Qualcuna.

di Alkibiades
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Una lacrima;
Una lacrima sul cuscino;
Una lacrima sul cuscino, mentre è notte;
   Una lacrima sul cuscino, mentre è notte e nessuno sente. E nessuno vede.

Finestre chiuse.
Tende tirate.
Coperte sopra la testa.
Gambe raggomitolate.
Braccia che abbracciano il vuoto.
Mani che stringono il nulla.

Siediti, se sei in piedi.
Non prendere male tutto ciò, siediti e basta, siediti e ascolta.

Non so, è tutto così strano.
Pensare a qualcuna, come te, non è facile, non è semplice lasciare che i ricordi inondino la mente, per scriverne, un'ultima volta.
Si riaprono con dolore, le ferite del ricordo.
Se avessi continuato a sperare nelle memorie e ad aspettare il ritorno del passato, il pensare, lo sperare, m'avrebbe reso felice.

Ma la mente, è un posto strano, mi sa. La realtà sfuma, e tutto diventa memoria. Perfino tu, un po' alla volta, cesserai si essere un desiderio e diventerai un ricordo.
S'insinuano nella testa, immagini, ricordi, come cose sopravvissute di un mondo che non esiste più.
Credo di amarti, e non saprei immaginare come si possa amare di più. Non t'amo per solitudine, o noia, o capriccio.
T'amo, perché il desiderio di te, è maggiore di qualsiasi altra felicità.
E so anche che la vita non è molto grande, non abbastanza per lo meno, per riuscire a tenere dentro tutto ciò che il desiderio riesce a immaginare. Ma l'ho lasciato fare, il desiderio, capiscimi, perché supera tutto, tutto quello che ho mai provato.

Molte volte, mi trovo a pensare da solo, mentre scelgo se scriverti o no. Se chiedo a qualcuno di scriverti, la risposta è sempre la stessa: 'Se te la senti, scrivile'.
Mi dicono che scrivere a qualcuno, è davvero l'unico metodo per non farsi del male aspettandolo.
E io ti ho scritto.
Tutto quello che ho dentro me, l'ho messo qui. Credo mi capirai. Prenderai piano la testa tra le mani, e leggerai.
Piano, senza voglia magari, ma è sempre bello, quando qualcuno ti scrive.
Lo so che sembra sciocco, ma io ci credo davvero, e niente, sia chiaro, niente, potrà mai rubare i miei ricordi, portarli via.
Perché certi occhi, ti entrano dentro, e certi sorrisi, non li dimentichi.
Mai.

Ma insomma.

Credo tu mi sia entrata dentro così, non c'è bisogno che ti migliori o nasconda i tuoi limiti, no.
Se ne vedo di limiti, me li nascondo. Credo non sia bello, razionalmente, ma dimmi dove sta la razionalità qui dentro. Dimmi, dov'è?

Non mi piace, perdermi nei miei pensieri, lo sai.
Ti sei mai chiesta certe volte, quanto siano sole le stelle? Distantissime, tra loro. Troppo.
E se una di queste s'innamorasse d'un'altra? Quanto ne soffrirebbe? Nemmeno i pianeti, che le girano attorno, saprebbero consolarla.
Ma se solo scendessi un po' più a fondo, dimmi, cosa succederebbe se un pianeta, piccolo, insignificante, s'innamorasse della stella a cui gira attorno? Cosa succederebbe? Chi noterebbe le sue lacrime? Chi noterebbe il suo girare stanco, obbligato, attorno alla sua stella, che guarda altrove, stando ferma? Come potrebbe, lui, avvicinarsi?
Dov'è, dov'è la felicità nel girare attorno a qualcosa a costante velocità, senza varianti?
Dov'è, la felicità nella rassegnazione?
Non c'è. Mai.
Che sarebbe più facile, scegliere la via, per il pianeta dico, di girarle attorno, sempre e comunque, ammirando quella stella che dentro di sè è la sua, ammirando come splende, come vive, anche senza di lui.
Altro che le stelle che esplodono. Altro che le supernove, altro che i buchi neri.
Come fa, un pianeta, se non vuole più girare, girare, girare e girare là? Come fa?
S'adegua. Sopravvive. Soffre anche, spera forse.
Gira.
E pensa, per smettere di girare, un giorno, continua a girare. Sperando di non farcela più.

Dimmi dov'è, la felicità.
Devo averla persa per strada, un po' di mesi fa.

È che piangere sorridendo, questo sì che non è normale. No.
E lascia stare il sorriso, che è amaro, triste, ma le lacrime, quelle s'insinuano tra le ciglia, che tu lo voglia o no, non smettono di scendere, mai.
E te le vedi, che si perdono vicino al tuo naso, tra le guance, nel mento.
Sul cuscino.
Mentre è notte.
E nessuno sente.
E nessuno vede.

Quando dici per sempre, è finita.
Quando vedi la felicità, è già scomparsa, dev'essere timida mi sa.

Allora, vedo da mesi la stessa ragazza, capelli corvini sfumati di rosso, occhi nocciola, esile, con una voce debole, quasi un sussurro. Lo sguardo triste.
Non esiste più.
Non esiste più.
Non esiste più.

Non c'è più.

Amare.
Non.
È.
Facile.

Credo di amarti.

Non che t'interessi.
Ma quelle tre parole, nella mente si formano sempre, nella mente.
Non m'aspetto che tu capisca, non m'aspetto che tu riesca a sopportare.
Non m'aspetto, semplicemente, niente.
Voglio solo smetterla qui.
Perché non sono felice.

Ti amo L.

Ancora un po'.

Metodico suicidio della mente.

Ti amo.

Tuo, ancora per un po',
Luca.






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