© Amor Vincit Omnia
02/11/2011
Quella notte l'incavo che la
sua testa creava nel cuscino sembrava molto più scomodo del
solito. Si sistemò meglio le coperte addosso e
cercò di fare un breve resoconto degli ultimi
avvenimenti.
Aveva un gruppo vero
– con un nome altrettanto vero – e dei migliori
amici fantastici. Aveva conosciuto Jeremy e ora lui le aveva chiesto di
sostituire Frannie nel suo gruppo, i The Factory, dato
che lei aveva deciso di andarsene per motivi che le erano ancora ignoti.
In qualche modo,
Frannie rappresentava precisamente lo stereotipo di persona che Hayley
voleva diventare. Era bella, intelligente, popolare e cantava
divinamente. Il fatto che fosse l'ex fidanzata di Jeremy era un dato
che Hayley continuava a sostenere irrilevante ma che in
realtà era uno dei motivi principali per cui la venerava e
odiava al tempo stesso. La verità era che si era sentita
subito minacciata da quella presenza imponente e fastidiosa. Era stata
un ostacolo ancora prima che Hayley potesse rendersene conto e se n'era
andata con la stessa indifferenza con la quale era arrivata.
Ma in quel momento
niente sarebbe stato tanto potente da farla cadere da quel piedistallo
d'oro sul quale si sentiva. Era tutto perfetto e d'improvviso le
paranoie sul trasferimento si erano in un certo senso minimizzate. Non
c'era niente di cui aver paura. Per la prima volta sentiva di avere la
sua stessa vita in mano.
Si rigirò
ancora sul cuscino. Dopo qualche minuto ci rinunciò e accese
la luce del comodino.
Prese istintivamente
il cellulare e osservò attentamente il display.
Una
chiamata persa: Jeremy – ore 10:30
Alzò lo
sguardo verso la sveglia e constatò che stava cercando di
dormire da circa venti minuti e che era abbastanza presto da poter
richiamare Jeremy.
Con il cuore dai
palpiti accelerati e il respiro corto, premette il tasto verde.
« Hayls!
»
Hayley
sentì una forte pressione al petto quando quella voce
così sua
le inondò le orecchie.
« Jeremy...
ehm, mi hai chiamata per caso? »
I rumori di un pub e
della musica, qualcuno che imprecava e subito dopo, il tutto, ovattato.
«
Sì, scusa. Ti avevo chiamata perché non sapevo
cosa fare e mi chiedevo se avevi voglia di lavorare a qualche canzone,
ma immagino che starai per andare a dormire »
« A dire la
verità non ci riesco.. » accennò una
risata maldestra « ...non so perché »
« Perfetto!
Allora passo da te? »
In quel momento Hayley
si sentì maledettamente di
troppo nella sua vita. Magari era con gli amici, a
divertirsi in un pub di periferia. Se lo immaginava appoggiato al
bancone con una birra in mano e quello sguardo da angelo caduto
stampato in faccia.
« Beh
sì. Nel senso, no! »
« ..non vuoi
che venga a casa tua? »
«
Cioè, sì. Solo che.. »
Intanto si era seduta
con la schiena contro il muro e aveva raccolto le ginocchia al petto.
Continuò:
« niente, non vorrei disturbarti »
« Hayley,
innanzitutto ti ho chiamata io. E poi tu non disturbi mai, lo sai..
»
« Ok, ma
credo che dovrai entrare dalla finestra » rise tra
sé immaginando la scena.
« Per quale
motivo dovrò entrare dalla finestra? » chiese
Jeremy, ridendo.
« Sai, non
credo che i miei genitori sarebbero contenti se un ragazzo - per giunta
più grande di me - venisse in camera mia alle dieci e mezza
di sera mentre sono in pigiama. Sarebbe strano, non credi? »
Jeremy parve pensarci
su.
«
Sì, in effetti hai ragione »
Quando Jeremy la
avvertì che stava arrivando le si gelò il sangue
nelle vene. Succedeva sempre da quando si vedevano. Lui attaccava il
telefono, e quel “bip” le faceva chiudere lo
stomaco.
Si guardò
intorno in cerca di qualcosa fuori posto. Poi abbassò lo
sguardo verso se stessa e decise di cambiarsi. Aprì
l'armadio e si spogliò velocemente. Indossò un
paio di jeans e una maglietta a maniche corte. Anche solo stare in
camera sua insieme a Jeremy le metteva pressione, accoglierlo in
pigiama sarebbe stato un po' troppo. Non erano ancora arrivati a quel
livello di confidenza, come era con Josh e Zac.
Josh. Lui era un
problema, invece. L'unico tassello fuori posto nella vita di Hayley, in
quel momento. Lui e l'ostinazione di lei di voler eliminare per punto
preso ogni ostacolo che le si poneva davanti. In qualche modo sarebbe
dovuta riuscire a congiungere quelle due realtà. Da una
parte Jeremy e dall'altra Josh. L'amore non corrisposto e l'amicizia.
Scelse di non pensarci.
Quando decise che
poteva essere presentabile si spostò verso un altro armadio,
leggermente più piccolo, e vi tirò fuori la sua
chitarra blu notte. Adorava quell'oggetto. Era stata la sua prima
chitarra e, a distanza di anni, era ancora viva e vegeta.
Pensò al giorno in cui avrebbe dovuto comprarne una nuova e
le venne un po' di malinconia. Si sedette sul letto rifatto alla meno
peggio e appoggiò la chitarra sulla gamba destra mentre
posizionava accanto a sé il quadernino che usava per
comporre.
Da qualche giorno
stava lavorando ad una canzone, ed era ormai decisa a farla sentire a
Jeremy. Le piaceva che lui commentasse i suoi lavori, o forse le
piaceva solo il fatto che lui stesse lì ad ascoltarla senza
mostrarsi annoiato o imbarazzato. C'era questo legame un po'
più intimo – o forse semplicemente su un livello
diverso rispetto al resto del mondo – che li univa, in un
certo senso. Non c'era vergogna quando tra loro si frapponeva una
chitarra.
Iniziò a
pizzicare le corde tese e all'improvviso qualcuno bussò alla
finestra. Appoggiò la chitarra accanto agli spartiti e si
avvicinò per aprire. Vide Jeremy seduto sul tetto accanto al
vetro che la guardava con lo sguardo affaticato.
« Ma una
scala no, eh? »
Hayley rise e
sentì l'adrenalina salirle alla testa.
« Dai,
entra. E fai piano che altrimenti svegli tutti »
« A
proposito. Non pensi che mettendoci a suonare alle undici della sera
rovineremo un po' tutti i piani per non farci scoprire? »
«
Tranquillo, la camera è insonorizzata » fece
avvicinandosi al letto mentre Jeremy sbucava dalla finestra.
« Ah, buono
a sapersi »
«
Sì, è stato un po' un regalo per aver accettato
il trasferimento senza troppe storie. I miei sentivano di dover
ricompensare questo “calo affettivo”, in qualche
modo. »
Si sedette sul letto
mentre Jeremy appoggiava il giacchetto su una sedia. Prese in mano la
chitarra.
« Volevo
farti sentire una cosa prima di proporla agli altri »
Jeremy
annuì e poi prese Hayley in contropiede: « A proposito,
quando me li fai conoscere? »
Quello era uno di
quegli argomenti tabù che non avrebbe mai voluto affrontare.
Non era ancora riuscita a conciliare bene tutto quello che era successo
in quei giorni. Tutte le uscite che aveva avuto con Jeremy erano sempre
passate inosservate dato che gli impegni di lui erano tanti da non
permettergli di vedersi ad orari proponibili. In parte questo giocava a
favore di Hayley che non aveva ancora avuto bisogno di inventare scuse.
Non era riuscita a
trovare il momento adatto per dirlo a Josh, tutto qui. E il fatto che
desse tutta quest'importanza alla sua opinione la faceva sentire
terribilmente stupida, ancora una volta.
« Te
lì farò conoscere.. » disse con lo
sguardo basso verso gli spartiti che teneva in mano. «
…prima o poi » continuò alzando lo
sguardo verso Jeremy, sorridendo.
Jeremy si sedette
accanto a lei e le prese bruscamente i fogli di mano.
« Ehi!
» esclamò lei.
Lo osservò
scorrere lentamente i pentagrammi e si sentì come fosse
sotto i riflettori.
« Niente
male » prese la sua chitarra dalla custodia e
incitò Hayley ad imbracciare la sua. « Dai,
attacca »
« Cos'hai in
mente? » lo guardò torvo.
« Niente,
su! » disse dando una leggera botta al suo dito indice
puntato su di lui.
Hayley si
spostò leggermente verso i fogli che Jeremy le aveva
posizionato ordinatamente sul letto.
Lo guardò
un secondo negli occhi prima di iniziare a pizzicare lentamente le
corde. Dopo le prime due battute iniziò con il primo accordo
e si stupì quando sentì Jeremy ricominciare con
le prime note e seguirla mentre iniziava a cantare. Chiuse gli occhi e
sentì che Jeremy aveva smesso di suonare. Fece finta di
essere da sola.
«
Maybe if my heart stops beating
it
wont hurt this much.
And
never will I have to
answer again to anyone..
Please don'y get me wrong
»
Aprì gli
occhi stando attenta a non rivolgere lo sguardo a Jeremy e
continuò con gli accordi del ritornello a cui mancavano
ancora le parole. Quando ebbe finito alzò gli occhi e lo
guardò con aria incerta.
« Allora?
»
« Hayley
è fantastica! »
« Mi
è piaciuto quello che hai fatto a inizio canzone »
« Ho solo
riportato quello che hai scritto tu, quindi il merito è il
tuo »
Si sentì
avvampare mentre Jeremy la guardava fissa negli occhi.
Nel momento esatto in
cui entrambi stavano suonando Hayley si era finalmente sentita piena di
qualcosa di grande. C'era stato un minuto in cui si era sentita in
sintonia con Jeremy, ma soprattutto con se stessa. Non le capitava da
molto tempo.
E allora il suo
cervello si scollegò per un secondo solo, secondo che
bastò a rovinare i piani di un mese intero.
« Jeremy,
che ne pensi di venire a fare qualche prova con noi, qualche volta?
» dopo averlo detto si mise una mano davanti alla bocca e a
giudicare dallo sguardo sbigottito di Jeremy doveva avere una faccia
davvero buffa.
« Questo
vuol dire che conoscerò i famosi
“altri”? »
« In un
certo senso.. »
« Allora
sì, ci sto »
Hayley
sembrò pensarci su e poi fece due brevi collegamenti. Josh
la conosceva molto bene. Se avesse portato quella canzone alle prove,
lui avrebbe capito tutto e il castello sarebbe crollato miseramente.
Tutta quell'intimità che li univa sarebbe scomparsa ed era
l'ultima cosa che voleva accadesse.
« Ma non
credo che porterò questa canzone alle prove... »
«
Perché? E' perfetta! Cos'ha che non va? »
« Niente..
solo che.. non mi va di portarla, ecco tutto »
Jeremy non era una
persona ingenua, e già da tempo stava sospettando qualcosa.
In tutta quella storia era riuscito ad avere la presunzione di pensare
che magari Hayley provava qualcosa per lui. Quel suo modo di guardarlo
quando pensava che lui non si accorgesse era bastato a farglielo
capire. E tutto perché in realtà era stato lui il
primo a sospettare di provare qualcosa per lei. Poi ci aveva pensato e
si era guardato alle spalle. Con Frannie era andata proprio
così, e la fine che avevano fatto era nota più o
meno a tutta la scuola. Con Frannie era stato quanto di più
sbagliato era potuto succedere e il solo pensiero di dover ripercorrere
un sentiero dove aveva già camminato gli faceva venire il
mal di testa. In più, Hayley era diversa. Leggeva qualcosa
nei suoi occhi che non aveva visto negli occhi di Frannie e si era
ripromesso che la cosa sarebbe caduta sul nascere.
Ora la guardava
intenta a scrivere in quel quadernino che si portava sempre dietro. La
pelle diafana e i capelli del colore del fuoco. Il profilo del naso e
della bocca.
Ci sono tentazioni
alla quale sarebbe meglio non cedere. Ci sono cose che sono troppo
difficila da gestire per essere portate avanti.
Se solo si fosse
abbandonato alle sue sesazioni, avrebbe rovinato tutto quello che
stavano costruendo. Ne era certo.
Poi, ad un tratto,
Hayley alzò gli occhi verdi nei suoi. E sorrise.
*
Provare con i The Factory era
ormai diventata consuetudine dei giovedì sera, quando Josh e
Zac erano troppo occupati con gli allenamenti di football per
accorgersi della mancanza di Hayley.
I ragazzi del gruppo erano tutti più grandi di lei ma,
nonostante questo, c'era un aria rilassata nella sala prove di Eric, il
batterista.
Era un ragazzo che frequentava
l'ultimo anno, il classico maschio alfa dei gruppo. Moro, occhi chiari.
Quello che doveva essere il sogno di tutte le ragazze che lo vedevano
camminare per strada. In effetti anche Hayley ci aveva fatto un
pensiero la prima volta che lo aveva visto, ma con Jeremy nella stessa
stanza le veniva difficile pensare ad Eric come a qualcosa di
più di un semplice compagno di gruppo.
Aveva la classica aria
scalmanata da “sono il tipo di ragazzo che i tuoi ti dicono
di non frequentare”. Una grande mascella da uomo fatto e
finito, i lineamenti duri e i muscoli scolpiti. Una cresta nera sparata
in aria e delle piccole gocce di sudore ad imperlargli la fronte per
completare il quadro perfetto dell'uomo ideale.
Ed era proprio stando
davanti a quel personaggio, durante le prove, che si era accorta di
cosa c'era che non andasse in quel gruppo. Nonostante
l'unità di base, c'era tensione tra Jeremy ed Eric, la
stessa tensione che c'è tra maestro e allievo. Chi dei due
fosse il maestro e chi l'allievo era da decidere di volta in volta,
data l'intercambiabilità dei loro ruoli. Si punzecchiavano a
vicenda come due bambini di quinta elementare e Hayley aveva capito che
Jeremy non era destinato a rimanere in quel gruppo ancora a lungo. O
forse lo pensava solo nella speranza che un giorno avrebbe deciso di
entrare permanentemente nei Paramore.
Mentre il suo cervello
viaggiava anni luce da quella stanza, la seconda canzone in programma
era già finita da qualche secondo.
« Ehi,
Davis! Hai fatto un ottimo acquisto con la Williams, eh! »
aveva esclamato Eric asciugandosi il collo con un piccolo asciugamano
bianco, come se Hayley non fosse a pochi metri da lui.
Lei non aveva fatto
neanche troppo caso al tono con cui aveva parlato e tanto meno agli
appellativi con cui l'aveva denominata.
Jeremy si era voltato
lentamente e lo aveva guardato bruscamente dritto negli occhi.
« Intanto, si chiama
Hayley! Seconda cosa: non è un acquisto, Eric, né
merce di scambio o roba simile, ok? »
La tensione aveva
improvvisamente infestato l'aria e tutti gli altri erano rimasti con il
fiato leggermente corto, compresa Hayley.
« Andiamo,
Jeremy! Stavo scherzando! »
Il tentativo di Eric
di smorzare l'aria servì in modo limitato. Tutti si
concentrarono su altre cose, ma ad Hayley non era sfuggito lo sguardo
ancora teso di Jeremy mentre si abbassava a prendere una bottiglia
d'acqua. Se ne era stata zitta facendo finta di non ascoltare pur di
non dover prendere parte a quel duello. L'ultima cosa che avrebbe
voluto era essere la causa dei dissidi all'interno dei The Factory,
perché non erano il suo posto e perché si
trattava di Jeremy.
Dopo altre quattro
canzoni la voce di Hayley cominciava a chiedere pietà.
« Ragazzi,
io no credo di riuscire a continuare »
« Sei un po'
deboluccia, eh!
»
Eric l'aveva guardata
con aria maliziosa proprio quando Hayley pensava di essere
sopravvissuta agli scontri da prime donne di quei ragazzi.
« Hayley,
andiamo. Ti riporto a casa. Tanto qua abbiamo finito, no? »
Jeremy aveva accentuato l'ultima frase in direzione di Eric, lasciando
intuire la diversa funzione che avrebbero dovuto assumere quelle stesse
parole.
Hayley si
lasciò trascinare fuori dalla sala prove da Jeremy,
raccogliendo al volo le poche cose che aveva con sé.
Uscirono dalla porta senza neanche salutare gli altri, forse troppo
intenti a riporre i loro strumenti nelle custodie.
Stettero in silenzio
per metà del viaggio finché Hayley non si decise
a porre fine a quel tacere così assillante.
« Cosa
c'è che non va tra te ed Eric? »
La domanda le venne
forse un po' troppo fredda e distaccata. Se ne accorse quando vide
Jeremy impallidire ed irrigidirsi sotto la fioca luce dei lampioni
stradali ad intermittenza.
« Niente.
Cosa dovrebbe esserci, scusa? »
Ma il suo tentativo di
sembrare rilassato non passò di certo inosservato agli occhi
di Hayley. Se c'era qualcosa che sapeva fare davvero bene era capire le
persone anche quando esse non volevano farsi interpretare.
« Non
prendermi in giro, vi siete quasi ammazzati, là dentro. E
non continuare a negare, se ne sono accorti tutti »
« Ok, forse
qualcosa c'è, ma non è niente di rilevante, in
ogni caso »
Hayley odiava le
persone così, quelle che non si preoccupano di mostrare i
proprio sentimenti al mondo, ma quando gli vengono chieste spiegazioni
iniziano a far finta di niente, come a prendersi gioco di chi gli sta
parlando.
Incrociò le
braccia al petto e sprofondò nel sedile per qualche secondo.
Con la coda dell'occhio vide Jeremy distogliere lo sguardo dalla strada
e rivolgerlo a lei per una frazione di secondo. Allora ci
ripensò e si tirò su dritta con le spalle.
« Niente di
rilevante? »
« Niente di
rilevante »
« Niente di
rilevante per il mondo o solo per te? »
« Oh,
insomma! Sono storie che non ho voglia di rivangare, ecco tutto! E poi
mi ha dato fastidio come ti ha trattata »
Hayley ci
pensò su per qualche secondo.
« Non
c'è bisogno che mi proteggi, posso farlo benissimo da sola
» concluse voltandosi verso il finestrino, offesa
più perché lui non accennava a volerne parlare
che per il fatto che lui l'avesse in qualche modo difesa.
« Non mi
è sembrato » borbottò Jeremy con un
tono di voce basso per non farsi sentire da Hayley. Ma lei lo
sentì benissimo, solo fece finta di niente. Le prudevano le
mani e sentiva che se avesse aperto bocca avrebbe sicuramente rischiato
di tirargli un pugno in faccia.
*
Hayley camminava a
testa bassa stretta nel suo giacchetto con collo e metà
testa avvolte in una grande sciarpa color lilla. Era completamente
assorbita dalla musica sparata nelle orecchie tramite le cuffiette
prontamente intrecciate al disotto dei vestiti. Sentì una
voce ovattata urlare il suo nome e quando alzò lo sguardo si
ritrovò a pochi metri da uno Zac sconvolto e affaticato.
Qualche mattina
capitava di incontrarsi all'incrocio delle due vie di casa loro, e in
quel quadro perfettamente familiare mancava solo un tassello.
« Buongiorno
a te, Zac » gli aveva detto Hayley togliendosi le cuffie
dalle orecchie e facendole scivolare sopra alla sciarpa.
« 'giorno
Hayls, è da circa venti metri che ti chiamo »
« Scusa,
avevo le cuffiette... Ehi, riprenditi »
Zac si era accasciato
con le mani a fare perno sulle ginocchia e sembrava stesse per svenire.
« Scusa, non
sono allenato »
« A
proposito di allenamenti, dov'è Josh? »
«
Sottoscrivo: a proposito di allenamenti, si è fatto male
ieri sera. Non ho capito bene come abbia fatto, credo che qualcuno gli
sia andato accidentalmente addosso. Comunque entra più tardi
»
Avevano ricominciato a
camminare lentamente verso la scuola e Hayley si era rimessa una sola
cuffietta.
Dopo il litigio con
Jeremy, Hayley si era sentita tremendamente in colpa. Se l'era presa
perché Jeremy non voleva parlarle di qualcosa di suo, quando
invece era lei la prima a non volergli parlare di Josh e Jeremy. Si era
detta che doveva trovare una soluzione a tutti i costi, ma non aveva
trovato nessuna via d'uscita finché Zac non le era comparso
davanti come un miraggio.
Dalla sua, Zac aveva
l'innocenza di un tredicenne un po' maldestro e
l'affidabilità di un pastore tedesco. Con il tempo aveva
capito di potersi fidare di lui in qualsiasi evenienza, anche
perché era l'unico a non entrarci davvero niente in tutti
quei sotterfugi.
L'aveva guardato
ancora un po' con la coda dell'occhio e si era chiesta se fosse giusto
implicarlo in qualcosa che sapeva per certo avrebbe gravato sul suo
morale.
« Zac..
»
« Mh?
» l'aveva guardata, innocente.
« Ho bisogno
di dirti una cosa »
« Ok, spara
»
Fece un respiro
profondo e provò ad organizzare le parole secondo un ordine
logico.
« Io... mi
piace una persona, ecco. »
Zac sembrò
bloccarsi per una frazione infinitesimale di secondo.
« Mmh, ok.
Josh lo sa? »
« Ecco, io
non voglio che tu glie lo dica »
« E come
mai? »
Hayley si
fermò a pensare per qualche secondo. Perché non
voleva dirglielo? Perché il loro rapporto superava qualsiasi
altro legame. Perché il “non-detto” e il
“non-fatto” alle volte pesano più del
resto.
«
Perché non voglio fare.. confusione, diciamo »
« Mh
»
« Un'altra
cosa... »
Zac l'aveva guardata
facendole segno di proseguire.
« Ho
iniziato a cantare con il suo gruppo »
« E chi
sono? »
« I The Factory
»
« Ma sono
quelli... quelli del tuo compleanno! Ecco dove eri andata a finire dopo
il concerto! »
L'espressione di Zac
era quella trionfale di chi aveva ricongiunto tutti i pezzi di un
grande puzzle. Era buffo, in un certo senso. Poi si fece di nuovo serio.
« Hai
intenzione di lasciarci? Intendo, di lasciare i Paramore?
» disse con troppa leggerezza.
« Non devo
necessariamente lasciarvi per cantare con i loro »
« Ok, a me
basta questo. Un curiosità: chi dei tre è
quest'uomo misterioso? »
« Come fai a
sapere che il ragazzo che mi piace e uno dei The Factory
»
Zac aveva abbassato la testa e
l'aveva guardata con l'espressione di chi la sa lunga sul suo conto.
« Ok,
è abbastanza ovvio. E' il bassista, Jeremy, e... credo di
piacergli, non so »
« Secondo me
dovresti dirlo a Josh, e magari questo Jeremy potrebbe darci una mano
dato che l'unico elemento che ci manca è il basso »
Hayley ebbe un tuffo
al cuore e sentì la gola secca.
« Non penso
sia una buona idea »
« Io penso
di sì »
Le sembrava troppo
tranquillo mentre apriva la porta della scuola con nonchalance. Parlava
come se tutta quella storia fosse qualcosa di ordinario. Come se in
qualche modo se lo aspettasse. Oppure era davvero così ed
era lei a farsi troppe paranoie.
« Ascolta,
Hayley. Non potete andare avanti a fare gli amici innamorati per tutta
la vita, è una maschera che hanno capito tutti, ormai. Era
normale che sarebbe arrivato un momento del genere. Inevitabile.
» Inevitabile.
« E poi non è detto che tu debba dirgli subito che
ti piace. Magari prima glie lo fai conoscere, poi introduci il discorso
in modo un po' più ovattato »
Hayley era rimasta
allibita. Non solo il piccolo Zac, dal canto suo, ci aveva capito
più di loro in tutto quel groviglio di emozioni, ma era
riuscito anche a trovare una soluzione al problema.
*
«
Well this is not your fault,
but
if I'm without you
then
I will feel so small.
And
if you have to go
well,
always know that you shine brighter than anyone does. »
Zac l'aveva guardata
fisso negli occhi prima di ricominciare a suonare. Nella sua mente,
ogni piccolo tassello stava andando al suo posto e ora Hayley si
sentiva dannatamente sotto accusa. Ogni parola che cantava era come un
atto maldestro che meritava di essere punito con altrettanta
incisività. Tutta quella pressione, quei due occhi
indagatori puntati su di lei in ogni momento utile, la stavano facendo
soffocare. Per qualche minuto si era anche pentita di aver confessato
tutto a Zac, poi si era resa conto che senza quel passo non avrebbe
neanche mai avuto il coraggio che aveva ora di mostrarsi per quello che
provava.
«
And if you ran away,
I
still wave goodbye watching you shine bright »
Quando il rumore della
chitarra andò sfumando, Zac fece finta di niente e
andò a prendere la sua bottiglia d'acqua. Hayley si
voltò dal lato opposto roteando su un solo piede, con il
microfono in sospeso attaccato al cavo che aveva in mano, aspettando i
commenti generali.
« Abbiamo
bisogno di un bassista » sentenziò Josh, facendo
andare l'acqua di traverso a Zac. Non fece in tempo a voltarsi per
osservare la scena che Hayley lo stava già fissando adirata.
Zac le fece cenno di
parlare, muovendo il capo in direzione di Josh.
«
Sì.. beh, in effetti avrei la soluzione.. »
cominciò a dire Hayley guardando ovunque all'infuori che
nella direzione di Josh.
« Ah,
sì? Ovvero? »
Hayley rise
mentalmente osservando l'espressione felicemente stupefatta di Josh.
Lui, ignaro di tutto, non sapeva ancora che quel cambiamento avrebbe
potuto modificare tutto ciò che si erano costruiti intorno
con tanta pazienza.
« Hai
presente i The Factory?
Il loro bassista potrebbe, forse, accettare di fare qualche prova con
noi... per darci una mano »
« Ma
è perfetto! Allora digli che va bene.. ma, tu come lo hai
conosciuto? »
Non fu spaventata da
quella domanda quando vide che, nel dirla, Josh aveva iniziato a
riporre la chitarra nella sua custodia.
« La sera
del mio compleanno, passavo di lì e si è fermato
a farmi gli auguri, niente di più... »
Ecco qual'era il danno
nel dire cose di troppo. Quel “niente di
più...” era stato totalmente non necessario.
Josh voltò
la testa verso di lei e la guardò dubbioso, poi si
voltò di nuovo e fece finta di niente. L'arte oratoria non
faceva per lei.
C'era la sua vita e
l'equilibrio che si era creato. C'erano Josh e Zac e i Paramore. C'era
quel microfono che le avevano regalato. C'era quel piccolo garage che
era l'unico posto che sentiva di poter chiamare casa. Le mura scrostate
e rovinate dalla muffa e dall'umidità. L'aria pesante di un
locale interrato reso bello dalle loro presenze. E poi c'era Jeremy. E
l'altro gruppo. E una sala prove che era tutt'altra storia. E i
contrasti appartenenti ad un altro universo. E tutte quelle cose
inutili in cui non si sentiva contata. La vita di quei ragazzi ribelli
e troppo grandi per lei. Da una parte c'era chi era e dall'altra
chi voleva
essere.
Josh la
guardò di nuovo e con un gesto sciolto si mise lo zaino in
spalla.
« Io vado
»
Hayley era rimasta
impalata in mezzo alla sala, davanti all'asta del microfono per tutto
il tempo. Aveva incrociato le braccia al petto e, fissando un punto
preciso del pavimento, aveva iniziato a riflettere.
« Credo che
tu l'abbia combinata più grossa di quel che pensi, ma che
gli stia dando più peso di quello che realmente merita
»
Anche Zac stava per
andarsene, lei l'aveva intuito dal modo frettoloso con cui stava
riponendo le sue cose nella borsa.
Hayley si
concentrò ancora sulle perle di saggezza del suo amico e si
chiese se avesse ragione anche questa volta.
« Bella
canzone, qualunque uomo ti cadrebbe ai piedi »
La voce di Zac le
perveniva da dietro. Non fece in tempo a voltarsi che era
già sparito oltre la soglia.
C'erano le spalle
esili ma forti di Josh, e quelle altrettanto forti ma sconosciute di
Jeremy. C'erano due mondi opposti in conflitto fra loro. E due Hayley
diverse. In qualche modo.
In quell'istante il
mondo intero complottava contro di lei. Ne era sicura.
Le venne in mente di
mandare a puttane tutto, magari. Le venne quasi voglia di andarsene di
nuovo. Di trovare un posto in cui ci fosse qualcun altro a decidere per
lei. Le venne la malsana idea di resettare e ricominciare. Se solo
qualcuno le avesse detto che c'era un modo per mandare indietro il
tempo, avrebbe venduto l'anima al diavolo per scoprirlo. Avrebbe
appoggiato i piedi su un sentiero diverso da quello in cui adesso si
trovava persa. Avrebbe scelto altrimenti, e quegli occhi azzurri non le
si sarebbero impiantati nel cuore con tanta brutalità da
toglierle il fiato.
Fece un respiro
profondo. Chiuse gli occhi un istante soltanto e quando li
riaprì si decise a mettere in ordine.
*
Camminare fianco a fianco con
Jeremy alla luce del giorno aveva fatto sentire Hayley stranamente
sollevata. La mattutina luce del sole cercava invano di scaldare
l'atmosfera mentre l'aria fredda e statica imprigionava il mondo in uno
stato di lenta trasformazione. Quella mattina era tutto più
lento.
Sembrava un campo di
battaglia dopo lo scontro finale; loro, i superstiti.
Hayley aveva i lobi
delle orecchie congelati e, se non fosse stato per il cappello di lana
che indossava, il discorso sarebbe valso per tutto il resto della
testa.
Quella mattina era
diversa dalle altre e bastava guardare il sorriso compiaciuto di Hayley
per accorgersene.
Jeremy era passato a
prenderla in macchina risparmiandole per una volta il lungo tragitto a
piedi. Quando Jeremy glie lo aveva proposto, la sera prima, era stata
titubante. Aveva paura di spostare l'ordine delle cose, come quando
giochi a Shangai e devi stare attento a come muovi i pezzi per evitare
di far crollare tutto. Così aveva soppesato la richiesta e
l'aveva scandagliata con attenzione decidendo, alla fine, l'opzione che
lei stessa riteneva sbagliata.
Si era chiesta cosa
avrebbero pensato Josh e Zac non vedendola arrivare all'incrocio, come
tutte le mattine. Sapeva già quali giri di pensieri avrebbe
fatto il cervello di Josh e quante maledizioni le avrebbe rivolto,
invece, Zac, che già la odiava abbastanza per averlo
costretto a tacere una verità importante a suo fratello.
Ora Hayley non pensava
più a niente di tutto quello. Sentiva di aver superato il
confine razionale delle cose fattibili, e superato quel limite, si era
detta, non avrebbe avuto più importanza di niente.
Il fatto è
che gli aveva detto di sì, ed ora si trovava a scuola con
qualche minuto di anticipo sugli altri.
Tra Jeremy ed Hayley
non c'era niente di esplicito, né la situazione accennava a
voler mutare. Hayley era indubbiamente innamorata di quegli occhi e del
resto, e forse anche Jeremy lo era. Lei vedeva come la guardava e per
quanta modestia potesse ostentare con gli altri, dentro di
sé la convinzione che qualcosa di più si
nascondesse dietro a quei gesti, si annidava come una presenza quasi
fastidiosa.
«
C'è una festa, sabato questo. La organizza un gruppo di
queste parti, non so bene per quale motivo. Ma siamo invitati. I The Factory,
intendo »
Jeremy si era voltato
verso di lei come se avesse aspettato tutta la mattina per dirglielo.
« Ah, non
so, sai. Avevo promesso a Josh che avremmo fatto una maratona di horror
a casa mia »
Dopo lo sguardo
deluso: « Ah, sì. Chiedigli se vogliono venire,
magari la maratona la rimandate ad un'altra serata, no? »
«
Proverò, ma non ti assicuro niente. »
Hayley stette bene
attenta ad allacciare ogni parola alla successiva per evitare di
incepparsi e maledirsi mentre si rifiutava di continuare a parlare.
Allora glie lo chiese, convinta di non poter più tornare
indietro: « Pranzi con noi, oggi? » Poi si era
ricordata di respirare,
«
Così ti presento Josh e Zac » aveva continuato,
con più calma.
Jeremy l'aveva
guardata dall'alto e aveva scosso la testa.
«
Perché sento che c'è qualcosa che non va, ogni
volta che mi parli di loro? »
« Cosa vuoi
che ci sia, Jeremy? Assolutamente niente » riuscì
a dire con il cuore in gola. Gli diede uno spintone verso l'esterno
facendolo barcollare leggermente. Lui si era lamentato e si era subito
riavvicinato gonfiando il petto come un pappagallo.
« Ehi,
piccoletta! Ce l'hai con me? » le aveva detto camuffando il
suo tono di voce dietro a quello di un classico buttafuori da
discoteca.
« Ti mancano
una cinquantina di chili per quel ruolo, Jay » rise, lei.
Per quel lasso di
tempo si era sentita in cima al modo, di nuovo. Aveva pensato che
magari la faccenda si sarebbe sistemata in qualche modo. Non vedeva
conclusione negativa per quella storia di incastri. Non esisteva un
finale che implicasse delusioni o rinunce. Dentro di sé
sapeva per certo che c'era un modo, uno qualsiasi, per riprendere la
sua vita per i capelli e portarla di nuovo in alto. L'unico problema
è che non sapeva ancora come.
Dopo una certa
quantità di ore passate a scaldare il banco, l'aria nel
cortile non aveva accennato ad aumentare la propria temperatura.
Nonostante questo, tutti i ragazzi della scuola si ostinavano ad uscire
per fumarsi una sigaretta o amoreggiare con la propria fidanzata,
aprendo e chiudendo il portone della mensa e causando ad Hayley un
raffreddamento da escursione termica ripetuta.
« No,
davvero. Non possono continuare ad aprire e chiudere quella cavolo di
porta! »
« Non
c'è momento che ti stia meglio di quando sei arrabbiata
»
Hayley l'aveva
guardato storcendo leggermente la testa mentre masticava il primo
boccone di pollo. Mantenne quello sguardo inquisitore per un po',
finché Jeremy non capì da solo dove lei volesse
andare a parare.
« Ah, no. E'
per i capelli. Quando ti arrabbi sembri un.. fiammifero »
« Ehi!
» gli diede una botta sulla spalla con tutta la forza che
aveva in corpo con l'unico risultato di avere una mano leggermente
ammaccata.
« Non
è divertente prenderti a pugni, sappilo »
Jeremy
accennò un sorriso che Hayley stette a fissare con
concentrazione, tanto che si accorse tardi che Josh e Zac avevano
raggiunto il loro tavolo.
« Hayley
» aveva cantilenato Zac passandole una mano davanti alla
faccia. Da quel gesto Hayley aveva capito che sarebbe stato un lungo e
doloroso pranzo.
« Ehi,
ragazzi. Questo è Jeremy ed è colui che ci
aiuterà con le parti di basso. Quindi... siamo fortunati
»
Josh lo
guardò dapprima storto e poi curioso. Allungò una
mano verso quella di Jeremy e la strinse.
« Lui
è Josh » si rivolse a Jeremy. « e lui
è Zac » e rivide la stessa scena ripetersi per la
seconda volta.
Si misero seduti
accanto a loro e Zac intraprese una vivace e simpatica conversazione
con Jeremy.
Nota
per Hayley: uccidere Zac.
Dopo varie battutine e
riferimenti, secondo Zac, puramente casuali, Hayley si accorse di
quanto Josh fosse concentrato sul suo cibo. Qualcosa stava succedendo,
ed Hayley se ne era accorta forse in tempo.
« Quei
maledetti bastardi hanno tenuta aperta la porta per tutto il tempo,
adesso sto gelando » commentò, Hayley,
innocentemente.
« Oh, tieni
Hayls » fece Jeremy togliendosi il cardigan di lana che
indossava e porgendoglielo.
Hayley si
congelò all'istante. Davanti a lei si stagliavano due figure
diametralmente opposte. Jeremy le stava porgendo il suo maglione in un
gesto di cavalleria assolutamente romantico, e qualche centimetro
più a destra Josh guardava la scena con uno sguardo mezzo
schifato.
«
Sì, grazie » si ritrovò a dire, non
volendo.
Si era infilata la
felpa alla meno peggio e quello che era accaduto era stato fatto cadere
così.
Solo dopo il pranzo,
in un angolo appartato dell'edificio, proprio dietro ad una colonna,
Hayley era stata trascinata da Josh e ora ne guardava il volto livido.
« Spiegami
questa storia »
« Cosa?
»
Faceva finta di
niente, ma entrambi sapevano qual'era il problema, chi con certezza,
chi lo sospettava solamente.
« Gli piaci,
è evidente »
« E.. e
anche se fosse? »
« A te
piace? »
C'era stato un attimo
di silenzio nel quale Hayley si era persa e non aveva saputo cosa
rispondere.
« Non
è questo il punto » riuscì a tirare
fuori.
« Quanti
hanno ha in più di te? E poi.. poi se entra nei Paramore e magari
iniziate ad uscire insieme e poi vi lasciate, i Paramore non avranno
futuro, lo sai questo, sì? »
« Tu vaghi
troppo con la testa » disse prima di accennare a voler
rientrare nell'edificio.
« Ah
sì? “Oh,
tieni Hayls” » imitò.
« Da quant'è che vi conoscete? Una settimana?
Forse dieci giorni.. »
« Cosa
diavolo c'è che non va in te, Josh? » gli abbaio
conto, ammutolendolo.
Ma lo sapeva bene,
Hayley, cosa c'era che non andava in lui.
Josh
sospirò, per poi continuare: « Non mi fido, ecco
tutto » e abbassò lo sguardo.
« Ma ti fidi
di me, giusto? »
In teoria,
pensò.
Annuì senza
troppo vigore.
« Allora io
ti dico che è un grande bassista e che non c'è
niente di cui preoccuparsi »
Allora sì.
Si voltò e uscì di scena, mettendo fine a quei
pensieri taciuti troppo oltre.
Tornò
nell'edificio e si recò verso il proprio armadietto con
l'orgoglio ferito e la sensazione di essere stata scoperta.
*
«
Maybe if my heart stops beating
it
wont hurt this much.
And
never will I have to
answer
again to anyone.. »
Non poteva credere che
le moine Jeremy fossero riuscite a convincerla a farlo. Cantare quella
canzone davanti agli altri. Scoprirsi del superfluo e rimanere nuda. I
suoi sentimenti, le sue emozioni. Tutto in quelle parole
così piene di lei, ed ora tutto che si riversava sugli altri
come un fiume.
« Io...
» aveva iniziato a dire, Josh, quando Hayley ebbe finito
« io credo di avere qualcosa che possa andare bene per il
ritornello »
Continuò a
rovistare nella sua borsa fino a tirarne fuori un foglio sgualcito e
glie lo porse.
Hayley lesse quella
calligrafia che conosceva tanto bene.
“Because
I'll never let this go,
but
I can't find the owrd to tell you
I
don't want to be alone
but
now I fell like I don't know you”
Alzò lo
sguardo verso Josh, sorpresa. Si sentì come quando alle
elementari si scambiava bigliettini ripiegati con cura con i suoi
compagni di classe. Quando volevi dire qualcosa che altrimenti non
saresti riuscito a dire. Come quando si aveva paura di guardarsi negli
occhi. Come adesso. Hayley l'aveva guardato negli occhi e lui aveva
abbassato lo sguardo.
Jeremy si sporse per
leggere e una melodia che ricordava bene gli balenò in
testa.
« Ascoltate,
questo potrebbe starci bene, credo »
Prese a raccattare
accordi dalla sua memoria e a legarci dietro quelle parole. Alla fine
ne venne fuori qualcosa di buono. Nonostante i sentimenti nudi.
Nonostante gli sguardi negati. Nonostante gli studenti che passavano e
li guardavano storto. Che guardavano quei quattro ragazzi seduti sulla
fredda scalinata del cortile. Quattro cuori e quattro menti sbandate,
l'una incosciente dell'altra. Nonostante tutto questo. Avevano prodotto
qualcosa di buono.
Poi Hayley aveva
posato lo sguardo su Zac, che sapeva tutto, e lui aveva ricambiato
alzando le sopracciglia come a lavarsi le mani dei suoi problemi.
« Sono tra
l'incudine e il martello e prima o poi uno di voi due dovrà
cedere » le aveva detto, più tardi, sulla strada
di casa, lontano da tutti.
Lei si era voltata a
guardarlo mentre camminava a passo lento, come se il mondo intero
stesse aspettando solo loro.
«
Cos'è successo? »
« Senti, io
non dovrei dirtelo, ma mi sembra un po' palese dopo quello che
è successo oggi. Intendo, la canzone che hai cantato e tutto
il resto. Mi ha chiesto di... indagare. Vuole sapere a chi si
riferisce. Nel senso, a chi pensavi quando l'hai scritta... »
« Cosa gli
fa pensare che sia dedicata a qualcuno in particolare? »
Zac l'aveva guardata
in modo molto eloquente. Di nuovo.
« Ti conosce
abbastanza da sapere che non scrivi niente a caso »
Hayley non aveva
risposto. Aveva infilato le mani in tasca e si era chiusa un po' di
più nel cappotto.
*
Il cellulare aveva iniziato a
squillare proprio nel momento esatto in cui Hayley era intenta ad
aprire il libro di storia. Era il fato che non voleva farla studiare, e
non la sua svogliatezza cronica come tutti pensavano.
« Pronto?
»
« Hayley,
sono Josh »
« Ehi
»
Le si chiuse lo
stomaco, ma cercò di non darlo a vedere.
« Senti
posso... posso chiederti una cosa senza che litighiamo di nuovo?
»
A quando pareva il
piccolo uccellino aveva deciso di volare senza l'aiuto di mamma Zac.
« Credo di
sì... »
« Quella
canzone, oggi... so che non scrivi mai niente a caso... per chi era?
» chiese riportando le stesse parole del fratello.
« Potrei
farti la stessa domanda »
Josh sembrò
accorgersi immediatamente del leggero cambiamento di voce che aveva
subìto Hayley.
« Ok, come
non detto. Fai finta che non ti abbia chiamata »
Il click del telefono
riagganciato fece sussultare Hayley in maniera quasi impercettibile.
Hayley appoggio
bruscamente l'apparecchio sul tavolo della cucina, si alzo e
andò in camera sua.
C'era qualcosa in quel
loro indagare su di lei che le dava fastidio. Sentiva il bisogno di
andare da Jeremy e portarlo via da quel posto.
Nella sua testa,
l'adolescente che era il lei stava prendendo il sopravvento, e si
sentiva tanto come la protagonista di quei film della Disney, quelli
che aveva sempre odiato. Stava diventando uno stereotipo, contro tutto
quello che aveva sempre predicato, e se l'amore doveva avere
quell'effetto non era disposta a stare al gioco.
Guardò
l'orologio e si disse che poteva permettersi di andare a dormire con
qualche minuto di anticipo rispetto ai suoi solito orari. Si
cambiò in fretta e si raggomitolò sotto le
coperte, trovando la forza - tra le lacrime che avevano iniziato a
rigarle il viso in direzione del cuscino - di andare avanti a testa
alta e fingere di non sentirsi in colpa per tutto quello.
*
Note: Spero che vi
sia piaciuto perché ci ho messa davvero molto per scriverlo,
anche se poi non è che sia veramente soddisfatta di quello
che è venuto fuori. Fatemi sapere cosa ne pensate lasciando
una recensione, anche crudele se volete XD.
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