PAIRING: Merthur
più altri.
RATING: La storia
è ancora in fase di
stesura, ma credo che oltre il giallo non mi spingerò. Il
verde la farà da
padrone, insomma.
GENERE: Comico,
Romantico, Parodia.
AVVERTIMENTI: “Fiat
slash, et slash fuit” (cit.) e
OOC grande come una casa per tutti i personaggi.
DISCLAIMER: I personaggi non
mi appartengono, né
i diritti della serie (ahimè) che vanno tutti alla BBC; non
guadagno niente dal
mio fangirleggiare.
DEDICA: A coloro che
hanno avuto fiducia in
me, mi hanno supportata, sopportata e non si sono ancora stufati di
star dietro
ai miei deliri, in particolare: le mie due omonime, le due Beatrici,
Valentina
e Virginia.
NOTE: Alle vecchie e
nuove lettrici:
benvenute nel seguito di A midsummer
night’s
dream... in Camelot! Non mi dilungherò molto,
anche perché sono troppo tesa
ed emozionata per dire qualcosa di sensato. Un video toccante e
straziante da
consigliarvi, però, ce l’ho: http://www.youtube.com/watch?v=m_7e-7FmWjk&list=FLGE_a2JXkXZa1YIzCH2Jlxw&feature=mh_lolz
(SPOILER! sulla quarta stagione).
As usual, ci
tengo a precisare che questa fanfiction è autobetata.
*sudori freddi*
Buona
lettura, e che il delirio abbia inizio!
“Come
vi
sentite?”
“Gaius,
è la
diciottesima volta in un’ora che me lo chiedi! E piantala di
darmi del ‘voi’,
ché non è proprio il caso”.
“Come
sarebbe a dire? State… va bene, stai
per
venire nominato re consorte: se continuassi a darti del
‘tu’ sarebbe un
comportamento quanto mai
irrispettoso nei tuoi confronti, Merlin”.
Orbene, un
piccolo salto indietro nel tempo a questo punto è doveroso.
Come gli esimi
lettori ricorderanno, nel capitolo finale della precedente storia il
nostro
intrepido eroe aveva accettato di sposare Arthur Pendragon, principe di
Camelot. E fin qui tutto bene. Quel che il gentile pubblico non
può sapere è
che nel mese e mezzo che era seguito alla fatidica notte di Beltane
molte cose
erano cambiate.
Prima tra
tutte, era stata annunciata l’abdicazione del sovrano in
carica, Uther, in
favore del figlio: il ragazzo aveva ormai l’età
giusta e l’esperienza
sufficiente per accollarsi gli onori e gli oneri che derivavano dal
fatto di
indossare la corona reale, era benvoluto dal popolo e dai membri della
corte, i
suoi soldati non avrebbero esitato a dare la vita per lui e -non meno
importante- poteva contare sull’appoggio, la collaborazione e
la lealtà di un
mago potentissimo quale era Merlin Emrys. Motivo per cui, nella stessa
occasione, Uther aveva annunciato ufficialmente il fidanzamento del
principe
con il piccolo Dumbo il suo amatissimo idiota. Poi aveva colto di sorpresa tutti
(evitando per un pelo
un’epidemia di morti premature per colpi apoplettici, ictus
ischemici e
trombosi) precisando che il giorno delle nozze del figlio
anch’egli si sarebbe
unito in matrimonio con Cenred. In seguito si sarebbero trasferiti nel
regno di
quest’ultimo e l’avrebbero governato insieme,
lasciando così liberi gli sposini
di gestire Camelot come meglio credevano.
Una tale
dichiarazione di intenti aveva riempito di letizia il popolo (largo ai
giovani!) giacché la fiducia che nutrivano nei confronti dei
due ragazzi era
sconfinata, ma d’altro canto aveva sconcertato non poco
l’Asino Reale che non
si sentiva pronto per succedere al padre e anche Merlin, atterrito
all’idea di
regnare a tutti gli effetti.
Le doppie
nozze erano state fissate per le Idi di giugno e benché
Arthur si fosse già
portato avanti con l’organizzazione del proprio matrimonio,
si era deciso
infine di far crepare l’avarizia e di ingaggiare il miglior
wedding planner su
piazza: Enzo Miccio, noto al grande pubblico per i diversi programmi di
successo che conduceva su Real Time (canale 31 del Digitale Terrestre).
L’uomo
aveva subito assunto il controllo della situazione: dopo essersi fatto
consegnare le chiavi del castello (marcondirondirondello) aveva assunto
un’impresa di pulizie affinché lo facesse
splendere da cima a fondo. Aveva poi
incaricato i suoi collaboratori di addobbare ogni più remoto
angolo e corridoio
del palazzo e il fiorista di piazzare un po’ ovunque piante
di pisello odoroso
(tsk, sempre a pensar male) e aveva mostrato allo chef i bozzetti delle
torte
nuziali, non prima di aver lungamente conferito al riguardo con
entrambe le
coppie di sposi.
Nel
frattempo Merlin non era rimasto con le mani in mano. Aveva continuato
ad
assistere Gaius nella distillazione di pozioni curative e nella
raccolta di
erbe mediche e aveva stoicamente affrontato non meno di cinquanta prove
e cambi
d’abito, in modo da permettere ad Enzo di individuare il look
nuziale che più
valorizzasse la sua bellezza delicata e non convenzionale. Si era poi
sorbito
interminabili lezioni di galateo ed etichetta, dal cui effetto
soporifero
riusciva a salvarlo unicamente Arthur. Il futuro sposo infatti non
perdeva
occasione per monopolizzare il suo tempo libero: sbattendolo contro la
prima
superficie orizzontale e/o verticale, ma anche trascinandolo nel
Fantabosco fino
al chiosco di Tonio Cartonio per fargli assaggiare la miglior
Scivolizia di
Britannia, componendo terrificanti odi in suo onore e addestrandolo
personalmente all’uso delle armi, poiché in quanto
futuro regal consorte doveva
essere in grado di affrontare degnamente un duello.
Tutti i loro
amici -tra cui Hunith, scelta da Arthur come sua testimone, arrivata a
corte
cinque giorni dopo aver ricevuto l’invito- si erano
scervellati a lungo per
trovare il regalo di nozze adatto ai teneri sposini.
Morgana, divertendosi un mondo ad immaginare la reazione dei nostri
eroi al
momento di scartare il pacco, aveva fatto raccogliere, miniare e
rilegare in un
sontuoso tomo con la copertina tempestata di gemme preziose dai monaci
del
convento benedettino di Norcia tutte le fanfiction che lei e altre
colleghe
slasher avevano scritto ispirandosi ai due baldi giovani (con
abbondanza di
scene lemon, rating rosso e un pizzico di BDSM, perché no?).
Lancelot e Gwaine, da poco conviventi, si erano accordati con quelle
vecchie
volpi di Albus e Gellert -che, ormai trasferitisi stabilmente a
Camelot,
stavano valutando l’ipotesi di sposarsi a loro volta e di
adottare tre o
quattro marmocchi- ed erano riusciti a scovare, in una botteguccia
anonima di
Nocturne Alley, uno strabiliante kit di sex toy in grado di far
impallidire le
meretrici più consumate.
Leon e Percival, da anime candide quali erano, avevano sferruzzato
senza sosta
giorno e notte (quando non erano in altre faccende affaccendati,
s’intende) per
confezionare una quantità notevole di coperte, maglioni,
mantelli, guanti e
sciarpe in pregiato cachemire che sarebbero bastati, nelle loro
intenzioni, per
i successivi cinquanta inverni.
Gaius, scherzando fino ad un certo punto, aveva optato per un lussuoso
cofanetto edizione deluxe, con tanto di interviste esclusive, videoclip
e brani
inediti, dell’intera produzione canora di Renato Zero. Hunith
però era
l’autrice del regalo più ispirato.
Con
i risparmi mandateli dal figlio negli anni precedenti ella aveva fatto
costruire a Ealdor una casupola umile ma confortevole, di legno
resistentissimo, una sorta di nido d’amore in cui Merlin ed
Arthur si sarebbero
potuti rifugiare ogni qual volta ne avessero sentito la
necessità. Era situata
abbastanza vicina alla sua abitazione in caso di emergenza, ma
sufficientemente
appartata per garantire loro la giusta privacy.
Persino Mordred era stato invitato, in veste di testimone di Merlin, e
il
bambino per l’occasione aveva selezionato il più
bello e maestoso tra i cobra
in suo possesso (non per niente era un Serpeverde): una femmina di nome
Nagini,
di indole docile e giocherellona, il cui manto aveva magicamente tinto
di rosso
e d’oro -i colori dei Pendragon- con venature blu intenso,
della stessa
tonalità degli occhi di Emrys.
L’unica persona rimasta in disparte durante i preparativi era
stata Guinevere.
Ella non aveva mostrato alcun pentimento per l’ingiusto
livore che aveva vomitato addosso a
Merlin, né si era ripresa
dallo shock di venire rifiutata ancora una volta dall’amato
Lance, vedendosi
preferire quello sgherro gaglioffo di Gwaine. Indi per cui la bertuccia
fanciulla non era stata invitata a presenziare alla cerimonia, al
contrario di
suo fratello Elyan.
La vigilia del
matrimonio Kilgharrah -che avrebbe assistito dall’alto,
sbirciando dalla più
ampia delle finestre della Sala del Trono, ove si sarebbe tenuta, oltre
alle
nozze, anche l’incoronazione dei nuovi sovrani- si era messo
in contatto via
bluetooth con Merlin, dando appuntamento a lui ed Arthur ai margini
della
solita radura nei pressi del castello (marcondirondirondello). Quando i
due
fidanzati vi si erano recati, avevano trovato il drago che li aspettava
con un
sorriso trepidante -il mago avrebbe potuto giurare di averlo visto
scodinzolare-
e tra le zampe un uovo di dimensioni spropositate per essere figlio di
un
normale volatile, dalla forma appuntita in cima e il guscio di un
bianco
splendente con sfumature azzurrine.
“Giovane
mago, principe Arthur” li aveva salutati.
“Kilgharrah,
è un onore incontrare una creatura magica della tua
entità; permettimi di
scusarmi per aver attentato alla tua vita, un anno fa. Ti do la mia
parola che
non si ripeterà più” aveva chinato
umilmente il capo Arthur, con voce contrita
e solenne al tempo stesso, guadagnandosi così uno sguardo
ammirato e colpito da
parte di Merlin.
“Non
affliggerti oltre, giovane Pendragon. Ti ho già perdonato
tempo fa, e poi come
recita la famosa canzone partenopea: chi ha avuto, ha avuto, ha avuto/
chi ha
dato, ha dato, ha dato/ scurdámmoce 'o ppassato/ simmo 'e
Napule paisá! Ma
accetto comunque le tue scuse e le apprezzo” aveva replicato
magnanimamente il
drago.
“Uhm,
non
vorrei uccidere
quest’atmosfera di
ammmòòòre, davvero, ma posso chiedere
per quale motivo ci hai chiamati in piena
notte? In fondo ci rivedremo tra meno di sei ore” si era
intromesso bruscamente
Merlin.
Non l’aveva fatto con l’intento di essere sgarbato.
Kilgharrah non poteva
saperlo, ma aveva interrotto proprio sul più bello un
interessantissimo
lavoretto di lingua gentilmente offertogli da Arthur e il mago ci
teneva a
riprendere quanto prima da dove erano stati costretti a lasciare.
“Hai
ragione
anche tu, Merlin” aveva annuito il lucertolone. Poi con la
zampa sinistra aveva
avvicinato loro il misterioso uovo. “Questo è il
mio regalo di nozze. Ve lo do
in anticipo perché suppongo che domani sarete troppo
occupati per prestarvi la
dovuta attenzione” aveva ridacchiato maliziosamente.
“Supponi
bene, Kilgharrah” aveva sghignazzato in risposta
l’erede al trono. “Ma
cos’è?”.
“Non-
non
sarà mica un uovo di drago, per caso?” Merlin
aveva avuto un’intuizione.
“Elementare,
Watson”.
“Ma
questo
significa che non sei più l’ultimo rimasto della
tua specie” aveva sussurrato
il ragazzo.
“Sembra
di
no” aveva sorriso per niente dispiaciuto il drago.
“Quando
dovrebbe nascere?” era intervenuto Arthur, incuriosito.
“I
nuovi
nati vengono al mondo grazie ai Signori dei Draghi: solo loro hanno il
potere
di chiamarli e di farli uscire dall’uovo. Siccome tu sei
l’ultimo Signore dei
Draghi, Emrys, il compito di far nascere questo piccoletto spetta a
te” aveva
spiegato rivolgendosi al mago.
“In
che
modo?”
“Devi
dargli
un nome, semplicemente”.
Merlin era
rimasto in silenzio, l’espressione un po’ vacua.
Poi aveva serrato la palpebre.
“Aithusa”
aveva mormorato, riaprendo gli occhi che brillavano come oro fuso e la
magia
che gli scorreva potente nelle vene.
Subito il
guscio dell’uovo si era ammaccato. La cima appuntita si era
invece frantumata del tutto,
e da essa aveva fatto capolino la
testa candida di un draghetto farfugliante, con gli occhi neri e
scintillanti
come capocchie di spillo. In una parola: adorabile.
“Un
drago
bianco è davvero cosa rara e appropriata alla situazione.
Nella nostra lingua,
il nome che gli hai dato significa luce del sole. La nascita di un
drago non
avviene mai senza un qualche motivo; a volte è difficile
interpretarlo, ma
stavolta è alquanto evidente. E’ di buon auspicio
per te, per Arthur e per il
regno che fonderete insieme”.
“Roarr!”
aveva pigolato il cucciolo, ormai liberatosi dei rimasugli del guscio,
sgranchendo le ali.
Arthur aveva
sentito il cuore stringersi per la tenerezza, ma un dubbio lancinante
(?)
l’aveva spinto a soffocare momentaneamente
l’istinto di spupazzare quel cosino
dolce e a chiedere delucidazioni a
Kilgharrah.
“Aspetta
un
attimo: Merlin ed io fonderemo un regno? Insieme?”
“Ebbene
sì, giovane
Pendragon. Darete origine
alla fiorente Albion, che tra qualche secolo verrà
conosciuta dal resto del
mondo con il nome di Gran Bretagna, o Inghilterra per gli
amici”.
“Sicché...
sposati... nuovo regno... sono appena diventato padre... Oh Pikachu,
non credo
di poter reggere all’emozione” aveva biascicato il
futuro re prima di
rovesciare le palpebre all’indietro e di crollare a terra
come corpo morto cade
(cioè a mo’ di sacco di patate).
Kilgharrah
aveva sorriso, scoccando un’occhiata comprensiva a Merlin; ma
con sua sorpresa
il ragazzo, invece di burlarsi dell’idiozia del fidanzato,
stava piangendo. Un
fiotto incontrollato di lacrime gli rigava le guance, le spalle erano
scosse
dai singhiozzi ed i suoi occhi, il suo sorriso esprimevano la gioia
incredula,
trasognata ed insieme lucida tipica dei neogenitori.
“Felicitazioni,
ragazzi. Ci vediamo domani” erano state le ultime, commosse
parole pronunciate dal
drago prima di volare via, mentre Merlin si era inginocchiato,
stringendo a sé
il neonato e colpiva il viso dell’Asino con degli schiaffi
leggeri per farlo
rinvenire.
Aithusa,
aveva decretato Gaius dopo un’attenta visita, era una
signorinella. La notizia aveva
fatto sdilinquire a
lungo i due genitori (perché si sa, i padri hanno una
predilezione per le
figlie femmine). Si erano quindi dedicati a vezzeggiare la draghetta,
che dal
canto suo mostrava di apprezzare molto le coccole, strusciando il
capino contro
le mani che l’accarezzavano, azzardando timide leccatine e
mettendosi addirittura
a fare le fusa. Merlin, esausto come se l’avesse partorita
personalmente, quasi
non riusciva a reggersi in piedi. Sicché, quando Gaius era
ricomparso in scena
con un biberon di latte caldo, Arthur aveva preso in braccio Aithusa
per
allattarla, ordinando con affettuosa autorità
all’amato di stendersi sul letto
del medico e di riposarsi. Merlin aveva tentato di opporsi, ma uno
sbadiglio
traditore ne aveva rivelato l’effettiva stanchezza,
così senza più protestare
si era accucciato sull’accogliete giaciglio, chiudendo gli
occhi. Gli ultimi
suoni che era riuscito a captare prima di addormentarsi erano stati i
gorgoglii
soddisfatti della piccola e la voce carezzevole nonché un
po’ rincitrullita del
Principe che le chiedeva: “Chi è la pulcina di
babbo Arthur e di papà Merlin?
Chi è la draghetta bianca più bella del mondo? Ma
ovviamente tu, Aithusa!”
Ed eccoci
giunti alla mattina del Grande Giorno Gioiglorioso.
Mancavano
una manciata di clessidre all’inizio della cerimonia. Arthur
era già davanti
all’altare, in attesa dello sposo, Hunith e Mordred avevano
tirato fuori i rispettivi
cuscinetti con le fedi. Morgana era pronta ad avanzare lungo il red
carpet e a
spargere petali di rosa sul suo cammino, Uther reggeva la corona reale
(aiutato
da Cenred, che teneva in mano la corona che spettava al sovrano
consorte) per
procedere con l’incoronazione... E Merlin si trovava ancora
negli alloggi di
Gaius, in preda a violenti conati di vomito grazie ai quali aveva
rimesso anche
l’anima.
“Non
è
normale, questa nausea” borbottò impensierito
l’uomo, svuotando la bacinella a
cui il mago era rimasto spasmodicamente aggrappato durante
l’operazione di svuotamento,
terminata solo qualche istante prima.
“Sarà
lo
stress, Gaius, o un’influenza di tipo virale”
diagnosticò il mago.
“Sarà
pure
quello che dici tu, ma non ne sono persuaso. Quando vi siete... ti sei
svegliato stavi benissimo” ribatté un filino
piccato il medico.
“Roarr?”
intervenne Aithusa, sbattendo le alucce con fare apprensivo.
“Va
tutto
bene, amore. Il papà starà presto benissimo, se
tuo zio Gaius si decide a
somministrarmi una Pozione Antinausea” bofonchiò
Merlin.
“Ecco,
ecco”
l’uomo gli porse una coppa. “Non sia mai che il
matrimonio cominci in ritardo
per colpa mia”.
“Grazie
mille. Perdona la mia intrattabilità, ho i nervi a
pezzi” si scusò l’altro
facendo una smorfia per il sapore amaro della medicina.
“Ti
perdono
solo perché non capita tutti i giorni di sposare un principe
e di venire eletto
re consorte tutto in una volta” lo dileggiò
bonariamente il cerusico.
“E’
la
parabola di Cenerentola: dalle stalle alle stelle”
ironizzò Merlin, il volto
pallido e sbattuto.
“E’
solo ciò
che ti meriti, ragazzo mio” Gaius gli posò le mani
sulle spalle e lo guardò
dritto negli occhi. “Sono così fiero di te,
Merlin, e ti voglio bene come se
fossi mio figlio; è con l’affetto sincero di una
padre che ti auguro una vita
ricca e felice”.
“Oh,
Gaius”
esclamò l’altro abbracciandolo.
“Benedetto il giorno in cui i nostri destini si
sono incrociati. Non avrei potuto desiderare un padre putativo migliore
-ambizioni da drag queen comprese- e sono sicuro che Belinor sarebbe
d’accordo
con me” mormorò commosso.
Rimasero
così abbracciati per alcuni istanti, riversando in quel
gesto d’affetto le
parole che si erano taciuti e gli errori che si erano perdonati
reciprocamente.
Il primo a ricomporsi fu Gaius, che porse al giovane una fialetta.
“Questa
è
una pozione ricostituente, ti rimetterà in sesto. Adesso
fila a vestirti, ché
ti stanno aspettando. Io intanto mi avvio con Aithusa” disse
assestandogli una
pacca sulla schiena.
Merlin si
precipitò nella sua vecchia camera, sul cui letto erano
stati accuratamente
preparati i vestiti per il matrimonio. Indossò velocemente
la braghe aderenti
di velluto color castagna e gli stivali in tinta, la casacca di fresco
lino,
rossa con ghirigori ed arabeschi dorati e il mantello purpureo con
ricamata
sopra l’effige di un drago e una catena d’oro a
chiuderlo, identico a quello
che portavano i cavalieri della Tavola Rotonda e Arthur stesso.
Inghiottì un sorso di pozione, si pettinò
sommariamente i capelli con le dita,
si lavò i denti (perché teneva molto alla propria
igiene orale) e respirò
sonoramente due, tre volte, a fondo e con calma.
Arthur, sua madre, Gaius e Aithusa e tutti gli amici più
cari lo stavano aspettando.
Era pronto.
Si incamminò verso la sala del trono, chiudendosi la porta
alle spalle.
Ooooh, e
anche questo primo capitolo è finito. Mi è venuto
un mal di testa allucinante
ma ne è valsa la pensa (spero). Aspetto i vostri pareri con
molta, moltissima
trepidazione…
Alla prossima!
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