Thief Lo_oks 2
Dedico la fanfiction a Il_Genio_del_Male che mi ha supportata
chiedendomi di terminare questa piccola follia, e a valentinamiky, elfin emrys, Sakura Nakamura, Hi_no_Koshka, Your guardian Angel, Suicidal_Love & layla84 per le loro meravigliose recensioni! [Vi adoro <3] *-*
P.s: alla fine
della pagina trovate le foto dei protagonisti, quindi non sfuggite!! :P
Thief Lo_oks
Seconda Parte
Smile,
God Evil! Smile!~ ♥
«Shhh, silenzio, sta
iniziando!» esultò Katie con gli occhi luccicanti
e le mani giunte, indicando col mento la proiezione sulla parete.
Richard tossì schiarendosi la gola -era assolutamente
vietato proferire parola quando Katie doveva vedersi un film, o come in
quel caso, le scene tagliate, o gli errori della quarta stagione di
Merlin- e probabilmente aveva preferito ordinare alla sua gola di
raschiarsi adesso, per evitare che accadesse in seguito.
Anthony fece un gran sorriso luminoso, poi alzò il pollice e
spense le luci, proiettando la stanza in un temporaneo buio.
Colin si sistemò meglio nella sedia, mentre nei suoi occhi
si riflettevano i numeri del grande schermo.
Iniziava sempre così... finta grafica tremolante, per
imitare quella antica -come se quelle puntate avessero un secolo e non
qualche mese- con un cerchietto che girava attorno ad un numero.
5...
4...
3...
Angel cacciò una ciocca di riccioli dietro l'orecchio e si
umettò le spesse labbra.
2...
1...
Eoin trattenne il respiro, con lo sguardo di un bambino che attende il
suo gelato preferito dalle mani del pasticcere.
0...
Una musica si diffuse nell'ambiente, e la scritta "Merlin" apparve al
centro della parete.
«E' iniziato!» gioì sottovoce Katie,
agitandosi nella sedia come un micio in una gabbia.
Colin si aprì in un sorriso, e del resto non
riuscì ad evitarlo: Katie gli metteva allegria, era una
persona così positiva e solare!
E mentre immagini e suoni si inseguivano nella parete Col
rifletté che non era una brutta prospettiva dover passare
così il Natale: insomma, dopo tanto impegno e tante ore
sudate sotto il sole per le riprese -ed in altri casi sotto la pioggia
scrosciante- il vedere profilarsi di fronte agli occhi i propri sforzi,
tramutati in realtà, era un balsamo per le loro menti
provate.
Specialmente con la consapevolezza che tra qualche mese avrebbero
dovuto girare la quinta stagione.
Colin fece una smorfia e in quell'istante tra le tante scene comparve
quella di Uther armato di spada, che tentava di difendere un Arthur
esanime a terra.
Il moro si morse l'interno della guancia, per rintracciare
l'episodio... era una sorta di allenamento, una sfida che proponeva -o
meglio, imponeva-
a se stesso ogni volta che si ripresentava l'occasione di vedere scorci
di episodi: a che puntata apparteneva ogni scena?
4x03... rispose immediatamente, senza tuttavia dirlo ad alta voce.
In quel caso si sarebbe attirato uno sguardo omicida da parte di Katie,
che idolatrava il silenzio.
Un'altra scena di Uther: questa volta il vecchio re aveva gli occhi
socchiusi, e Arthur reggeva la sua testa con le lacrime agli occhi.
Sembrava così dannatamente
reale!
Tutti si erano complimentati con Bradley, per la sua interpretazione:
era incredibile come riuscisse ad entrare nel personaggio, a
commuoversi o sorridere, a sembrare così autentico.
E Colin si accorse di star fissando l'immagine di Arthur in lacrime
-provando un'intensa, inspiegabile
pena per quegli occhioni lucidi e lacrimosi ed un inaccettabile e incomprensibile
desiderio di consolarlo, magari incominciando da quel labbrino tremulo
e... no, no, no!- solo quando Anthony eruppe in una risatina sarcastica.
«Ultimi momenti di gloria.» borbottò
ghignante, mentre Katie gli lanciava contro qualcosa per farlo tacere.
Cosa fosse l'oggetto incriminato Colin non se lo chiese neanche, troppo
attento a scuotere la testa e picchiettarsi la fronte nel vano
tentativo di cancellare certe immagini -che decisamente non avrebbe
dovuto desiderare- dalla sua mente.
Maledetti i suoi neuroni... forse un trapianto di cervello non era
un'idea così malvagia.
Katie zittì di nuovo i suoi compagni e Colin fu sicuro di
aver rintracciato un movimento correlato ad un fruscio di stoffa a
pochi centimetri dal suo orecchio.
Eoin, seduto in seconda fila, con un sorrisetto divertito e negli occhi
il brillio della proiezione, si era sporto per dare un colpetto nella
nuca di Katie, che si voltò teatralmente oltraggiata.
«Morgana si vendicherà per questo
affronto!» sibilò.
Angel trattenne a stento le risate e Richard ne approfittò
per tossire di nuovo.
«Stai parlando.» gli fece notare innocentemente
Eoin.
Colin si domandò come facesse il ragazzo a mantenersi la
testa attaccata al collo, dopo le tante frecciatine che lanciava
sistematicamente alla bruna.
Katie aveva un carattere esuberante... ed Eoin era probabilmente
l'unico che riusciva a darle testa, ad assecondarla nella sua
giocosità. Pazzoidi entrambi, insomma.
L'interprete della strega si voltò dandogli le spalle e
tornò a guardare la parete, che adesso mostrava una scena
della..
4x04 si
rispose mentalmente Colin.
Oh sì... e... accidenti che scena!
Proprio quella dovevano far vedere?
Un Arthur e un Merlin, litigando sul pavimento, facevano bella mostra
di sé sotto lo sguardo divertito dello zio di Arthur,
Agravaine.
Colin si passò senza accorgersene una mano sul collo.
Rabbrividì: le dita erano fredde al tatto.
Improvvisamente sentiva l'aria farsi più pesante, come se
gli sfuggisse dai polmoni...
Merlin e Arthur continuavano ad agitarsi, col maghetto che cercava in
tutti i modi di sfilare le chiavi dalla cintura dell'altro.
Peccato per quel semplicissimo
ed
innocentissimo dettaglio che intaccava l'amoroso
quadretto. Arthur era senza pantaloni.
O meglio.
Brad era
senza pantaloni.
Colin si schiarì la gola e quasi senza pensarci
lasciò vagare lo sguardo intorno: si accorse che due occhi
blu erano puntati su di lui e prima ancora che potesse rimproverare i
suoi nervi, le guance andarono a fuoco.
Ricordava ancora quella scena...
Quando lui e Brad l'avevano letta nel copione avevano sgranato gli
occhi, scambiato uno sguardo stupito, e scoppiati a ridere
rumorosamente.
«Stanno scherzando...» aveva biascicato Brad quando
era riuscito a riprendere fiato. Colin, a quel punto, aveva alzato le
spalle. «Lo spero!»
Ma a dire il vero in quel momento gli era sembrato davvero uno scherzo.
Aveva rifiutato di accettare che dovesse, realmente, eseguire quella
scena, e di conseguenza non si era soffermato un attimo a contemplare
l'idea di doversi lanciare su Arthur.
Senza pantaloni.
E invece...
Poteva ancora rimembrare il modo in cui, indeciso se ridere o rimanere
senza parole, aveva ascoltato i produttori e i registi ed essi gli
avevano confermato che sì, non era uno scherzo.
Ed era stato... piuttosto imbarazzante girare quelle scene...
specialmente perché le mani di Arthur-- ehm, Bradley-- sulla
sua schiena -comecopionecomanda- avevano quella straordinaria e -dannatissima, oh
sì- capacità di confonderlo.
Devi prendere la
chiave... si ripeteva come un mantra, per calmarsi, afferra la chiave e la scena
sarà finita.
Ma no, i registi avevano preferito aggiungerne un'altra, se possibile
ancora peggiore.
Dovevano anche buttarsi a terra!
Come se non fosse già abbastanza dover stare praticamente
appiccicato tipo polpo alle gambe di.. di... oh accidenti!
E sì, erano caduti a terra.
Avevano dovuto girare quella scena un sacco di volte, per di
più.
Bradley era... era... una persona orribilmente crudele!
Era uno degli attori più bravi, l'avevano capito tutti
là dentro tranne il diretto interessato.
Eppure quel
giorno, proprio per quella
scena, Bradley sembrava sbagliare ogni singola volta.
Prima dimenticava la battuta, poi si voltava troppo presto, poi i
pantaloni non si abbassavano, poi cadeva e diceva di essersi fatto male
e quindi dovevano ripetere tutta la scena daccapo.
Ma Colin era sicuro che lo facesse di proposito.
Proprio perché lo vedeva così a disagio, e si
divertiva a tormentarlo!
Sbuffò irritato al ricordo e tornò al presente in
tempo per ascoltare il commento di Katie.
«Sembrate una coppietta... che siete teneri!»
Colin arrossì colto alla sprovvista, ma ancor di
più lo infastidì sentire la risatina di Bradley.
Si decideva ora ad aprir bocca, quel maledettissimo
somaro?
Spostò gli occhi per esaminare la sua espressione e si
impietrì incontrando il suo sguardo.
E la sua risata, che lentamente si tramutava in un sorriso.
Colin si rese conto di non riuscire a muoversi. Era completamente ed
incondizionatamente incatenato a quello sguardo... temeva che se si
fosse mosso Brad avrebbe potuto riconoscere il suo imbarazzo.
E no, non doveva capirlo!
Nessuno
doveva capirlo.
Assolutamente nessun essere vivente avrebbe dovuto cogliere
ciò che la sua mente aveva ormai rinchiuso nel cassetto,
sotto l'etichetta "sogni impossibili".
Mente? I filosofi dicevano che era il cuore... ma quello palpitava e
basta, come avrebbe potuto comunicare?
Piuttosto, quel gomito ossuto che puntellò violentemente il
suo fianco, facendolo sobbalzare, aveva sicuramente trovato i suoi modi
personalissimi per comunicare.
«Ti sei incantato?» ironizzò Santiago
con un sorriso che non prometteva nulla di buono.
Merlin si rese conto che le sue orecchie sembravano essersi immerse
nell'acqua bollente, tanto erano calde.
«N... no! Cosa dici? Perché mai
dovrei...»
«Col, mi riferivo alle puntate.» fu il commento
ancora più sarcastico, mentre l'amico indicava la parete
senza smettere di guardarlo.
Colin impallidì, e tacque.
Poi calò di nuovo il silenzio -con la gioia di Katie- e
tutti tornarono a guardare gli spezzoni.
Tuttavia, per un unico folle attimo, Colin fu sicuro di sentire ancora
su di sé la forza di quegli occhi blu così
profondi, passare in rassegna la sua nuca.
Ma non si voltò.
Ne aveva abbastanza di questi giochetti... e ne aveva abbastanza di
andare in iperventilazione.
*
Lo champagne era stato estratto dalla ciotola piena di ghiaccio,
stappato e versato in file ordinate di alti e stretti bicchieri.
Ed infine, aveva riscaldato la gola di tutti -tranne Richard, che
insisteva sull'idea che l'alcol facesse male alla tosse, alla qual
esclamazione Colin avrebbe veramente voluto ribattere con una battuta
ad effetto tipo "Forse dovreste consultare Gaius"-, ma uno sguardo
azzurrino puntato su di lui gli fece dimenticare perfino di avere i
piedi per terra.
E cosa li aspettava dopo il "cin cin" e la bevuta?
Ma naturalmente i regali!
Personalmente, era la parte della festa che Colin detestava di
più. Innanzitutto, perché non sapeva mai come
reagire nel ricevere un regalo: ringraziare, sorridere e poi scartarlo,
oppure scartarlo, ringraziare e poi sorridere, o ancora sorridere,
scartarlo e poi ringraziare?
Si sentiva incredibilmente a disagio: a volte aveva l'impressione di
risultare troppo timido ed impacciato, quando ringraziava praticamente
ad ogni piè sospinto, altre volte temeva di apparire
sfrontato e maleducato, se ciò non avveniva abbastanza
spesso.
Odiava poi il rumore della carta strappata... gli faceva lo stesso
effetto delle unghie sulla lavagna.
Al solo pensiero rabbrividì.
Ma la questione peggiore di tutte era il regalo in sé: aveva
sempre la dannata e costante paura che i suoi regali non valessero
niente in confronto a quelli degli altri.
Per questo odiava le feste di compleanno.
Ma doveva farsi forza... dopo circa un quarto d'ora ebbe la conferma
delle sue tesi: dopo aver ascoltato almeno una ventina di "scusa" e
"grazie" e altri sorrisi e parole gentili, ne aveva decisamente
abbastanza.
Era stressante anche dover rispondere "prego" agli occhi
sbrilluccicanti e i sorrisi da stregatto che si aprivano nei volti dei
suoi amici ogniqualvolta si ritrovavano a scartare un suo regalo.
Colin gonfiò le guance e soffiò via l'aria
insieme alla frustrazione e all'ansia.
Perché era così nervoso? Mancava solo il regalo
di Bradley, suvvia...
Lanciò e riprese al volo il pacchettino incartato che teneva
nella mano destra, e giocherellò col nastrino mentre
percorreva l'area della sala alla ricerca del suo amico.
Perché Bradley si trovava sempre nel posto sbagliato al
momento sbagliato?
Quando stava per ripassare il lato ovest della grande sala sfarzosa
passò di fronte alla terrazza: tuffò lo sguardo
fuori e si perse nell'orizzonte, attraversando col pensieri miglia e
miglia di aria ghiacciata e frizzante.
«Tadaaaaaaan!» urlò qualcuno dietro di
lui e improvvisamente Colin vide tutto nero.
«Chi sono?» gli domandò giocosa una voce
fin troppo
conosciuta...
Ecco dov'era finito.
«Per usare le parole di Merlin, direi un babbeo.»
Quella
risata...
Oh quanto adorava quella... no, no, no! Basta così!
Finalmente Brad dovette aver intuito che fosse una saggia decisione
allontanare le dita dalle palpebre dell'altro, perché il
più piccolo ottenne nuovamente il potere della vista.
«Sbagliato, sono il tuo divertentissimo e
bellissimo migliore amico!» rise praticamente sul suo
orecchio.
Colin divenne sordo ai canti d'amore lanciati da alcuni suoi neuroni in
stato di adorazione, e si voltò con un ampio sorriso,
incontrando gli occhi dell'amico.
«Sicuro che stiamo parlando della stessa persona?»
Il biondo rise ancora, poi estrasse una lunga scatola incartata da
dietro la schiena, e gliela mise praticamente tra le mani.
«Aprilo, su.»
Colin era rimasto inebetito. «Che sarebbe?» chiese,
non sicuro di voler conoscere la risposta.
La sua misera scatolina impallidiva di fronte ad un regalo grande come
quello.
Ecco perché odiava questo genere di feste...
«Il mio regalo per te, ovviamente, stupido!»
soffiò l'altro divertito, scompigliandogli i capelli.
Colin licenziò i suoi neuroni adoranti -che al tocco di
quelle calde
dita tra i suoi capelli avevano iniziato ad agitarsi urlando a
squarciagola dichiarazioni d'amore eterno- e si impose di fissare solo
ed esclusivamente i motivi della carta da regalo, cincischiando con le
dita sul nastrino nel tentativo di slegarlo.
Era un incapace e...
Oh, fortunatamente Brad aveva ritratto le dita... se avessero
continuato a massaggiargli la testa in quel modo sicuramente le sue
guance sarebbero diventate dei pomodori maturi!
«Questo non si snoda, si stacca.» rise ancora Brad,
e prima che il più giovane se ne rendesse conto,
l'interprete del leggendario re Arthur aveva afferrato il nastrino
verde, tirandolo via per staccarlo.
Era stato fissato con la pinzettatrice, certo, doveva immaginarlo...
meditò Colin, per non pensare al fatto che le loro dita si
erano appena sfiorate.
Alzò appena lo sguardo e vide Brad sorridere, agitando
trionfante il nastrino.
«Hai visto? Non sei contento di avere un amico
così intelligente?»
Colin scosse la testa, tanto per prenderlo in giro, e
riabbassò gli occhi per scartare il regalo.
Ci manca solo che mi
taglio con la carta e per oggi ho completato la lista delle figure di
merda, fu il suo pensiero amaro. E come volevasi
dimostrare, ecco che la carta strisciò e una gocciolina di
sangue si levò dal suo dito abbattuto.
Colin trasalì ritirandolo di colpo e Brad se ne accorse,
perché si avvicinò a lui, afferrandogli la mano.
«Ti sei fatto male?»
«No, n...» stava iniziando a dire il più
giovane: ma quando incontrò quegli occhioni azzurri si
bloccò nuovamente.
Tutta colpa di quel gruppetto di neuroni adoranti! Sicuramente avevano
accalappiato le parole che doveva dire... proprio per farlo stare muto
e immobile come un pesce lesso.
Ed ecco che avrebbe anche potuto voltar pagina, e continuare ad
elencare le figuracce di quella sera.
Possibilmente non erano neanche finite.
Qualcuno tossì e Brad si schiarì la gola,
imbarazzato, lasciandogli la mano.
Un altro colpo di tosse...
Colin stava per voltarsi sgarbatamente -cavolo, l'avevano interrotto
nella sua contemplazione di quei bellissimi lapislazzuli luccicanti-
verso colui che aveva interrotto quell'indescrivibile idillio,
probabilmente Richard, ma quando si voltò non...
Un momento.
Contemplazione?
Bellissimi lapislazzuli luccicanti?
Indescrivibile idillio?
Lo stomaco di Colin fece una capriola e il ragazzo scosse violentemente
la testa, in modo da stordire quei maledettissimi neuroni.
Basta!
Di questo passo sarebbe sicuramente impazzito.
Ordunque, tornando alla realtà... quando si voltò
non riconobbe Richard ma Katie.
«Sono curiosa di vedere il regalo!»
celiò quella con il sorriso inquietante che utilizzava per
Morgana, alla "guarda-che-è-un-ordine".
E Colin l'accontentò: più per costringersi a fare
qualcosa, distraendosi dai suoi pensieri confusi e stressanti, che per
mero spirito d'amicizia.
Fu così che strappò con ampi movimenti liberatori
-immaginò di trovarsi davanti quei neuroni che costringevano
la sua mente insana a certi pensieri-, facendone emergere quella che
sembrava proprio la confezione di...
«Una chitarra?» quasi urlò, spalancando
occhi e bocca.
Brad annuì, ispirato. «Ne hai sempre desiderata
una, no?»
«Beh, sì, certo ma...»
Accidenti quanto gli
sarà costata!
Non finì la frase ma alzò lo sguardo, come
aspettandosi che l'altro lo capisse lo stesso.
Brad fece un movimento vago con le dita, mentre Katie urlacchiava
sorpresa, prendendo la scatola e mostrandola a tutti gli altri.
«Cazzo!» fu il commento di Eoin, uno dei tanti
commenti che ne seguirono, per precisione. E diciamo anche il
più controllato e fine, il che è tutto dire.
«Ma come...» come
hai fatto a sapere che ho sempre sognato di saperla suonare?
si domandò Colin ancora sorpreso.
Le labbra di Brad si piegarono in un sorriso sbarazzino, come di chi si
appresta a narrare un bel ricordo.
«Una volta mi hai detto che il tuo sogno fin da quando eri
bambino era quello di suonare una chitarra, seduto su una collina
erbosa con le gambe incrociate, a fissare il sole rosso all'orizzonte,
nella campagna irlandese, un tiepido pomeriggio d'autunno.»
Colin, se possibile, si sorprese ancor più di prima.
Perfino lui stesso si era dimenticato di avergliene parlato, e invece
l'amico ricordava tutto, parola per parola.
Ora che Colin ci pensava, suppose che fosse successo uno dei primi
giorni da che si conoscevano.
In una pausa durante le riprese della prima stagione di Merlin, lui e
Brad stavano discutendo del "cosa ti piace?", classica domanda che si
fa tra sconosciuti col fine, appunto, di conoscersi meglio.
Una di quelle domande distratte, spesso disinteressate, le cui risposte
solitamente sono vaghe, o comunque si dimenticano dopo averle ascoltate.
E invece no.
Bradley le ricordava alla perfezione.
Sorrise, non sapendo bene che altro fare, ma qualcosa si sciolse dentro
di lui, come un cubetto di ghiaccio che scivolava attraverso la gola
fino a depositarsi nello stomaco.
Si sentiva a disagio... terribilmente a disagio.
«E questo immagino sia per il sottoscritto!»
aggiunse Brad indicando il pacchettino che Colin covava sotto il
braccio.
Come risvegliato da un sogno il moro
impallidì. «Eh? Questo? No...
n-...»
Troppo tardi: il biondo aveva già afferrato il cubetto
incriminato e se lo rigirava tra le mani, soppesandolo, come per
indovinare cosa contenesse.
Solo dopo qualche attimo, rendendosi conto che era un'operazione
inutile, si decise a scartarlo.
Ecco, quel momento era finalmente giunto. Colin deglutì e
strinse le labbra, imbarazzato.
«E'... una sciocchezza.»
«Se l'hai fatto tu, per me, sicuramente non lo
sarà.» ribatté Brad mentre buttava via
strisce di carta colorata, con gli occhi luminosi come quelli di un
bambino.
Ed effettivamente aveva la stessa morbosa curiosità.
Colin sospirò. Calmati,
su... andrà tutto bene, è Brad.
Doveva solo non far trapelare nulla...
«Non è niente rispetto al tuo.» ammise
tutto d'un fiato.
Come non detto...
imprecò mentalmente subito dopo, quando gli occhi blu
dell'amico guizzarono in su, a calamitare i suoi.
Forse avrebbe voluto dire qualcosa... per confortarlo, per insultarlo
ricordandogli che era un idiota paranoico -e sì che glielo
aveva detto parecchie volte in passato!- o forse per fare qualche
battuta di spirito. Eppure rimase in silenzio, limitandosi ad una
risatina.
«L'importante è il pensiero.» concluse
bonario.
Colin tramontò gli occhi al soffitto e quando la pupilla
ebbe percorso l'arco completo tornando al punto di partenza riconobbe
il volto di Brad tramutato in una maschera di... meraviglia?
Merlin rimase sbigottito: ah davvero? Il suo regalo provocava questo?
Ammirazione, sorpresa?
Quasi quasi iniziava ad accettare i suoi neuroni... non erano poi
così male.
«Una telecamera!» spiegò Brad in
risposta allo sguardo interrogativo di Katie -che dopo aver fatto
girare la chitarra tra tutti i presenti, assicurandosi personalmente
che ognuno fosse riuscito a dargli un'occhiata- era tornata per
assistere all'apertura del secondo regalo.
«Colin conosce i tuoi gusti meglio di chiunque
altro.» si lasciò sfuggire con un sorrisetto
impertinente.
Colin la guardò senza dire niente, studiando la sua
espressione: per un attimo fu sicuro di notare quegli occhi
verde-grigio rivolgergli uno sguardo malizioso.
La lingua si congelò sul posto e la pelle
rabbrividì: che Katie avesse capito?
«Questo vale tantissimo!» lo svegliò
Brad, un po' guardando attonito il dono, un po' il donatore.
«No, sicuramente la tua chitarra sarà costata
di...»
«Oh, smettila, sai cosa intendo. Vale tanto... per
me.»
Il cuore di Colin ebbe un fremito e il ragazzo fu sicuro che il tempo
fosse rallentato.
Accidenti a lui!
Più uno era agitato più il tempo
sembrava non passare mai.
«Emh... scusate!»
Ancora una volta fu l'interprete di Lady Morgana a spezzare il filo che
collegava i loro occhi.
Entrambi si voltarono storditi, e Brad si schiarì perfino la
gola.
«Posso farla vedere agli altri?»
cinguettò la mora con un sorriso che andava da orecchio a
orecchio.
Brad sollevò un sopracciglio, scambiò uno sguardo
con l'amico, comprese la richiesta e lasciò che le dita
affusolate della giovane prendessero possesso della confezione,
correndo e ridacchiando per farla vedere agli atri.
Ancora una volta è necessario censurare i commenti di Eoin.
«Ti ringrazio, Morgan.» spezzò il
ghiaccio Bradley, con voce appena più calda.
Il primo allora sollevò lo sguardo e ancora una volta il suo
corpo smise di rispondere agli ordini, specialmente quando Brad fece
quel suo dannatissimo
sorrisetto storto.
«Ma credevo che odiassi la mia telecamera!»
Colin si riscosse, giusto in tempo per ribattere. «Solo
perché non te l'avevo regalata io.»
Bradley scoppiò a ridere e Colin si chiese cosa ci fosse di
comico.
Per un momento si sentì un idiota, soprattutto immaginando
la scena vista da fuori: uno che si sbellicava dal ridere e l'altro che
lo fissava apatico.
Batté le palpebre, avvertendole stranamente accalorate, e
scosse la testa.
No, non erano solo le palpebre ad avere un calore stranamente intenso..
anche le orecchie e le guance bruciavano come se, al posto del sangue,
gli scorresse lava nelle vene.
Fu costretto a distogliere lo sguardo e far vagare gli occhi tra tutti
i presenti: Katie rideva insieme ad Angel, entrambe con un secondo
bicchiere di champagne in mano, e la prima sembrava anche accennare a
muovere i fianchi come se ballasse. Eoin ghignava senza un motivo
apparente, con tanta convinzione ed energia che Tom era stato costretto
ad afferrargli una spalla per non lasciarlo stramazzare a terra -e
conoscendolo, ne sarebbe stato capacissimo-, mentre più in
là gli interpreti di sir Leon e Lancelot sembravano
discutere a voce bassa di qualcosa, ogni tanto indicando qualcuno della
mischia o guardandosi come se non credessero alle proprie orecchie.
Dall'altro lato della sala Richard ed Anthony masticavano qualche
stuzzichino, rivolgendo velate occhiate in sua direzione.
In ogni caso tutti -a parte Eoin, immerso nel suo mondo fatto di
singhiozzi e risate, probabilmente causate da una sbornia che il giorno
dopo sarebbe stata faticosa da smaltire- sembravano comunque avere un
punto in comune: fissavano lui e Bradley, parlottando tra loro.
Colin si sentì mancare il terreno sotto i piedi, per un
attimo: che avessero capito tutti?!
Non avrebbero dovuto!
Era tutta colpa sua e dei suoi occhi troppo espressivi -così
li aveva definiti sua mamma-.
La visione si fece distorta e sfocata per un attimo, traballante come
la luce di una candela, e il cuore si agitava come se avesse preso la
scossa.
Non si sentiva bene... gli mancava l'ossigeno, era come se... come se
non ce ne fosse abbastanza.
Non aveva mai sofferto di claustrofobia, ma poté immaginare,
in quell'istante, cosa dovesse patire un uomo affetto da quel disturbo.
All'improvviso tutto perse chiarezza: rimase una sola certezza, e
cioè che doveva uscire da lì e subito.
«Vado a prendere una boccata d'aria.»
biascicò con fare affrettato, le ginocchia che
già tremavano.
Se non si fosse voltato e diretto verso il terrazzino, probabilmente
sarebbe stramazzato al suolo coperto da quel velo di calore e di stress
che sembrava adesso soffiare da tutte le parti.
«Cosa?»
«C'è troppo caldo qua dentro.» fu la
risposta.
Insensata e stupida, come la situazione del resto.
Colin non si aspettava che Bradley capisse... gli bastava
già il fatto che gli altri sembravano capire.
Capire più del dovuto, per giunta.
Solo quando ebbe spalancato le due vetrate e fu emerso all'aria aperta
il giovane si ricordò di cosa significava respirare.
A dire il vero un vento gelido lo investì, facendolo
rabbrividire fin nelle ossa.
Ma non aveva importanza.
L'oscurità lo avvolgeva come una coperta confortevole. Non
che lo riscaldasse, anzi... ma sembrava proteggerlo.
Solo camminando nel terrazzino freddo circondato dal nulla
più assoluto si sentiva al sicuro.
Lontano da occhi e orecchie indiscreti, avrebbe potuto sfogare la sua
ansia.
Forse era solo la sua impressione, si ripeteva mentre si allontanava
sempre di più dalla sala illuminata, scivolando nel buio,
forse la sua era una visione distorta della realtà.
Forse gli altri stavano parlando delle loro faccende, forse non
guardavano nemmeno lui.
O magari lo guardavano davvero ma commentavano il suo taglio di capelli
o la cortissima barba.
Un'altra folata di vento lo fece rabbrividire, e dalle sue labbra ne
emerse una nuvoletta di vapore.
Affondò le dita nelle tasche dei jeans, in cerca di
conforto, e finalmente raggiunse il parapetto. Si affacciò:
da lì si stendeva una campagna, di mattina brulicante di
vita, adesso solo immersa nel silenzio della notte.
Vi era qualche casa che emergeva qua e là, e le luci della
città in lontananza.
Aaah la caotica città! A Colin, semplice ragazzo di
campagna, non era mai piaciuta, con tutto quello smog, quella
confusione e quei rumori sgradevoli alle cinque del mattino.
No, lui amava la natura.
Amava immergersi nella vegetazione e fissare il cielo per ore, seguendo
il movimento delle nuvole.
E forse, adesso, anche suonando la chitarra.
Chiuse gli occhi e si portò le dita tra i capelli,
esasperato.
Perché era successo tutto questo?
Perché a lui?
Incurante del gelo che gli avrebbe arrossato le dita, tirò
su col naso.
Non si era nemmeno accorto di star piangendo.
Non avvertiva nemmeno le lacrime... erano come proiettili ghiacciati
sulle sue gote.
Scosse la testa: piangere, e per chi?
Si passò una mano sugli occhi e li riconobbe umidi: ma le
dita erano così fredde che non fu di nessun conforto. Anzi,
i polmoni sembrarono stringersi ancora di più e in un attimo
si ritrovò piegato sul parapetto, con le dita strette a
pugno sugli occhi, vittima dei singhiozzi.
Era così dannatamente difficile...
Come poteva andare avanti con la consapevolezza di non riuscire
più a guardare l'amico negli occhi?
E perché continuava ad illudere se stesso?
Bradley non era solo
un amico.
Se lo fosse stato, lui adesso non si sarebbe trovato al freddo e al
gelo, lontano dalla festa, dai suoi amici, dalla felicità.
Se lo fosse stato, non ci sarebbero stati problemi e il suo cuore non
avrebbe sanguinato a quel modo.
Ma Braldey non era solo un amico.
Non poteva
esserlo...
Aprì la bocca per prendere ossigeno, ormai a causa dei
singhiozzi il poco che aveva se n'era fuggito via.
Non poteva essere suo amico... gli amici non si amano così
tanto.
Gli amici non si amano in quel modo.
Spalancò gli occhi arrossati all'improvviso, abbassando le
mani fin sul bordo del parapetto.
E così... lo amava?
Aveva appena ripetuto, per ben due volte, di amarlo?
Amare?
Bradley?
Erano due parole troppo... assurde. Non potevano accostarsi, non...
Tirò nuovamente su col naso, e il freddo entrò in
esso come un'onda di sofferenza.
Si gelava, dannazione...
Fissò il panorama e fu invidioso della sua
immobilità e fermezza.
Quello non era destinato a cambiamenti.
*
«Hai visto Colin?» domandò Katie,
guardandosi intorno circospetta. Brad, intento ad osservare il
contenuto del suo bicchiere di champagne, alzò lo sguardo,
improvvisamente attento.
«Vuoi dire che non è ancora tornato?»
«Pensavo che fosse con te.» ribatté
Katie, confusa, e Bradley passò in rassegna la stanza, alla
ricerca della familiare chioma scura. Ma dell'amico vestito
di nero non vi era traccia.
«Aveva detto che prendeva un po' d'aria, però
credevo che fosse già tornato...»
Katie scosse la testa e Bradley si alzò, dirigendosi a
grandi passi verso l'appendiabiti.
«Che stai facendo?» lo interrogò lei,
tallonandolo.
Bradley afferrò il giubbotto e lo indossò, poi si
voltò e con determinazione rispose. «Fuori si
gelerà, lo riporto dentro.»
E si allontanò, verso la porta della terrazza.
Quando lo vide sistemarsi la sciarpa e sparire oltre il vetro si
aprì in un sorriso.
«Bene, Eoin, sai cosa fare.» cospirò,
mentre al suo fianco l'amico sorrideva malignamente.
«Sarà fatto... lady Morgana.»
Lei gli diede uno scappellotto e scoppiò a ridere, poi si
avvicinò alla finestra della terrazza seguita da Angel, Tom,
Richard e gli altri.
*
Doveva farsene una ragione... Bradley era un uomo.
Lui era un
uomo.
Non era normale un rapporto del genere...
Colin sospirò, con gli occhi che bruciavano, e si
passò le dita intorpidite sulle palpebre.
Era solo un ingenuo e stupidissimo ragazzo gay innamorato dell'attore
bello e impossibile. Un
classico.
Bradley non era gay: gli piacevano le ragazze, magari ne
aveva pure una.
Perché mai gli sarebbe dovuto piacere, lui, Colin?
Anche come ragazzo non era un granché... chi mai avrebbe
voluto un vegetariano paranoico, allergico ai pomodori e intollerante
ai latticini, che non poteva stare al sole per troppo tempo e che
viveva in campagna e che per giunta aveva un odiosissimo accento
irlandese?
Anzi che erano amici...
Doveva toglierselo dalla testa.
Quando era successo? Perché
era successo?
Un ragazzo non dovrebbe
provare questi sentimenti per il suo migliore amico...
insistette, stringendo le dita a pugno.
Il gelo gli penetrava attraverso i pantaloni, intorpidendogli le gambe.
Odiava il freddo e tutto ciò che lo riguardava, gelati
compresi.
E' solo un amico, ed
è un maschio come te. A te piacciono anche le ragazze, su...
seni, sederi, dai!
«Morgan.»
Sussultò, riaprendo gli occhi di scatto.
Accidenti!
Si strofinò gli occhi con urgenza, per cancellare le tracce
di lacrime.
«Bradley!» esclamò forse con troppa
energia, voltandosi con quello che doveva essere un sorriso.
Bradley avanzava, stretto nel cappotto e con la sciarpa che lui gli
aveva regalato attorno al collo. I capelli svolazzavano nel vento e la
corta barba gli donava un'aria più matura.
Quando tuttavia lo vide sollevò un sopracciglio e Colin
smise di sorridere -sempre che quella smorfia spaventata potesse
definirsi un sorriso- e tornò a guardare il panorama con lo
sguardo basso.
«Che ci fai qua fuori?» domandò Bradley
raggiungendolo e fermandosi a guardarlo.
Colin ignorò i suoi occhi, continuando a lasciar vagare i
suoi all'orizzonte. Si limitò poi a scrollare le spalle.
Bradley sospirò e si appoggiò coi gomiti al
parapetto.
Rimasero in silenzio per un tempo indeterminato, con Colin che
desiderava con tutto se stesso che il suo cuore battesse in maniera
meno rumorosa.
Perché doleva così?
Era sbagliato ciò che provava.
Serrò gli occhi.
Sbagliato, sbagliato, sbaglia-
«E' successo qualcosa?»
Colin grugnì. Certo, arrivava così, tutto
contento, e gli chiedeva se fosse successo qualcosa?
Beh, non che fosse esattamente tutto contento, però...
Oh, accidenti!
«No, non è successo niente. Proprio niente.»
e calcò acidamente l'ultima parola: in fondo era vero. Non
era successo niente... proprio per questo stava così male.
Perché non era successo nulla... stava per accadere, ma quel
flash l'aveva impedito.
Una sferzata d'aria fece ondeggiare la sciarpa di Bradley.
«Senti, Col, mi dispiace per oggi... davvero, io...»
Il più giovane gli rivolse uno sguardo sorpreso, scorgendolo
a balbettare senza guardarlo, gesticolando come se stesse cercando le
parole.
«Ecco, io... non so cosa mi è preso... mi
dispiace, non avrei... voglio dire, non penso che tu... oh, insomma!
Non sono...»
«Non sei gay, va bene.» concluse per lui Colin,
stupendosi della fermezza della propria voce.
Calò un breve silenzio, mentre Bradley sollevava lentamente
lo sguardo su di lui.
«Mi dispiace.» ripeté ancora.
«E' per questo che mi stai ignorando, vero?»
«Non ti sto ignora-»
«Ti chiedo solo... di dimenticare tutto... se ci riesci.
Insomma, io...»
Colin rimase in silenzio, aspettando che si spiegasse, col cuore che
piangeva lacrime amare.
«Fa' come se non fosse successo niente... non significava
niente, assolutamente niente.»
I pugni del moro si strinsero quasi convulsamente, i suoi occhi
bruciavano in maniera indicibile.
Era il freddo... era tutta colpa del freddo.
Nient'altro.
Stai zitto... ti prego.
«Non voglio che tu...»
Ancora silenzio.
Bradley si passò una mano sui capelli, poi si
voltò di schiena ed emise un sospiro tremante.
«Mi dispiace, va bene? Io... ho sbagliato. Però...
tengo alla nostra amicizia.»
Colin riaprì gli occhi, con un tuffo al cuore.
«Ci tengo davvero e non... non voglio perderti. Non
così.»
Il cuore adesso aveva iniziato a danzare, le dita a sciogliersi dalla
presa del pugno.
«Ma a quanto pare ho sbagliato tutto... ti lascio
solo.»
Un passo, un altro.
Colin trattenne il respiro.
Quando lo sentì allontanarsi gli sembrò di essere
privato di una parte del suo cuore.
Il calore si stava allontanando insieme al biondo.
No, no, no, non poteva permetterlo!
«Brad, aspetta!» si voltò, fulmineo,
afferrandogli il polso.
L'amico si bloccò, voltandosi a guardarlo, sorpreso.
Colin si sarebbe rimproverato dopo per quel gesto: ora era troppo
concentrato a fissare gli occhi di Bradley e respirare
contemporaneamente -impresa decisamente non facile, eh!-.
«Non sono arrabbiato, davvero...» esalò,
e una nuvoletta di vapore si levò lesta dalle sue labbra.
«Io... ho...»
Cosa poteva dire?
Quegli occhi sembravano trapassarlo da parte a parte.
«Credo di avere la febbre.» concluse.
Una scusa migliore no
eh?
Avrebbe pensato dopo a licenziare i suoi neuroni.
Bradley spalancò gli occhi, un attimo dopo li
abbassò sulle dita dell'amico, strette attorno al suo polso.
Qualcosa si mosse nel petto dell'irlandese.
Fece per mollare la presa ma Bradley fu più veloce.
Gli strinse le dita in una morsa calda e confortevole.
«Accidenti, ma sei congelato.»
«Cos...?» Colin, ancora più sorpreso, si
ritrovò avvolto in una stoffa morbida.
La sciarpa che aveva regalato a Brad.
«No, davvero, sto bene!» cercò di dire,
consapevole delle dita dell'amico a pochi centimetri dal suo orecchio,
mentre lisciavano la lana della sciarpa, per arrotolarla e stringerla
attorno al suo collo.
Non era vero. Non stava bene. Non stava bene per niente.
«Non prendermi in giro.» continuò
Bradley a voce bassa, mentre... si toglieva anche il giubbotto.
«Che stai facendo?» scattò Colin,
conoscendo benissimo la risposta. «No, davvero,
io...!»
«Hai le mani come ghiaccioli, il naso rosso come i pomodori
di cui sei allergico e le labbra viola. Stai benissimo, vero?»
«Emh...» un calore improvviso si prese possesso
delle sue narici, insieme all'inconfondibile profumo del biondo.
Bradley gli assicurò il proprio giubbotto sulle spalle e
Colin, solo adesso che era immerso nel caldo, si rese conto di quanto
freddo sentisse in realtà.
Tremante si strinse nel cappotto -ooh quella fragranza così
Bradliniana!- e abbozzò un sorrisetto.
«Ma così ti congelerai tu.» gli fece
notare, mentre le guance assumevano un po' di colore.
Non gli importava niente, al momento... accantonò tutti i
suoi pensieri in un angolino della mente e provò a
concentrarsi solo sul presente.
Freddo... tanto
freddo... pensa solo a questo.
Bradley sorrise ancora ma rimase in silenzio, e Colin si
ritrovò a pensare a quanto fosse bello.
Spalancò gli occhi e li abbassò, con le orecchie
in fiamme.
Colpa del freddo, colpa
del freddo, tutta colpa del freddo!
Bradley dovette aver interpretato male quel gesto,
scambiando l'imbarazzo per un brivido di freddo, perché rise
divertito e aggiunse, con voce rauca: «Vieni qui,
stupidone!»
Nemmeno il tempo di capire cosa fosse successo che Colin si
sentì avvolgere da un calore naturale e travolgente, stretto
tra le braccia dell'amico, con lo zigomo sul suo petto.
Poteva sentire il cuore del biondo battere dentro le costole. Forse
sarebbe arrossito, se non ci fosse stato così freddo.
«Ci tieni così tanto a me?»
soffiò, a pochi centimetri dalla sua pelle esposta.
Vide il pomo d'Adamo dell'altro abbassarsi. «Più
di quanto tu immagini.»
Fu come un bicchiere d'acqua dopo mesi di marcia in un secco deserto.
Dimenticò i problemi, le sue beghe mentali e le questioni in
sospeso e si lasciò andare... semplicemente si
abbandonò a quel calore.
Le sue dita cercarono rifugio dal gelo in quella maglia calda e
profumata, stringendosi quasi convulsamente attorno alla stoffa e
affondò sempre di più il viso nell'incavo del
collo di Braldey.
Era così caldo...
Le mani dell'amico passarono tra i suoi capelli e Colin si
lasciò andare ad un sospiro, contro la pelle dell'altro.
Quel profumo... il suo
profumo...
Dio, avrebbe potuto vivere solo di quello!
Non gli importava niente se la vicinanza era troppa...
E non gli importava niente se i suoi neuroni sani gli ripetevano che
no, era meglio allontanarsi, prima che potesse commettere qualcosa di
cui si sarebbe pentito.
Qualcosa che avrebbe rovinato tutto, di nuovo.
Ma Colin li mandò semplicemente a quel paese...
Se Bradley continuava a par passare le dita tra i suoi capelli in quel
modo...
Dio, quelle mani...
Quante volte aveva invocato già la divinità? Due?
Tre?
Chiuse gli occhi, stringendosi ancora di più a quel corpo
caldo... nemmeno un po' di calore doveva disperdersi... c'era ancora
così freddo...
Lasciò che le sue mani si arrampicassero fino alla clavicola
dell'amico, e in quell'istante Bradley fece scorrere le dita dell'altra
mano sulla sua schiena.
Rabbrividì -e questa volta sicuramente non per colpa del
vento- e con un ansito si strinse ancora di più alla pelle
del biondo.
Sentiva il suo respiro caldo sul collo.
Strinse le dita attorno al suo collo e le lasciò vagare fin
sui capelli.
Oh quei capelli biondi... così morbidi, così
soffici.
Il bruno ispirò a pieni polmoni quella fragranza e
sollevò di poco la testa, fino a farla arrivare a livello
dell'orecchio di Brad.
Sospirò e riaprì gli occhi. Brad strinse ancora
di più la presa sulla sua schiena e si discostò
quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.
I capelli biondi venivano scossi dal vento, i suoi occhioni azzurri
brillavano come animati da luce propria e le labbra... quel broncio
adorabile.
Consapevole solo in parte di ciò che stava facendo Colin
fece scivolare le mani sul collo e sulla mascella dell'altro e si
sporse... si sporse fino a premere con urgenza le labbra contro quelle
dell'altro.
Una serie di emozioni lo travolse e il cuore iniziò a
tamburellare.
Bradley parve rimanere perplesso per un attimo, poi strinse le dita
attorno ai suoi capelli e dischiuse le labbra.
Dio, era così calda la sua bocca--- nonono! Che stava
facendo?! L'aveva praticamente aggredito!
Colin spalancò gli occhi sconvolto, e si ritrasse
all'improvviso, premendo le dita contro le labbra di Brad.
«Mi dispiace! Oddio, scusa, io non so cosa...»
Ma, a dispetto delle sue aspettative, Brad -con le labbra
arrossate così... così dannatamente
eccitanti- si sciolse in un sorrisetto storto. «Sta' zitto,
Morgan.» Un attimo dopo strinse i suoi capelli tra le dita e
si fiondò su di lui, avvolgendo completamente la sua schiena
con l'altro braccio, e inclinandosi perfino in avanti per approfondire
il bacio.
Colin era troppo contento perfino per comprendere appieno ed assimilare
quello che era successo... capiva solo che qualcosa all'interno del suo
petto stava ruggendo, e che i neuroni adoranti avevano preso a fare il
trenino.
Avvolto da quel calore e da quell'altra cosa indefinibile, strinse la
maglia di Brad e dischiuse le labbra.
Bradley era là... e lo stava baciando.
Si stavano
baciando, porca paletta!
Quante notti aveva sognato quel momento?
Ma mai... mai poteva pensare che fosse tutto così...
così... perfetto.
Quando le loro lingue si incontrarono fu attraversato da un altro
brivido e mugolò qualcosa di -sicuramente- incomprensibile.
Dio, quanto lo amava...
*
Katie
fischiò, battendo le mani ed abbassando il cannocchiale.
«Finalmente!!» esultò a voce di testa,
mentre tutti gli altri sollevavano il bicchiere di champagne per
festeggiare.
«Anthony, dov'è Anthony?»
domandò Angel, con un sorrisone grande quanto una casa.
Katie non riusciva a stare ferma. O saltellava o prendeva le mani di
qualcuno, ridendo dalla gioia.
Il nominato apparve appena pochi secondi dopo, facendosi largo tra le
sedie disposte in più file di fronte alla terrazza.
«Scusate, ero andato a prendere i pop-corn. Mi sono perso
qualcosa?»
«Tutto.» rispose Richard mentre ne prendeva una
manciata.
Anthony si illuminò tutto. Poi si incupì.
«Vuoi dire che mi sono perso il bacio?»
«Tranquillo, ho tutto qui!» lo rassicurò
Eoin sornione, dando un colpetto alla telecamera che reggeva tra le
dita.
Lui, il salvatore della situazione.
«Abbiamo inaugurato la nuova telecamera di Brad. Sono sicuro
che questo video gli piacerà. Oooh se gli
piacerà.»
E mentre passava tale oggetto a Anthony, permettendogli di vedere il
video del bacio, attorniato da tutti gli altri, Katie si
alzò e chiuse le tende della terrazza, per coprire la vista
dei due puntini lontani.
«Lo spettacolo è finito!»
annunciò, mentre Angel faceva una smorfia maliziosa.
«Di già?»
Katie rise, mentre si preparava a risistemare le sedie in modo che i
due piccioncini, tornando, non si rendessero conto di ciò
che era successo in loro assenza.
«Che cosa dolce l'amore.» considerò la
mora con i cuoricini negli occhi, o almeno questa fu l'impressione di
Eoin che, al suo fianco, si abbandonò ad un sorriso esperto.
«Hai proprio ragione. E' bello quando l'amore trionfa,
vero?»
«Ohhhh, quando è vero sì.»
Il sorriso di Eoin si allargò. «Quindi, dal
momento che l'amore deve trionfare, che ne pensi se sabato prossimo ti
porto a cena?»
Katie tramontò gli occhi al cielo, poi gli lanciò
uno sguardo divertito.
«Scordatelo, sir Gwaine.»
«Come non detto, Lady Morgana.» ghignò
lui.
EXTRA EXTRA EXTRA
Bradley
premette il pulsante col disegno del telefono rosso e la chiamata si
chiuse. Ripose l'iphone nella tasca dei jeans e sospirò: era
passata mezzanotte da un pezzo, era ovvio che tutto il parentame si
fosse premurato di chiamarlo per fargli gli auguri di Natale.
Aveva appena terminato una discussione con sua madre, che l'aveva
lasciato con un sorriso di nostalgia sulle labbra: lui e sua madre
avevano sempre avuto un buon rapporto... si era sempre presa cura di
lui, cosa che non si poteva confermare per suo padre, quel...
Aprì la porta della sua stanza e si bloccò
sull'uscio, sorpreso, incredulo e...
«Ciao, Bradley.» gli giunse la voce di un sexy -più che sexy-
Colin, sdraiato sul letto interamente vestito di nero.
E Colin-vestito-di-nero era il mix perfetto per risvegliare il signorino là sotto.
Entrò con un ampio sorriso malandrino, curandosi di chiudere
la porta; a chiave.
A scanso di equivoci,
riflettè, mentre si sfilava il giubbotto.
Colin allungò il collo sul cuscino, mugugnando qualcosa di
incomprensibile -ancora!- e sorrise vittorioso.
Era così... così... eccitante!
Il signorino
là sotto si era decisamente risvegliato,
altroché.
Solo in quell'istante Braldey si accorse che Colin era avvolto da un
nastro.
«Che cosa significa?» domandò avanzando
divertito verso il letto.
L'altro guardò il nastro, poi lui, e mosse un sopracciglio
con fare malizioso.
«Sono il tuo regalo!» rispose, assumendo
un'espressione innocente con tanto di faccino spaurito -che
però non prometteva niente di buono!- «Vuoi
scartarmi?»
Il sorriso di Bradley si trasformò in un ghigno, mentre si
passava la lingua sulle labbra.
«Più che volentieri.» fece con voce
roca, letteralmente tuffandosi nel letto.
The End
_____________________________________________________________________________
Angolo Autrice.
Eccomi finalmente col secondo -ed ultimo- capitolo di questa fic! :) E'
venuto su bello corposo, quindi se state leggendo queste note posso
solo sentirmi contenta! xD In ogni caso mi auguro che piaccia, mi ha
emozionato molto scriverla perché sono letteralmente
innamorata di quei due e della coppia che formano assieme ** <3
Per eventuali errori, mi raccomando, non esitate ad annotarli! ;)
Note: ebbene
sì, anche qui vi tocca ascoltarmi v.v Orbene, volevo far
notare che, come ben sapete, questa è solo una storia di
fantasia -e che fantasia, specialmente la scena finale, una fantasia
molto sconc--- emh basta °ç°- emh dicevo...
è un'opera di fantasia, purtroppo non sono nelle teste (di
fagiolo) di quei due e di conseguenza non ho alcun diritto sui loro
neuroni, specialmente quelli di Colin che qui vengono nominati spesso
(<3). Tuttavia ho fatto delle ricerche su entrambi, e posso
assicurarvi che alcuni tratti di Colin non li ho inventati io: per
esempio è veramente vegetariano, intollerante ai latticini ed
allergico ai pomodori, infatti per girare le scene della gogna hanno
utilizzato frutta finta o pomodori marci, e comunque hanno ricoperto il
nostro Col di una specie di crema per non provocargli qualche reazione.
Poi... sulla famiglia di Brad, pure, sono notizie vere: ha detto lui
stesso che la madre ha praticamente svolto il compito di entrambi i
genitori, e a quanto si sappia non ha mai nominato suo padre. E sempre
a proposito della madre, ho letto che con lei ha un gran bel rapporto,
perché Brad le è molto legato. Ah, sì,
e per quanto riguarda la ragazza di Brad (ggggrrrrr) è vero
-purtroppo -.- - che ne aveva una prima di iniziare a girare Merlin, e secondo
alcuni stanno ancora assieme. [Ma noi sappiamo benissimo che
così NON è, perché il biondo ha occhi
solo per Col è__é)
Ah come ultima cosa, con il "sexy-Colin vestito di nero" intendo un Col
così =P (e avvertenze: la visione di tali immagini potrebbe
provocare irrimediabili danni celebrali.)
∞Qui
il caro Colin
♥
∞E
qui invece il nostro Brad
♥
(qui non la sua nuova telecamera! *///*)
E comunque, con questi due grandissimi fighi credo di aver finito! :D
Spero di risentirvi presto, magari in qualche altra mia fic.
Un bacione <3
Bea. :)
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
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