Senza ulteriori
indugi, lascio alla lettura chiunque avrà il coraggio di
decifrare questa mia creazione.
Buona lettura^^.
Rachel R.
Una ragazza
dai capelli rossi, gli occhi paragonabili a rubini ed il viso da
bambina, cammina per i corridoi di Miatre a passo fermo.
Quel giorno non
indossava la rigida divisa che caratterizzava le ragazze della sua
scuola e non si era nemmeno legata i capelli come faceva di solito, si
era limitata ad appuntarsi, sopra la felpa rosa shocking, il cartellino
di riconoscimento dell'istituto di Astrea.
“Aoi
Nagisa”, era ciò che diceva il badge, ma, in quel
particolare giorno, la ragazza si sentiva come se quel nome non le
fosse mai veramente appartenuto.
Quella ragazza, era
stata delusa, ma non da qualcuno, bensì, da qualcosa e quel
qualcosa si chiamava realtà.
La realtà
era che Astrea non sarebbe durata per sempre, la realtà era
che i suoi genitori, come i suoi parenti, come gli amici che aveva
lasciato a casa, come il mondo, si aspettavano qualcosa da lei.
La realtà
era che ciò che tutti si aspettavano non corrispondeva a
ciò che Nagisa era e nemmeno a ciò che avrebbe
voluto essere.
Alla luce di
ciò, Nagisa aveva passato diverse notti in bianco, sdraiata
a pancia in su sul letto, a fissare l'oscurità ed a pensare.
In quei giorni, qualcosa in lei era cambiato, ma non aveva
più parlato con nessuno che potesse certificarsene, nemmeno
con Tamao, la quale si era solamente accorta che la sua migliore amica
si comportava in maniera strana.
Nagisa si
fermò davanti alla porta dell'alloggio dov'era diretta e
bussò un paio di volte, ma non ricevette alcuna risposta,
quindi sbuffò rumorosamente prima di girare i tacchi ed
uscire a passo svelto dall'edificio di Miatre.
Fuori il tempo era
pessimo. Il cielo era completamente grigio e si preannunciava un brutto
temporale, ma il forte vento sembrava non demordere, perciò,
secondo i frettolosi calcoli della rossa, i primi schizzi avrebbero
tardato ad arrivare.
Incurante del freddo e
del vento che le scompigliava i capelli, Nagisa percorse il selciato
che portava alla serra delle Etoile lentamente, misurando
meticolosamente ogni singolo passo.
In cuor suo,
desiderava che quell'acciottolato non finisse mai, tanto ingrato, ma
doveroso, era compito che avrebbe dovuto assolvere.
Una volta arrivata
davanti all'imponente serra, non poté fare a meno di
fermarsi per un minuto buono davanti alla portafinestra, che le offriva
una visione così meravigliosa ai suoi occhi che avrebbe
fatto impallidire il più bello dei tramonti: l'ex Etoile, la
sua Shizuma, se ne stava in ginocchio davanti ad un vaso rettangolare
dentro al quale stava per essere piantato un alberello bonsai. I lunghi
capelli argentei erano raccolti in una coda di cavallo, mentre alcuni
ciuffi più corti le coprivano la fronte e le incorniciavano
il viso in maniera così dolce che Nagisa altro non avrebbe
voluto che sederlesi accanto e guardarla sorridere ogni volta che ad
una piantina spuntava un nuovo bocciolo.
Ma non poteva. Non
avrebbe più potuto farlo.
Si fece coraggio ed
entrò nella serra.
Al rumore della
portafinestra che si apriva, Shizuma alzò immediatamente la
testa e, vedendo che si trattava di Nagisa, un dolce sorriso si dipinse
naturalmente sulle sue labbra.
_ Guarda un po' chi
è uscita dal suo stato di vegetale_, commentò
scherzosamente Shizuma togliendosi i guanti sporchi di terra ed
alzandosi in piedi, mentre Nagisa si richiudeva la porta alle spalle.
Shizuma si
ripulì la gonna della divisa con un paio di colpetti e,
anche se non lo dette a vedere, si accorse che negli occhi della sua
ragazza c'erano strane ombre che, in un primo momento, non
riuscì a decifrare.
_ E' che...ultimamente
ho avuto molto su cui riflettere_, mormorò Nagisa a testa
bassa, intanto che Shizuma le si avvicinava.
_ Davvero?_, chiese la
ragazza dai capelli argentei a pochi passi da lei, assordata dal rumore
del tacco alto delle scarpe dell'uniforme contro il pavimento in pietra
grezza.
_ Già_,
affermò Nagisa guardando direttamente negli occhi verdi di
Shizuma.
_ E immagino non siano
stati pensieri particolarmente allegri, o sbaglio?_.
La ragazza dai capelli
rossi voltò la testa di lato, fissando un punto indefinito
fuori dalle pareti trasparenti della serra, e tacque.
Shizuma
sospirò ed incrociò le braccia sotto il seno.
_ Sei cresciuta,
Nagisa-chan_, asserì semplicemente notando una lacrima
solitaria spuntare al lato dell'occhio della ragazza, percorrerle la
guancia candida e scenderle lungo il collo, _ e rendersi conto della
responsabilità che grava sulle nostre teste, le delusioni e
le sofferenze, fanno parte della crescita_.
_ Shizuma_,
iniziò la rossa con la voce leggermente spezzata e la
schiena appoggiata contro il freddo vetro della porta, _ tu non sai
come sono i miei genitori e non conosci i miei vecchi amici...loro
sono..._, Nagisa s'interruppe, soffocata dal nodo che le si stava
formando in gola e dalle lacrime che premevano per uscire. Ben presto,
le sue guance furono solcate da piccole e silenziose gocce salate, ed i
singhiozzi riempirono il silenzio della serra.
_ Orribili?_,
domandò la ragazza dai capelli argentei con una calma
disarmante.
_ Peggio_,
singhiozzò Nagisa asciugandosi gli occhi con le maniche
della felpa, _ l-loro hanno...un sacco di-di pregiudizi e...vorrebbero
che un giorno i-io mi sposassi-_.
_ Con un uomo_,
terminò Shizuma con aria neutrale, _ lo so_.
La ragazza dai capelli
rossi rivolse uno sguardo sorpreso alla sua ragazza, con tanto di occhi
spalancati: _ no! Tu non hai idea di cosa significhi! Quelli vorrebbero
vedermi in abito bianco a percorrere la navata e col pancione a
comprare...culle e...e...tutta l'altra roba che si compra per i
neonati!_. Nagisa stava quasi strillando ed aveva il respiro corto
dalla quantità d'ansia che si sentiva addosso, ma tutti
questi sentimenti rischiarono di mutarsi in rabbia quando vide Shizuma
prorompere in uno dei suoi risolini quasi ironici.
_ Shizuma, che cavolo,
sono seria! Ti rendi conto della situazione in cui mi trovo, anzi, no,
della situazione in cui ci troviamo? Saremo costrette a
lasciarci, a non vederci mai più o a nasconderci per il
resto della nostra vita!_, gridò la rossa con gli occhi
strabuzzati ed i pugni serrati abbandonati lungo i fianchi.
_ Non sono io che la
prendo troppo alla leggera, sei tu che la prendi troppo sul serio_,
commentò Shizuma con un mezzo sorrisetto sulle labbra, alla
vista del quale, a Nagisa sembrò di trovarsi in uno di quei
sogni surreali nei quali i fatti sono talmente confusi che, quando ti
svegli, sei più stanca di quando ti sei addormentata.
_ Cosa pensi abbiano
detto i miei genitori quando, venendomi a trovare ad Astrea durante il
mio secondo anno, mi hanno trovata in un angolo della sala da pranzo
praticamente spalmata addosso a Mido-..._, Shizuma s'interruppe di
colpo, mordendosi la lingua e dirigendo uno sguardo di scuse a Nagisa.
_ No, no...racconta
pure, mi entrerà da un orecchio e mi uscirà
dall'altro_, supplicò Nagisa leggermente inclinata verso
Shizuma, incoraggiandola a continuare.
_ Sicura?_.
_ Sì, ma
solo per questa volta_, aggiunse infine Nagisa, in un tono che lasciava
intendere che, sì, quella era una minaccia dove
l'”altrimenti...” era sottinteso.
La ragazza dai capelli
argentei sorrise lievemente e continuò: _ dicevo, questa
Midori-san era una ragazza del quarto anno ed io ero al secondo e, per
farla breve, avevamo una di queste storielle senza senso basate
sull'attrazione fisica e ci baciavamo praticamente ovunque, nonostante
i rimproveri delle Sorelle.
Quel giorno ci eravamo
appartate in un angolo della sala mensa che quel giorno era
completamente vuota per via delle visite dei genitori, ma, dato che i
miei genitori non mi erano mai venuti a trovare ed i suoi non erano
potuti venire, non ci eravamo prese il disturbo di presenziare al
ricevimento. Il caso volle, però, che quel giorno sarebbe
stato il primo, e finora l'ultimo, in cui i miei sarebbero venuti.
Ti
risparmierò i dettagli imbarazzanti sul come e in che
posizione eravamo quando ci hanno trovate_, concluse Shizuma con
un'ombra di risentimento negli occhi.
Nonostante avesse lo
sguardo fisso su Nagisa, in quel momento, la ragazza dai capelli
argentei si trovava di nuovo in quella sala mensa ed aveva ancora nella
mente il volto sconvolto di sua madre e lo sguardo prima incredulo poi
deluso di suo padre.
“
Sei solo un'ingrata! Cos'ho fatto per meritarmi una figlia
così?!”.
La rossa
si era accorta del repentino cambiamento di emozioni di Shizuma e
ciò non fece che aumentare la sua apprensione, ma anche la
sua ansia.
_ Shizuma-chan..._,
mormorò Nagisa prendendo le mani serrate a pugno della
ragazza tra le sue, _ che ti hanno detto?_.
Nagisa
sentì le mani di Shizuma rilassarsi e le sue lunghe dita da
pianista intrecciarsi alle proprie.
La ragazza dai capelli
argentei le sorrise.
_ Quel giorno, mia
madre e mio padre mi hanno detto delle cose davvero pessime, ma,
qualche tempo dopo, mi hanno chiamata e si sono scusati per il loro
comportamento, perchè, anche se sono freddi e non sanno
dimostrarmi il loro affetto, dentro di me so che tengono a me
più di quanto immaginano_.
La mente della rossa
andò a ripescare remoti ricordi di quando era ancora una
bambina, bei ricordi di lei insieme ai suoi genitori, di come l'avevano
consolata il suo primo giorno di scuola elementare, di come le avevano
insegnato a nuotare, ad andare in bicicletta ed a vivere...beh, in un
certo senso.
Nonostante gli
insegnamenti e l'educazione che le avevano impartito sin dalla
più tenera età, Nagisa non poteva dire
d'impersonare la loro figlia ideale e, a quel punto, i ricordi brutti
spazzarono via gli attimi gioiosi.
Shizuma se ne accorse
e le strinse ancor più le mani, come per dire “so
che soffri, ma io ti sono accanto”.
_ E se..._,
mormorò Nagisa alzando gli occhi umidi verso la sua ragazza,
_ e se non dovessero accettarmi?_.
Ci fu un attimo di
silenzio nel quale, ad entrambe le ragazze, sembrò di
trovarsi immerse nell'ovatta, ma nessuna delle due avrebbe mai saputo
che, per un attimo, avevano condiviso tale sensazione.
Shizuma avrebbe voluto
carezzarle quei bellissimi e lucenti capelli rossi, ma capì
che, in quel momento, la sua preziosa Nagisa-chan aveva bisogno delle
sue mani intrecciate alle proprie come non mai.
_ Tutto dipende dalla
tua volontà_, iniziò mite la più
grande, _ puoi rassegnarti o può combattere per
ciò che sei, ma ricorda che, in entrambi i casi, la bella
persona che sei continuerà ad esistere. Devi solo capire
cosa ti renderà più felice e cos'è
meglio per te_.
Nagisa
rimuginò sulle parole della sua amata per tutta la notte,
stropicciando le lenzuola più del solito e stringendo Tamao
fino a toglierle il fiato.
Devi
solo capire cosa ti renderà più felice.
Cos'è
meglio per te.
Cos'è
meglio per te.
Cos'è
meglio per te.
_ Cos'è
meglio per me?_, sussurrò Nagisa, distesa nel suo letto, con
Tamao tra le braccia, mentre fuori, le prime luci dell'alba
illuminavano la collina d'Astrea.
Le ultime due immagini
che si fecero largo nella sua mente prima di scivolare fuori dal letto,
attenta a non svegliare Tamao che era ancora nel mondo dei sogni,
erano: da una parte, il bellissimo viso di Shizuma, i suoi capelli che
brillavano sotto la luce del sole, il candore della sua pelle ed il
verde scuro dei suoi occhi; dall'altra parte, i suoi genitori.
Sua madre e suo padre,
coloro che non avrebbe mai voluto deludere.
Con rinnovata
risoluzione, uscì dalla sua stanza con ancora il pigiama
indosso e corse a piedi nudi per i corridoi che la separavano dalla
stanza di Shizuma.
Batté un
paio di colpetti alla soglia in legno dell'alloggio, accompagnandoli a
qualche “Shizuma-chan, aprimi”, finché
non sentì dei passi affrettati dall'altro lato della porta
ed, infine, il rumore di una serratura che veniva aperta.
La ragazza dai capelli
argentei portava una di quelle camice da notte ridottissime e
scollatissime -che Nagisa amava-, aveva ancora gli occhi semi-chiusi a
causa del sonno interrotto, i capelli sciolti e scompigliati e
l'espressione smarrita di chi è stato svegliato di
soprassalto.
_ E' successo
qualco-_, e prima che Shizuma riuscisse a terminare la frase, Nagisa
era già saltata al suo collo e le aveva stampato un bacio
sulle labbra talmente passionale che persino la rossa stentò
a riconoscersi.
La ragazza dai capelli
argentei rimase interdetta ed in stato confusionale per qualche
secondo, ma poi capì: non solo la sua piccola Nagisa era
cresciuta, ma aveva anche preso un'importante scelta.
Si staccarono
lentamente. La rossa sorrideva e Shizuma le cinse i fianchi,
avvicinandola a sé ancor più.
_ Tu sei
ciò che è meglio per me_, mormorò
Nagisa con gli occhi cremisi fissi in quelli verdi di Shizuma.
Shizuma
appoggiò la fronte su quella di Nagisa e rispose: _ non
saprai mai quanto queste tue poche parole siano importanti per me_
Due flebili
“ti amo” composti da fiato, calore e cuore si
librarono nel silenzio per rimanere intrisi nelle mura di
quell'istituto che erano state spettatrici di molte promesse, ma di
poche così sincere e durevoli.
Angolino
dell'Autrice:
Beh,
mi scuso per l'alto tasso di miele in codesta one-shot, non credovo di
riuscire ad essere così...zuccherosa? XD
Allora,
arriviamo a qualche spiegazione: avrete notato che Nagisa chiama la sua
ragazza "Shizuma-chan", il motivo è che, quando si parla di
due persone che hanno un legame sentimentale così profondo,
a quanto pare, ci vuole il "chan", per le lamentele, rivolgersi a
Wikipedia^^. Poi, Nagisa è dannatamente OOC, ne sono
consapevole e fiera :3 e, sì, in questa storia Tamao fa la
parte dell'antistress, da stringere quando qualcosa ci preoccupa XD.
Ringrazio
chiunque troverà il tempo di leggere e, magari, recensire la
mia storiella^^.
Ps:
le critiche sono sempre ben accette.
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