Fandom: Doctor Who.
Pairing: Eleven/Master, accenni
Eleven
River e Eleven/Sexy.
Rating: Pg13;
Genere: Angst, Introspettivo,
Romantico.
Warning: Post 6x14 – The Wedding of River Song, Slash.
Words:
789 (fiumidiparole).
Summary:
Coordinate in gallifreyano sulla carta psichica del
Dottore ed una capsula di salvataggio in avaria dalle
parti della galassia di Andromeda.
Note: Scritta per
il prompt: Doctor Who - Doctor/Master
– “Cosa ci ha cambiato?” di anybeaver per la Notte Bianca di maridichallenge.
DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla ù_ù
Run
in Circles
C’era qualcosa sulla sua carta psichica, sembravano
scarabocchi affrettati, ma si trattava di coordinate, in gallifreyano,
ed il Dottore avrebbe riconosciuto quella calligrafia
graffiante ovunque ed in qualunque lingua.
Chiuse gli occhi, assalito per un momento dai ricordi,
poggiando le mani contro la piattaforma dei comandi del TARDIS per sostenersi.
Il silenzio lo avvolse come un sudario, solo qualche bip della nave gli fece
compagnia, unica costante della sua vita.
«Andiamo a prenderlo, mia cara?» propose, ed
in risposta una delle leve d’accelerazione si abbassò. «Oh, sei così Sexy» sussurrò il Signore del Tempo, in
tono intimo, mentre il TARDIS accelerava, prima di scattare dall’altra parte
per inserire le coordinate.
Non si trattava di un pianeta vero e proprio, ma di un punto
– apparentemente a caso – dalle parti della galassia di Andromeda. Le porte del
TARDIS si aprirono sullo spazio vuoto e lì, a galleggiare in avaria, c’era una
capsula di salvataggio.
«La agganciamo, vecchia mia?»
domandò alla sua bellissima nave.
Altre leve si abbassarono, mentre la cabina blu roteava
lentamente su se stessa, accostandosi ed accogliendo
la capsula nelle sue barriere. Il coperchio di quest’ultima saltò ed il Dottore allungò una mano per aiutare l’altro uomo a
salire a bordo.
«Guidi sempre da schifo, Dottore.
Un secondo più tardi e sarei morto» disse il suo ospite ed
un attimo dopo l’interpellato si ritrovò il Master semi-svenuto tra le proprie
braccia.
Non potendo frenarla, accompagnò la sua caduta, tenendolo
stretto ed accovacciandosi con lui a terra, prima di
tirarselo in grembo.
L’altro Signore del Tempo lo scrutò con attenzione. «Sei un
bel po’ più vecchio dell’ultima volta che ci siamo visti» osservò con voce
affaticata. «Quando ti sei rigenerato?» riuscì a domandare, aggrappandosi a
quel ridicolo papillon.
«Poco dopo che hai riportato indietro Gallifrey»
rispose il Dottore, portando una mano a coppa sotto la sua testa.
«Incredibile… dopo tutta la fatica che ho fatto… sei
riuscito a farti ammazzare comunque» il Master ghignò,
prima che una scarica di energia percuotesse il suo corpo, lasciando vedere le
ossa del cranio sotto la sua pelle.
«Che diamine stai aspettando a rigenerarti?» esclamò, con
urgenza, l’altro Signore del Tempo.
Il Master ridacchio, senza fiato. «Non
posso più farlo, Dottore. Hai perso il conto? Questa
era l’ultima».
Lui sentì un brivido freddo rotolargli lungo la schiena,
ricordando l’ultima volta che una situazione simile era accaduta, pochi – o
forse molti, il tempo era sempre relativo – anni prima. Ecco perché si era
rifiutato di rigenerarsi, quando lui l’aveva supplicato.
«Non. Osare» scandì in un sibilo,
prima di potersi trattenere. «Non provare a morirmi un’altra volta tra le
braccia».
Il Master sorrise in quel suo modo
sfrontato, stringendo una mano sulla manica di tweed della sua giacca.
«Perché mi hai chiamato?» chiese allora il Dottore.
«Volevo rivedere… una faccia amica».
Si fissarono intensamente per quella che parve un’eternità.
C’era stato un tempo in cui avevano corso su sconfinati prati d’erba rossa, e
poi per i corridoi dell’Accademia, sempre i primi, sempre insieme. Quand’è che
avevano iniziato a rincorrersi a vicenda, anzi che proseguire fianco a fianco? Stupido
vecchio, il Dottore si insultò – correva da così
tanto tempo che non riusciva a ricordarlo.
«Cosa ci ha cambiato?» sussurrò, addolorato.
Il Master scrollò le spalle, per quanto gli riuscì. «La
vita» rispose, con noncuranza.
«Koshei»
bisbigliò lui, lisciando le pieghe della sua felpa impolverata «Me ne sono
rimaste solo due».
I loro sguardi s’incatenarono ancora, calamitati l’uno
dall’altro. Un’aspra risata sgorgò dalla bocca del Master; Dio, una volta aveva
perfino tentato di ucciderlo, per prendersi le sue rigenerazioni, e ora il
Dottore gliele offriva così?
«Sei più pazzo di quanto pensassi» constatò.
«Be’, sai che si dice dei matti,
no?»
«Dovrei assecondarti?»
In nome del cielo, cosa
stava facendo? Si sarebbero rigenerati entrambi, insieme. Be’, non insieme insieme,
ma contemporaneamente. Bruciando le sue due ultime chance in un’unica volta. «River
mi ucciderà» si rese conto il Dottore.
«Chi è River?»
«Mia moglie».
«Sei sposato? Di nuovo?»
«Yeah, be’,
è una lunga storia» borbottò il Dottore.
«E dov’è lei?»
«In prigione. Per il mio omicidio».
«Cos- Hai sempre avuto un debole per le cattive compagnie» constatò il Master.
«Già, guarda un po’ con chi sto
adesso» convenne lui. E poi il corpo dell’altro Signore del Tempo venne scosso da un altro spasmo, ondate di energia vitale
che lo bruciavano poco a poco, e non c’era più tempo.
Il Dottore chiuse gli occhi, dicendo silenziosamente addio a
tutti, a Amy, a Rory. A
River. Melody Pond. È stato
divertente. Di più, è stato fantastico. «Fai che ne valga la pena,
stavolta» disse, invece, chinandosi sul suo miglior – nemico? Amico? Entrambi.
Il Master si aggrappò al bavero della sua giacca. «Farò del
mio meglio, Theta»
ghignò, poi la bocca del Dottore fu sulla sua e l’energia della rigenerazione
esplose, riversandosi sulla sua lingua. Lui poté solo
offrirgli il bacio migliore di tutte le loro vite.
FINE.