«Non posso dimenticarmi di
te, mi dispiace.» mi
prese le mani, e me le portò piano piano attorno al
suo collo. Le nostre labbra iniziarono a toccarsi, non era
uno dei nostri soliti baci. Questo era diverso.
Stop. Non posso arrivare già al culmine della storia. Non sarebbe bello, non credete? Beh, mi presento. Mi chiamo
Alessia ed ho 15 anni. Sono abbastanza alta, capelli castani,
lisci o ricci a seconda di come me li asciugo (?) e amo cantare. La mia
più grande passione? …Lui.
«Forza, è
tardi. Non possiamo fare tardi Ale. Oggi è un
giorno magnifico, tu sei ancora qui a dormire ma ti rendi
conto? Tu stai male, anzi malissimo, ce.»
«Basta.»
«Quale basta,
sbrigati. E’ il giorno più bello della mia vita e tu rimani a letto, ma sei sc..»
Allungai la mia mano, presi il cuscino e glielo lanciai in testa.
«Basta, Asia. Ho capito, ho capito. Oggi incontri i
One Direction, e vuoi il mio appoggio. Okkè, te lo
darò. Ma non stonarmi di prima mattina.»
«Ti voglio
bene.» mi bacio sulla fronte.
«Anche io, si, anche io.» e ributtai
la mia testa sul cuscino, sprofondando. «Inizia
l’inferno.»
Mi alzai, con le gambe doloranti per la festa di ieri sera
col mio ragazzo. «Ah, le gambe.
Porca puttana.» Ah, si. Mi ero dimenticata. Io sono una ragazza molto rude. Dico
spesso le parolacce e me ne strafotto
di tutto e di tutti.
Mi avvicinai al bagno e inizia a
lavarmi. «Buongiorno.» disse mia madre. «Ciao
mà.» risposi.
«Wow. Mi hai
salutato con un ‘mà.’ Mi sento
amata.» disse ridendo.
«Mamma, non
sei spiritosa. Oggi, non sono di buon umore.»
«Fammi
indovinare, oggi parti per Londra, per andare con Asia là, a quel coso, no?»
«Ah, si. Non
ricordarmelo. Ne ho fin qui di sta cosa, e nemmeno è
iniziata ancora. Ma, è la mia migliore amica e non posso deluderla.» risposi.
Mi sorrise e scese giù. «Sbrigati
a lavarti, c’è la colazione sotto.» disse
scendendo le scale.
«Ah, inizia male.»
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Finito
di lavarmi e cambiarmi. Avevo messo qualcosa di stupido, stare su un aereo vestita bene, non era una cosa comoda e poi, io
odio i vestiti troppo da top-model intesi?
Scesi le
scale, col le cuffie alle orecchie e l’i-pod acceso.
‘Tutti vogliono sapere che faccio come mi va, oh. Vogliono reppare e sapere come si fa, oh.
Io rispondo non fare domande e metti in play, cosa faccio e come faccio sono
solo cazzi miei.’ Emis Killa a tutto volume, era l’inizio perfetto.
«Eccomi, cosa
c’è da mangiare?»
«Niente, è
tardi. Mangi in aereo.» Asia mi prese la mano e mi tirò dalla sedia. «Arrivederci signori Gaglianese. Ci rivedremo fra una settimana.» disse. «Ciao mà,
ciao pà.» dissi
io.
«Wow, sembra felice. Mi ha
chiamato pà.» disse mio
padre.
Si, era
così. Non li chiamavo mai in questo modo.
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«Ok, eccoci. Sono così elettrizzata.» disse
asia saltando e urlando.
Salimmo
le scale dell’aereoporto, entrammo nel
jet privato che avevo mandato per noi, che avevamo vinto il concorso e ci
sedemmo ai nostri posti. La vista era magnifica. In più, con le magnifiche
canzoni di Eminem all’orecchio,
la giornata stava migliorando.
L’aereo
stava per partire, quando il mio cellulare inizia a vibrare.
1 nuovo
messaggio Marco.
Apri.
Cancella.
Oh, il
mio ragazzo. Aprii il messaggio per vedere cosa c’era scritto.
‘Ciao, amore. Oggi parti vero? Già
mi manchi, tanto. Beh, volevo salutarti, ma mi hanno detto che sei già partita.
Ok, ti amo. Ah, la serata ieri è stata fantastica.
Anche, se non è successo quel che volevo io.’
Un
brivido salì sulla schiena, si ma per la rabbia.
Risposi stuffata.
‘Ancora questa storia? Non ci vieni a letto con me. Non ci
verrai mai.’
Passarono
ore e lui non risponse più. Mi ero scocciata. Gliel’avevo detto. Io non sono quel tipo di persona. Comunque, decisi di dimenticarmi di quel che era appena
successo. E decidi di dedicarmi a creare un piano per
evitare la vista di quei cinque deficienti.
Prima,
però, decisi di dormire.
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«Ale,
sveglia siamo arrivate. Ale,
ale. Dai, siamo arrivate. E’
il mio momento.»
Oh, no. Avevo
dormito troppo. E adesso.. dovevo subirmi quegli
sfigati. Cazzo.
«Eccomi qui. Mi sono svegliata.»
«Loro sono qui fuori ad
aspettarmi. Oddio, oddio, oddiooooo.»
«Calma. Tranquilla. Andrà tutto
bene, amore.»
Mi prese la
mano e pian piano scendemmo dal jet. Scendevamo scalino dopo scalino, e ad ogni scalino, lei stringeva
la mano sempre più.
«Salve, voi siete le vincitrici
no?»
«Si.» dissi
io a quello strano signore.
«Bene, venite. Loro sono là
dietro.» rispose. Ci portò dietro il jet.
«Ecco, loro sono i..»
«ONE DIRECTIONNNN! » gridò Asia.
«Ah, Asia, dai, basta.» dissi io.
«Oh, no. Non preoccuparti. Per noi le fans,
sono come delle sorelle.»
Alzai gli
occhi per vedere quale sfigato mi aveva rotto i ciglioni.
Alzai la
testa, e i miei occhi rimasero fermi a fissare i suoi. Quello sfigato era tremendamente stupendo, e per all’improssivo, quella voglia di andare via non ce l'avevo più.