere a
tutti.
A distanza di quasi un
anno da quel post, si sentiva un'altra persona.
Adesso non aveva paura
di essere dimenticata dal mondo e si era resa conto che da quando
credeva di più in sè stessa (come persona, e non
come cantante) non ricordava più continuamente a tutti
quanto era grande il suo talento. Si era resa conto di voler cantare
perché a lei piaceva dire quello che provava e non per dare
prova della sua superiorità... e - cosa ancora
più scioccante - si era accorta di preferire i duetti agli
assoli.
L'anno appena
trascroso le aveva fatto capire un centinaio di 'followers' su twitter
non valevano quanto mezza dozzina di amici... e che nemmeno un migliaio
di fan patiti della sua voce avrebbero mai avuto il valore di una sola
persona che l'amava.
Che amava quello che
lei era, non la sua voce.
Amava il fatto che era
bassa e non troppo carina, amava il fatto che si vestiva a modo suo,
amava il suo essere petulante, vanitosa e presuntuosa... ma soprattutto
amava il fatto che quella era solo una parte di lei perchè
in lei era nascosta un'altra parte... che sbagliava, aveva paura e
piangeva. E aveva amato anche quella parte.
Tante cose erano
cambiate, dentro e fuori Rachel, in quel lungo anno scolastico. E anche
se non avevano vinto le regionali, dopotutto niente poteva impedire
loro di riprovarci, di vincere e di rendere il Glee club un posto per
persone popolari: in fondo erano cambiate così tante cose
che mancava solo quell'ultimo, inaspettato cambiamento.
In quel momento Rachel
ebbe un'illuminazione: come poteva rendere onore a quel giorno in modo
migliore? Avrebbe preso di nuovo in prestito le parole di Taylor Swift,
ma avrebbe cambiato canzone.
Un nuovo sguardo
all'orologio: le sette e venti. Aveva dieci minuti per preparare la
telecamera, cantare e fare l'upload del video. Ma per una cantante come
lei sarebbero stati anche troppi: alla prima prova sarebbe stata
perfetta. E quella canzone era perfetta.
Alle sette e
trentacinque, bussarono alla sua porta
- Avanti! -
Esclamò Rachel, mettendo in pausa il video appena messo
online.
Finn aprì
timidamente la porta e sollevò un angolo delle labbra in uno
dei suoi tenerissimi sorrisi. Indossava una camicia bianca sotto la
felpa della scuola ed era carino come non mai. Rachel gli si
avvicinò e si alzò in punta di piedi per baciarlo
sulle labbra.
- Grazie. -
Sussurrò.
- Prego. - Disse Finn.
- … di cosa? -
Rachel lo prese per
mano, uscendo dalla camera.
- Andiamo, non vorrai
fare tardi il primo giorno di scuola. - Disse allegramente.
Finn non fece domande,
strinse la sua mano e uscì con lei.
Da quando le aveva
detto che le sue lacrime erano più vere del suo sorriso,
Rachel dedicava a lui - e a lui soltanto - un sorriso diverso: timido e
dolce, ma incredibilmente sincero.
It’s
hard to fight when the fight ain’t fair
We’re
getting stronger now
Find
things they never found
They
might be bigger
But
we’re faster and never scared
You
can walk away, say we don’t need this
But
there’s something in your eyes
Says
we can beat this.
Sognata,
scritta e postata senza nemmeno rileggerla.
Volevo
che sembrasse vera, volevo mostrare al mondo un lato di Rachel che
sembra non esistere ma che io vedo.
Non
so spiegare perchè un personaggio è il mio
preferito, ma so scrivere
una storia.
Magari quando adesso sarete in grado di
capire perchè mi piace tanto questa egocentrica stellina.
Rachel
la vedo davvero così, tanto scintillante quanto insicura, e
per questo la adoro.
Credo di somigliarle più di quanto non sembri a prima vista.
Mi
piacerebbe avere un commento da tutti i Gleeks là fuori,
per sapere se questa Rachel esiste davvero o se sono solo andata OOC.
Concludo
invitandovi ad ascoltare le canzoni di Taylor Swift che ho citato: Change,
che poi è quella da cui ho tratto la strofa alla fine,
e la bellissima Invisible
che ho sempre amato
e che ho trovato perfetta per Rachel all'inizio della seconda stagione!
Grazie
per aver letto fino a qui, grazie a chi recensirà... ma
anche a chi non lo farà!
Bacibaci
Flora
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