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Title:
“House, Wilson and...Wilson” (aka “Happy Birthday, Doctor House!”)
Author:
JM
Rating:
Pg-13
Genre:
Romance
Pairing:
House /Wilson
Summary: un regalo di compleanno non troppo
gradito…ma dai risvolti inaspettati.
-Donna, ventisei anni, presenta abrasioni cutanee sulle
gambe ed è arrivata in pronto soccorso in evidente stato confusionale.- iniziò
Foreman non appena House sbucò dall’ascensore.
-E’ carina?- chiese disinteressato il nefrologo.
-Non è pertinente.- obiettò annoiato il neurologo.
-Lo prendo come un sì.- replicò tranquillo Greg. -Quando
eviti di rispondere alle mie domande significa che ho centrato e ti rode
ammettere la mia superiorità.- aggiunse continuando a camminare.
-E va bene…sì, è molto carina.- si arrese Eric porgendo il
fascicolo al capo. House lo ignorò ed entrò nel proprio ufficio.
-Allora invitala ad uscire.- rispose poi con noncuranza,
voltandosi a guardarlo non appena raggiunse la propria scrivania. -Oh,
ovviamente prima mandala dal dermatologo, quelle macchie sulle gambe devono
proprio essere anti estetiche.- aggiunse sarcastico e fintamente preoccupato,
estraendo dalla tasca il fido flacone di Vicodin.
Foreman sbuffò spazientito. -Non sono “macchie”,
sono abrasioni. Che hai oggi? Sei particolarmente acido.- commentò
seccato, cercando però di non perdere la pazienza.
Greg lo guardò male e prese il fascicolo. -Brutta
giornata.- borbottò aprendolo. Lesse velocemente e sul suo viso si dipinse
un’espressione accigliata.
“Preso!” pensò Foreman.
Meno di mezz’ora dopo la squadra era riunita. Cameron aveva
preparato il caffè per tutti, Chase era impegnato nella lettura del fascicolo e
Foreman era concentrato su un grosso tomo.
House se ne stava in piedi davanti alla finestra,
osservando tutti loro e passando il bastone da una mano all’altra pensieroso.
-Sindrome paraneoplastica?- ipotizzò Robert alzando lo
sguardo.
-Un tumore?- domandò scettica Cameron.
-Alle ossa, magari.- confermò il biondo.
-E se invece fosse semplicemente una dermatite?- azzardò la
ragazza.
-E’ stata da quattro diversi dermatologi e nessuno di loro
ha trovato nulla.- la contraddisse Foreman lasciando momentaneamente perdere il
tomo. -E poi come la spieghi la confusione mentale?- chiese perplesso.
-Una reazione allergica allora.- ribatté la dottoressa
sistemandosi gli occhiali.
-Tu che dici, House?- chiese Chase voltandosi verso il
capo.
Greg non rispose subito, ma li fissò per qualche secondo,
pensando.
-La nostra paziente rischia la morte in tempi relativamente
brevi?- domandò svogliatamente.
-Non lo possiamo sapere finché non scopriamo cos’ha!-
replicò Cameron perplessa.
-Bene, scopritelo.- ordinò allontanandosi dalla finestra.
-Da soli.- precisò fermandosi dopo pochi passi. -Se la situazione diventa
critica, chiamatemi.-
-Sembri annoiato. Pensavo accettassi solo casi che ti
incuriosiscono.- commentò Robert sorpreso.
-Non oggi. Volevo semplicemente che Foreman la smettesse di
assillarmi.- si lamentò stiracchiandosi la schiena.
-Quindi molli a noi il caso?- chiese Eric incredulo.
-Esatto.- confermò con un ghigno House. -Dovete abituarvi
anche a lavorare senza di me.- commentò serafico, dirigendosi fuori dalla porta.
-Che intendi?- chiese allarmata Allison.
Greg la ignorò e uscì con un ghigno.
-Pensate che voglia licenziarsi?- domandò preoccupata
Cameron.
-Lascialo perdere…è il suo compleanno.- commentò sospirando
la Cuddy entrando.
-Li hai lasciati soli?- chiese sorpreso Wilson sedendosi di
fronte ad House nell’ufficio di quest’ultimo.
-Sì…poveri cuccioli smarriti.- confermò con tono
sarcastico e fintamente addolorato il nefrologo. -Ti hanno già chiesto un
consulto?- domandò curioso.
-Hanno fatto i test per il cancro alla pelle e alle ossa,
negativo. Escludo che sia sindrome paraneoplastica.- rispose serio Wilson.
-Jimmy, cosa ti ho chiesto?- ribatté seccato House.
-Se mi hanno chiesto un consulto.- rispose l’oncologo ben
sapendo dove stavano andando a parare.
-E tu mi hai dato un sacco di informazioni totalmente e
fastidiosamente inutili. Che tra l’altro non dovresti rivelarmi non essendo
quella una mia paziente.- osservò Greg inarcando un sopraciglio.
-Tecnicamente lo è.- obiettò pignolo Wilson. -E’ assegnata
alla tua squadra.-
-Ma a me non interessa.- commentò solamente l’altro. -Ti
hanno chiesto un consulto?-
-Sì.- rispose calmo Wilson.
House scosse la testa divertito. -Se la Cuddy sapesse
quanti soldi e quanto tempo l’ospedale sta sprecando probabilmente assolderebbe
Vogler per uccidermi.- ghignò prendendo la tazza con il caffè e bevendone un
lungo sorso.
-Tu sai cos’ha!- esclamò incredulo James.
-E loro no.- confermò il medico serafico. -Ma che strano,
eh?- chiese sarcastico alzandosi.
Wilson lo osservò ancora sorpreso.
-Se non si lavora con House, ciò non significa non seguire
il “metodo House”.- commentò Greg lanciandogli un piccolo flacone.
James lo prese al volo e lesse. -Vicodin?- domandò a metà
incredulo e a metà divertito.
-La nostra amica ne aveva tre nella borsa, la prescrizione
è di pochi giorni fa e sulla sua storia clinica non risultano prescrizioni
precedenti.- informò con aria soddisfatta
-Reazione allergica al Vicodin?- chiese ancora scettico
l’oncologo.
-Non è la prima e non sarà l’ultima. Non tutti si possono
permettere il paradiso.- osservò House inghiottendo una delle sue pillole.
-Com’è possibile che non lo abbiano rintracciato con le
analisi?- chiese riferendosi alla squadra.
-O quello che le hanno somministrato ne ha coperto le
tracce, oppure erano troppo impegnati a cercare qualcosa di più drammatico.-
rispose con noncuranza House. -In qualunque caso lasciali sguazzare nella loro
ingenuità per un po’.- aggiunse prendendo la giacca.
-Un po’ quanto?- domandò perplesso Wilson.
-Mmm, un paio di giorni dovrebbero andare bene.- decretò
Greg andando verso la porta. -E se se ne accorgono prima, meglio per loro.-
James scosse la testa divertito, alzandosi.
-Ehi…- disse ricordandosi improvvisamente di qualcosa.
-Oggi non è…- esordì, ma venne bloccato.
-Sì.- lo interruppe seccato l’altro, uscendo poi dalla
porta.
Wilson scosse di nuovo la testa, questa volta in
disapprovazione, poi gli venne un’idea.
Il campanello suonò un paio di volte prima che House si
decidesse ad andare ad aprire. Pigramente tolse il volume alla tv e andò verso
la porta, aiutandosi con il bastone.
Guardò nello spioncino e sospirò.
Girò la chiave nella serratura, ma non aprì la porta,
tornando poi a sedersi sul divano.
Wilson aprì l’ingresso con un piccolo ghigno stampato in
faccia.
-E’ permesso?- chiese cercando di apparire divertito almeno
la metà di quello che in realtà era.
-E’ anche casa tua ormai.- commentò pigramente Greg,
bevendo un sorso dalla birra che aveva accanto a sé.
-Pensavo mi volessi cacciare.- osservò James divertito.
-Perché dovrei?- chiese sinceramente curioso House,
girandosi a guardarlo. Aveva un grosso scatolone in mano con un enorme fiocco
rosso in cima “Oh…mio…Dio…”. -Lascia che te lo richieda…cosa c’è in
quella scatola che mi farà venire voglia di cacciarti?- domandò assottigliando
gli occhi.
-Il tuo regalo.- annunciò con un sorriso furbesco,
appoggiando la grande scatola sul pavimento.
Con profondo orrore Greg vide chiaramente che qualcosa
all’interno di essa si agitava, producendo degli strani mugugni..
-Ti prego, dimmi che non è un…- iniziò a dire in tono
assurdamente melodrammatico. Non concluse perché Wilson tolse il coperchio alla
grande scatola e un cucciolo color miele saltò fuori allegro, precipitandosi
subito verso il nefrologo e balzando sul divano.
-…cane.- concluse cercando di sfuggire all’animale che
cercava di leccargli il viso.
James scoppiò a ridere guardando il suo amico e il cane
ingaggiare una specie di lotta. Quando finalmente House convinse il cane a
starsene buono, erano passati almeno dieci minuti.
-E’ un cucciolo di Labrador.- spiegò l’oncologo
avvicinandosi al divano e facendo una carezza al nuovo inquilino, che
prontamente gli leccò una mano in segno di ringraziamento.
-Ma che bello!- esclamò sarcastico Greg, allontanandosi
dall’animale. -Non sai che i regali di solito dovrebbero essere graditi a
chi li riceve?-
-E tu ti occuperai di lui.- precisò Wilson ignorando il suo
commento.
-Scordatelo. Io non baderò a questo sacco di pulci!-
insorse Greg alzandosi aiutato dal bastone.
-Primo, non è un sacco di pulci! Secondo, ti farà bene
avere qualcuno di cui occuparti, è qualcosa di molto istruttivo.- replicò
l’oncologo testardo.
-Ok, hai detto alla Cuddy della squadra, lei ti ha ordinato
di punirmi e questa è la vostra vendetta.- rispose sarcastico indicando il cane.
-Non è una vendetta, è un cucciolo!- ribatté esasperato
James.
-A me non piacciono i cuccioli!- borbottò Greg guardando
male l’amico e l’animale.
-A te non piace nessuno…- osservò serafico l’altro con un
alzata di spalle. -Trovagli un nome.- aggiunse con un sorriso. Il Labrador si
avvicinò al nefrologo, annusando prima le gambe e poi il bastone, sedendosi di
fronte a lui e guardando all’insù.
House sbuffò sonoramente rivolgendo il suo sguardo
all’animale. Il pelo color miele scuro e la coda perennemente in movimento,
infondo era un bel cane. Lo guardò meglio pensando svogliatamente ad un nome. Si
soffermò ad osservare gli occhi. Due grandi occhioni scuri che trasmettevano
tenerezza e sprizzavano gioia.
-Wilson.- mormorò inconsapevolmente continuando a guardare
il cane.
-Dimmi.- replicò l’amico perplesso ma sorridente.
House si riscosse. -Cos…no, non tu…lui.- borbottò indicando
l’animale. -Si chiama Wilson.- informò con un mezzo ghigno.
James rimase semplicemente senza parole. Non aveva idea se
sentirsi preso in giro oppure enormemente onorato. Infondo se aveva scelto un
nome significava che aveva accettato di tenere il cucciolo; ma d’altro canto se
lo aveva chiamato come lui probabilmente era perché voleva prenderlo in giro.
-Che ne pensi?- chiese Greg rivolgendosi all’amico. -Con
quegli occhioni sembri proprio tu.- commentò con un mezzo sorriso canzonatorio.
Wilson rimase ancora più di stucco. Allora non lo stava
prendendo in giro. O forse sì? Scosse la testa, ridacchiando divertito e ancora
perplesso.
-Che c’è?- chiese House fingendosi indignato. -Se proprio
vuoi saperlo lui è di certo più carino di te.- precisò rivolto all’amico
indicando il cane.
-Lui ti piace.- ghignò Wilson sorridendo con l’aria di
averlo colto in fragrante.
-Ho solo detto che è più carino di te…e mi dispiace per il
tuo ego, ma non è poi così difficile.- ribatté ironico House, andando in cucina.
-Certo certo, scappa dalla verità!- continuò a sorridere
James mentre il cucciolo seguiva Greg in cucina.
Il nefrologo lo ignorò e si prodigò per scacciare l’animale
dalla stanza, senza ottenere successo. Wilson, quello umano, assistette la scena
divertito, sperando di aver fatto la cosa giusta portando a casa con sé quel
cucciolo. Forse sarebbe riuscito ad addolcire un po’ il carattere burbero di
House.
-Greg…- esordì entrando in cucina mentre il Labrador
cercava di afferrare il cibo dalla mani del medico. -Buon compleanno.- ghignò
ricevendo un’occhiataccia dall’amico.
-Ti conviene uscire di qui, e portare di là con te questo
sacco di pulci tuo omonimo, altrimenti lo cucino per cena!- ammonì seccato con
il coltello in mano, gesticolando verso entrambi i Wilson.
James scoppiò a ridere, uscendo dalla porta.
-Spiacente, credo che voi due dobbiate imparare a
convivere, non posso interferire!- rise sparendo poco dopo in salotto.
Sbuffando sonoramente Greg cercò di ignorare il cane, che
paziente si era seduto di fianco a lui, annusando nuovamente il bastone, cosa
che il medico trovò poco promettente.
Quando si svegliò il mattino dopo sentiva che non sarebbe
stata una buona giornata. Lo intuiva dalla massa accoccolata sul suo torace.
-Giù, sacco di pulci!- mugugnò cercando di spingerlo via.
In risposta il cane si avvicinò al suo viso, iniziando a leccarlo. -Piantala,
Wilson!- borbottò improvvisamente sveglio, allontanando l’animale che gli abbaiò
giocosamente in saluto.
Sbuffando volse lo sguardo alla sveglia. Perfetto, era
anche in ritardo.
Sbuffando nuovamente si alzò a sedere sul letto,
sbadigliando e allungando la mano verso il flacone di Vicodin sul comodino con
gli occhi semi chiusi. Le sue dita incontrarono un pezzo di carta.
Aprì del tutto gli occhi e sbadigliò di nuovo, iniziando a
leggere.
“Torno tra una settimana, conferenza a Toronto. James.”
Dannazione, non se ne ricordava più! Questo voleva dire…
Il cane abbaiò scendendo dal letto, ma lui non ci fece
caso, realizzando che davvero avrebbe dovuto badare a quel cane per una
settimana, da solo. Sospirò pensando che avrebbe preferito badare al vero
Wilson per una settimana, ma scosse la testa allontanando quei pensieri poco
costruttivi di primo mattino.
Allungò la mano per prendere il bastone, ma con molta
sorpresa non lo trovò. Il cane balzò nuovamente sul letto, appoggiandovi
qualcosa proprio di fianco all’uomo e iniziando a scodinzolare soddisfatto.
House si voltò e notò con profondo orrore che quello che il
cane gli aveva diligentemente riportato era il suo bastone. Rosicchiato.
Quel piccolo bastardo!
Il cane si rese conto dello sguardo furibondo del medico
sul bastone e scappò giù da letto, abbaiando insistentemente alla porta.
Il suo bastone. L’unica entità fisica per cui House
provasse un po’ di amore e di fiducia. Il supporto della sua esistenza…ok, forse
stava drammatizzando, ma quel sacco di pulci di Wilson aveva mordicchiato tutta
l’asta del suo bastone!!
Quella sarebbe stata davvero una pessima pessima pessima
giornata.
Ne ebbe conferma quando entrando in bagno camminò in un
“ricordino” lasciato dal suo nuovo coinquilino.
Giunse al lavoro con un’ora di ritardo rispetto al suo
normale orario, e trovò la Cuddy furiosa nel suo ufficio.
-E’ presto Cuddy, ho dormito male.- si lamentò entrando
prima che lei potesse dire nulla. -Se vuoi fare sesso vai da Chase.- aggiunse
camminando diretto verso la propria scrivania.
-Avevi ambulatorio, te ne sei per caso dimenticato?-
chiese lei furiosa. -Ho dovuto ricombinare tutti i turni in modo da coprire il
tuo orario.-
-Poverina…vuoi che organizzi una colletta per ripagarti il
lavoro extra?- domandò House prendendo la tazza pulita dall’armadietto e
passando nella stanza accanto.
-Se questa è la tua nuova tattica per sfuggire alle ore di
ambulatorio…- lo ammonì irritata dalle sue battutine, seguendolo.
-Cosa fai, mi sculacci?- azzardò sarcastico l’uomo. -O mi
regali un pesce rosso? No, peggio, un gatto?- aggiunse borbottando, versandosi
il caffè già preparato, probabilmente da Cameron.
-Che stai dicendo?- chiese lei confusa e esasperata.
-Lascia perdere.- mormorò lui bevendo lentamente dalla
tazza.
Lisa non replicò perché la squadra fece il suo ingresso
nella stanza, tutti apparentemente con delle espressioni serie e incredule.
-Che succede, sembrate depressi…- commentò guardando i tre.
Infondo poteva ancora divertirsi un po’ con loro.
-Tu sapevi cos’aveva quella donna.- ribatté irritato
Foreman.
-Aveva? Significa che l’avete dimessa? O che è
morta?- chiese curioso House. -Perché nel primo caso la mia risposta è sì e voi
avete fatto la figura degli idioti, nel secondo caso la risposta è no e la
responsabilità della sua morte è tutta vostra.- aggiunse bevendo un altro sorso
di caffè.
-E’ appena stata dimessa.- informò stizzito Chase.
-Perché lo hai fatto?- domandò mesta Allison.
-Per mettervi alla prova…- disse semplicemente House. -Se
aveste usato il mio metodo avreste risparmiato i soldi dell’ospedale, il tempo
di Wilson, il mio tempo e anche un sacco di esami alla poveretta.-
-House, non sei pagato per insegnare loro a frugare nelle
borse delle pazienti.- intervenne seccata Lisa.
-Tecnicamente sì. Vengo pagato per scoprire cos’hanno i
pazienti, e io lo scopro. I mezzi sono indifferenti al fine.- rispose serafico
lui. -Scommetto che non ci avete dormito!- ghignò perfidamente divertito,
scrutando i volti stanchi dei colleghi.
Foreman scosse la testa incredulo, Chase inarcò entrambe le
sopraciglia e Cameron lo guardò severa.
Lisa si limitò ad osservare perplessa il bastone.
-Che gli è successo?- chiese indicando il legno
irrimediabilmente rovinato.
-E’ stato…rosicchiato.- commentò Cameron osservandolo da
vicino.
Improvvisamente il poco buon umore guadagnato dal nefrologo
si vaporizzò.
-Opera di Wilson.- borbottò senza fare particolarmente caso
a come suonava quella frase.
Per alcuni istanti nessuno fiatò, poi Chase si schiarì la
voce. -Wilson ha…rosicchiato il tuo bastone?- domandò cauto e perplesso,
cercando di non scoppiare a ridere.
-Non quel Wilson…ah, lasciate perdere!- borbottò
uscendo dalla stanza e dirigendosi verso l’ambulatorio. Era a metà strada quando
il suo cellulare squillò.
Guardò il numero e rispose salendo in ascensore.
-Mi auguro che per quanto torni tu abbia in mente un modo
eccellente per farmi dimenticare la voglia incredibile che ho di sbatterti a
dormire sotto un ponte. Tu e quel sacco di pulci di Wilson!- esclamò nervoso.
La gente sull’ascensore lo guardò sorpresa e confusa, tra
di esse House intravide una delle infermiere di pediatria con cui James era
uscito un paio di volte, ma non ci fece più di tanto caso.
-Che ha fatto, ti ha fregato la cena?- chiese
ironica la voce dell’oncologo all’altro capo.
-Wilson, ha mordicchiato tutto il bastone! Lo ha
rovinato!- rispose calcando di proposito sul nome. Quella cosa poteva tornargli
utile dopotutto, pensò ghignando tra sé e sé.
-Ohi ohi.- commentò solamente la voce di James,
adesso preoccupata.
-Trova un buon motivo per cui dovrei farti entrare di nuovo
in casa mia.- ribadì Greg chiudendo lo sportellino del telefono.
Uscì dall’ascensore e si diresse all’ambulatorio per
controllare i suoi turni.
Quella fu la settimana più assurda di tutta la sua vita.
Decisamente non era il tipo da prendersi cura di un cane, non aveva la pazienza
adatta, né l’indole adatta. Eppure anche quando era stato sul punto di portarlo
al canile si era fermato, incapace di andare oltre il pianerottolo.
Quello era un regalo di James, oltre al fatto che glielo
ricordava dannatamente con quei grossi occhioni scuri che non chiedevano altro
che qualche coccola. E a lui mancava la presenza del vero Wilson.
Si sedette svogliatamente sul divano accendendo la tv e
facendo quasi inconsapevolmente segno al cane di salire accanto a lui.
L’animale si accucciò al suo fianco e gli appoggiò il capo
sulla coscia, guardandolo dal basso in alto con “l’aria da Wilson”.
Greg si lasciò sfuggire un sorriso, accarezzandogli piano
la testa e il setto nasale, cosa che il Labrador sembrava gradire
particolarmente. Quando gli grattò dietro le orecchie il cane si girò a pancia
all’aria, esponendosi al medico. House poteva anche non gradire particolarmente
gli animali, ma sapeva che quello era un gesto di grande fiducia da parte del
cucciolo; esporre la gola in quel modo alla “persona” sbagliata nel mondo
animale poteva anche significare la morte.
Lentamente prese ad accarezzargli la pancia, osservandolo
rilassarsi lentamente. Risalì e gli accarezzò nuovamente dietro le orecchie,
lasciando che il suo sorriso si allargasse. Era la prima volta che si lasciava
andare all’impulso di coccolare quella piccola peste.
-Infondo non sei così male…- mormorò osservandolo.
-Allora posso restare?- chiese dalla soglia James con un
sorriso dolce.
Greg alzò lo sguardo sorpreso, non l’aveva per niente
sentito entrare. Il cane balzò giù dal divano e corse incontro all’oncologo,
abbaiando felice. Anche House si sentiva felice di vederlo, ormai che gli
mancasse era accertato.
Il nefrologo si alzò e gli arrivò di fronte.
-Perché mi hai regalato questo cane?- chiese senza traccia
di ira o sarcasmo nella voce.
-Perché ti aprissi almeno con qualcuno…- rispose con un
velo di tristezza negli occhi James. Quello sguardo…ora capiva che messaggio
avevano sempre cercato di mandargli gli occhi di Wilson, quello vero. E c’era
stato bisogno di un Labrador e di una settimana allucinante per capirlo, a lui
che si considerava un genio a tutti gli effetti.
-Aprirmi con un cane?- chiese a metà tra il divertito e
l’incredulo Greg, mascherando i suoi veri pensieri.
-Sai cosa voglio dire…- ribatté lievemente seccato
l’oncologo.
-Se tu avessi parlato chiaro forse ti saresti risparmiato i
soldi del cane e questa settimana atroce a me.- commentò House facendo un passo
in avanti.
Wilson lo fissò confuso, possibile che avesse capito il
vero motivo per cui gli aveva regalato quel cane?
-Perché mi hai regalato quel cane?- chiese di nuovo Greg,
avvicinandosi ancora di più.
James esitò per un attimo, scrutando gli occhi dell’uomo di
fronte a sé.
-Perché mi fa male vederti solo.- ammise l’oncologo con un
filo di voce. -Mi fa male vederti soffrire per la solitudine che ti costruisci
intorno.- continuò sostenendo lo sguardo penetrante di House. -E visto che non
potevo esserci io accanto a te, volevo evitare che tu fossi solo.- concluse
piano.
-E’ questo il tuo problema Jimmy…dai per scontato il modo
in cui penso.- commentò Greg con un piccolo sorriso. -Non lo sai che i geni sono
imprevedibili?- chiese ironico.
James lo guardò per un attimo confuso, indeciso su cosa
dire. House scosse la testa, avvicinandosi fino ad essere a pochi centimetri dal
viso dell’amico.
-Sai mantenere un segreto?- chiese con un filo di voce e
una strana luce divertita negli occhi, che inquietò non poco l’oncologo.
-Certo.- rispose flebilmente.
-Tu mi ami.- mormorò Greg a pochi millimetri dalle labbra
di Wilson.
James sentì qualcosa vorticare nello stomaco, non era certo
l’uscita che si aspettava. -E’ vero…- sussurrò socchiudendo gli occhi.
Con un accenno di ghigno House annullò la distanza tra loro
e lo baciò lentamente, senza irruenza. Per alcuni istanti dopo che si separarono
rimasero in silenzio, fissandosi negli occhi, poi Greg cedette e sorrise.
-Ti amo, Jimmy.- sussurrò senza traccia di scherno nel tono
e negli occhi.
Il cane abbaiò in direzione dei due.
-E’ geloso…- commentò James lasciando che le sue labbra si
distendessero in un sorriso divertito.
-Buono Wilson…- disse allungando la mano libera dal bastone
per fargli una carezza.
-Accidenti, lo ha ridotto proprio male.- osservò l’oncologo
indicando il sostegno dell’uomo.
House gli rivolse uno sguardo truce, poi ghignò
-Oh, ma mi sono vendicato.- commentò perfido rifiutando di
dire altro.
Il giorno successivo al Princeton Plainsboro Teaching
Hospital
-House!- esclamò James entrando nell’ufficio dell’uomo.
-Sì?- domandò Greg suadente, con un ghigno enorme stampato
in viso.
-Mi spieghi perché Lizzy, l’infermiera di pediatria, va in
giro dicendo che ho rosicchiato il tuo bastone??- domandò incredulo.
-Ups, credo che ci fosse anche lei sull’ascensore quando
abbiamo chiacchierato di “Wilson” e della sua opera…- rispose fintamente
spiacente e apparendo sorpreso in modo schifosamente falso. Il ghigno riprese il
suo posto pochi secondi dopo e l’oncologo lo guardò scioccato.
Pochi secondi e anche James scoppiò a ridere.
-Sei un idiota completo!- esclamò abbassandosi verso di lui
e baciandolo.
-Per questo mi adori.- commentò House ghignando.
-Woof!- replicò semplicemente Wilson…quello umano.
END
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