I will get your
soul
1#.
It’s a new life for me, and I’m feeling good.
Free
inspirò a pieni polmoni l’aria fresca della notte,
ululando alla lunga felice come non era stato negli ultimi
incalcolabili anni. Aveva corso, sentito le gambe dolergli a causa
della fatica, il sudore colava lungo la sua schiena e nulla avrebbe
potuto farlo stare meglio.
“Free,
quante volte ti devo ripetere che se Medusa scopre che sei corso via se
la prenderà con me?”
Nulla, eccetto Elka,
con le mani sui fianchi e la faccia da rana.
“Scusami,”
esclamò Free saltando dal muro su cui si era arrampicato,
finendo a pochi centimetri dalla giovane. Vide le sue gote arrossarsi
vivacemente, mentre allungava verso di lui un asciugamano.
“Devi star
attento, o metterà dentro di te almeno cento serpenti,
quella…quella…”
Free le
accarezzò il capo, ed Elka si azzittì.
Sollevò gli occhi su di lui, lucidi di lacrime, ma
contraccambiò il suo sorriso.
“Andiamo
Elka, perché non vai a farti un bagno in uno stagno per
sfogarti? Oppure puoi ululare con me. Si sta davvero bene,
così!”
La giovane strega si
morse le labbra indecisa, guardandosi alle sue spalle. Se Medusa li
avesse scoperti a bazzicare per i boschi, rischiando di farsi scoprire,
li avrebbe ammazzati. O meglio, lei sarebbe morta e Free no,
perché quell’armadio era immortale.
Non oppose resistenza,
tuttavia, quando lui la sollevò come nulla,
portandola con sé.
“Sai Elka,
tutto questo per me è nuovo. Tutto. Anche e soprattutto
tu,” disse arrampicandosi sempre più in alto,
aggrappandosi ai rami più robusti degli alberi. Una volta in
cima, la tenne ancorata a sé per la vita, ammirando il
panorama sottostante. “E avevo dimenticato quanto fosse bella
la libertà.”
Elka, guardandolo di
sottecchi, si sentì bene. Si sentì bene con lui,
dopo mesi.
2#.
Theese foolish things remind me of you
Liz inarcò
un sopracciglio curato, guardando fortemente a disagio la perfetta
simmetria della sua stanza, partendo dalle tendine fino ad arrivare ai
suoi cosmetici sulla scrivania, allineati così precisamente
da farle venire l’urticaria.
La cosa più
inquietante, comunque, fu constatare che i suoi rossetti (dapprima
cinque) erano otto, così come gli ombretti e persino i
cappelli sull’appendiabiti. Rabbrividì al pensiero
di Kid in un negozio di cosmetica, vicino allo svenimento a causa del
caos che regnava in quei negozi.
Oh, beh,
rifletté aprendo il cassetto della biancheria (ordinata
perfettamente), Kid era stato quasi carino ad ordinare la sua stanza.
Probabilmente se fosse entrato in quella di Patty gli sarebbe venuta
una sincope, ma Liz ignorò il pensiero ed entrò
fischiettando in bagno.
Improvvisò
una piroetta, levandosi la canottiera e guardandosi i seni (decisamente
più piccoli di quelli di Patty) con particolare
criticità.
“Uh, il seno
sinistro è più grande di quello destro, lo
sapevi?”
Liz corrugò
la fronte, incerta se sparare dritta in mezzo la fronte di Kid o
chiedergli cosa ci facesse lì.
“Cosa…ci
fai tu qui?”
Kid sollevò
due boccette di shampoo perfettamente identiche, le guance rosse
dall’eccitazione: “Ho quasi finito di sistemarti il
bagno. Non fare caso a me mentre fai la doccia, Liz!”
E tornò al
suo lavoro fischiettando, lasciandola in piedi mezza nuda come una
stupida. La giovane non seppe se prendersela più per
l’indifferenza che lui aveva dimostrato nei suoi confronti o
per la violazione della sua privacy.
3#.
An baby your love is gonna change me
Black*star la
guardò da lontano, silenzioso. Normalmente avrebbe urlato
per richiamare la sua attenzione, ma gli piaceva vedere il sorriso di
Tsubaki, così dolce che lo faceva sentire terribilmente
tranquillo. Lui, un uragano continuo di emozioni.
Amava - oh,
sì, proprio amava! - quando vedeva la sua buki girare il
capo a destra e sinistra, affannata e quasi spaventata, ed era in quei
momenti che lui, issandosi sulla torre più alta, la chiamava.
“L’ILLUSTRE
SOTTOSCRITTO É ARRIVATO!” Strillò con
enfasi, e subito Tsubaki sorrise, tranquilla - e dentro lo stomaco di
Black*star, svolazzavano le farfalle, perché il sorriso di
Tsubaki era la cosa più potente che avesse mai visto.
Più potente anche di lui stesso, forse.
La raggiunse con un
balzo, e lei non si spaventò nemmeno, battendo le mani
estasiata - sperò Black*star - dalla sua esibizione.
“Oggi verrai
a lezione?”
Il ragazzino la
guardò a lungo: guardò i suoi capelli spettinarsi
a causa del venticello fresco, guardò la sua gonna
sollevarsi, guardò le sue gambe, guardò i suoi
occhi e vi vide una luce speranzosa.
Sputò a
terra, incamminandosi verso le aule. “Certo, altrimenti senza
di me la lezione sarebbe una noia,” disse guardandola di
sottecchi, e sentendosi pieno di sé quando un sorriso di
felicità si dipinse sul volto della buki: era solo merito
suo.
#4.
Don’t you ever let me go
Kim lasciò
semplicemente che Ox l’abbracciasse. Non badò al
sudore che colava dalla sua maglia, non badò
all’occhio nero del ragazzo, non badò al suo cuore
che scalpitava nel petto, come se la stesse martellando ripetutamente.
Si strinse a lui,
ignorando il fatto che poi Ox ci avrebbe sicuramente riprovato (e lei
probabilmente l’avrebbe lasciato fare), strinse la sua
maglietta e pianse forte, lasciandosi accarezzare i capelli corti dal
ragazzo.
“Andrà
tutto bene,” le disse con voce arrochita dal troppo silenzio,
mentre Kim tirava su con il naso.
Era lì con
lei, anche dopo che l’aveva vista volare via.
Era rimasto con lei,
nonostante l’avesse trafitto con un pugnale, nonostante
l’avesse picchiato, insultato, rifiutato, denigrato,
ignorato. Era rimasto con lei, l’aveva trattenuta, facendole
capire quanto amore le avrebbe donato - e le aveva sempre riversato
addosso.
Kim si strinse a lui,
mordendosi il labbro inferiore e nascondendo un singhiozzo. Si
spalmò la faccia contro il petto di Ox, e
desiderò rimanere con lui per tanto, tanto, tantissimo tempo.
#5.
‘Cause I’ve got you under my skin
Le bende caddero a
terra, un groviglio che Neigus avrebbe districato più tardi,
quando non avrebbe avuto mani ansiose sul suo corpo caldo, quando Sid
sarebbe dovuto correre da Lord Shinigami, lasciandola sola - ma mai
completamente.
Buttò il
capo all’indietro, agevolando i baci del suo meister,
aggrappandosi alle sue spalle larghe con un eco sordo nelle orecchie,
un cliché terribilmente piacevole nella sua testa, che le
ricordava quante altre volte Sid l’avesse presa, amata,
ammirata lì, marchiando a fuoco ogni centimetro della sua
pelle scura.
Sapeva dove
l’avrebbe baciata, dove le sue mani si sarebbero fermate,
dove lei poteva toccarlo per farlo frenare, con un sussulto.
Conosceva ogni
centimetro di quel corpo, non aveva segreti. Guardò Sid
negli occhi vitrei, capendo che nulla, da quando lui era morto, era
cambiato. Era sempre lì, un segno perfettamente invisibile
sotto la sua pelle, anche quando si allontanava.
#6.
I’m just too far from where you are, I wanna come home
Crona strinse le gambe
al petto, dondolandosi avanti ed indietro, ignorando gli insulti di
Ragnarok.
Se escludeva il
vociare della sua buki, c’era silenzio in quella stanza. Una
sola finestrella faceva filtrare la luce del sole, e Crona piangeva.
Ricordava come Maka
piombava nella sua stanza, prendendolo sotto braccio e tirandolo con
sé. Una volta l’aveva fatto per presentargli
chiunque nella Shibusen, un’altra per mangiare un gelato,
un’altra ancora per una poesia che l’aveva fatto
deprimere all’inverosimile.
Da quando Crona era
fuggito, immaginava Maka china sui suoi libri, che
l’aspettava.
Da quando Maka non era
più venuta a prenderlo, l’aveva immaginata
combattere contro Medusa, irata.
Da quando Crona se
n’era andato, aveva sperato che Maka sentisse la sua mancanza
in modo così forte da piegarsi su se stessa, in lacrime.
Maka, Maka, Maka. Si
attaccava a quel nome, mentre le lacrime gli bagnavano il viso,
chiedendosi se lei, quando sarebbe tornato a casa, l’avrebbe
ancora accolto con quel sorriso luminoso che lo faceva arrossire di
felicità.
#7.
You are every minute of my everyday
Soul le
sbatté il cuscino sulla faccia, sovrastandola con il corpo
mezzo nudo e soffocando per qualche secondo la risata sguaiata di Maka.
La sentiva tremare tra le sue gambe, come un’ossessa, senza
alcun successo.
“Non hai
detto che ti stavi annoiando?” Le chiese levando il cuscino
dal volto sudato, scorgendo le gote arrossate della ragazza e gli occhi
verdi sgranati, il disegno del divertimento che lo faceva sorridere
felice.
Maka era
così. Un attimo prima lo Maka-choppava perché
aveva bruciato una frittata, l’attimo dopo appoggiava la
testa sulla sua spalla, le gambe lasciate nude stese sul tavolino del
salotto, e gli diceva di riempirle la giornata.
L’aveva
presa di peso, issandosela in spalla come un sacco di patate,
sculacciandola per divertimento e guadagnandosi un pugno. Erano risate
forti, nonostante tutto, quelle di Maka. Risate che gli riempivano la
testa, il cuore, l’anima.
In realtà,
anche se sarebbero rimasti con la testa di Maka vicino al suo cuore,
sarebbe andato bene ugualmente. Ogni minuto in cui la sentiva al suo
fianco era perfetto, pieno, così ricco di qualsiasi
sensazione da strabordare fuori dalla sua anima, che in quegli istanti
si allacciava a quella della meister impeccabilmente. Oh, in quegli
istanti il Kishin non avrebbe avuto scampo, mai.
“Soul,
lasciamiiii! Guarda che ti faccio un Maka-chop!”
Lui rise, rise forte,
guardandola scatenarsi sotto di sé tutta scarmigliata, con
gli occhi ridenti e la bocca enorme aperta in un sorriso.
Si chinò su
di lei, baciandola. E rise quando Maka l’attirò a
sé con urgenza, circondandogli la vita con le gambe e
mormorando un “finalmente” contro la sua bocca
sottile.
Ogni minuto, ogni ora,
ogni giorno così. Con lei, che lo riempiva di tutto,
facendogli vibrare forte l’anima.
Maka.
Dedicata
ad aki_penn.
N/a
Sinceramente, mi
chiedo se il fluff non abbia preso possesso del mio corpo. Insomma,
è quasi terrificante la dolcezza che alberga in tutta la
fic, se escludiamo Crona.
Non so se sia bene o
male - o la Cì. Ma so che la Soul/Maka mi piace.
Il tutto, oltre che
capire se son capace di scrivere qualcosa su personaggi differenti,
è un tributo al cantante che mi tira su il morale con la sua
voce, le sue canzoni, la sua faccia: Michael Bublé.
Io lo consiglio caldamente a chiunque (eresia!) non lo conosca.
Ah, tra parentesi, i
commenti sono graditissimi. (L)
Mimi.
|